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L'eredità del Museo Kircheriano e il progetto di Ruggero Bonghi per il Collegio Romano

Con la legge 1402 del 19 giugno 1873 il museo Kircheriano venne configurato come primo museo statale di Roma, il nucleo principale della sua raccolta si era formato a partire da una collezione antiquaria seicentesca che il segretario del senato di Roma Alfonso Donnini aveva donato nel 1651 al Collegio Romano. Il Gesuita Athanasius Kricher aveva arricchito il nucleo originario con altre collezioni non necessariamente composte da antichità, ma anzi di carattere molto eterogeneo secondo il gusto enciclopedico delle Wunderkammer post- rinascimentali.

Quello Kircheriano era dunque un insieme espositivo formatosi secondo una concezione museale decisamente desueta nella seconda metà dell'Ottocento, espressione museale della Roma barocca e sebbene per la natura variegatissima delle sue collezione non fosse un museo archeologico in esso erano affluiti molti reperti archeologici, specialmente sotto la direzione dei gesuiti Filippo Buonanni fra il 1698 e il 1725 e Contuccio Contucci tra il 1746 e il 1765 e molti altri continuavano ad affluirvi provenienti dai nuovi scavi intrapresi nella capitale con un afflusso tanto copioso che gli ambienti del Collegio Romano a stento riuscivano a contenerne la mole, fu così che si rese necessario un riassetto dell'intero impianto museale150. Nel 1875 Ruggiero Bonghi in veste di Ministro

della Pubblica Istruzione diede inizio al piano di riorganizzazione dei servizi del Ministero, creando tra gli altri provvedimenti la Direzione centrale degli scavi e

dei Musei del Regno alla cui guida chiamò Giuseppe Fiorelli, vero e proprio deus ex machina dell'amministrazione delle antichità italiane, la nuova direzione

centrale assorbì le competenze della soprintendenza del 1970 di fatto annullandola. Rodolfo Lanciani fu da subito uno dei più stretti collaboratori di Fiorelli, anche in virtù di una convergenza metodologica sulle tecniche di scavo, e ben presto ricoprì incarichi della più alta responsabilità. Lo stesso anno Lanciani fu nominato vice direttore del Museo Kircheriano, per il quale nei programmi del

150 D. Bernini, Origini del sistema museale dello stato a Roma, in “Bollettino d'Arte”, allegato al numero 99, gennaio marzo 1997, p. 8.

Ministro Bonghi esisteva un piano di riassetto generale delle vaste collezioni del per la creazione di un grande centro culturale polifunzionale nella sede del Collegio Romano, in virtù anche delle innovazioni che avevano coinvolto le discipline storico archeologiche in tutta Europa e che era necessario importare in Italia. Lo stesso Ministro Bonghi esplicitava la necessità di un ammodernamento delle collezioni kircheriane in una sua missiva al re151 nella quale illustrava il suo

progetto per il complesso museale del Collegio Romano, lamentando il fatto che le ricche collezioni si estendessero in campi tanto vari da non poter adempierne sufficientemente a nessuno152.

I lavori nella sede del museo al Collegio Romano avevano il fine di trasformare l'edificio in un vero e proprio centro culturale aperto a tutte le branche del sapere e della ricerca. Furono predisposte sale dedicate alle discipline sia tecniche che scientifiche, sia a quelle umanistiche e una biblioteca intitolata al Re Vittorio Emanuele. Sarebbe stata presente anche una gipsoteca, ritenuta indispensabile per la formazione di archeologi che avrebbero così potuto studiare su copie fedeli di statue e rilievi antichi, tra i quali i marmi di Egina e parte del fregio del Partenone. Nelle strutture del Collegio Romano avrebbero trovato posto un Museo Lapidario, un Museo Italico curato da Gianfrancesco Gamurrini ( che negli stessi anni lavorava alacremente alla realizzazione della Carta Archeologica d'Italia) e un Museo Preistorico sotto la direzione di Luigi Pigorini che al contrario degli altri progetti ebbe uno sviluppo e un'importanza notevole. Nel progetto tutti questi differenti musei erano costituiti dalla divisione tematica delle collezioni del Museo Kircheriano, che avrebbe funto da cava per la formazione di musei più moderni con il suo smembramento.

