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3. Il grano nell’alimentazione, nella società e nella politica 1 Cereali: tipologie, clima e terreni.

3.4. Politiche annonarie in età imperiale (da Augusto a Costantino).

3.4.8. L’età dei Flavii.

Nel regno dell’imperatore Vespasiano, e per tutto il corso dell’età dei Flavii, non si registrano interventi notevoli al sistema di approvvigionamento di Roma, nonostante la sua straordinaria gestione delle province.

Sotto Vespasiano non ebbe luogo che una distribuzione di denaro al popolo: solo in una testimonianza riportata dal Cronografo del 354, si può leggere che Vespasiano congiarium dedit

(denarios) LXXV526. Allo stesso modo, può essere interpretato un sesterzio che presenta al rovescio la dicitura congiar. primum p. R. dat. s. c., e al diritto non l’immagine di Vespasiano, ma di suo figlio Tito.

523

CIL, VI, 143: Carpus Aug(usti) lib(ertus) Pallantianus sanctis Draconibus d. d.; Tac., Ann., XI, 11: vulgabaturque adfuisse infantiae eius dracones in modum custodum, fabulosa et externis miraculis adsimilata: nam ipse, haudquaquam sui detractator unam omnino anguem in cubiculo visam narrare solitus est.

524

Cfr., G. Boulvert, Les esclaves et les affranchis impériaux sous le Haut-Empire romain, rôle politique et administratif, Naples 1970, p. 257 e 150; Pavis d’Escurac, La préfecture de l’annone, cit., 1976, pp. 89-97.

525 Vedi nota 14.

526 Riguardo a tale testimonianza, il Barbieri sottolinea che è proprio questa “ciò che esclude più di una distribuzione,

essendo in questo tempo la somma distribuita oscillante fra 75 e 100 denari a persona per lo più. Né sembra ci sia da dubitare di questa fonte, almeno qui.” [G. BARBIERI, Dizionario Epigrafico di Antichità Romane, IV, Liberalitas, 1961, p. 842].

Secondo Denis Van Berchem, questo sesterzio è da collocare intorno al 71, motivando il donativo con il trionfo giudaico dei due; sempre secondo lo studioso, Vespasiano avrebbe preferito assentarsi dalle distribuzioni, in modo tale che la popolarità ricadesse solo sul figlio527.

A questa stessa distribuzione sono da ricollegare le parole di Tacito, tratte dal De oratoribus:

proximo quidem congiario ipsi vidistis plerosque senes, qui se a Divo quoque Augusto semel atque iterum accepisse congiarium narrabant.

[Tac., De orat., 17]528.

Ancora Van Berchem attribuisce, per l’anno 80, all’imperatore Tito un altro congiario, da considerare il terzo, e che troverebbe raffigurazione in una moneta, la quale è considerata un ibrido e, quindi, priva di autorità529.

Prima della sua acclamazione al trono, Vespasiano portò avanti un raggiante cursus honorum: si distinse nelle cariche di pretore, console (nel 51) e proconsole in Africa (63-64); si impegnò negli impervi territori di Britannia e Germania, fu in Giudea, delegato di Nerone, per placare le rivolte lì scoppiate e, soprattutto, strinse amicizie di un certo peso e valore, in un momento in cui il Senato, debole e quasi privo di ogni potere decisionale, preferiva semplicemente accodarsi, di volta in volta, al carro del vincitore.

I personaggi che riuscì ad attirare nella sua rete furono tanti, tra i quali meritano di essere ricordati: Tiberio Giulio Alessandro, praefectus Aegypti, Giulio Agrippa II, Licinio Muciano, legato di Siria e altri leaders politici dell’Oriente; un Oriente che, a partire proprio dalla morte di Nerone, appare consapevole della propria forza e delle proprie ricchezze; quella parte di mondo che porterà Tacito a scrivere: “Prosperae in Oriente, adversae in Occidente res”530

. Se queste alleanze furono utili al

fine della sua acclamazione al trono di Roma, d’altra parte si può ritenere verosimile che le stesse lo aiutarono a reperire i rifornimenti di grano per la città, come si può evincere, tra l’altro, dal controllo da lui esercitato sulle terre egiziane531:

527

D. VAN BERCHEM, Les distributions de blé et d’argent à la plèbe romaine sous l’Empire, Genève 1939, p. 150.

528

“Durante l’ultima distribuzione, voi stessi avete visto molti anziani che raccontavano di aver già partecipato a queste distribuzioni almeno una o due volte sotto il divino Augusto”. (traduzione di chi scrive).

