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Influenze della lingua italiana sullo spagnolo del Río de la Plata

BobDE JONGE

Rijksuniversiteit Groningen

Nella seconda metà dell’800 cominciò la prima grande emigrazione degli italiani verso i paesi del Río de la Plata, Argentina e Uruguay, che proseguì fino al secondo decennio del 900 e fu seguita da un’altra dopo la seconda guerra mondiale. Alcune fonti parlano di una media di 15 milioni di unità fra il 1857 e il 1946136, altri forniscono dati più esatti. Nella tabella 1 si mostra un panorama dell’immigrazione in Argentina basato fondamentalmente sui dati presenti in La inmigración en la Argentina137, mentre l’analisi e l’interpretazione che seguono sono miei.

Tabella 1. Panorama dell’immigrazioned’italiani in Argentina dal 1857

Anno Numero di abitanti in Argentina138 Numero di italiani immigrati Percentuale della popolazione dell’Argentina Provenienza

1857 1,5 milioni Inizio dell’immigrazione 1886 2,5 milioni 100.000-

170.000139

2-3% Venezia, Sud Italia

1897 4 milioni 300.000- 500.000140 4-5% 1909 7,5 milioni 1.892.791 (in Argentina) 25% Liguria, Venezia, Piemonte 1925 12 milioni 2.606.031 (in Argentina) 22% 1980 25 milioni 5.000.000141 20%

Secondo questi dati, la grande immigrazione cominciò alla fine dell’800 e raggiunse il culmine nei primi tre decenni del secolo successivo. Nel 1909 il 25% della popolazione argentina era di discendenza italiana e, attualmente, si calcola che circa il 20% degli argentini

135

Sono molto riconoscente a Maria Carmela D’Angelo per le correzioni fatte all’italiano di questo articolo.

136

Cf. LODARES,J.R., (1996-2008), El particularismo lingüístico rioplatense, in SOCA,R., (a c. di), elcastellano.org La página del

idioma español, <http://www.elcastellano.org/lodares3.html#nome%23nome>, consultato nell’ottobre 2009. 137

PIOSSEK DE ZUCCHI,L., DE SALTOR,I.G., (a c. di), La inmigración en la Argentina, Tucumán, Universidad de Tucumán, 1979.

138

Basato su una stima dei dati provenienti da CERRO,E., Influencia de la inmigración en el idioma de los argentinos, in Ibidem, p. 81.

139

Tali cifre vanno considerate per tutta l’America in generale, tuttavia, si ritiene che la metà andò negli Stati Uniti e il resto in America del sud, soprattutto nella zona del Río de la Plata. Per calcolare la percentuale per l’Argentina abbiamo preso la metà della prima cifra. I dati provengono da DAPPE, M.V., La segunda revolución industrial y los problemas demográficos en

Europa, in PIOSSEK DE ZUCCHI,L., DE SALTOR,I.G., op. cit., p. 68.

140

Ibid.

141

siano discendenti d’italiani, come negli anni 80. Ciononostante, alcuni argomentano che tutto l’incremento della popolazione fra 1870 e 1930, ossia circa 10 milioni di individui, sarebbe dovuto all’immigrazione e ai suoi effetti immediati (ad esempio il numero di nascite)142 e quindi circa il 50% di questi 10 milioni sarebbero italiani.

Sulla provenienza degli immigranti i dati non sono chiari. Secondo Aguirre143, nel 1909 la maggior parte degli italiani erano provenienti da Liguria, Veneto, Piemonte e Lombardia, altri invece sostengono che la maggior parte degli immigranti provenissero dal sud oppure dalla Liguria al Friuli, fino alla Campania e alla Calabria144. In ogni caso, risulta che l’identificazione degli immigranti non fosse tanto con l’Italia quanto con la regione o il paese d’origine e costoro parlavano infatti non l’italiano standard, bensì il dialetto locale145.

Qualunque fosse la loro provenienza, lo status sociale degli immigranti italiani era basso. Alla fine dell’Ottocento, quando cominciò la grande immigrazione, gli italiani erano considerati inferiori agli abitanti autoctoni. In spagnolo erano chiamati gringos, allora termine offensivo per gli stranieri, particolarmente italiani, mentre i nordamericani erano chiamati yanquis146. Negli anni 1880, quando la diffidenza verso i nuovi immigranti andò sostituendo il risentimento per i rappresentanti dei colonizzatori, la gerarchia cambiò e gli italiani furono condannati ancor più degli spagnoli147 : gli italiani erano chiamati più selvaggi dei selvaggi delle pianure, con una chiara associazione tra gli indiani e la barbarie per diffamare i nuovi immigranti incivili148. Negli anni 1910, gli italiani erano associati alla degenerazione razziale e alla povertà ed erano generalmente diffamati149. A quell’epoca, i discendenti afro-argentini si erano già estinti e gli italiani avevano preso il loro posto anche per il loro aspetto fisico scuro, soprattutto nel caso dei meridionali.

