L'antropologia fisica nell'Estado Novo (1927-1945) [ ] Devemos organizar cada vez
2.3 La completa istituzionalizzazione dell'Antropologia Fisica
2.3.1 La Escola do Porto di Mendes Correia
Fig. 4 Mendes Correia
La cultura scientifica, che si fa promotrice di un progetto coloniale, si forma nel nord del Portogallo in quella che viene denominata “Escola do Porto”, sviluppando un'antropologia quasi totalmente “antropobiológica”.286
Nel primo ventennio del XX secolo studiosi come Joaquim Pires de Lima e Américo Pires de Lima si impegnano per la realizzazione di un Instituto de Anatomia do Porto per una serie di "investigações anatómicas" sulle “razze” che popolano le colonie.287
È proprio in quegli anni che compare una figura destinata a prendere le redini, non solo della “Escola do Porto”, ma del pensiero antropologico dell'Estado
Novo fino agli anni cinquanta del Novecento, fondatore della Sociedade Portuguesa de Antropologia e Etnologia (SPAE): Mendes Correia (1888-1970)288. 286Cfr. Pereira 2005
287Américo Pires de Lima, medico, militare e assistente alla Faculdade de Ciências dal 1912, realizza diverse osservazioni antropologiche degli indigeni africani approfittando del suo ruolo di medico al servizio dell'esercito portoghese durante la Prima guerra mondiale in Mozambico. Roque 2006, p. 798
António Augusto Mendes Correia289, nato a Porto, si iscrive alla facoltà di
Medicina della sua città seguendo le orme del padre, dal quale eredità la passione per la politica290, e si laurea nel 1911 con una tesi dal titolo: O Génio e o Talento na Patologia. Lo stesso anno abbandona la pratica clinica per seguire la
carriera accademica dell'insegnamento e della ricerca scientifica che lo porterà, nella prima parte del suo percorso, ad approfondire la psichiatria e l'antropologia criminale con il lavoro Os Criminosos Portugueses. La sua rapida carriera comincia come secondo assistente provvisorio della terza sezione della Faculdade de Ciências (Ciências Biológicas). La promozione a primo assistente l'anno seguente gli permette di esercitare nuove funzioni; diviene docente di antropologia, un ruolo che ricoprirà per quarant'anni. In quell'anno prolifico crea nella facoltà il Museo e Laboratorio antropologico all'interno del Museo di Storia Naturale, che nel 1923 cambia nome e diventa, Istituto di Antropologia, di cui egli stesso sarà direttore. In quello stesso periodo lavora come giudice aggiunto e medico antropologo alla Tutoria Central da Infância do Porto.
Mendes Correia fonda nel 1918 com Luís Viegas, Aarão de Lacerda e José Ferreira, la tuttora esistente: Sociedade Portuguesa de Antropologia e Etnologia, di cui è nominato presidente. Gli obbiettivi della società sono chiariti nel primo articolo del suo statuto:
A “Sociedade Portuguesa de Antropologia e Etnologia” tem por objectivo estimular e cultivar em Portugal o estudo dos métodos antropológicos, da antropologia zoológica e arqueologia preistóricas, psicologia experimental, etnografia, e dos ramos científicos seus derivados ou aplicados, como as 289Gonçalo Duro dos Santos afferma nel 2005 che la scuola di antropologia di Porto guidata da
Correia “permanece ainda hoje largamente desconhecida.” (Santos 2005, p. 30) Negli ultimi anni sono usciti alcuni lavori che colmano in parte questo vuoto: la più completa è indubbiamente una tesi di dottorato monografica sull'autore M(atos 2012); una tesi di
Maestrado su alcune opere selezionate relative alla rigenerazione della “razza” portoghese
(Henriques 2012); e alcuni articoli scientifici: sull'antropologia coloniale (Roque 2006; Pereira 2005); sulla paleontologia o “geografia preistorica” (Pimenta 2005); sulla antropologia di ispirazione historicista (Leal 2000, capp. 1, 2, 3)
antropologia militar, pedagógica, clínica, criminal, judiciaria, etc." 291
La SPAE e l'Istituto di Antropologia di Porto guadagneranno progressivamente un prestigio tale da poter organizzare insieme all'Università di Coimbra, cinquant'anni dopo quella storica di Ribeiro292, la “XV sessão do Congresso
Internacional de Antropologia e Arqueologia Pré-Histórica (IV sessão do Instituto Internacional de Antropologia).”