529 Cfr., D. VAN BERCHEM, Les distributions de blé, cit., 1939, p. 150; R.I.C., II, p. 127, MATTINGLY, cit., p. 263.

La legenda della moneta è la seguente: cong. ter. p. R. imp. Dat. s. c.

530 Tac., Hist., I, 2,1.

quippe Aquileia esisti bellum expectarique Mucianum iubebat, adiciebatque imperio consilium, quando Aegyptus, claustra annonae, vectigalia opulentissimarum provinciarum obtinerentur, posse Vitellii exercitum egestate stipendii frumentique ad deditionem subigi.

[Tac., Hist., III, 8, 5]532.

L’imperatore era inoltre conscio del ruolo primario di cui godeva, per i rifornimenti di Roma, l’Africa, dove un rapporto d’intesa rovinato con il governatore della provincia avrebbe potuto determinare un taglio ai viveri romani e la fame per la plebe533.

Namque et Africam, eodem latere sitam, terra marique invadere parabat, clausis annonae subsidiis inopiam ac discordiam hosti facturus.

[Tac., Hist., III, 48, 6]534.

Proprio con i Flavii, si assiste in Africa ad un nuovo regime di tassazione, con la nascita altresì di nuove strade di collegamento e con il controllo su alcuni porti indispensabili per il rimpinguamento dell’annona di Roma: Hadrumetum (da cui prese nome anche una nuova strada),

Theveste, Hippo Regius, Thamugadi, Thugga.

Un passo di Flavio Giuseppe, di cui si è fatto cenno nelle precedenti pagine, adulatore anche dello stesso Vespasiano535, mostra, infatti, che proprio con l’età Flavia l’Africa è quantitativamente più importante dello stesso Egitto per la produzione cerealicola.

ἐχειρώσαντο μὲν ὅλην, χωρὶς δὲ τῶν ἐτησίων καρπῶν, οἳ μησὶν ὀκτὼ τὸ κατὰ τὴν Ῥώμην πλῆθος τρέφουσιν, καὶ ἔξωθεν παντοίως φορολογοῦνται καὶ ταῖς χρείαις τῆς ἡγεμονίας παρέχουσιν ἑτοίμους τὰς εἰσφοράς, οὐδὲν τῶν ἐπιταγμάτων ὥσπερ ὑμεῖς ὕβριν ἡγούμενοικαίπερ ἑνὸς τάγματος αὐτοῖς παραμένοντος.

[Flavio Gius., B. I., II, 383]536.

532

“[Vespasiano] aveva dato l’ordine di fermare le ostilità ad Aquileia e di aspettare Muciano. A quest’ordine aveva aggiunto il consiglio di aspettare che avesse preso in pugno l’Egitto, che è la chiave degli approvvigionamenti, e tutte le province più ricche, in modo da spingere gli eserciti di Vitellio alla resa per la scarsità di stipendi e di viveri” [(a cura di) F. DESSÌ, Tacito, Storie, Milano 2007].

533 L’importanza dell’Africa per gli approvvigionamenti romani di grano, in questo periodo, è sottolineata anche da

Tacito: At hercule olim Italia legionibus longinquas in prouincias commeatus portabat, nec nunc infecunditate laboratur, sed Africam potius et Aegyptum exercemus, nauibusque et casibus uita populi Romani permissa est. [Tac., Ann., XII, 43]. “Eppure un tempo l’Italia alle legioni forniva viveri nelle più lontane province; neppure oggi la terra nostra è sterile, ma noi andiamo piuttosto a coltivare l’Africa e l’Egitto, in modo che la vita del popolo romano è alla mercè delle condizioni del mare e delle navi” [(a cura di) B. CEVA, Tacito, Annali, Milano 2010].

