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Lettori imprevisti (2c)

Capitolo 2: La lettera nella macchina del racconto

6) Lettori imprevisti (2c)

L’ultima possibilità elencata da Tesauro, quella della missiva recapitata «ad un per un altro», è la più comune nella narrativa barocca. Non c’è messaggero abbastanza incorruttibile, sigillo tenace o cifra tanto enigmatica da impedire a un lettore diverso dall’unico legittimo di violare il segreto epistolare. L’intercettazione della posta è uno dei rischi che gli eroi dei romanzi si ingegnano di prevenire, con stratagemmi che confermano la loro eccezionalità anche sul piano della fantasia, della discrezione e della prudenza. Fa parte del carattere esemplare di Lovanio, per esempio, l’ingegnarsi su come consegnare senza rischi a Deadora il biglietto con cui ha deciso di confessarle il suo profondissimo amore.

Pensava tra sé medesimo i mezzi più risoluti esser anche i più pericolosi. Il servirsi delle donne di simile professione essere un macchiare la riputazione della dama e un provocarsi il suo sdegno, mentre si vuole guadagnare il suo amore. Finalmente, volendo con un’azione temeraria vincere tutti gl’impedimenti che si frapponevano al suo desiderio, appostato un giorno che Deadora sedeva in chiesa agli uffici divini, fatta la lettera in un

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rodoletto, gliela gittò nel seno con tanta gentilezza che non fu alcuno che se n’avvedesse. Deadora, colta all’improvviso e vedendo che il far romore era un pubblicar i suoi rossori, coperta con desterità la lettera, se ne ritornò a casa agitata da mille pensieri.179

Con perfetta galanteria, Lovanio sceglie di esporsi personalmente e di recapitare la lettera in modo tale da impedire a chiunque di scoprirlo, e a Deadora di rifiutare di riceverla. Non molto diverso è lo stratagemma pensato da Filerno per far avere alla principessa Fuggitiva un avviso importantissimo.

Sorta la sera, andatosi alla sala del ballo dove la corrente stagione e la dissimulazione de’ principi (benché niun di loro vi comparisse) avea chiamato la corte, e levata la principessa in certo rigiro del passeggio, le fe’ cader di mano un guanto ed inchinatosi a prenderlo gl’innestò dentro la lettera; e nel dargliele, strettale piacevolmente la mano, disse importarle molto quel guanto. La principessa, altrettanto avveduta quanto smarrita da quel tratto, die’ poco lontano dal segno nel giudicarne le conseguenze.180

La descrizione degli espedienti escogitati per assicurare il recapito delle lettere, sottolineando la pericolosità dell’azione, contribuisce ad aumentare la tensione del racconto e a porre l’accento sull’ardire dei protagonisti. Per quanto valide possano essere le contromisure adottate, l’intercettazione rimane tuttavia un’eventualità sin troppo frequente nel romanzo e nella novellistica.

Nella variante 2c ho catalogato tutti i casi di lettere lette da persone diverse dal destinatario, o per volontà di quest’ultimo o per l’azione indebita di un intruso. Per semplicità parlerò sempre di ‘intercettazione’, indipendentemente dal consenso dei corrispondenti e dal momento in cui avviene la lettura da parte di terzi, prima o dopo l’eventuale recapito al legittimo destinatario. Ad ogni modo si tratta sempre di una ‘forzatura’ della funzione originale della lettera, di un uso improprio di testi la cui forma e i cui contenuti rispondono alle esigenze immediate di un circuito privato.

179 G.F. L

OREDANO, Novella prima, nella prima parte delle Cento Novelle Amorose, cit., p. 3.

180 G. B

L’intruso può affiancarsi al legittimo destinatario oppure sostituirsi a lui del tutto e impedire alla lettera di arrivare, eventualità che rende anche questa variante un’ottima fonte di scambi di persona, come dimostrato dalla Novella ottava di Giovanni Croce Bianca. Il primo equivoco si verifica quando Retalba Dorotei, licenziosa dama portoghese, riceve per sbaglio nella sua casa il giovane Clitoneo. A Retalba poco importa, che si è subito innamorata, ma non sa che il cavaliere, per spicciarsi dai guai, ha mentito dicendole di chiamarsi Redolfo Argivi. E pure ignora che nella città di Lisbona abita davvero un certo Redolfo Argivi, e che il vicino che le fa da corriere ha ingenuamente consegnato a quest’ultimo la sua lettera d’amore.

