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Elementi costitutivi del modello a rete

Nel documento Quaderni del MIPA (pagine 101-106)

interpretativa dei processi di cambiamento in atto

5.2 Elementi costitutivi del modello a rete

I principali vantaggi di un organizzazione reticolare scaturiscono dalla possibilità che ciascun componente conservi autonomia e, per questo, specificità organizzativa e gestionale.

Ciò implica che ogni Ente continui ad essere titolare di responsabilità per quanto riguarda il proprio funzionamento interno evitando, così, di generare esternalità negative sul sistema qualora le regole di funzionamento dello stesso non siano sufficientemente chiare da escludere un qualunque tipo di esercizio di potere nei confronti delle altre organizzazioni.

Inoltre tutti i soggetti sono chiamati a condividere, contrariamente a quanto prescritto dalla logica del mercato concorrenziale, le soluzioni che generano il massimo vantaggio collettivo per il sistema o, comunque, tendono ad assumere decisioni le cui ricadute in termini di vantaggio individuale non comportino riduzione (o mancata accumulazione) di vantaggio per il sistema cui appartengono.

Proseguendo, di fronte ad un problema comune il sistema reagisce come un unico soggetto e i vari componenti si muovono al suo interno come unità funzionalmente orientate all’interesse collettivo (in un economia di specializzazione ogni singolo soggetto svolge attività di servizio nei confronti di tutti gli altri).

L’approccio alla regolamentazione di un organizzazione complessa come quella descritta non può che essere essenziale. La flessibilità procedurale e organizzativa rappresenta, più che un obiettivo a tendere, il principio fondante dell’organizzazione chiamata ad assecondare i cambiamenti prodotti dagli andamenti ciclici delle economie nazionali e internazionali e a rispondere al conseguente

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mutare delle esigenze degli attori economici107. Nel caso specifico,

l’esigenza di preservare l’identità e l’autonomia di ogni singolo componente del network (sistema reticolare, articolato per nodi) rafforzerebbe tale orientamento.

Perché si possa parlare di un sistema a rete, e quindi creare le condizioni perché si generino effetti positivi in termini di conoscenze, stando alla letteratura su questi temi, è necessaria la sussistenza di quattro condizioni e cioè:

a) la condivisione degli obiettivi finali dell’organizzazione;

b) l’identificazione dei partecipanti;

c) la specificazione dei ruoli e delle funzioni dei partecipanti;

d) la definizione e la condivisione delle regole di funzionamento

e delle responsabilità individuali.

Analizziamo questi punti in maniera più approfondita: LA CONDIVISIONE DEGLI OBIETTIVI FINALI DELLORGANIZZAZIONE

È la condizione imprescindibile di partenza affinché il modello reticolare possa delinearsi come organizzazione, intendendo per organizzazione, in questo contesto, un sistema complesso di unità indipendenti orientate al perseguimento di uno obiettivo comune: la

vision, il “cosa” piuttosto che il “come” si persegue l’obiettivo finale.

Condividere gli obiettivi finali vuol dire convergere sulle principali ragioni che giustificano la collaborazione tra i diversi soggetti appartenenti alla rete. La convergenza deve svilupparsi a livello strategico, tralasciando le ricadute sulle prassi operative del singolo, sul “come” egli opera e con quali modalità persegue i propri obiettivi.

Come ogni organizzazione, ente, istituzione o impresa, individualmente considerata, costituisce la propria ragione d’essere e di operare intorno ad un nucleo di interessi, così anche le organizzazioni reticolari legittimano il proprio processo costitutivo d’integrazione, intesa come vision comune. In altri termini, le diverse componenti della rete (i nodi) possono aspirare ad una dimensione di

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sistema (la rete) solo se convergono su una medesima vision. Nella pratica, il raggiungimento, o quanto meno le tendenze alla realizzazione di un sistema reticolare, si manifesta attraverso la sottoscrizione di accordi, intese, convenzioni tra le parti, finalizzati al conseguimento di specifici obiettivi di valenza generale. I confini di un’organizzazione di questo tipo, potenzialmente aperta a tutti i soggetti disposti a condividerne la vision, risultano quindi in qualche misura indefiniti o quanto meno sensibili a continue modificazioni.

L’integrazione del sistema di rappresentanza estera e l’esercizio effettivo del potere di indirizzo delle linee programmatiche per l’internazionalizzazione del sistema produttivo richiede evidentemente che tutti i soggetti coinvolti in questi processi, ai diversi livelli istituzionali, di natura pubblica, privata o mista, pervengano ad una piena condivisione della medesima idea di “internazionalizzazione”.