Nel 1921 diventa Professore ordinario alla Facoltà di Scienze (ne sarà poi direttore dal 1929 al 1935) dove insegna, oltre all'antropologia, “Geologia, Geografia Física, Física do Globo e Paleontologia”293. Grazie al prestigio in
crescita, viene coinvolto per una breve esperienza alla facoltà di lettere di Porto, creata nel 1919, dove insegna “geografia de Portugal, geografia colonial, portuguesa, geografia política e económica, geografia geral, etnologia, arqueologia, etnografia e antropogeografia geral” fino alla chiusura dell'istituto nel 1928294.
Nello stesso periodo ha inizio, come membro nel 1920 della Junta de Educação
Nacional, la sua lunga esperienza politica dalla Repubblica e all'Estado Novo. Dal
1936 al 1942 è presidente della Camera Municipale di Porto, dove si impegna nella salvaguardia e valorizzazione del patrimonio della città. In quel periodo, tra le tante iniziative, vengono fondati il museo di Etnografia e Storia, il Gabinete
de História da Cidade e viene pubblicata la rivista Boletim Cultural (1938).
Terminata questa esperienza e raggiunto ormai un alto livello di notorietà politica ed intellettuale, arriva il momento di spostarsi nella capitale, dove 291Matos 2011, p. 17
292Bisogna sottolineare come la scuola di Porto segui ancora le direttive principali lanciate da Ribeiro, mantenendo la divisione disciplinare della scuola di Porto in: antropologia fisica; etnografia e preistoria.
293Ivi, p. 17
294La facoltà viene accusata fin dalla sua creazione di avere un corpo docente eccessivamente liberale, difensore di una pedagogia razionalista. Questa accusa unita al fatto che il paese non può sostenere finanziariamente tre facoltà di lettere la costringe alla chiusura con un decreto del 14 aprile 1928. Cfr. Henriques 2012
ricopririrà il ruolo di deputato dell'Assemblea Nazionale dal 1945-1957. Questo incarico, insieme a quello di direttore della Escola Superior Colonial, gli permette di partecipare attivamente alla stesura delle varie riforme che coinvolgono le strategie d'oltre mare del paese. Tra i molti interventi, nel 1951, dopo l'approvazione dell'Acto Colonial del 1930, non concorda con la distinzione tra “cidadãos” e “indígena” in quanto, secondo lui, dovrebbero essere considerati “irmãos” e “iguais perante a lei portuguesa”295.
Tra le sue molteplici attività, cariche ed interessi gravitanti attorno alle scienze dell'uomo296, bisogna in particolare ricordare il suo impegno profuso per creare
un'antropologia coloniale. Nel 1934 grazie agli sforzi di Correia e della SPAE viene organizzato, come evento collaterale alla Prima Esposizione Coloniale di Porto, il Primo Congresso di Antropologia Coloniale. Qui Correia lamenta sarcasticamente la poca attenzione del mondo accademico, e non solo, ai territori d'oltremare:
As nossas Universidades e escolas vivem geralmente num mundo abstracto em que parecem ignoradas as colónias, a não ser por vezes ao comentarem-se literáriamente algumas estrofes dos Lusíadas ou quando se entra em conta com uns pobres mapas, suspensos das paredes e mais visitados pelas moscas indiscretas do que pelos olhares verdadeiramente interessados da mocidade dum país dotado duma consciência imperial. Dir-se-ia que não precisamos de conhecer as colónias, e não as conhecem mesmo portugueses que nelas ou directamente delas vivem.297
Il Congresso, analizzato più nel dettaglio nel terzo capitolo, pone le basi, e soprattutto evidenzia le lacune, di un'antropologia coloniale praticamente 295Ivi, p. 18 Per consultare gli interventi di Correia nei dibattiti dell'Assemblea Nazionale si
veda: http://debates.parlamento.pt
296Nel 1950 sostiene all'Assemblea nazionale di poter ricoprire altri ruoli oltre a quello di deputato: “Sou um modesto biologista, mais precisamente, cultor das ciências do Homem. Sou, de preferência, um estudioso de gabinete, um trabalhador do laboratório e de museu.” Correia cit. in Henriques 2012, p. 5
