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L’Ermidauro, un intrigo di lettere

Capitolo 2: La lettera nella macchina del racconto

9) L’Ermidauro, un intrigo di lettere

Le varianti illustrate finora mostrano la disponibilità degli autori barocchi a sperimentare la versatilità della lettera come fattore di sviluppo della trama. A volte il contributo dello scambio epistolare è minimo, limitato a momenti marginali della storia; altre volte è importante, interessando passaggi fondamentali della vicenda. In romanzi come i Giuochi di fortuna dell’Assarino o l’Istoria

spagnuola di Anton Giulio Brignole Sale la lettera compare in più occasioni come

mezzo da cui hanno origine scambi di persona, intrighi e rivelazioni, ma non è

ancora il motore principale della storia, come invece nell’Ermidauro di Carlo dalla Luna.

Il 1641 si segnala, nella storia della narrativa epistolare italiana, per essere stato l’anno in cui furono pubblicati tre testi innovativi dal punto di vista dell’uso delle lettere, ossia il Corriere svaligiato di Ferrante Pallavicino, lo Scherzo di

fortuna di Girolamo Brusoni e, sempre del Brusoni, gli Aborti dell’occasione, di

cui mi occuperò più avanti. Nel 1641 venne data alle stampe a Roma anche la prima edizione dell’Ermidauro, unico romanzo di Carlo della Luna, pubblicato una seconda volta a Bologna nel 1643. L’Ermidauro non presenta l’originalità delle opere di Pallavicino e Brusoni, ma si fa notare per la parte determinante svolta dalle lettere nella creazione e soluzione dei suoi principali snodi narrativi.

La storia, ambientata nell’immaginario regno di Negroponte, racconta della congiura ordita da alcuni cortigiani contro il virtuoso protagonista. Sullo sfondo di una lotta per la successione al trono, nasce l’amore segreto tra Dorcelia, principessa di Negroponte, e Ermidauro, reso infelice dalla precaria condizione del protagonista e dalla gelosia della donna. In seguito a voci calunniose sparse ad arte dai suoi nemici, Ermidauro decide di rassicurare la principessa con una testimonianza concreta dei suoi intenti: una promessa scritta di matrimonio. Tutto procederebbe per il meglio se il giovane non avesse la cavalleresca, ma sciagurata idea di non compilare del tutto il documento, e di lasciare all’amata ‘carta bianca’.

E dato di mano al calamaio e alla carta (dal secretario poco anzi sul prossimo tavolino lasciati) si poneva per formarvi sopra una fede irretrattabile, per la quale egli si rendesse obbligato a non legarsi già mai con vincolo di matrimonio con altra che con la principessa: ma, sospesone l’effetto, si contentò, affine di renderla maggiormente soddisfatta, ch’ella come più le fosse a grado e quando più l’agio le avria concesso, da sé medesima la fabbricasse. E segnata perciò col proprio nome l’estremità da’ piedi d’un foglio e impressovi il suggello, lo porse alla principessa senza pur avvedersi, ch’in vece

d’impiegare la penna alla sottoscrizione delle sue felicità l’aveva adoperata poco meno che a funestarsi.208

Il documento, formalmente assimilabile a una lettera, viene infatti trafugato da Tildora che, gelosa di Dorcelia, lo mostra al duca d’Andro, nemico di Ermidauro e candidato alla successione del regno di Negroponte. Tildora racconta di aver assistito alla promessa di matrimonio tra Ermidauro e Dorcelia e presenta il foglio firmato dal principe come prova della verità delle proprie asserzioni (variante 2c). Inizialmente il duca non sa cosa fare del documento, ma Alpirenio marchese di Caristo, fratello di Tildora e a sua volta nemico di Ermidauro, gli suggerisce uno stratagemma.

Io voglio, dunque, se voi lo permettete, che in persona d’Ermidauro si formi su il sottoscritto foglio una fede per la quale egli si dichiari tenuto a parteciparmi i più alti maneggi del regno, pur ch’io gli presti l’assistenza favorevole all’uccisione del re, che supporremo premeditata dal principe. Questa carta, capitata alla vista di Sua Maestà per le mani di Gordieo,209 fintosi d’aver penetrato a caso un tal trattamento e fattosi ad arte poco curante della mia salvezza per aver fortuna di riuscir riparatore d’un tanto male, sarà bastevole a ritener Ermidauro e a promuovere dai voti comuni di tutti i senatori una sentenza inretrattabile ch’assegnando a lui la morte, consegni ereditario nelle vostre mani lo scettro di questo regno.

