• Non ci sono risultati.

L’entità dell’interscambio commerciale fra Italia e America Latina

Per individuare la portata del fenomeno in esame, cerchiamo innanzitutto di quantificare il peso dell’interscambio commerciale fra Italia e America Latina per mezzo di alcuni semplici indicatori. La Tabella 1 permette di notare come la quota di esportazioni italiane verso l’America Latina, che nel 2008 rappresentava poco più del 3% dell’export totale italiano, sia la più bassa e preceda solo quella dell’export verso l’Asia centrale. Si osservi peraltro che nel corso dell’ultimo decennio le esportazioni italiane hanno teso a dirigersi meno verso i paesi della Triade (Unione europea, Nordamerica e Giappone, le cui quote sono diminuite) e a spostarsi invece verso i paesi emergenti, le cui quote sono cresciute ad eccezione di quella dell’America centro-meridionale, unica ad essere in calo nel periodo in esame (dal 3,9% al 3,3%)105. Il fenomeno è meno marcato, ma non sostanzialmente diverso, dal lato delle importazioni. La crescita della quota di import italiano dall’America centro-meridionale (dal 2,4% al 2,9%) è infatti sensibilmente inferiore alla crescita delle quote attribuibile alle altre aree emergenti (in particolare quella della Cina, triplicatasi in dieci anni). Come nel caso

105

« Le dinamiche geografiche riscontrate nelle esportazioni dell’Italia […] mettono in luce la prosecuzione nel 2008 del processo di lento ridimensionamento dell’importanza relativa che lo sbocco europeo ha, rispetto alle altre destinazioni, per il nostro Paese. Beninteso, il mercato europeo rimane centrale per le esportazioni dell’Italia attirando poco meno del 60% delle vendite italiane all’estero. Tuttavia, confrontando tale rilevanza con quella che il mercato dell’Unione europea ha ancora per altri paesi membri simili all’Italia (per livello di sviluppo e “anzianità” di adesione, quali Germania e Francia) si osserva nel caso del nostro Paese un prolungato scivolamento dell’orientamento geografico relativo delle vendite nel mercato dell’Unione ; un fenomeno tanto più rilevante se si considera che esso sembra essersi in qualche misura accentuato all’inizio degli anni duemila, vale a dire in una fase in cui l’adozione della moneta unica avrebbe dovuto costituire un fattore d’attrazione potenzialmente rilevante per i traffici commerciali all’interno di una parte consistente dell’area europea » (ISTITUTO NAZIONALE PER IL COMMERCIO ESTERO,

Rapporto ICE 2008-2009. L’Italia nell’economia internazionale, p. 124, <http://www.ice.it/statistiche/rapporto20082009.htm>,

dell’export, in termini relativi l’Italia importa sempre meno dalla Triade e sempre di più dai paesi emergenti.

Tabella 1 : composizione delle esportazioni e delle importazioni italiane per paesi e aree (anni 1999 e 2008)106

ESPORTAZIONI IMPORTAZIONI

1999 2008 (a) 1999 2008 (a)

Unione europea 63,9% 58,5% 65,7% 54,1%

Stati Uniti 10,2% 7,0% 5,5% 3,6%

Europa non Ue 7,4% 12,1% 8,0% 11,2%

(di cui Russia) (0,8%) (2,9%) (2,0%) (4,3%)

Asia orientale 5,9% 6,1% 8,1% 10,5%

(di cui Cina) (0,8%) (1,8%) (2,4%) (6,3%)

(di cui Giappone) (1,6%) (1,2%) (2,5%) (1,3%)

Asia centrale 0,7% 1,3% 1,2% 2,0%

(di cui India) (0,4%) (0,9%) (0,6%) (0,9%)

Medio Oriente 3,2% 5,0% 2,4% 5,1%

Africa 3,5% 4,9% 6,0% 10,1%

America centro-sud 3,9% 3,3% 2,4% 2,9%

Altri paesi 1,3% 1,8% 0,7% 0,5%

Totale 100% 100% 100% 100%

(a) dati provvisori

Simmetricamente, fra il 1999 e il 2008 è diminuito il peso delle vendite italiane sul totale delle esportazioni mondiali verso l’America Latina scendendo dal 3% a poco più del 2%. Nella Tavola 2 si osserva infatti che ad eccezione del Messico, dove la quota relativa delle vendite italiane è leggermente aumentata, tale valore si è notevolmente ridotto nei tre principali paesi del Cono Sur (Argentina, Brasile, Cile)107.