inesistente. Nel 1936 il ministro delle colonie Francisco Vieira Machado, spinto dallo stesso Correia298, delibera l'organizzazione di missioni antropologiche in
Mozambico, sotto la tutela di Mendel Correia e con la partecipazione di uno dei sui discepoli: Joaquim dos Santos Júnior.299 In seguito altre missioni analoghe
verranno organizzate nelle restanti colonie. Nel caso delle Missões Antropológicas de Moçambique in 23 anni di attività vengono prodotti 44 studi, dei quali solo 14 sono di stampo etnografico. I restanti seguono l'impronta della scuola di Porto e della sua guida maestra con lavori di antropometria, sui gruppi sanguigni, ma anche di geografia e di storia naturale. Queste missioni non sono finalizzate a trovare una conferma di un “razzismo biologico”, ma ad una ottimizzazione della forza lavoro:
Embora nunca tenham chegado a fornecer, como esperado, conhecimentos relevantes e aplicáveis para a prática administrativa – vieram dotar o regime colonial português de, pelo menos, uma avaliação «científica» para a afirmação de uma espécie de «axioma da diferença» relativamente aos povos colonizados a que Salazar se referia repetidamente, nos anos 30 e 40, como «raças inferiores».300
Nello stesso anno della prima missione antropologica viene creata la Junta das Missões Geográficas e das Investigações Coloniais. Dal 1942 Correia viene nominato direttore della Escola Superior Colonial (creata nel 1906) che guida fino alla data del suo pensionamento (1958). Negli anni cinquanta si aggiunge come collaboratore Jorge Dias, destinato a diventare il massimo esponente di una rivoluzione antropologica. Nel 1952 viene creato il Centro de Estudos de Etnologia do Ultramar, che nel 1962 si dividerà in Estudos de Antropobiologia e 298Correia nel 1935 presenta alla Junta de Educação Nacional un programma per l'invio di missioni di ricerca scientifica dell'università di Porto, Coimbra e Lisboa nei campi della botanica, zoologia ed antropologia fisica. Cfr. Pereira 2005, p. 213
299Cfr. Roque 2006, p. 807; Pereira 2005, p. 211 300Pereira 2005, p. 231
di Antropologia Cultural. È la fine della supremazia dell'antropologia fisica negli studi delle popolazioni coloniali; così finalmente il mondo accademico portoghese può confrontarsi con quello internazionale allo stesso livello.
Correia in un libro dedicato A Escola Antropológica Portuense descrive i campi di indagine che inglobano due aspetti contraddittori:
(…) a Antropologia é entendida num sentido lato embora não tão amplo que ela constitui uma verdadeira enciclopédia de tôdas as ciências que dizem respeito ao homem e às sociedades humanas. É sobretudo tomada num sentido comparado: comparação do homem com os antropóides, e dos tipos humanos, raças e povos entre si, mas comparação que incide sôbre caracteres não apenas somáticos ou físicos, mas também psíquicos e sociais. A Antropologia aparece como um estudo integral comparado do homem e dos grupos humanos, abrangendo portanto a Antropologia zoológica, a Antropologia física étnica (a “Etnologia”, segundo a escola de Broca), a Antropologia psíquica e cultural (a “Etnologia” de outras escolas; Etnografia num sentido comum), a Pré-história, etc.301
Antropologia fisica e etnografia sono unite da una visione olistica e non riduzionista, che cerca di essere allo stesso tempo completa e precisa:
Ampla porque se não reduz nem à morfologia externa e à craniologia, nem a aspectos psicossociais da vida humana. Precisa, porque, abrangendo morfologia, biologia e psicologia, sendo o seu objecto, ao mesmo tempo, estático e dinâmico […], ela não ultrapassa no seu âmbito as preocupações de comparação – ou sistemáticas – e das origens – ou genealógicas.302
L'antropologia fisica, basata sulla “razziologia”303 e sulla teoria dell'eredità - che 301Correia cit. in Pereira 2005, p. 216
302Correia cit. in Matos 2012, p. 36 303La scienza che studia le razze umane.
