alcune testimonianze
6.1 Ministero per le Attività produttive 108
Linee guida e fattori di successo
• miglioramento della capacità competitiva legato non tanto (o
meglio, non solo) all’efficienza dell’organizzazione produttiva, quanto piuttosto ai “fattori immateriali”, connessi alla conoscenza, all’innovazione, alla cultura, alla capacità di utilizzare tecnologie e, non ultimo, dell’informazione;
• mutamento del modello di specializzazione produttiva, a
favore delle produzioni ad alto valore aggiunto, da ottenere attraverso la mobilitazione di adeguate risorse tecnologiche, infrastrutturali, formative, di ricerca e innovazione;
• recupero del gap di competitività accumulato, sostenendo la
capacità di costruire un’efficace “rete” di soggetti e di strumenti che supportino le imprese nel passaggio dalla dimensione “locale” a quella “globale” del mercato;
• ripensamento, quindi, in una logica di sistema, del ruolo dei
soggetti, in primo luogo pubblici, che operano a sostegno dell’internazionalizzazione e, nel contempo, delle forme e procedure con le quali se ne organizzano le funzioni, le strutture e le attività. Ciò al fine, da un lato di valorizzare e tutelare il patrimonio di conoscenza ed esperienza accumulato da enti ed istituzioni, dall’altro lato di razionalizzare strutture e risorse, non tanto da un punto puramente economico, quanto piuttosto strategico, al fine di rendere “complessivamente” più efficace l’azione svolta “singolarmente” da ognuno.
Definizione di Sistema Paese
• i cambiamenti negli scenari internazionali, nei bisogni e nelle
regole imposte della globalizzazione mettono in evidenza che a competere non sono più le imprese “singolarmente”,
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Dott. Domenico Guardabascio, Ufficio ricerca e studi, Direzione generale per la promozione degli scambi, Ministero per le Attività produttive.
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ma i sistemi e quindi le strutture istituzionali, economiche, scientifiche, tecnologiche e culturali presenti nel paese. Certo il successo dell’impresa dipende in primo luogo da essa stessa ma i vantaggi competitivi dipendono anche dall’efficacia della loro interazione con le istituzioni. Il termine Sistema Paese, quindi, riassume il concetto dell’integrazione – non nel senso di semplice sommatoria – di tutti gli ambiti che hanno ricadute sul mondo produttivo; l’integrazione, così intesa, è finalizzata ad una “idea” di strategia commerciale con l’estero. La coerenza con la quale tali aspetti vengono messi a sistema e la tempestività della loro mobilitazione diviene fattore di competitività, creando un vantaggio per l’intero sistema produttivo.
Ruolo del Ministero per le Attività produttive
• il ruolo dell’operatore pubblico cambia, non solo per il
“riposizionamento” delle competenze in materia operata dal nuovo Titolo V della Costituzione, ma per la necessità di definire ed organizzare un nuovo modello di interfaccia delle imprese con i mercati esteri, che inizi già a livello “domestico”;
• il compito primario del Ministero è riuscire collegare
efficacemente le dimensioni “locale” e “globale” delle imprese e, al tempo stesso, interconnettere soggetti e strumenti per l’internazionalizzazione (intesa non solo come maggiore partecipazione al commercio internazionale, ma anche come investimenti all’estero e azioni di accompagnamento sui vari mercati). Sul versante interno, individuando aree ed obiettivi strategici, certamente in collaborazione con altre amministrazioni competenti, finalizzando ad essi i programmi e le risorse che legittimamente i diversi soggetti intendono definire, promuovendo collaborazioni tra i soggetti stessi che consentano di mettere a disposizione strumenti e risorse non
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solo di carattere finanziario, ma produttive, tecnologico-scientifiche, culturali, logistiche. Sul fronte esterno, riproducendo il concetto della “rete”, al fine di creare in loco non solo le necessarie connessioni istituzionali, ma anche un ambiente più favorevole per le imprese, che consenta di individuare rapporti commerciali e di superare le difficoltà normative, giuridiche e consuetudinarie presenti nei vari paesi.