Tabella 2 : quote dell’Italia sulle esportazioni mondiali verso l’America centro-meridionale (anni 1999 e 2008)108

1999 2008 America centro-meridionale 3,0% 2,1% Argentina 5,9% 2,7% Brasile 5,2% 3,0% Cile 3,1% 1,6% Messico 1,2% 1,7%

Per quanto riguarda invece gli investimenti diretti esteri (IDE) – altro indicatore tradizionale dei processi di internazionalizzazione delle imprese – il ruolo dell’America Latina appare più rilevante109. Con dati relativi al 2007, la Tabella 3 mostra infatti che se l’Unione europea

106

Fonte : Commercio estero e attività internazionali delle imprese. Annuario Istat-ICE 2008, vol. 1, p. 102-111, <http://www.ice.it/statistiche/pdf/Annuario1vol2009.pdf> (consultato il 18/10/2009).

107

Secondo un rapporto congiunto del Ministero degli Esteri e dell’ufficio ICE in Argentina, la quota italiana sulle importazioni totali argentine nel 2008 sarebbe del 2,1%. L’Italia occuperebbe così il nono posto nella graduatoria dei principali fornitori dell’Argentina e sarebbe il maggior fornitore europeo dopo Germania e Francia e davanti alla Spagna, la cui quota sul totale dell’import argentino non viene però precisata: 1° Brasile (30,8% dell’import argentino), 2° Cina (12,4%), 3° Stati Uniti (12%), 4° Germania (4,4%), 5° Paraguay (3,1%), 6° Messico (2,8%), 7° Francia (2,5%), 8° Giappone (2,4%), 9° Italia (2,1%). Per quanto riguarda la distribuzione delle esportazioni argentine per paese di destinazione (ma qui i dati si riferiscono al 2007), il principale cliente è il Brasile (18,8% dell’export argentino), seguito dalla Cina (9,3%), dal Cile (7,5%), dagli Stati Uniti (7,4%), dalla Spagna (3,7%), dai Paesi Bassi (3,2%), dal Messico (2,6%) e dall’Italia (che occupa così l’ottavo posto con una quota del 2,5%). Ragionando infine per grandi aree geografiche, i principali partner commerciali dell’Argentina sono il Mercosur (verso cui si dirige il 23% delle esportazioni argentine e da cui proviene il 35% dell’import argentino), l’Asia (15% dell’export argentino e 19% dell’import argentino), l’Unione europea (19% dell’export e 16% dell’import), e il blocco di paesi NAFTA (10% dell’export e 16% dell’import). Cf. MINISTERO DEGLI AFFARI ESTERI, « Argentina », aggiornamento al 2° semestre 2008, in Rapporti Paese congiunti Ambasciate/Uffici ICE estero, <http://www.esteri.it/rapporti/pdf/argentina.pdf> (consultato il 18/10/2009).

108

Fonte : Annuario Istat-ICE 2008, op. cit., vol. 2, p. 148, p. 150, p. 152, p. 168.

109

Ricordiamo che per investimento diretto all’estero (IDE) si intende l’investimento internazionale effettuato da un soggetto residente in un paese (in genere un’impresa, detta «società madre») per prendere delle partecipazioni in un’impresa residente in un altro paese. Secondo i criteri dell’FMI e dell’OCSE, si può parlare di IDE quando l’investitore estero possiede almeno il 10% delle azioni ordinarie. Tale soglia minima è considerata necessaria perché la società partecipante possa esercitare un’influenza

rimane di gran lunga la principale area degli IDE italiani in uscita110 (in quanto vi si concentra il 53,7% delle partecipate italiane all’estero, il 51,9% della quantità totale dei loro addetti e il 65,2% del loro fatturato complessivo), l’America centro-meridionale è la seconda area in termini di fatturato (9,1% del fatturato totale delle partecipate italiane all’estero) e la terza in termini di addetti (12% del totale, appena dietro i paesi europei non Ue)111.