per la sua stessa natura dovrebbe escludere qualsiasi prospettiva sociale e culturale – negli anni venti ampia il settore d'indagine con lo studio delle popolazione attraverso i gruppi sanguigni (antropobiologia), studiando allo stesso tempo le mentalità, gli usi e i costumi delle differenti razze. Questo atteggiamento eclettico, per non dire contraddittorio, di affrontare l'antropologia, contraddistingue il modo di intendere la “razza”. In chiave storica: “raça é um passado muitas vezes secular, o resíduo ancestral, e, como tal, uma expressão palpável do caráter e do valor social dum povo.”304 In chiave antropobiologica: “a raça é uma subdivisão zoológica do grupo humano, definida
por caracteres biológicos e psíquicos hereditários e correspondente, portanto, a uma combinação relativamente estável ou frequente, em gerações sucessivas, de determinados genes.”305 Ossia: se si scava nel passato archeologico ed
antropologico di un un popolo si possono trovare caratteri biologici, psicologici, comportamenti, tradizioni, che attestano l'unicità e l'unità di un gruppo omogeneo, quindi “una razza”. In uno dei suoi primi libri, Raça e Nacionalidade (1919), afferma che “não há, no rigor da expressão, uma raça portuguesa”306, ma
ammette, in Raças do Império, che esiste un “tipo antropológico português.”307
Correia si occupa di approfondire le origini del proprio popolo con molti lavori attraverso tematiche riguardanti l'archeologia e l'antropologia preistorica.308
Come si vedrà nel dettaglio nel capitolo successivo, analizzando la sua opera più divulgativa, Correia è certo dell'eterogeneità del popolo portoghese, ma, seguendo la scia di Oliveira Martins, questo fatto non mette in discussione “a integridade política e moral do Império, a unidade da Nação.”309
304Correia 1944, p. 62 305Correia 1919, p. 7 306Ivi, p. 112
307Correia 1943, p. 10
308Tra i tanti si veda Correia, Homo. Os modernos estudos sobre a origem do homem (1921); O
significado genealógico do 'Australopithecus' e do crânio de Tabgha e o arco antropofilético Índico (1925); A propósito do 'Homo Taganus'. Africanos em Portugal (1936)
Correia costruisce un corpus di lavori che cerca di rispondere, anticipandole, alle esigenze politiche nazionaliste ed imperialiste della Repubblica e dell'Estado
Novo.310
Questo suo eclettismo, che oggi definiremmo appunto multidisciplinare, lo spinge a trovare un equilibro tra un metodo rigorosamente scientifico, fatto di statistiche, tabelle, lavori sul campo, confronti con una ampia rete internazionale311, ed un dovere culturale e soprattutto morale.312 Per Correia lo
scienziato non può “ser indiferente ou neutro”, ma deve coltivare un “o amor à Pátria e da Humanidade.”313 Egli è evoluzionista e monogenista314, interprete del
problema della decadenza della razza portoghese e della sua rigenerazione. Poiché è convinto dell'esistenza di una gerarchia razziale determinista, una parte dei suoi lavori si focalizza, come vedremo nell'ultima sezione del capitolo e in quello successivo, sugli stadi devianti dall’evoluzione in senso teleologico, che potrebbero inquinare la razza portoghese all'interno della nazione e dell'impero, nelle colonie. Sono oggetto d'indagine i malati mentali, i criminali, le persone diverse dalla cosiddetta normalità, gli indigeni e i mestiços, la popolazione meticcia, mescolata con altre razze e con quella portoghese. Se Correia è certo che questi problemi siano studiabili con i metodi e gli strumenti della moderna antropologia, non è sicuro che siano risolvibili con le proposte di un'eugenetica basata solo sulle leggi dell'eredità. Un'opinione più decisa sull'argomento la prende Eusébio Tamagnini, massimo esponente della scuola di Coimbra.
310Cfr. Matos 2012, p. 23
311È socio corrispondente di 6 università e socio onorario di 14 in Europa e in America. In Portogallo è socio effettivo della Academia das Ciências e académico titular da Academia
Portuguesa da História. È Dottore Honoris Causa in tre università (Montpellier, Lyon e
Witwatersrand), decorato da diversi paesi. In Spagna, “Cavaleiro de Afonso, o Sábio, e Comendador de Afonso XII”; In Italia e Belgio, “Comenda da Coroa”; in Brasile, “Oficial do Cruzeiro do Sul”; in Francia, “Comenda da Legião de Honra”; in Portogallo, “Grandes Oficialatos da Ordem de Cristo e da Ordem de Santiago e Grã-Cruz da Ordem da Instrução Pública”. Henriques 2012, p. 3
312Cfr. Matos op., p. 324 313Correia in Ivi, p. 325 314Ivi, p. 23