534 “Si preparava infatti ad attaccare per terra e per mare anche l’Africa, che è posta dallo stesso lato del Mediterraneo,

onde creare carestia e discordia nel campo nemico, chiudendo i rifornimenti” [(a cura di) F. DESSÌ, Tacito, Storie, Milano 2007].

535

Cfr., F. LUCREZI, Leges super principem: la “monarchia costituzionale” di Vespasiano, Ed. Jovene, Napoli 1982, pp. 49 e sgg; Flavio Gius., B. I., III, 4.

536536 “e a parte i raccolti annui, con cui nutrono per otto mesi la plebe di Roma, essi pagano tributi di ogni genere e

sono pronti a versare quanto serve ai bisogni dell’impero, senza considerare un’offesa nessuna delle imposizioni, come voi fate, e tutto ciò sebbene presso di loro stia accampata una sola legione” [(a cura di) G. VITUCCI, Flavio Giuseppe, La guerra giudaica, vol. I (libri I-III), Milano 1989].

Nonostante ciò, va comunque ricordato che, nel periodo del secondo consolato di Vespasiano e del primo di suo figlio Tito, ossia nel 70, condizioni metereologiche avverse, durante l’inverno, avevano già distrutto delle navi contenenti grano, attraccate proprio ai porti africani; danno che provocò poi, addirittura, la morte del procuratore di quella provincia.

maesta et multiplici metu suspensa civitate, quae super instantia mala falsos pavores induerat, descivisse Africam res novas moliente L. Pisone. In pro consule provinciae nequaquam turbidus ingenio; sed quia naves saevitia hiemis prohibebantur, vulgus alimenta in dies mercari solitum, cui una ex re publica annonae cura, clausum litus, retineri commeatus, dum timet

[Tac., Hist., IV, 38, 1-2]537.

Da notare è, inoltre, che con Vespasiano, le tassazioni tolte in altre terre, da Nerone prima e da Galba poi, vennero reintrodotte: sicuramente in Spagna e in Gallia, anche se il nuovo imperatore non appare fiscalmente vessatorio, quanto piuttosto attento alla ripresa di Roma e delle province, dilaniate dal duro regno neroniano.

Si è già visto che, durante il dominio di Nerone, le frumentationes furono allargate anche ai pretoriani, il numero delle cui coorti arrivò a dieci con Domiziano538.

Tramite il ritrovamento di piombi militari, la cui datazione si colloca tra l’età dei Flavii e Settimio Severo, si è riusciti ad avere prova della gratuità del sistema di approvvigionamento per i soldati. Il Rostovzeff ha descritto magistralmente la tipologia di questi piombi, illustrando le motivazioni che li riportano ad ambiente militare, e pretoriano nello specifico: in alcuni di essi, infatti, è riprodotta l’immagine del dio Marte, divinità della guerra per eccellenza; così come in altri appare, invece, l’immagine di uno scorpione, simbolo dello stesso pretorio.

Lo studioso, poi, richiama l’attenzione su alcune tessere “pretoriane” che presentano elementi spiccatamente frumentari, quali le iniziale F P, verosimilmente f(rumentum) p(ublicum), presenti anche sulle tesserae introdotte da Augusto, per la distribuzione gratuita di grano alla plebe.

Si distingue in particolare una serie – dalla 254 alla 257 – che presenta diversi nomi e iniziali che potrebbero essere quelli dei cosiddetti evocati Augusti, ossia membri di un corpo più o meno grande di persone, reclutato tra le coorti urbane e quelle pretoriane, le quali si occupavano di mansioni

537 “mentre la città era triste ed ansiosa per molteplici timori e risentiva, oltre i mali incombenti, anche il terrore di false

notizie, perché si diceva che l’Africa si fosse ribellata, in seguito alle macchinazioni di Lucio Pisone. Questi, proconsole in quella provincia, non aveva affatto un animo turbolento, ma il popolino che, abituato a comperare viveri alla giornata, si interessa all’amministrazione dello stato soltanto per quanto si riferisce al costo della vita, credeva, perché lo temeva” [(a cura di) F. DESSÌ, Tacito, Storie, Milano 2007].

