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L'antropologia fisica nell'Estado Novo (1927-1945) [ ] Devemos organizar cada vez

2.1 Una premessa storica

Dalla Repubblica portoghese all'Estado Novo

La fine del XX secolo vede il Portogallo ancora essenzialmente rurale, ma con una forte urbanizzazione ed una crescita della classe media e del proletariato. È un paese che si sta lentamente rapportando con le nuove problematiche della modernità, che non può più evitare di escludere un nuovo fattore in gioco: l'opinione pubblica. La crisi economica del 1880-90 e la bancarotta del 1892 sfiancano la popolazione e gli investimenti. Questa situazione e l'ultimatum di Londra rappresentano per l'opinione pubblica una “umiliazione nazionale”, che rende palesi i limiti di una classe dirigente non pronta alle sfide della modernità. Insieme alla crescita del partito repubblicano soffiano più forti i venti del cambiamento teso all'abbattimento della Monarchia. Il 31 gennaio 1891 a Porto, una parte dell'esercito fallisce un colpo di stato per istituire la Repubblica. Scoppiano agitazioni sociali, scioperi, proteste studentesche. Si creano associazioni segrete come la carboneria. Sono i segnali dello scontento civile. Nel primo decennio del nuovo secolo la situazione si aggrava. Nel 1907 il re D. Carlos scioglie il parlamento dando pieni poteri al primo ministro João Franco; è la fatidica goccia che fa traboccare il vaso. Solo un anno dopo alcuni membri della carboneria uccidono il re e suo figlio (regicídio), il principe ereditario, nelle strade della capitale; il 5 ottobre si costituisce la Prima Repubblica del Portogallo del quale Governo Provisório è presidente il professore ed antropologo Teófilo Braga. La costituzione del 1911 vede nascere un governo moderno fortemente anticlericale234 dove è garantito il suffragio diretto ed

universale.

234La Lei da Separação do Estado e das Igrejas del 20 aprile 1911 nell'articolo 4 recita: “a religião católica apostólica romana deixa de ser a religião do Estado e todas as igrejas ou confissões religiosas são igualmente autorizada.” Lo Stato requisisce tutti i beni e non sostiene nessun culto. (art. 89; 4) Diário do Governo, n.º 92, de 21 de Abril de 1911

Lo scoppio della Prima guerra mondiale è visto come una opportunità dal regime repubblicano. Il governo presieduto da Bernardino Machado, il fondatore della prima cattedra di antropologia portoghese, spera di usare questa guerra per recuperare la legittimità e il prestigio persi sia all'interno che a livello internazionale. Si cerca di riguadagnare una posizione solida in Africa, difendendo delle costose colonie, “um peso no orçamento português”235, da una

possibile penetrazione delle potenze straniere, come la Germania, anche al fine di mostrarsi forti di fronte all’ingombrante alleato inglese. Sul fronte interno bisogna riguadagnare il consenso della popolazione. La netta divisione tra Stato e Chiesa voluta da una classe politica anticlericale non viene accetta dalla popolazione di maggioranza cattolica236. La guerra potrebbe offrire la giusta

coesione sociale, tuttavia il risultato tuttavia non è quello sperato. La guerra viene vinta a fatica e solo grazie all'indispensabile aiuto inglese, che mette in luce serie problematiche riguardo la gestione dell'esercito non pronto a garantire una autonoma difesa dalle incursioni nelle colonie. Ne paga il prezzo più alto la popolazione indigena arruolata, con il numero maggiore di vittime nell'esercito portoghese.237

La popolazione, non favorevole alla guerra dà il via ad una forte instabilità politica che porta a due tentativi di colpi di stato e che determina tra il 1910 e il 1926 succedersi ben 45 governi. L'opposizione al governo repubblicano cresce soprattutto nei settori più conservatori della società. Sorge l'integralismo lusitano che unisce gli oppositori monarchici, religiosi e l'alta borghesia, le lotte tra il partito repubblicano e l'opposizione assumono ben presto l'aspetto di una guerra civile.

