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Modello a tendere ed ipotesi evolutiva

Nel documento Quaderni del MIPA (pagine 98-101)

interpretativa dei processi di cambiamento in atto

5.1 Modello a tendere ed ipotesi evolutiva

Nel momento in cui ci si è posti il problema di comprendere le linee lungo le quali i processi di costituzione degli Sportelli Italia nel mondo stavano sviluppandosi, e quindi quali potessero essere le situazioni che andavano approfondite con la nostra indagine, ci si è anche resi conto che si apriva una seconda questione non meno importante, che era quella di capire con quali criteri andavano letti ed interpretati i risultati che si sarebbero ottenuti nel corso degli approfondimenti.

Il processo che sta portando alla nascita degli sportelli unici per l’internazionalizzazione sta infatti coinvolgendo un numero relativamente alto di attori, ognuno dei quali si sta muovendo sotto la spinta di pressioni esterne, anche se fortemente condizionato dalla propria natura – pubblica o privata – da un ruolo consolidato nel tempo all’interno del sistema istituzionale, dalla propria storia, dalla collocazione geografica e altri fattori ancora.

Fermo restando il fatto che la descrizione di quanto sta avvenendo può essere di per sé interessante, ma non può considerarsi conclusiva, il problema di fronte al quale ci si viene a trovare può essere riassunto dalla seguente domanda: in una situazione in cui è un intero sistema di relazioni che si va modificando nel tempo, come è possibile cogliere il significato dei processi in atto? Se si guarda da lontano a questi cambiamenti, la sensazione è quella della casualità delle aggregazioni tra istituzioni e progetti operativi e si finiscono per cogliere solo le logiche di breve periodo con le quali i soggetti coinvolti si stanno muovendo.

Si è reso necessario, dunque, partire da una qualche chiave di lettura utile per andare al di là della descrizione. Per la verità, la chiave di lettura può essere identificata interpretando la logica degli

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interventi fin qui più volte esplicitata. Il progetto di costituzione degli Sportelli unici per l’internazionalizzazione, che ha condotto prima all’istituzione degli Sprint e poi al d.d.l. Sportelli Italia, risponde sicuramente ad una esigenza di razionalizzazione di risorse e strumenti in campo, ma é riduttivo, o quantomeno parzialmente vero, leggere l’esperienza tutta all’interno di questa ottica. Sia il sistema di sportelli unici per l’internazionalizzazione che si sta tentando di costruire che le modalità in cui si intende stabilire i collegamenti e le interazioni delle diverse istituzioni coinvolte in questo processo, sono stati pensati evidentemente in una logica di formazione e consolidamento di un sistema organizzativo a rete.

È quindi con questa logica che occorre guardare alle

esperienze in atto. La network analysis104 è una linea di riflessione che

ha trovato largo spazio, negli ultimi venti anni, non solo all’interno della letteratura di teoria dell’organizzazione ma anche all’interno di quella socio-economica. Senza pretendere di approfondire troppo il significato di questo approccio in queste pagine, ai nostri fini può essere sufficiente sottolineare che le interpretazioni di questo modello possono essere diverse, ma tutte concordano nella rappresentazione della rete come un insieme di nodi e connessioni attraverso le quali i

singoli attori coinvolti veicolano il proprio sapere105. Dunque la rete è

un sistema organizzativo che si caratterizza per una particolare capacità di produzione e diffusione della conoscenza. Shumpeter (1943) sottolineava, a questo proposito, che “le nuove combinazioni di conoscenza conducono all’emergere di prodotti, metodi di produzione, mercati, materiali e organizzazioni innovative”.

Il processo di integrazione a cui si assiste in questa fase investe una molteplicità di dimensioni più o meno tangibili. La realizzazione degli Sprint e degli Sportelli Italia innescano processi di integrazione non solo di tipo organizzativo e procedurale, ma anche

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Si veda: Lomi A., L’analisi relazionale delle organizzazioni, Il Mulino, 1997; Thompson J, L’azione organizzativa, ISEDI, Torino, traduzione 1994; Klein J, Sociologia dei gruppi, Einaudi, Torino, 1986; Grandori A., L’organizzazione delle attività economiche, Il Mulino, Bologna 1995.

105

Butera F., Il castello e la rete. Impresa, organizzazioni e professioni nell'Europa degli anni 90, Franco Angeli, Milano, 2005.

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istituzionale e più in generale territoriale. Occorre dunque essere consapevoli che l’istituzione degli Sportelli Italia, anche se è da collegare all’esigenza di ottimizzazione delle risorse economiche, strumentali ed organizzative, può essere essa stessa una occasione di rafforzamento della competitività del sistema economico italiano nel panorama internazionale. Quello che si vuol dire è che il processo di integrazione tra istituzioni così diverse tra loro, sia dal punto di vista della natura che da quello della storia e da quello geografico, può svolgere un ruolo non marginale per consolidare e far emergere conoscenze, fattori di qualità che esistono nel nostro paese e che devono essere riscoperti e condivisi.

La ricerca condotta nelle pagine che seguono dunque deve riuscire a darci alcune informazioni anche in questa direzione. In primo luogo bisogna definire quali sono le condizioni necessarie perché si sviluppino modalità efficaci di gestione della conoscenza e del relativo flusso di informazioni che la alimenta; in secondo luogo capire quali sono gli strumenti più idonei a garantire un efficace governo dei cambiamenti in atto in relazione all’obiettivo di massimizzare il consolidamento o la creazione di conoscenze.

Gli aspetti cruciali dai quali dipende l’esito di questo processo riguardano essenzialmente le modalità di coordinamento e di direzione della rete; l’origine di questo problema deve essere ricercata fondamentalmente nel fatto che, nel caso specifico degli Sportelli Italia, non esiste un ordine gerarchico tra soggetti che svolgono comunque funzioni di rilievo istituzionale. Quello che occorre realizzare é un cambiamento nel sistema di governo dell’organizzazione, che renda possibile il passaggio da un modello di

tipo government ad un modello di tipo governance106. In particolare,

nell’ambito dell’organizzazione ”a rete”, il soggetto che esercita il ruolo di coordinamento che é legittimato da un’autorità giuridico normativa (modello government), deve essere sostituito da un soggetto che svolge questo stesso ruolo in virtù della sua capacità di generare

106

Borgonovi E., L’organizzazione a rete nelle amministrazioni pubbliche, in Azienda Pubblica, 4/2000; Governare l’amministrazione pubblica con il sistema a rete, in Azienda Pubblica, 5/2000.

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consenso, creare convergenza e favorire la condivisione d’interessi (modello governance). In termini programmatori si tratta di passare da una logica direzionale di tipo top-down ad una di tipo partecipativo,

top-down e bottom-up.

Nel documento Quaderni del MIPA (pagine 98-101)