538

È difficile stabilire con certezza il numero di ciascuna coorte. Forse, fino al III secolo, gli effettivi saranno stati circa 500 unità per ciascuna coorte; il che era anche uguale a far pervenire, solo per loro, un quantitativo di cereali pari, grossomodo, a 300.000 modii. Gli effettivi aumentarono, poi, a 1000 unità per ciascuna coorte.

specifiche relative alla tecnica militare, tra cui anche l’approvvigionamento stesso delle legioni, come ci ricorda l’epigrafia.

In CIL, VI, 2893 leggiamo, infatti: […] ex evokat(o) qui se probavit ann. XVII militavit coh. XI urb.

ann. XIII, pavit leg. X gem. […]539

.

“E’ inutile dire che quanto alle tessere frumentarie di questa serie militare, la loro assenza nel periodo neroniano, nel quale, come vedemmo, i pretoriani furono ammessi alle frumentazioni, va spiegata con ciò che dicemmo rispetto all’assenza correlativa di quelle annonarie, e lo conferma”540

. Verso la fine del dominio di Vespasiano, va segnalato un altro tipo monetale raffigurante Cerere alzata, con un lungo scettro tra le mani, caratteristica principale di questi coni dell’età flavia541

. Nell’81, dopo la morte di Tito, sale al trono Domiziano, del quale abbiamo qualche testimonianza in più relativa alle sue distribuzioni.

Già Svetonio scrive che:

congiarium populo nummorum trecenos ter dedit atque inter spectacula muneris largissimum epulum Septimali sacro: cum quidem senatui equitique panariis, plebei sportellis cum obsonio distributis initium vescendi primus fecit

[Svet., Dom., 4]542.

Questa notizia trova corrispondenza non solo con la quantità dei donativi riscontrati per gli altri imperatori, ma anche con ciò che troviamo sul Cronografo del 354, in cui leggiamo: congiarium

dedit ter (denarios) LXXV.

Questo stesso congiario dell’anno 84, presente nei Fasti Ostiensi, è da collegare al trionfo germanico (83), da cui l’imperatore prenderà anche il soprannome543

.

Il secondo presenta, invece, le stesse caratteristiche del primo, ed è dell’anno 90, sempre per il trionfo germanico544.

539 Ancora CIL, VI, 3445 ci testimonia la presenza sempre di evokati, ma maioriarii mensorum, sotto il cui comando

avrebbero potuto dipendere i mensores frumentarii. Cfr., G. CARDINALI, Dizionario Epigrafico, cit., 1939, Frumentatio, p. 278.

540 Cfr., G. CARDINALI, Dizionario Epigrafico, cit., 1939, Frumentatio, p. 279. 541

Cfr., R.I.C., II, 255, n. 151.

542

“Per tre volte diede al popolo un donativo di trecento sesterzi a testa e, durante le feste Settimonziali, nell’intervallo degli spettacoli, offrì un sontuoso banchetto: e, dopo aver fatto distribuire panieri ai senatori e ai cavalieri, e canestrini con cibarie alla plebe, diede per primo il segnale del pranzo” [(a cura di) F. CASORATI-L. DE SALVO, Svetonio, Vite dei Cesari, Roma 2010].

543 Cfr., Fast. Ost.: [imp. Domitianus congiarium divisit] (denarios) LXXV. 544 Cfr., D. VAN BERCHEM, Les distributions de blé, cit., 1939, p. 150.

Il terzo è da collocarsi invece nel 93, e celebra il ritorno sarmatico, per il quale sono anche organizzati grandiosi festeggiamenti545.

In realtà, Domiziano non dimostrò mai un interesse particolare nei confronti della plebe, la quale, anzi, era per lo più ignorata e trascurata; ragion per cui, questi stessi donativi si presentano piuttosto come simbolo per ingraziarla, un semplice palliativo che non risolse una già precaria situazione economica e sociale.

Il suo atteggiamento nei confronti del popolo è più volte ricordato dalle parole degli storici antichi, anche se la testimonianza di Plinio il Giovane deve, comunque, essere presa con precauzione546. Tuttavia, Giovenale in alcuni versi della sua X satira scrive che:

Iam pridem, ex quo suffragia nulli

uendimu, effudit curas; nam qui dabat olim imperium, fasces, legiones, omnia, nunc se continet atque duas tantum res anxius optat, panem et circenses.

