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I lavori per le fondamenta di una struttura di tutela centrale

Nei primi cinque anni di unità dunque con l'accentramento dei compiti nel ministero della Pubblica Istruzione si crearono le condizioni per la creazione di una struttura di tutela centrale che potesse operare a livello locale grazie alla trasformazione delle istituzioni formatesi negli anni precedenti l'unificazione politica del paese.

Negli anni successivi mentre l'unificazione veniva completata, strappando all'impero Asburgico il Veneto e il Friuli, espugnando Roma e facendone la capitale della nuova Italia, si animava il dibattito intorno al necessità di una legislazione organica in materia di tutela artistica e archeologica. Nel 1866 a Firenze si costituì la Commissione Conservatrice con un regolamento che sarebbe stato preso ad esempio per gli altri enti di tutela periferici riorganizzati o fondati negli anni successivi95.

Una struttura di tutela centrale era ancora lontana dall'essere realizzata, al suo posto il Ministero della Pubblica Istruzione si trovava a a fare capo alle molteplici istituzioni periferiche che operavano a livello regionale conformate spesso in modo molto differente l'una dall'altra e dunque di difficile gestione, il principio di accentramento propugnato dalla Destra storica non poteva avanzare in un sistema nel quale gli organi periferici erano di diversa natura e quindi difficilmente inquadrabili in una legge generale di tutela. Nell'ottobre 1867 il ministro Michele Coppino creò una Giunta di Belle Arti che come organo interno al Consiglio Superiore aveva il compito di informare il ministro sullo stato dei musei, delle gallerie e dei monumenti di belle arti96.

95 Per una visione del lavoro della Commissione Conservatrice riunitasi a Firenze si veda l'articolo di L. Passerini in “La Nazione” del 25 gennaio 1864. Per il testo del regolamento della commissione M. Bencivenni, R. Dalla Negra, P.Grifoni, Monumenti e istituzioni, Firenze 1992, Vol. I, p. 170.

96 R.D. 20 ottobre 1867 n° 4008 che approva i regolamenti del Consiglio Supeiore di Pubblica Istruzione, del Provveditorato Centrale per gli studi secondari e primari e dell'amministrazione provinciale scolastica. Per il testo della parte del decreto relativa alla creazione della giunta si

Negli organi di tutela periferici intanto il settore delle antichità andava separandosi da quello delle BB.AA. che continuava a comprendere i manufatti medievali e moderni, come testimoniato dalla circolare ministeriale n. 179, 2 dicembre 1865 che conteneva le direttive che sarebbero sfociate nel r.d. 4 genn. 1872, n. 662 con il quale il Ministro Cesare Correnti tentava di porre limiti per l'esportazione, secondo la formula per la quale lo stato poteva esercitare un diritto di prelazione e acquistare così i beni in procinto di essere esportati facendo di essi proprietà statale, si proibiva inoltre di spostare gli oggetti mobili d'arte o di antichità appartenenti a privati da un luogo all'altro senza permesso.97

Sulle disposizioni avrebbero dovuto vegliare a livello regionale le apposite commissioni consultive, che purtroppo si rivelarono presto insufficienti, anche perché composte da personale spesso con formazione dilettantistica nominato per metà dal ministero e per metà dagli enti locali, che operava gratuitamente e sotto la guida dei prefetti e sollevato da qualsiasi controllo sui beni e le collezioni possedute dai privati. Per volere del Ministro si istituiva inoltre un altro organo consultivo direttamente dipendente dal ministro con la Giunta Consultiva di

Storia, Archeologia e Paleografia. La giunta si era resa necessaria innanzitutto per

fornire al Consiglio Superiore del ministero un resoconto coordinato delle varie strutture periferiche che alle sue dipendenze erano state formate in tutta Italia con il compito di dirigere gli scavi e conservarne i reperti.

Nel Regio Decreto con il quale si istituiva la giunta erano esplicitate le ragioni che l'avevano resa necessaria: il bisogno sempre crescente di un sistema di indagini archeologiche ordinato, con lo scopo di portare alla luce e conservare i resti delle precedenti civiltà italiche e rintracciare ordinare e rendere fruibili i reperti paleografici frequenti in tutta Italia e specialmente nella parte meridionale del regno. L'ambiente degli studi archeologici pareva dunque porsi per primo il problema di un servizio nazionale di tutela influenzando così anche gli altri ambiti della cultura nazionale, lo stesso Correnti più volte aveva insistito su un

veda M. Bencivenni, R. Dalla Negra, P.Grifoni, Monumenti e istituzioni, Firenze 1992, Vol. I, p. 230.

97 M. Bencivenni, R. Dalla Negra, P.Grifoni, Monumenti e istituzioni, Firenze 1992, Vol. I, p. 190.

decentramento del patrimonio, che avrebbe valorizzato i musei e le istituzioni locali, in quest'ottica il controllo centrale dello stato si sarebbe dovuto limitare ai beni più eminenti e alla supervisione della circolazione delle opere d'arte nel paese prevenendone l'esportazione incontrollata. Nonostante i buoni propositi la legge poté poco contro la tradizione privatistica del mercato dell'arte e delle antichità, inoltre era evidente che vista la condizione delle proprie finanze lo stato non avrebbe potuto acquistare tutto ciò che il mercato trascinava all'estero. La commissione era composta da nove consulenti di nomina regia proposti dal ministro tra gli uomini chiari per opere pubblicate, per singolare perizia nelle discipline artistiche e per lunga pratica delle carte antiche, degli scavi e dei monumenti.