Stupì Redolfo, e, benché lo dimostrasse, fu nondimeno creduta dal servo finzione ciò ch’era ammirazione. Chiedeva egli dove abitasse questa dama e quale fosse la di lei condizione. Questi, creduto che Redolfo fingesse lo sciocco, s’immaginò anch’esso di rappresentare il medemo personaggio, onde a tutto rispose sempre con verità, benché mostrasse di volerla celare. Ma finalmente Redolfo assentì alla tentazione, ed essendo naturale de’ giovini il tentar volontieri la fortuna, deliberò d’obbedir alla cortese Retalba. Le rescrisse dunque e, ringraziatala di favore così riguardevole, s’obbligò, (sprezzato ogni incomodo) d’eseguir i di lei comandi.181

Arrivato il giorno dell’appuntamento, Retalba scopre che c’è stato di nuovo uno scambio di persona, ma ancora una volta non se ne dispiace e accetta volentieri di diventare l’amante del vero Redolfo, senza preoccuparsi delle strane circostanze che hanno causato l’incontro, né di che fine abbia fatto il primo Clitoneo. La coincidenza tra il nome inventato dal cavaliere e quello di un giovane realmente esistente è l’espediente usato dall’autore per uno scambio di persona non tanto funzionale allo sviluppo della trama quanto alla rappresentazione satirica di Retalba come donna volubile e licenziosa, pronta a rimpiazzare gli amanti senza porsi troppe questioni.

181 G

IOVANNI CROCE BIANCA, Novella ottava, nella prima parte delle Cento Novelle Amorose, cit., p. 56.

Più importanti sono le conseguenze della lettera intercettata da Berecinzia in quel canovaccio da commedia che è la storia di Temistio nei Giuochi di fortuna. Berecinzia, innamorata di Floralbo, già una volta è comparsa al balcone facendosi passare per la sua rivale Mandane e ha pregato Floralbo di ricambiare l’amore di Berecinzia, cioè di sé stessa. Temistio consiglia al giovane, che non vorrebbe obbedire a un simile ordine, di scrivere una lettera a Mandane e di prometterle di mostrarsi più disponibile nei confronti di Berecinzia, in cambio di un nuovo incontro al balcone.

Così scritta siffatta lettera, Temistio con molta segretezza la consegna al giardiniere, che già corrotto da’ suoi doni il serviva per interprete colle dame, ed esso, non avendo né maggior familiarità né maggior apertura con altra che con Berecinthia, a lei fa capo come appunto si desiderava per ricapitarla. Berecinthia, apertola benché fosse a Mandane diretta, conosce lieta la bella occasione che di ritentar di nuovo il suo Floralbo le si presenta. Onde senza dir niente ad alcuno, perché la segretezza è quella sola cosa che le può far condurre i suoi disegni a fine, accorda con Temistio la notte, e facendo venir di nuovo il suo amato nel giardino, comincia col fingersi come la prima volta la principessa, a parlargli di Berecinthia e ad instarlo ch’esequisca ciò ch’ha promesso nella lettera. Il principe, che ingannato dalle tenebre crede sicuramente di favellar con Mandane, dopo d’averle scoperto che per altro non le avea scritto contentarsi di corrispondere a Berecinthia, se non per aver licenza di venire un’altra volta ad inchinare la sua persona, le giura che ella e non altra mai sarà l’unico oggetto de’ suoi pensieri.182

Fondamentale per la scena è la sostituzione di Berecinzia a Mandane, come presupposto della successiva intercettazione. Il brano tratto dai Giochi di fortuna è in effetti un esempio di lettura di lettera da parte di un estraneo resa possibile da un precedente scambio di persona, ottenuto in questo caso attraverso il topos dell’oscurità ingannevole. Ma, come indicato nel paragrafo 4, anche una lettera con falso mittente si presta a generare degli scambi di persona e per questo motivo, tutt’altro che infrequenti sono i blocchi narrativi prodotti da combinazioni 2a + 2c.