Io, trattanto postomi a bello studio in fuga, sortirò d’autenticare per essa la congiura, della quale verrà meco incolpato Ermidauro, e mi sarà concesso, se la fortuna gli desse agio di ripararsi fuggendo fuori di Negroponte, il seguirlo ovunque egli sen vada; e mi sarà concesso il farlo dal venir Ermidauro da Gordieo di lesa maestà, benché innocente, incolpato, mentre per la medesima cagione verrò ad accomunarmi le sue sfortune, fondando l’innocenza della mia mente sull’ingordigia di mio fratello, che predicherò aver più volte con veleni o altro simile tentato rendersi possessore di quella primogenitura che non ha sortito dalla nascita e dal destino. Né ci renda tepidi alla resoluzione d’un tanto affare il persuaderci che la principessa, conoscendosi rubata nel foglio, possa comprendere chiaramente la natura del fatto: perché fuggirà di svelare al re l’intenzione data ad Ermidauro delle sue nozze e la sicurezza a lei contraccambiata da esso per tal foglio senza aver prima procuratone il consenso da Sua Maestà; la cui mente alla mente di Dorcelia totalmente, dai rincontri che n’ho osservati, ambigua si dimostra.210

Il progetto consiste dunque nel riempire la parte del foglio lasciata in bianco da Ermidauro con un falso patto di alleanza tra il principe e il marchese di Caristo ai

208

CARLO DELLA LUNA, L’Ermidauro, Roma, per il Fei ad Instanza di Filippo de’ Rossi, 1641, p. 52.

209 Fratello minore del marchese. 210Ivi, pp. 71-73.

danni del re di Negroponte. La situazione rientra nella variante 2a del falso mittente, perché, nonostante la firma di Ermidauro sia autentica, non è lui il vero autore del testo,211 e in quella 2c, perché Gordieo deve fingere di averlo intercettato e deve mostrarlo in seguito al sovrano. La contraffazione del duca e del marchese è all’origine delle sventure del protagonista: il re, riconosciuti la firma e il sigillo, non ha dubbi sull’autenticità delle accuse contro Ermidauro, mentre Dorcelia, essendosi accorta della sparizione della lettera, intuisce l’esistenza di una congiura, ma non osa intervenire per timore della reazione del padre alla scoperta del suo fidanzamento segreto. A Ermidauro non resta perciò che cercare di salvarsi fuggendo dal Negroponte. Per favorire la riuscita dell’intrigo i congiurati non esitano ad assassinare chiunque possa ostacolarli, tra cui la stessa sorella Tildora e Baltarco, ambasciatore di Macedonia, la cui morte scatena una rivolta negli stati vassalli del Negroponte.

Anche nel corso degli episodi minori le lettere svolgono una funzione importante, come mezzo per la trasmissione di informazioni tra i personaggi, come strumenti per ingannare il nemico o come sistema di comunicazione tra Dorcelia ed Ermidauro lontani. Ma la svolta decisiva è dovuta alla fortunata scoperta da parte del protagonista dell’identità dei suoi nemici. Il rovesciamento ha luogo durante una spedizione di Ermidauro in Ambracia, nella quale lo accompagna il marchese Alpirenio con la segreta intenzione di ucciderlo. Il principe nutre già dubbi sulla lealtà dell’amico, fino a quando

portatosi una sera secondo l’uso negli appartamenti d’Alpirenio ed avvedutosi ch’egli celata con guardinga celerità una lettera rimase dalla sua sopraggiunta totalmente turbato, s’accertò della fede di Resteno212 e ne’ sospetti passati si confermò. Onde una

211

Identico espediente viene impiegato nell’Istoria spagnuola di A.G. Brignole Sale per falsificare una lettera di Celimauro a Felismena, lasciata in bianco ma con sottoscrizione autografa, A.G. BRIGNOLE SALE, L’Istoria spagnuola,cit., pp. 663-665.

provvidenza superiore, giungendo al valor naturale una prontezza salutevole, consigliatolo a non rimaner più lungo tempo dalla soggezion de’ dubbi angustiato, il fe’ risoluto a richieder dal marchese l’importanza di quella lettera che, sospesone la lettura, coi turbamenti del volto avea celato.213

Alpirenio, vedutosi scoperto, reagisce colpendo il principe, che risponde all’aggressore uccidendolo. Una volta morto il marchese, Ermidauro entra in possesso della lettera misteriosa e vi legge il seguente messaggio del duca D’Andro a Alpirenio:

Non so se le vostre continuate tardanze nell’uccisione d’Ermidauro, signor marchese, faranno lagrimarci un giorno impedite le sicurezze comuni da voi medesimo predicate totalmente dependenti dalla sua morte. Temo che la vostra negligenza nell’esecuzione dell’ultimo e più rilevante tratto non riesca profittevole agli amori d’Ermidauro e di Dorcelia, e che ci renda poco propiziatrici alle desiate grandezze le imputazioni di congiura con le quali ci è sortito lieve svellerlo dalla grazia del re, e di renderlo lontano da quelle assistenze che potevano rendergli stabili le promesse fattegli dalla principessa e da lui contraccambiatele di matrimonio. La somma è che le mani nostre lordate e tinte col sangue di Tildora e di Baltarco, richiedono esser purificate col sangue d’Ermidauro se non vogliamo comprenderle necessitose di svenar noi medesimi per prevenire col proprio, il ferro del nimico. Ho già con la sottoscrizione approvati i capitoli pel mezzo di Gordieo inviatimi e, perché con la morte di Gernandro e con le nozze di Dorcelia e d’Artemiro contengono la succession mia al regno di Negroponte e ’l dominio vostro agli stati della Beozia, è necessario con la morte assicurarsi prima dagli ostacoli d’Ermidauro affinch’egli, dalla esecuzione della congiura avvertito, non si comprenda in necessità d’assicurarsi di noi, per render abile sé medesimo a svellerci dalla fronte con le armi della sorella le corone de’ nostri Stati. Vagliavi questa per istimolo alle operazioni de’ disegni e per autentica dell’affetto che più che mai stabile vi rassegno.

