sulle politiche regionali
7.4 Funzioni e attività di sostegno all’internazionalizzazione
Gli strumenti di programmazione e pianificazione delle attività di sostegno all’internazionalizzazione in uso presso le amministrazioni regionali, come si evince dalla Tabella 9, sono diversificati e non sempre aggiornati rispetto alle attività effettivamente in corso di realizzazione. Emerge l’uso diffuso di tre tipologie di strumenti:
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1. Print - Piano regionale per l’internazionalizzazione,
2. Docup - Documento unico di programmazione,
3 . Psi - Programma (annuale e/o triennale) di sostegno
all’internazionalizzazione.
Ai quali si aggiungono, oltre che il documento di indirizzo annuale di emanazione del Ministro per le Attività produttive (per l’anno 2005 si veda il cap. 4, par. 4.1), anche i:
4. Psr - Piano di sviluppo regionale e il Dpefr - Documento di
pianificazione economica e finanziaria regionale,
5. Ppr - Piano di promozione regionale,
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Tabella 9.
Mappa degli strumenti di pianificazione e programmazione delle azioni di sostegno all’internazionalizzazione impiegati dalle Amministrazioni regionali
PRINT DOCUP PSI Altro
Periodo di riferimento
Abruzzo * * 2004-2004
Basilicata * n.d.
Campania * * POR
Linee guida MAP 2000-2006
Emilia Romagna * * Piano triennale
att. prod. 2003-2005
Friuli Venezia Giulia * 2004-2006
Lazio * 2000-2006 Liguria * * 2003-2004 Lombardia * * PRS – DPEFR 2000-2005 Marche * * 2004-2006 Molise * 2004-2004 Piemonte * * n.d.
Prov. Aut. di Trento * * n.d.
Sardegna * POR
Linee guida MAP 2003-2004
Sicilia * POR
Linee guida MAP 2000-2006
Toscana * * PPR 2004-2004
Umbria * * 2003-2004
Valle d'Aosta * 2001-2002
Veneto * * * 2000-2006
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Gli obiettivi perseguiti dalle amministrazioni regionali sono:
• per il Nord e il Sud soprattutto la promozione dei prodotti
regionali all’estero e il sostegno all’import-export;
• per il Centro, l’esportazione dei modelli locali di produzione
e la promozione dei prodotti regionali all’estero.
Nel dettaglio, rispetto agli obiettivi elencati nella Tabella 10, si rilevano alcune peculiarità:
• promozione dei prodotti regionali all’estero: è meno
interessante per l’Umbria e il Molise;
• agevolazione di investimenti diretti all’estero: è obiettivo
prioritario di tutte le Regioni del Sud (tranne la Campania);
• attrazione degli investimenti esteri: analogamente
all’agevolazione degli Ide; le Regioni che lo reputano un obiettivo importante sono il Piemonte, la Lombardia, il Lazio e la Campania;
• sostegno alla delocalizzazione produttiva all’estero:
solamente il Lazio, tra il Centro e il Sud, ha indicato questo obiettivo come prioritario; al Nord vi sono anche il Friuli Venezia Giulia e il Trentino;
• esportazione di modelli locali di produzione: è di interesse
prioritario per il Piemonte, il Friuli Venezia Giulia ed il Molise; meno interessante, invece, per Valle d’Aosta, Trentino e Liguria;
• sostegno all’import-export: solamente Toscana, Sardegna e
Umbria conferiscono al sostegno all’interscambio commerciale minore priorità;
• internazionalizzazione dei servizi pubblici locali: Liguria,
Basilicata e Molise annoverano questo obiettivo tra quelli prioritari.
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Tabella 10.
Livelli d’importanza attribuiti agli obiettivi perseguibili dalle Amministrazioni regionali intervistate
Ripartizione geografica Obiettivi
nord centro sud
Promozione dei prodotti regionali all’estero 2,9 2,5 2,7
Agevolazione di investimenti diretti all’estero 2,4 1,7 1,3
Attrazione degli investimenti esteri 2,2 2,3 1,7
Sostegno alla delocalizzazione produttiva all’estero 2,1 2,3 1,3
Esportazione di modelli locali di produzione 2,0 2,7 1,5
Sostegno all’import-export 2,7 2,3 2,5
Internazionalizzazione dei servizi pubblici locali 1,6 1,5 1,8
Legenda: 1 = minimo; 2 = medio; 3 = massimo
Fonte ed elaborazione: Consorzio MIPA
Piuttosto indicativo è che al quesito “Quanti servizi sono stati erogati alle imprese, nel 2003, mediante o direttamente le strutture preposte?” cinque delle amministrazioni intervistate non abbia saputo fornire una risposta. Stessa constatazione vale per la stima del livello di sviluppo raggiunto dalle strutture di servizio (in termini di servizi erogati) rispetto al potenziale (non hanno potuto rispondere in nove).