Caratteristiche e finalità
degli Sportelli per l’internazionalizzazione
• cambia il rapporto tra impresa, istituzione e mercato: una
trasformazione nella mentalità e nella modalità di andare verso un determinato mercato/area/paese;
• lo Sportello Italia è pensato come un desk “unico” per
fornire, in loco, assistenza e consulenza specifica – quindi non solo informazioni, ma anche servizi di natura finanziaria, commerciale, assicurativa ed altri servizi reali – ad imprese ed operatori, italiani ed esteri, in un’ottica di razionalizzazione e semplificazione operativa. Esso costituisce un’opportunità che non deve essere considerata da un punto di vista meramente logistico o delle potenziali economie di scala: non può tradursi nell’ulteriore punto di contatto all’estero;
• lo Sportello Italia rappresenta la concretizzazione del
concetto di “rete”. L’idea sottostante è richiamare tutte le forze e concentrarle verso un unico obiettivo, integrando – e non sommando – le funzioni e le attività svolte “singolarmente” dai diversi soggetti, al fine di creare una più organica ed efficace presenza sui mercati esteri dell’intero sistema nazionale;
• lo Sportello Italia è il luogo dove sarà coordinata e finalizzata
l’attività degli Enti (di assistenza e promozionali) per una più efficace attuazione delle strategie commerciali e
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promozionali in una determinata area, ma anche coerentemente ad obiettivi più ampi di politica internazionale e di proiezione estera del Sistema Paese (promozione culturale, ricerca scientifica, eccetera). Ciò al fine di creare legami stabili con i mercati e un ambiente favorevole dal punto di vista competitivo;
• gli Sprint sono collegabili, non solo idealmente, con gli
Sportelli Italia, in quanto possono “elevare” le esigenze territoriali e portarle verso l’estero, dove gli Sportelli Italia possono accoglierle e trattarle adeguatamente rispetto al mercato-paese nel quale operano.
Ipotesi d’integrazione
• la rete degli Sportelli Italia fornisce e riceve le informazioni
necessarie ad orientare la definizione delle stesse strategie economico commerciali e di internazionalizzazione;
• considerando gli obiettivi che si intendono perseguire con la
costituzione degli Sportelli Italia, è opportuno “allargare” l’operatività a tutte le istituzioni e gli enti di carattere “nazionale”: dovrebbero essere questi organismi a costituirne la compagine essenziale, apportando le proprie competenze e garantendone il servizio. In tal caso, si può prevedere l’accessoria possibilità, che “altri” soggetti, pubblici e privati, concorrano all’attività dello Sportello, aderendovi con formule adeguate;
• per motivi logistici gli Sportelli Italia potranno essere istituiti
presso strutture già esistenti, come ad esempio le sedi dell’Ice, ma qualora non fossero presenti dotazioni adeguate, dovranno comunque esserne garantite le funzioni;
• struttura e operatività dello Sportello Italia non sono
predeterminabili secondo esigenze fisse o modalità standard; lo Sportello dovrebbe avere una struttura flessibile, capace di rispondere ad esigenze e situazioni diverse da paese a paese. L’idea del desk unico deve coniugarsi con una
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organizzazione che può variare, in funzione di servizi che possono essere di diversa natura, pensati e costruiti in funzione delle decisioni di carattere strategico per l’area in cui sono insediati;
• lo Sportello Italia è una struttura modulare in cui gli attori
che operano in una determinata area (regioni, province, associazioni industriali) condividono le proprie esperienze, avvalendosi dello stesso come punto di ricezione e di trasmissione di informazioni utili ad orientare la f o r m u l a z i o n e d e l l e l i n e e s t r a t e g i c h e d i internazionalizzazione;
• l’attività degli Sportelli Italia dovrà tenere conto dei diversi
livelli di interessi che possono emergere; ad esempio, in mercati importanti può essere necessaria la presenza fisica di uno Sportello ben strutturato, non è però detto che la stessa esigenza valga per mercati che, per le loro peculiarità, richiedono la presenza di organizzazioni più “leggere”: antenne, unità operative, altro;
• la questione non è prevedere l’assorbimento o meno delle
strutture gia presenti all’estero nello Sportello Italia, quanto piuttosto quella di condividere strategie e obiettivi. L’esigenza di unitarietà della politica commerciale con l’estero deve essere terreno comune per tutti coloro che operano sul territorio, pur rispettando e lasciando la più ampia autonomia ai diversi soggetti che svolgono attività in questo campo;
• il fatto che lo Sportello Italia possa essere anche molto
diverso, a seconda dei paesi in cui è insediato, rende necessaria una forte capacità di coordinamento e indirizzo del centro. L rete deve sicuramente essere interconnessa con il centro ma anche con ogni suo singolo nodo periferico.