Il Duca d’Andro. Inorridì il principe al tenore di quelle scelleraggini, che dichiaravano tradito sé medesimo con artifici così reconditi e ben tessuti. E riconoscendosi favoreggiato dagli aiuti divini, che adombrando la mente del duca l’avevan forzato a scriver chiaramente negozio così importante, avria risoluto di addossar la cognizione della sua innocenza alla rivelazione di questa lettera, se in traccia ad essa non fosse inevitabilmente corso lo scoprimento dell’amor suo.214

L’accidentale scoperta della lettera rivela a Ermidauro i termini della congiura e offre al giovane una prova incontestabile della sua innocenza. Ma il principe esita a servirsene, perché la lettera è al tempo stesso una prova del suo

213 C. D

ELLA LUNA, L’Ermidauro, cit., pp. 204-205.

fidanzamento non autorizzato con Dorcelia. La storia è nel pieno di una complicata situazione 2c.

Insieme con la lettera del duca, Ermidauro trova anche la risposta preparata dal marchese, contenente la promessa dell’imminente assassinio e un appuntamento per il giorno dopo presso il villaggio di Eretria. Ermidauro dà ordine a Resteno di consegnare la lettera e si fa trovare l’indomani a Eretria al posto del marchese. L’incontro con il duca sfocia in un duello, che si conclude con il ferimento del duca e l’arresto di Ermidauro da parte dei soldati del re di Negroponte. Come temuto, la perquisizione del prigioniero porta però alla scoperta della lettera del duca contenente la storia della congiura.

Fu la lettera trovata appo lui da’ soldati consegnata nelle mani del re che, risaputa con la morte d’Alpirenio la maniera con la quale era alle mani d’Ermidauro capitata, ne replicò la lettura e ne considerò non senza commozione l’importanza. Comprendeva per essa le scelleraggini del duca e de’ compagni e, considerata l’innocenza d’Ermidauro, l’avria reso libero se l’amor di esso e della figlia e se le fedi tra di loro contraccambiate non lo avessero reso inabile alla pietà.215

La lettera del duca è insomma sottoposta ancora una volta a occhi estranei rispetto a quelli per cui era stata scritta, ma il suo viaggio non è ancora terminato. Venuto a conoscenza della fuga del duca e stanco della guerra, il re di Negroponte decide infatti di inviare

al principe di Macedonia la lettera che del duca fu per la prigionia d’Ermidauro fortunatamente ritrovata. I barbari sensi di essa commossero meravigliosamente Artemiro che, spinto alla considerazione dell’ordite perfidie e riconosciuta l’innocenza del re nella morte dell’ambasciadore, fe’ immediatamente arrestare il duca e si piegò alla pace con condizione (ricercato di ciò) di render le piazze occupate se alla restituzione di esse succedessero a felicitarlo le nozze di Dorcelia.216

215Ivi, pp. 225-226. 216Ivi, p. 245.

La richiesta di Artemiro di sposare Dorcelia è l’ultimo ostacolo al matrimonio dei due protagonisti, fortunosamente superato dal nuovo amore del re per Auriana, sorella di Ermidauro. Il romanzo si conclude così con un doppio matrimonio che sancisce il ritorno della pace nel regno di Negroponte.

L’Ermidauro è il tipico romanzo eroico-galante in cui il tema dell’amore contrastato si lega a quello delle insidie della corte. Carlo Della Luna non introduce novità sostanziali rispetto alla produzione contemporanea, né dimostra velleità sperimentali in campo stilistico, ma concentra la propria attenzione sulla costruzione di un intreccio coerente e non troppo complicato. Alla moltiplicazione delle peripezie caratteristica di altre opere barocche si contrappone nel romanzo la scelta di un unico intrigo, quello della congiura, sul quale le varie digressioni si innestano senza distogliere l’attenzione dalla vicenda del protagonista. Anche per quanto riguarda l’uso delle lettere, come si è visto, Della Luna si appella a schemi consolidati, salvo applicarli ai passaggi fondamentali della trama e non solo a episodi laterali, una scelta inconsueta per testi di ampio respiro. Ed è nell’idea di sviluppare la storia come concatenazione di incidenti dovuti a carte perdute e poi ritrovare che consiste forse il tratto più originale del romanzo.