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CostantinoC.M.MAEDER

Université catholique de Louvain

Nel 1828, per l’inaugurazione del Carlo Felice a Genova, Felice Romani (1788-1865) scrive un libretto su Cristoforo Colombo musicato poi da Francesco Morlacchi434. L’opera riscuote un discreto successo : il libretto piace e sarà ripreso anche da almeno altri sette compositori, ad esempio da Luigi Ricci che lo mette in musica per il Teatro Ducale di Parma il 17 giugno 1829435. Queste riprese multiple, inusuali per l’Ottocento, mostrano l’impatto del libretto di Romani, uno dei pochi librettisti di quell’epoca a godere di un tale riconoscimento. Sessantaquattro anni dopo, il giovane Luigi Illica (1857-1919) partecipa a un concorso indetto dal Comune di Genova per le feste colombiane del 1892 e per l’inaugurazione del Carlo Felice ristrutturato per quell’evento : anch’egli presenta un libretto sul navigatore genovese436. Per la musica è previsto Giuseppe Verdi ma questi rifiuta e propone, quale sostituto, Alberto Franchetti che accetta la sfida.

Le differenze fra i due libretti non potrebbero essere maggiori e riguardano la poetica, l’estetica, il contesto culturale, la trama, l’etica, in pratica tutto. Eppure, nonostante la prima impressione, una lettura attenta permette di riscontrare stretti legami fra i due testi. Non di rado, riprendere un tema, un soggetto, un personaggio trattato in libretti precedenti, soprattutto verso la fine dell’Ottocento, equivale a una presa di posizione meta-poetica spesso mossa da un impulso polemico e avversativo. Il confronto assurge così a strategia interpretativa e conoscitiva fondamentale per capire le ragioni della ripresa, in questo caso del dialogo che Illica intrattiene con Romani. Il libretto, del resto, non si definisce solo in funzione di quello del ventinove : molti elementi testuali rinviano al nuovo linguaggio lirico introdotto da Arrigo Boito, ad esempio nel Mefistofele, nella Gioconda o nell’Otello, ossia le

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ROMANI,F., Colombo, Melodramma Serio in due atti da rappresentarsi nel Teatro Carlo Felice la primavera del 1828 alla presenza delle LL. MM., Genova, Litografia e tipografia Ponthenier, 1828. Le citazioni estratte da questo volume saranno d’ora in poi indicatenel testo, tra parentesi, con la sigla CoR, seguita dal numero della pagina.

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ROCCATAGLIATI,A., « Romani, Felice », <http://www.oxfordmusiconline.com/subscriber/article/grove/music/23733>, Grove

Music On-line, 26/3/2010. 436

ILLICA,L., Cristoforo Colombo, dramma lirico in quattro atti e un epilogo, musica di Alberto Franchetti, libretto, Milan-Rome- Naples-Palermo-Paris-London, R. Stabilimento Tito di Gio. Ricordi e Francesco Lucca di G. Ricordi e C. Editori-Stampatori, 1892. Il libretto, in un’edizione critica a cura di Elena Pierazzo, si trova ora nel Catalogo della Biblioteca Digitale del Libretto d’Opera : <http://193.204.255.27/operaliber/index.php?page=/operaLiber/home>. Il repertorio digitale nasce da due iniziative (L’opera prima dell’opera. Fonti, libretti, intertestualità e Ipotesti operistici ; modelli teatrali e letterari per la librettistica

italiana, 1830-1920) coordinate da Guido Paduano, Virgilio Bernardoni, Michele Girardi, Giorgio Pestelli, Gabriella Biagi

Ravenni, Fabrizio Della Seta, Alessandro Grilli, Alberto Rizzuti, Gabriella Biagi Ravenni, Marco Grondona. Per le altre

citazioni dal libretto : <http://193.204.255.27/operaliber/.php?

page=operaLiber/booklets/view&id=colombo4.xml&act=1&bookletTitle=Cristoforo+Colombo> che riprende anche l’impaginazione dell’originale. L’edizione del testo è stata curata da Elena Pierazzo e da Federica Girolamo. Per la musica ci siamo basati sulla riduzione per pianoforte a cura di Carlo Carignani, Milan-Rome-Naples-Palerme-Paris-London, R. Stabilimento Tito di Gio. Ricordi e Francesco Lucca di G. Ricordi e C. Editori-Stampatori,1893.

tre opere coeve più autorevoli e prestigiose a fianco di Cavalleria rusticana su libretto di Giovanni Targioni-Tozzetti e Guido Menasci. Un terzo punto interessante concerne il modo di rappresentare i selvaggi, così vengono chiamati nel primo libretto, e gli indigeni nel secondo437.