Tra gli allestimenti che erano stati progettati per la sede nel Collegio Romano il più impegnativo e ambizioso fu certamente quello relativo Museo Italico, che spiccava anche per la modernità della disposizione tematica delle

151 La missiva del Ministro Bonghi al re conservata nell'Archivio Centrale dello Stato ACS, B. 319.

152 L. Parpagliolo, Codice delle antichità e degli oggetti d'arte. Raccolta di leggi, decreti,

regolamenti, circolari relativi alla conservazione dei monumenti e degli oggetti di antichità e di arte, Roma 1913, pp. 382-383.

opere della quale si conserva l'ordinamento in una relazione inviata al Ministro Bonghi da Gianfrancesco Gamurrini il 6 novembre 1875153, per favorire il

raffronto tra le culture dell'Italia preromana si era progettato un allestimento diviso in dieci sezioni tematiche, dall'architettura alle arti scultoree fino alle monete e gli oggetti d'uso, ogni sezione seguiva a sua volta una divisione su base geografica relativa ai singoli popoli italici. Nella relazione inoltre il Commissario illustrava le finalità culturali che il nuovo museo intendeva raggiungere: documentare e rappresentare “il genio e la potenza delle nostre antiche genti;

affinché non [accadesse] , diversamente facendo, di palesare invece la miseria e la debolezza”, non è difficile intravedere dietro quest'immagine dell'Italia

preromana, presentata in un museo che prevedendo quattro giorni di apertura settimanali si proponeva a un ampio pubblico, l'immagine di un'Italia multiforme riunita sotto un unico governo, quello di Roma, così come lo stato sabaudo aveva riunito saldamente (o almeno era in procinto di farlo) i cittadini e i sudditi degli stati preunitari. D'altronde lo stesso Ministro dichiarava che lo scopo del museo era quello di illustrare e acclarare il periodo degli albori incerti della storia nazionale italiana154. Nei progetti di Bonghi con questi tre musei si sarebbe creato

uno spazio culturale nel quale riaffermare nelle menti degli italiani la consapevolezza di una preesistente unità nazionale, attraverso la visione diacronica di epoche che andavano dalla preistoria alla Roma imperiale, la creazione di questo complesso nella capitale ne avrebbe fatto la testimone e la divulgatrice di una storia espressa attraverso un patrimonio che con la sua multiforme comunanza aveva caratterizzato il territorio coincidente con il nuovo stato nazionale.

Per la creazione dell'esposizione, oltre i pezzi “vaganti” che il Museo Italico era stato in grado di acquisire gran parte degli esemplari sarebbero stati prelevati dalle collezioni kircheriane, per i pezzi di non facile reperibilità si

153 La relazione di Gamurrini, (A.C.S. B, 319) è reperibile anche in D. Bernini, Origini del

sistema museale dello stato a Roma, in “Bollettino d'Arte”, allegato al numero 99, gennaio

marzo 1997, p. 56.

154 La missiva del ministro Bonghi al re (ACS, B. 319) è anch'essa reperibile in D. Bernini,

Origini del sistema museale dello stato a Roma, in “Bollettino d'Arte”, allegato al numero 99,

sarebbero realizzati copie fedeli.

Almeno nelle intenzioni il Museo Italico fu l'inizio della costituzione di una rete museale che lo Stato Italiano volle disporre immediatamente dopo aver posto la propria capitale a Roma, ma non venne mai realizzato. Il progetto del ministro Bonghi non vide mai concretamente la luce perché con la caduta del governo Minghetti nel marzo del 1876 il filologo napoletano lasciò definitivamente il Ministero della Pubblica istruzione. A Luigi Pigorini, già direttore del Museo di Parma che dal 1870 operava a Roma nella Direzione Generale dei musei e degli scavi fu affidata la cura del Museo Preistorico, da lui meglio organizzato come museo preistorico ed etnografico che in seguito gli fu intitolato. Il museo, l'unico progetto di Ruggiero Bonghi per il Collegio Romano a sopravvivere, venne progettato secondo canoni moderni per l'epoca, l'esposizione seguiva quello che il suo curatore definiva “metodo della classificazione”155 e si

divideva in varie sezioni: oggetti litici italiani, oggetti litici esteri, oggetti delle palafitte, oggetti delle prime età dei metalli, oggetti etnologici dell'Asia, oggetti etnologici dell'Africa, oggetti etnologici dell'Oceania e oggetti etnologici dell'America.

Pianta del Museo Preistorico all'interno delle sale del Collegio Romano.

La grande abbondanza di pezzi esposti mal si conciliava con gli angusti locali del Collegio Romano e lo stesso Pigorini richiese più volte una nuova e più adatta

155 L. Pigorini, Il museo nazionale preistorico ed etnografico di Roma. Prima relazione di L.P. a

sede di modo che il museo da lui diretto e il Kircheriano non si limitassero a vicenda, ma il trasferimento avvenne solo dopo quasi un secolo tra il 1962 e il 1977 nella struttura appositamente realizzata nel quartiere dell'EUR.

Nonostante l'abbondanza di nuove scoperte archeologiche la tendenza diffusasi a Roma di custodire i reperti presso piccoli musei accanto ai luoghi di ritrovamento sembrava allontanare il progetto di Bonghi per la creazione di un grande museo archeologico nazionale.