In realtà, l’influenza degli italiani era più vasta nella società ; si era ad esempio creata una situazione che faceva sì che ci fossero due lingue molto simili, l’italiano e lo spagnolo, in contatto tra loro per cui era lo scambio di termini lessicali e grammaticali risultava molto probabile. Infatti, come ho già avuto modo di spiegare in altra sede, si era creata una lingua intermedia, il cocolice, grazie a cui sia gli immigranti italiani che gli spagnoli e gli argentini potevano capirsi150. Attualmente il cocolice è praticamente estinto, ma l’influenza dell’italiano nello spagnolo del Río de la Plata è enorme e molto più vasta di quella delle altre varianti dello spagnolo latinoamericano151. Di solito, quando c’è una situazione di contatto tra due culture una delle due occupa una posizione superiore e l’altra inferiore. In base a ciò che si è appena detto, ci si aspetterebbe che fosse l’italiano a occupare quella inferiore, tuttavia, il

142

Cf. CERRO,E., Influencia de la inmigración en el idioma de los argentinos, in PIOSSEK DE ZUCCHI,L., DE SALTOR, I.G.,

op. cit., p. 83. 143

AGUIRRE,J.M., Influencia de la inmigración en el idioma de los argentinos, in Ibid., p. 220.

144

ASENCIO,P., La oración de relativo en lenguas de contacto : el cocoliche, Montevideo, Univ. de la República, Fac. de Humanidades y Ciencias de la Educación, 1995, p. 16.

145

Ibid., p. 17. 146

Cf. SIEGEL,M., Cocoliche’s Romp. Fun with Nationalism at Argentina’s Carnival, in The Drama Review 44, 2 (t. 166), 2000, p. 59. 147 Ibid., p. 6. 148 Ibid. 149 Ibid. 150

DE JONGE,B., « “Cocolice”, lingua di contatto fra italiano e spagnolo in Argentina e Uruguay », in FRABETTI,A.,ZIDARIČ,W., (a c. di), Italiano lingua di migrazione : verso l’affermazione di una cultura transnazionale agli inizi del XXI secolo, Nantes, CRINI, p. 141-150.

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fatto che negli anni 30 ci fosse una proposta per riconoscere l’italiano come seconda lingua nazionale152 fa capire che la posizione degli immigranti italiani era abbastanza forte.

Generalmente, quando ci sono due lingue a contatto, una di esse viene a costituire il sostrato. Secondo Dardano, « Il vocabolo sostrato, preso della geologia, è trasferito nella linguistica per indicare quella lingua alla quale, in un’area determinata, si è sovrapposta e sostituita una lingua diversa per effetto della conquista militare, del predominio politico-economico e culturale »153. Il contrario del sostrato è denominato superstrato, con il quale « si intende uno strato linguistico che in una determinata area si sovrappone a uno strato già esistente, per motivi di conquista o per il prestigio culturale o politico »154. Ovviamente, nella situazione presa qui esame, non si tratta di un’occupazione militare quindi la domanda da porsi è se si può applicare la teoria degli strati in questo caso. Si può senz’altro parlare di adstrati : « i contatti reciproci tra lingue esistenti in uno stesso territorio si parla invece di adstrato. In genere una lingua di sostrato, prima di divenire tale, è stata una lingua di adstrato »155. Questa può essere la realtà dell’italiano trasferito nel continente latinoamericano. All’inizio gli immigranti continuavano a parlare in italiano ma a causa della situazione particolare156 si è prodotta un’interlingua, il cocolice, che si è perduto nelle generazioni successive.

Quest’articolo fa il punto sui prestiti dell’italiano allo spagnolo della zona del Río de la Plata per verificare se effettivamente si noti il riflesso della situazione degli immigranti nella quantità di prestiti paragonandoli con altri prestiti, con campi semantici da questi derivati e con altri elementi relazionati al rapporto che l’italiano aveva rispetto allo spagnolo. In primo luogo, ci si aspetta di trovare una forte presenza dei prestiti dell’italiano rispetto agli altri prestiti presenti abbondantemente nel Río de la Plata, ossia il portoghese del Brasile e le lingue indigene della zona del nord dell’Argentina. In secondo luogo, si potrà senz’altro osservare che i campi semantici presentino un riflesso della cultura italiana non tanto intesa in senso generale, quanto piuttosto specifica alla situazione particolare degli immigranti e che faccia cioè riferimento ai lavori umili e alle situazioni marginali.