182 L. A

SSARINO, Giuochi di fortuna successi d’Astiage e di Mandane, Venezia, Per Combi &

Un esempio si trova nella Faustina del Lupis, preludio all’ennesimo episodio di scandalosa lussuria della protagonista. Orfito scrive alla damigella Annina invitandola a farsi trovare nel giardino alle tre di notte per un incontro galante. La lettera dovrebbe essere recapitata direttamente nelle mani di Annina, ma il messaggero non ha voglia di aspettare che la ragazza si presenti all’inferriata.

Non venendo in taglio al messo dopo molto tempo di darla ad Annina, per le sale che si vedevano piene di cavalieri e per lo sospetto che potea generare quel foglio, senza aspettar altro la buttò in quella finestra che li comandò il padrone.

Portò l’accidente che l’imperatrice, aperta in quel medemo punto, con una chiave segreta la camera di Annina, che fu menata la Lettera, per assicurarsi di altri suoi sospetti, trovò in terra la carta di Orfito che spiegava con la damigella quei sentimenti.

Restò Faustina all’espressioni che faceva quel cavaliere della beltà di Annina. Or venne in cognizione di onde originavano le spesse pratiche e le continue assistenze che aveva in palazzo. S’accertò con questa prova che i suoi ricorsi dalla corte contenevano più interessi d’amori che di Stato.

Pensò di serrar la lettera e di star sulla spia, nel giardino, per veder in che definisse la risposta e ’l consenso d’Annina. Ma considerando poi che mentre quel foglio l’avea trovato a caso era tutto dono che riserbava per essa la fortuna, e che l’occasione non si desiderava megliore per sfogar le proprie ardenze senza rossore e senza conoscerla il cavaliere, figurandosi Annina, così gli rispose:

Orfito,

sapete scrivere con tanta attrattiva che le vostre lettere sono stemprate più nelle calamite che nei concetti. Se il vostro inchiostro è sì chiaro in formar una passione dirò che avete una penna delle prime che vanta il secolo e la fama. Vedo l’espressiva delle vostre grazie e l’impronto delle mie confusioni. Basta. Intendo quanto bramate. All’ora ed al luogo che stabilite v’attenderò per eseguire i vostri comandi e osservare le mie obbligazioni.

Annina.183

Quando Orfito riceve il biglietto della falsa Annina quasi non può credere ai suoi occhi, e per ringraziare la ragazza decide di inviarle in dono una collana, complicando ulteriormente l’equivoco principale. Al regalo è infatti allegato un breve scritto, nel quale Orfito dichiara:

Segno è questa perché sto in catena per la tua bellezza. E quando scorreranno queste poche ore, mia vita.184

183 A. L

UPIS, La Faustina, Venezia, Stefano Curti, 1681, pp. 255-257.

Annina riceve il pacchetto e corre nella sua camera per provare la collana. Accetta con piacere il regalo, ma non avendo ricevuto la lettera precedente, trova incomprensibile il senso dei termini contenuti nel biglietto.

Li meditò nel tenore. Instupidì a quel che significassero, scorgendo in essi un senso cieco ed imperfetto, leggendo di scorrere d’ore, quando non ancora l’avea dato fiato d’abboccamenti e delle sue nozze. Tuttavia tenne quegl’accenti per soliti deliri d’amanti, che sempre l’hanno col tempo per godere il loro idolo e l’oggetto delle loro speranze.185

Mentre Annina si domanda ancora cosa Orfito volesse dire, Faustina si reca nel giardino dove incontra il nuovo amante. Orfito, nel buio, non riconosce l’imperatrice e crede che sia Annina la donna che gli spiega

che quel che maggiormente avea violentato la sua venuta al giardino era stato quella lettera, scritta con tante ardenze e con tante grazie.

«Che scrivere!» rispose il Cavaliere, «Che lettere! E’ tempo di lettiere. Corichiamoci su quest’erba, anima mia.»186

Invito che con un triviale gioco di parole smaschera l’obiettivo concreto del galante dialogo epistolare.