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Punti di forza e criticità del processo di riforma
• per valorizzare al massimo questo nuovo strumento, lo
Sportello Italia, è necessario evitare sovrapposizioni (possibili in una materia come questa), diseconomie e, soprattutto, inefficienze, definendo con chiarezza ruoli e funzioni dei singoli partners, cercando un modus operandi che tenga conto della specializzazione di ognuno; il “chi” fa “cosa” deve dipendere dalla vocazione, dal know how, dall’esperienza accumulata nei diversi settori di intervento;
• il responsabile dello Sportello all’estero dovrà svolgere un
delicato ruolo di coordinatore delle diverse funzioni attribuite. Più difficile è dire quale soggetto istituzionale dovrà fornire gli input “politici” cui il responsabile dovrà dare seguito, ovvero a quale istituzione egli debba riferirsi. Il disegno di legge, al riguardo, non fornisce una risposta, per così dire, definitiva, utilizzando formulazioni per ora generiche;
• le disposizioni contenute nel provvedimento, nonostante
siano finalizzate a rendere più efficace l’azione dei soggetti che operano all’estero, anche mediante una riorganizzazione degli enti, rimandano ad un futuro decreto interministeriale la specificazione di struttura, modalità operative ed organizzazione degli Sportelli Italia. Se, invece, ci si riferisce ad aspetti più generali, non sembra che attualmente possano porsi problemi di “raccordo” istituzionale. Oltre all’attività di indirizzo e coordinamento della politica generale svolta istituzionalmente dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri, va ricordato che spettano al Cipe e più precisamente alla sua V Commissione, istituita dal d. lgs n. 143/98, le funzioni di coordinamento e di indirizzo strategico in materia di politica commerciale con l’estero. Con particolare riguardo all’internazionalizzazione, poi, va ricordata l’istituzione del Tavolo Ministero degli Affari esteri - Ministero per le Attività produttive, con finalità di “co-determinazione” delle
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politiche di internazionalizzazione e di “co-gestione” delle relative attività, in un’ottica di razionalizzazione ed efficienza della politica commerciale con l’estero;
• il tentativo di ricercare adeguate sinergie operative si scontra,
di fatto, con un assetto istituzionale che risente di una visione non organica delle istituzioni e che, inevitabilmente, influisce sull’articolazione del disegno di legge istitutivo dello Sportello Italia. La definizione e l’attuazione delle politiche commerciali e promozionali a sostegno della proiezione internazionale del sistema, infatti, sono funzioni attribuite primariamente al Ministero per le Attività produttive da una normativa (ex-d.lgs. n. 300/99 di organizzazione del Governo) che assegna compiti specifici anche al Ministero degli Affari esteri. Il recente decreto legislativo n. 34/04, di riforma del Ministero per le Attività produttive, tuttavia, ha “limitato” – non senza perplessità ed eccessive indeterminatezze – le funzioni storicamente svolte da questa Amministrazione per “duplicarle” (rilevato anche in sede di parere parlamentare) con quelle assegnate al Ministero degli Affari esteri, a scapito della chiarezza e della semplificazione operativa;
• è necessaria, quindi, una definizione più puntuale di compiti
e funzioni propri delle amministrazioni, che faccia chiarezza in un ambito complesso già a livello costituzionale, ovviamente tenendo conto di situazioni più ampie che attengono alla politica estera intesa in senso generale.
Comparabilità internazionale
• nel rapporto con le istituzioni, le imprese chiedono certezze e
tempestività. Il sistema italiano è caratterizzato da una eccessiva frammentazione di soggetti – che, oltretutto, comunicano poco tra di loro – e competenze, da sovrapposizioni normative e da difficoltà amministrative, le quali costituiscono, certamente, un limite ad un approccio
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adeguato, che rendono sempre attuale l’esigenza di una s i g n i f i c a t i v a reductio ad unum del sistema, di una omogeneizzazione normativa ed amministrativa che non sia solo di natura economica, ma più propriamente strategica. Altri paesi, anche nostri diretti concorrenti, da tempo si sono dotati di un assetto complessivo che consente una coerente azione finanziaria, promozionale e commerciale verso l’estero, che consente di parlare con una voce unica nella politica commerciale, e non solo in questa.