235Castano 2014, p. 65

236Queste sono le ragioni che tradizionalmente vengono presentate dalla storiografia ma Castano ritiene che “estes argumentos são insuficientes”. Bisogna mettere in conto sia la perenne paura del paese di una possibile invasione spagnola e soprattutto la questione finanziaria. Per ottenere credito dalla Gran Bretagna l'unica maniera è entrare in guerra al loro fianco. Ivi. p. 69

A metà degli anni venti si assiste ad una forte spinta autoritaria che contraddistingue molti paesi europei, dall'Italia alla Germania e poi alla Spagna. Il 28 maggio 1926 Gomes da Costa entra a Lisboa alla testa delle sue truppe ponendo fine alla Repubblica ed instaurando la Seconda Repubblica, di fatto una dittatura militare. Viene soppresso il parlamento e si instaura fin da subito un regime fortemente autoritario. Al fine di migliorare la situazione economica, nel 1928 viene scelto come ministro delle finanze un giovane austero e credente, professore di Scienze Economiche dell'ateneo di Coimbra, António de Oliveira Salazar. Dopo aver risollevato il paese attraverso una severa manovra economica tesa all'austerità, grazie al consenso così ottenuto, Salazar, ormai noto come il “salvador da Pátria”, scala velocemente la struttura politica e militare del nuovo regime venendo scelto dal Presidente della II Repubblica, Óscar Carmona, come primo ministro. Il 19 marzo del 1933 con l'approvazione attraverso un plebiscito della nuova costituzione, nasce l'Estado

Novo proclamando Salazar “Chefe da Nação”.

Questo governo fortemente autoritario supera indenne la Seconda guerra mondiale, mantenendo una posizione di ambigua neutralità e confermando l'alleanza con gli Inglesi solo verso la fine della guerra, quando i destini del conflitto sono ormai certi. Nel clima di guerra fredda che contraddistingue il dopoguerra, la dittatura resiste ergendosi a baluardo contro il comunismo riuscendo a farsi includere come membro fondatore della Nato. L'affermarsi delle nuove democrazie in Europa, il forte sviluppo economico e sociale e la pressione delle potenze straniere, non riescono ad abbattere immediatamente l'Estado Novo, ma saranno tra le cause della futura rivoluzione. Nel 1968 Salazar a causa di un incidente domestico è costretto a passare il testimone al suo delfino Marcelo Caetano. La perdita del suo leader carismatico e soprattutto la guerra nelle colonie, “un piccolo Vietnam africano” che dura da ben 13 anni e che assorbe quasi la metà del bilancio, sono tra le cause che portano al fatidico

24 aprile del 1974, conosciuto come Revolução dos Cravos, per i garofani rossi offerti ai soldati. Un gruppo di ufficiali insieme ad una parte dell'esercito, passati alla storia come “Capitães de Abril” costringono Caetano, circondato sulla collina do Carmo, sede della Guarda Nacional Republicana, a consegnare il potere al generale Spinola. In meno di ventiquattro ore il Portogallo diventa una democrazia liberando le più importanti colonie mettendo fine ad uno dei più vecchi e grandi imperi del mondo.

Fig. 1238

Nei primi dodici anni l'Estado Novo, seppur presentandosi molto simile alla dittatura di Mussolini, cerca fin da subito di enfatizzare l'originalità del proprio

238Questa illustrazione di Martins Barata per la serie “A Lição de Salazar” riunisce i maggiori principi dell'ideologia dell'Estado Novo: "Deus, Pátria e Família". In una casa rurale, austera, senza neanche l'elettricità sono rappresentatati: il valore della religione, attraverso il crocefisso; la patria, un castello con issata la bandiera portoghese; e la famiglia, un contadino rientra a casa accolto dai suoi due figli, uno indossa la divisa della Mocidade Portuguesa, e da sua moglie intenta ad occuparsi letteralmente del focolare domestico.

regime. Si cerca di costruire un “fascismo alla portoghese”239 che si ispira al

regime italiano per molte caratteristiche, ma presenta, come tutti i nazionalismi europei, delle peculiarità. Il 30 luglio del 1930 viene fondata la União Nacional, il primo passo verso la creazione di un regime a partito unico, che ruota attorno alla figura carismatica di un capo di governo timido e distaccato, un tecnocrate piuttosto che un arringatore delle folle240. Quello stesso giorno tiene il discorso