Tabella 3 : distribuzione delle partecipate italiane all’estero – in quantità, numero di addetti e fatturato – per area geografica di localizzazione (valori percentuali, anno 2007)112

Numero di partecipate Numero di addetti Fatturato

Unione europea 27 53,7% 51,9% 65,2%

America centro-meridionale 8,8% 12,0% 9,1%

America settentrionale 11,2% 6,8% 7,5%

Paesi europei non Ue 8,5% 13,1% 6,6%

Asia orientale 9,6% 8,1% 4,3%

Africa settentrionale 2,8% 3,3% 3,1%

Asia centrale 1,6% 2% 1,5%

Medio Oriente 1,1% 0,6% 0,5%

Oceania 1,1% 0,5% 0,5%

Sembra esserci dunque una lieve contraddizione fra i dati riguardanti il commercio estero italiano con il Sudamerica (date le sue quote relativamente ridotte rispetto a quelle del commercio dell’Italia con altre aree emergenti)113 e i dati relativi agli IDE italiani in tale regione (di notevole entità rispetto a quelli effettuati in altre zone). Altri studi dell’ICE confermano infatti l’interesse del capitale italiano per investimenti in America Latina. In Argentina, per esempio, l’Italia è stata il quinto paese in ordine di importanza per gli investimenti in formazione di capitale annunciati nel 2006114.

significativa sulla gestione della società partecipata. In tal caso si ritiene, infatti, che l’investitore estero abbia un interesse durevole nello sviluppo della partecipata e che possa così instaurarsi una relazione a lungo termine fra i due soggetti.

110

Gli IDE in uscita sono gli investimenti effettuati da imprese italiane all’estero, mentre gli IDE in entrata sono un indice del grado di internazionalizzazione passiva in quanto si riferiscono agli investimenti effettuati in Italia da soggetti stranieri.

111

« L’America centro-meridionale si conferma la principale destinazione degli investimenti italiani dopo l’Unione europea […]. Il Brasile ha contribuito notevolmente a questo risultato positivo che ha interessato non solo il fatturato, ma anche il numero di imprese partecipate e di addetti » (ISTITUTO NAZIONALE PER IL COMMERCIO ESTERO,Rapporto ICE 2008-2009, op. cit., p. 132). 112

Fonte : Rapporto ICE 2008-2009, op. cit., cap. 8, p. 290.

113

Tali generalizzazioni rischiano però di nascondere rapporti di scambio che, in certi casi, sono molto rilevanti. Nel caso del Cile, per esempio, l’Italia rappresenta un partner commerciale di primissimo piano. Contrariamente alle importazioni cilene dall’Italia, che sono effettivamente poco consistenti in relazione all’import totale del Cile, le esportazioni verso il nostro paese costituiscono una quota notevole (il 5,4%) dell’export cileno. Nel 2008 l’Italia era infatti il settimo paese di destinazione dell’export cileno (e il secondo, dopo i Paesi i Bassi, nel mercato dell’Ue). Cf. MINISTERO DEGLI AFFARI ESTERI, « Cile », aggiornamento al 2° semestre 2008, in Rapporti Paese congiunti Ambasciate/Uffici ICE estero, <http://www.esteri.it/rapporti/pdf/cile.pdf> (consultato il 22/10/2009). A ciò aggiungasi che l’indice di orientamento geografico delle esportazioni – il rapporto fra il peso percentuale delle esportazioni italiane in America centro-meridionale sull’export totale italiano, al numeratore, e il peso percentuale delle esportazioni dell’Ue a 27 sull’export totale dell’Ue a 27, al denominatore – mostra una propensione dell’Italia a esportare verso l’America centro-meridionale inferiore soltanto a quella della Spagna, e superiore a quella di Francia, Germania e Regno Unito (cf. ISTITUTO NAZIONALE PER IL COMMERCIO ESTERO,Rapporto ICE 2008-2009, op. cit., p. 141-142). 114

Gli investimenti in formazione di capitale sono quelli destinati all’ampliamento e al miglioramento di unità produttive già esistenti, e quelli destinati alla creazione di nuove unità (investimenti greenfield). L’Italia aveva annunciato investimenti in Argentina, fino al 31/12/2006, per 523 milioni di dollari, preceduta dalla Spagna (2,4 miliardi di dollari), dagli USA (1 miliardo di dollari), dal Regno Unito (707 milioni di dollari) e dal Brasile (630 milioni di dollari). Cf. MINISTERO DEGLI AFFARI ESTERI, « Argentina », aggiornamento al 2° semestre 2007, in Rapporti Paese congiunti Ambasciate/Uffici ICE estero (documento non più disponibile su Internet).

Il modello di sviluppo economico in America Latina : persistenza degli