L’IDENTIFICAZIONE DEI PARTECIPANTI

Nel momento in cui ogni singola organizzazione aderisce al sistema si assume l’onere di rappresentare all’esterno, oltre che se stessa, anche il sistema di cui è componente, adottando azioni caratteristiche del proprio funzionamento individuale ma, al contempo, rientranti nel perseguimento della vision comune e nella veste di “sistema”. La chiara identificazione dei partecipanti con l’organizzazione reticolare non è funzionale al semplice riconoscimento reciproco (tra soggetti partecipanti), quanto soprattutto alla riconoscibilità esterna (percezione) dell’intera organizzazione come sistema (rete).

L’integrazione del sistema di rappresentanza estera risponde all’esigenza di riconoscibilità esterna del sistema medesimo come rete piuttosto che come “sommatoria” di soggetti funzionalmente specializzati, giuridicamente autonomi e operativamente parcellizzati. I soggetti destinatari del messaggio sono coloro che, a diverso titolo, sono coinvolti nel processo d’internazionalizzazione dell’Italia: le imprese estere, quindi, ma non solo. L’immagine del sistema, intesa come percezione che le imprese ed istituzioni estere

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hanno dell’Italia si consolida attraverso il “cosa” ciascuno dei componenti del sistema medesimo rappresenta all’ester(n)o: il problema è quello di riuscire a far in modo che ciascun elemento della rete rappresenti se stesso, come organizzazione individuale e contemporaneamente si presenti come componente di un’organizzazione complessa, una rete.

LA DEFINIZIONE DEI RUOLI E DELLE FUNZIONI DEI PARTECIPANTI

Questa condizione può essere garantita sulla base dei principi di sussidiarietà e di specializzazione funzionale. In questa logica, all’interno di un sistema a rete, il singolo soggetto deve attivarsi ogni qual volta gli altri componenti della rete non lo possono fare per carenza di risorse, strumenti, competenze. A garantire un equilibrio d’azione tra i diversi soggetti, evitando che l’intervento estemporaneo ad opera del singolo assuma caratteristiche permanenti e generi “spiazzamento” a danno degli altri, è la “specializzazione funzionale”: in altre parole, si associa a ciascun soggetto componente della rete un

corpus di funzioni che, in genere, corrispondente al suo core business.

La specializzazione funzionale genera complementarietà e, al contempo, elimina qualunque possibilità di sostituzione di un soggetto all’altro, a meno che questa non si renda necessaria.

La specializzazione tra Stato e Regioni in tema di internazionalizzazione implica che all’offerta di servizi “nazionali” si aggiunga un’offerta diversa di servizi. Diversità che può essere legata alla maggiore capacità da parte delle regioni di percepire le caratteristiche di domanda. Per poter poi garantire l’effettività dei processi di specializzazione, il conferimento di funzioni in tema d’internazionalizzazione dallo stato alle regioni deve implicare anche il trasferimento degli strumenti economico finanziari, relativi alle funzioni decentrate.

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LA DEFINIZIONE E LA CONDIVISIONE DI REGOLE E RESPONSABILITÀ INDIVIDUALI

I modelli organizzativi “a rete”, benché caratterizzati da una scarsa burocratizzazione, non possono fare a meno di dotarsi di un nucleo, seppure minimale, di regole. Il fatto che, come già accennato, ogni soggetto che accetta di entrare a far parte di una rete non modifichi in alcun modo la propria organizzazione interna, sposta il focus della regolamentazione su aspetti tipici del “coordinamento”. Le regole minimali dell’organizzazione reticolare riguardano le funzioni e le responsabilità di coordinamento. Essenziale a questo proposito è ridurre al minimo i margini di ambiguità sull’attribuzione e sull’esercizio delle responsabilità di coordinamento della rete. Nel caso in cui, per diverse ragioni ed in primo luogo l’ampiezza della rete, non fosse possibile raggiungere una razionalizzazione per quel che riguarda i ruoli di coordinamento è quantomeno opportuno che le figure ad essi preposte siano collocate lungo la stessa linea di comando, affinché sia chiaro “chi” risponde a “chi”.

La costituzione degli Sportelli Italia, delineata nel d.d.l. di riordino del sistema di sostegno all’internazionalizzazione produttiva, deve attribuire in maniera non equivoca il potere di coordinamento. Vanno evitate quindi tutte quelle situazioni per le quali la linea del comando risulti ambigua o non ben definita.

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Istituzioni nazionali,

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