Un fruitore odierno, date le circostanze, si aspetterebbe un dramma glorioso, trionfante, commemorativo, atto a festeggiare la riapertura dello stabile e soprattutto a celebrare i quattrocento anni dell’arrivo degli europei nelle Americhe e Cristoforo Colombo, figlio illustre della città. Chi darà una prima occhiata al libretto e alle dramatis personæ constaterà che il testo richiede una messinscena spettacolare e costosa : molti cantanti diversi, numerose comparse, indiani, soldati, esponenti dei più svariati ceti sociali che calcano la scena e rispecchiano a livello figurativo la feracità della scenografia. Così ci si troverà in alto mare sulla Santa Maria, al Convento di Santo Stefano a Salamanca, in un villaggio indiano in una località amena dei Caraibi. Ciò innesca attese che riguardano i campi semantici attuati nel testo, come « ubertà », « esotismo », « diversità », « natura rigogliosa », un insieme di ciò che per noi è tradizionalmente lirico e melodrammatico. Le scenografie tramandate di Ugo Gheduzzi confermano queste attese, così come le figurine di Adolf Hohenstein.

Teniamo però conto del contesto di enunciazione, visto che siamo a Genova nel 1892 : ci si chiederà allora se questa nostra attesa « moderna » sia davvero valida se, cioè, lo scopo principale dell’opera fosse la magnificazione e l’esaltazione di Colombo e della sua pretesa scoperta del nuovo continente, nonostante il finale tragico d’obbligo. Da Genova partono in quegli anni centinaia di migliaia di italiani (e non solo) per Ellis Island, New York, per Buenos Aires, per l’America latina in genere. Se Colombo era uno scopritore, un esploratore, un visionario, ora chi lascia l’Italia lo fa per necessità, a causa della miseria, per essere accolti dall’America, ricca, benestante : non più come conquistatori, eccezion fatta per alcune zone remote dell’America latina, dove avventurieri amano farsi fotografare con schiavi indios. Il Colombo di Illica è probabilmente uno dei libretti più interessanti del poeta che solo qualche anno dopo monopolizzerà la scrittura operistica con la sua produzione. Illica fu odiato dai futuristi proprio perché considerato autore della « solita forma », al soldo dell’editoria sempre più dittatoriale e dominante che in pochi anni aveva estirpato quasi tutta la concorrenza, insieme a essa la vitalità dell’opera italiana438. Il libretto di Luigi Illica esibisce molti elementi innovativi introdotti nella librettistica italiana da Arrigo Boito con il

Mefistofele, elementi ancora rivoluzionari all’epoca di Illica : si pensi all’impianto epico ed

episodico o all’uso lessicale particolare che ricorre non tanto alla tradizione librettistica dell’Ottocento, ma al vocabolario medievale e rinascimentale. Illica instaura un duplice sistema di riferimento, un gioco di specchi con il passato e con il moderno, a livello drammatico e librettistico439, con il Colombo di Felice Romani e la produzione librettistica di Arrigo Boito.

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La figura di Cristoforo Colombo è stata particolarmente amata dai librettisti ma nessuna opera sul navigatore figura oggi nel repertorio. Per un elenco di libretti e di opere cf. HECK, T. F., « Toward a Bibliography of Operas on Columbus : A

Quincentennial Checklist », Notes (Quarterly Journal of the Music Library Association), seconda serie, vol. 49, n°2 (dicembre

1992), p. 474-497.

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Così afferma Balilla Pratella nel Manifesto dei musicisti futuristi dell’11 gennaio 1911 : « Gli editori pagano poeti perche sciupino tempo ed intelligenza a fabbricare e ad ammannire secondo le ricette di quel grottesco pasticciere che si chiama Luigi Illica quella fetida torta a cui si dà il nome di libretto d’opera ».

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Con « drammatico » mi riferisco all’aspetto teatrale, con « librettistico » alla drammaturgia musicale implicita nelle forme particolari che prende il testo drammatico di tipo « libretto ».