"Princípios fundamentais da revolução política241", dove traccia l'ideologia della

nuova forma statale: antiliberale e antidemocratica, autoritaria e conservatrice, nazionalista e coloniale. Il regime si ispira ai concetti e alle pratiche di stampo cattolico sociale della democrazia cristiana conservatrice e della corrente repubblicana autoritaria conservatrice nonché alla tradizione monarchica e alla realtà fascista italiana. Una forma statale caratterizzata da una forte tendenza al sincretismo politico:

Constitui um modelo [...] de antiliberalismo tradicionalista republicano e autoritário, que incluiu a violência política e social como instrumento de domínio e articulou elementos de várias matrizes ideológico-políticas para justificar a razão instrumental da competência governativa (mito dos governos técnicos), da autoridade política (mito do chefe/Estado), da harmonia social (mito do corporativismo), do equilíbrio financeiro e da modernização económica (mito da regeneração/progresso), e do culto da Pátria e dos heróis nacionais (mito da nação). Na síncrese ideológica salazarista, ecoou a tradição católica neotomista da "democracia cristã" conservadora e a teorização organicista comteana da conciliação positiva da ordem e do progresso e da ditadura sociocrática.242

In pratica si formano tutte le strutture di uno stato fascista: la macchina della 239Throgal 2009, v. 1 p. 364

240Cfr. Adinolfi 2007. Antonio Ferro, l'uomo propaganda di Salazar, crea il mito di un capo del governo solitario che contro la sua volontà assume il compito di reggere il fardello del Governo di un paese come fosse la sua croce.

241Salazar cit. in Castro 2016, p. 119 242Ibid.

propaganda (il Secretariado de propaganda nacional), le corporazioni, le organizzazioni per mobilitare le masse e soprattutto le giovani generazioni (la

Mocidade portuguesa e la Legião portuguesa) e l'apparato repressivo (la Polícia de vigilância e defesa do estado).

Allo stesso tempo, secondo Goffredo Adinolfi, Salazar pur stimando Mussolini e il suo fascismo, non ama le masse e non condivide mai la stessa ansia espansionistica. Questo perché il Portogallo ha un vasto impero coloniale da mantenere; è già un impero, deve solo rendersene conto. Al contrario del fascismo italiano e del nazional-socialismo tedesco, in Portogallo non si completa quella “rivoluzione” tesa alla creazione dell'uomo novo243. Salazar è

un conservatore che vuole rinnovare burocraticamente il sistema statale; il suo interesse prioritario è quello di garantire la stabilità interna, recuperando e ripristinando le glorie del passato e mantenere con la massa un distacco da statista.244 Infine ricordando il motto dell'Estado Novo, “Deus, Pátria, Família”, si

deve menzionare la grande importanza che viene data alla religione cattolica. A partire dalla Costituzione del 1933 si attesta un'inversione di rotta rispetto al processo di laicizzazione incominciato dalla repubblica precedente. Sebbene l'articolo 46 confermi l'indipendenza tra Stato e Chiesa, il regime riallaccia i rapporti con la Santa Sede riconoscendo la personalità giuridica e il diritto delle sue organizzazioni di agire liberamente nel campo sociale e introducendo l'insegnamento cattolico nelle scuole “metropolitane” e coloniali. Il pensiero cattolico è personificato dal capo del governo Salazar. Nato da una famiglia cattolico praticante e avendo passando la gioventù nei seminari di Viseu e di Coimbra non è un caso che la sua prima esperienza politica, del 1919, sia stata come deputato del Centro Católico Português (CCP). Pur distaccandosi da esso nel '22, Salazar fonda la sua politica su un cattolicesimo sociale: “tentativa de resposta doutrinária interclassista ao liberalismo burguês e ao socialismo, nas 243Tessadori 2014

suas várias expressões teóricas.”245 L'esclusione, insieme agli altri partiti del Centro Católico dal parlamento nel '33 non significa l'allontanamento della

religione dall'ideologia politica, piuttosto descrive ancora una volta Salazar come un uomo politico che vuole mantenersi al di sopra delle parti, senza voler totalizzare la religione, il partito o l'esercito, ma usandoli in modo assolutamente interscambiabile a seconda delle esigenze del momento246.

245Cruz 1978, p. 267 246Cfr. Adinolfi 2007