Questo secondo quesito, d’altronde, presupponeva che le Regioni fossero in grado di stimare qual’è l’entità delle imprese potenzialmente interessate ai servizi regionali o quanto meno all’internazionalizzazione. Aspetto non trascurabile, per il quale si registra la mancata risposta da parte della metà degli intervistati e, per alcuni di coloro che hanno risposto, ad una stima basata sul numero totale di imprese attive nella Regione, dato presumibilmente non utile come parametro per stimare l’utenza di riferimento; è difficile pensare che tutte, proprio tutte, le imprese possano essere sensatamente interessate ad internazionalizzarsi, si pensi ad un esercizio
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0 5 10 15 20 25 30 35 40 45 50
Servizi di informazione per l’accesso agli strumenti agevolativi Servizi di orientamento per il partenariato
estero Servizi di orientamento ai soggetti competenti
Assistenza/accompagnamento alle imprese per la progettazione Assistenza/accompagnamento alle imprese
per la realizzazione Formazione per gli operatori del settore
pubblico Formazione per gli operatori del settore
privato Servizi di promozione e organizzazione eventi
promozionali Altro
Attività
Peso medio
commerciale come un bar, che si configura come impresa e che, adottando questo metodo di stima, rientrerebbe nel computo.
È ragionevole constatare che il monitoraggio dei livelli di attività di servizio delle unità per l’internazionalizzazione è ancora una funzione scarsamente presidiata, seppure se ne intuisca l’importanza per il governo della traiettoria di sviluppo delle medesime strutture di appartenenza.
Per quanto riguarda le tipologie di attività svolte, il 45% dei servizi erogati sono di promozione e organizzazione di eventi promozionali, il 16% di servizi informativi per l’accesso agli strumenti agevolativi, il 10% di servizi di orientamento per il partenariato estero. Le restanti attività consistono, per il 14%, in assistenza e accompagnamento alle imprese per la progettazione e realizzazione di interventi d’internazionalizzazione e, per il 5%, in formazione per gli operatori del settore pubblico e privato preposti all’erogazione di tutti i suddetti servizi alle imprese (Figura 1).
Figura 1.
Peso delle diverse tipologie di attività svolte dalle strutture regionali per l’internazionalizzazione (interne ed esterne alla Regione)
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Le fonti informative che vengono consultate per lo svolgimento di queste attività sono soprattutto quelle di titolarità delle associazioni di imprese (29,2%) e delle istituzioni nazionali (ministeri, enti strumentali, altri, 20,8%). In risposta a specifici fabbisogni conoscitivi il 18,8% degli Sprint effettua indagini di campo. Solamente una amministrazione dichiara di non avere ancora effettuato analisi conoscitive finalizzate alla rilevazione dei fabbisogni di servizi da parte delle imprese. Scarsamente praticate risultano le indagini qualitative, finalizzate all’approfondimento degli aspetti di contenuto dei fabbisogni e degli altri elementi di contesto del territorio: solo cinque Regioni su diciotto vi fanno ricorso.
Nella generalità dei casi si tratta di fonti informative ad aggiornamento periodico, solitamente annuale.
La Tabella 11 schematizza i giudizi espressi dalle Regioni rispetto alle fonti informative consultate.
Tabella 11.
Livelli di completezza, economicità e tempestività attribuiti alle fonti informative consultate per la pianificazione e realizzazione delle attività di sostegno d’internazionalizzazione
Livelli attribuiti Caratteristiche
delle fonti informative basso medio alto
Completezza 16,7% 66,7% 16,7%
Economicità 27,8% 56,6% 16,7%
Tempestività 16,7% 50,0% 33,3%
Fonte ed elaborazione: Consorzio MIPA
Dal punto di vista delle collaborazioni interistituzionali e delle partnership attivate in ambito regionale, risulta che nessuna delle amministrazioni intervistate adotta iniziative di sostegno all’internazionalizzazione in forma autonoma e su propria iniziativa. La collaborazione più praticata (nel 28,8% dei casi) è con le amministrazioni centrali dello Stato, cui seguono, in un caso su
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quattro (25,4%), le collaborazioni con soggetti privati, ed enti locali (16,9%); sono invece marginali le collaborazioni tra amministrazioni regionali ed i soggetti esteri.
Tra i principali fattori di criticità riscontrati nella definizione e nell’avvio di forme di collaborazione con altri soggetti pubblici e privati si citano la scarsità di risorse economico-finanziarie (nel 27,5% dei casi) e di competenze professionali (nell’11,8%); l’inadeguatezza dei sistemi informativi territoriali e delle dotazioni strumentali (rispettivamente 9,8% e 5,9%). Un altro fattore di criticità è legato all’inadeguata collaborazione tra Regione, istituzioni nazionali e sistema delle imprese (9,8% dei casi). Sono insufficienti anche le occasioni di confronto e di lavoro comune (per il 7,9% degli intervistati).