La giunta si sarebbe dovuta riunire una volta al mese, per esaminare tutti i problemi riguardanti l'ordinamento degli archivi dipendenti dal Ministero, le pubblicazioni di documenti storici, le ricerche archeologiche e gli scavi di antichità, la conservazione e il restauro dei monumenti nazionali. Alle sedute della giunta potevano partecipare in qualità di consulenti esterni ma gravitanti nella sua orbita i soprintendenti degli scavi di Roma e Pompei, il presidente della Commissione centrale delle antichità di Sicilia, il presidente della Deputazione archeologica di Firenze e il direttore del Museo Egizio di Torino. La giunta archeologica affiancandosi a quella delle belle arti creata nel 1867 completò gli organi consultivi del ministero con il grande merito di favorire la specializzazione del campo archeologico nei temi della salvaguardia. Inoltre si trattò del primo forte riconoscimento della necessità di affiancare agli uffici che assolvevano un compito prettamente amministrativo, organi ministeriali composti da elementi di grande specializzazione culturale destinati specificatamente alla conservazione e alla valorizzazione dei monumenti, un compito che precedentemente era stato svolto dalle accademie o da altri istituti superiori legati all'educazione nel campo delle belle arti.

Tuttavia con la nomina di Girolamo Cantelli a ministro della Pubblica Istruzione le strutture consultive volute dal Correnti furono smantellate e al loro

posto fu istituito il Consiglio Generale di Archeologia e BB.AA.98 che si

distingueva per un'impostazione meno accademica e decisamente più amministrativa.

La riforma del ministro Cantelli aveva l'obiettivo dichiarato di separare l'archeologia dalla paleografia, mantenendola più vicina all'arte nelle operazioni del nuovo organo ministeriale, che tuttavia si divideva in due sezioni, una per l'archeologia e una per le belle arti. Il Consiglio centrale di Archeologia e BB.AA. presieduto dal ministro stesso prevedeva di riunirsi due volte l'anno (in aprile e in novembre) per sedute di 3-8 giorni. La sezione di archeologia aveva voce in capitolo in argomento di scavi e finanziamenti, la classificazione dei monumenti d'arte cristiana e pagana fino alla caduta dell'Impero Romano d'Occidente, sulle acquisizione museali e sulle concessioni per l'esportazione, oltre che su tutte le pubblicazioni di carattere archeologico finanziate dal governo e sulla promozione degli studi archeologici.

La sezione di belle arti aveva compiti simili, ma riguardanti il patrimonio artistico relativo ai secoli successivi alla fine dell'Impero Romano, dall'arte medievale all'arte moderna. Con le ultime annessioni al territorio nazionale, culminanti con la presa di Roma del 1870, il consiglio si trovò ad affrontare una mole di lavoro che non poteva più essere sostenuta senza una legge organica che regolasse chiaramente e univocamente le relazioni con gli organi periferici.

Nel campo della tutela del patrimonio nazionale fu il settore archeologico (con la Soprintendenza di Napoli, la Commissione di Palermo, la Consulta per l'ordinamento dei musei e la conservazione dei monumenti antichi a Firenze, la Direzione degli scavi di Veleia) il primo a dotarsi di organi periferici dotati di personale specializzato che potesse operare a livello non solo consultivo nei confronti di un organo centrale, ma anche a livello operativo diretto su siti e monumenti. Trattandosi comunque di istituzioni createsi in condizioni diverse e aventi una struttura non omogenea nel 1865 il ministero della Pubblica Istruzione emanò una circolare “Istruzione per gli scavi d'antichità”99 con la quale per la

98 R.D.. 7 agosto 1874 n.2033

prima volta si impartivano direttive omogenee sulla conduzione delle ricerche archeologiche da sovrapporre alle precedenti norme residue dei codici preunitari.

Per quanto le istruzioni fossero decisamente primitive, l'importanza di questo “manuale di scavo archeologico” è da individuarsi nell'intento ministeriale di gestire direttamente il controllo su tutto il patrimonio nazionale tramite organi operativi in modo tecnico e scientifico. È evidente anche la consapevolezza che il patrimonio non dovesse essere difeso solo da incuria, esportazione, saccheggio, ma anche da indagini archeologiche svolte in modo approssimativo. Per arginare la piaga delle esportazioni che drammaticamente continuavano a impoverire l'Italia vennero istituiti due nuovi importanti organi periferici a Firenze e Roma. Nel marzo del 1870 a Firenze fu finalmente istituito un Museo Etrusco nei locali dell'ex Convento di Foligno che già ospitavano una collezione egizia, per la cura del museo fu istituita una Commissione di sorveglianza presieduta da Francesco Gamurrini ex conservatore delle antichità di Firenze e composta da eminenti figure dell'archeologia nazionale tra i quali Ariodante Fabretti e Giancarlo Conestabile della Staffa, la cui fama ormai varcava i confini nazionali. Nel 1871, organizzato il primo allestimento museale, la commissione con il verbale dell'adunanza del 15 gennaio 1871 espresse al ministero la volontà di allargare i propri compiti oltre l'istituzione museale, cioè alla tutela complessiva delle antichità etrusche con compiti di conservazione, sorveglianza e ricerca. Quattro mesi dopo fu così istituita la Deputazione per la conservazione e l'ordinamento

dei Musei e delle Antichità Etrusche, che incluse nel suo organico anche il

soprintendente agli scavi di Roma Pietro Rosa.

La tutela del patrimonio archeologico tra istituzioni centrali ed