[Giov., Sat., X, 77-81]547.

Già durante il regno di Tito, l’Italia appare devastata dalla peste e dalla famosa eruzione del

Vesuvio del 79. Questa stessa situazione di emergenza si presenterà con l’avvento al trono di Domiziano.

Da sottolineare è indubbiamente un provvedimento del 92, eccentrico nel suo genere, che trovò poi però scarsa applicazione.

In un anno in cui, in Italia ma anche nelle province, vi fu uno scarso raccolto di frumento e una parallela ottima produzione di vino, egli ordinò che fossero tagliati dalla radice tutti i vigneti presenti fuori d’Italia e che qui non ne fossero piantati di nuovi.

Ad summam quondam ubertatem vini, frumenti vero inopiam existimans nimio vinearum studio neglegi arva, edixit, ne quis in Italia novellaret utque in provinciis vineta succiderentur, relicta ubi plurimum dimidia parte; nec exequi rem perseveravit.

545Cfr., D. VAN BERCHEM, Les distributions de blé, cit., 1939, p. 151; Mart., Epigr., VIII, 15: Dat populus, dat gratus

eques, dat tura senatus, - et ditant Latias tertia dona tribus. “il popolo, i cavalieri grati, i senatori bruciano incenso e le elargizioni arricchiscono le tribù latine per la terza volta” (traduzione di chi scrive).

546

Plinio, in una lettera a Pompeio Saturnino, criticando l’operato di Domiziano, nota che: […] accedebat his causis, quod non ludos aut gladiatores sed annuos sumptus in alimenta ingenuorum pollicebamur. [Plinio, Ep., I, 8, 10]. Cfr., inoltre, Plinio, Paneg., 26.

547

“Già da tempo, da quando non si vendono più i voti, ha perduto ogni interesse alla politica; esso che una volta attribuiva i pieni poteri, i fasci, le legioni, tutto, ora lascia fare e brama ansioso solo due cose: il pane e i giochi” [(a cura di) P. FRASSINETTI-L.DI SALVO, Persio e Giovenale, Satire, Torino 1979].

[Svet., Dom., VII, 2]548.

Alberto Oliva, in relazione a tale provvedimento, specifica che questo, pur non trovando un equivalente in Italia, attecchì, invece, nelle Gallie; tuttavia non offre alcuna motivazione a questa frase. Sicuramente in Italia si stava vivendo, già da diverso tempo, una fase di crisi produttiva dei cereali; allo stesso modo sia l’Egitto che l’Africa non riuscivano sempre a garantire raccolti rigogliosi e sani. E in più, sempre sotto Domiziano, è testimoniata una riduzione del sistema collettivo annonario e la nascita contemporanea di una nuova piaga sociale rappresentata dalla mendicità volontaria, alimentata dalla ripresa della consuetudine dei pasti regolari, donati dalle grandi famiglie aristocratiche ad una plebe attanagliata dai morsi della fame: la cosiddetta sportula

publica549.

La nota dell’Oliva potrebbe essere indicativa di sguardi continui verso la Gallia per il rifornimento di grano.

Si potrebbe, tuttavia, propendere per un’altra spiegazione: considerando che la Gallia produceva, in maniera copiosa, vino da esportare (anche se, come vedremo, questa regione ne importerà dalla Campania), è facile ritenere che, essendo i terreni adatti anche ad un’ottima produzione di cereali, ci sia stato un incremento in questo versante.

Sappiamo anche da Svetonio che proprio Domiziano intraprese una spedizione sia in Gallia che nelle Germanie, senza un reale motivo, ma solo per uguagliare il fratello in potenza. Allo stesso modo potrebbe anche essere considerata una ricognizione a scopo granario.

Expeditionem quoque in Galliam Germaniasque neque necessariam et dissuadentibus paternis amicis incohavit, tantum ut fratri se et opibus et dignatione adaequaret.

[Svet., Dom., II, 1]550.

Questa grave crisi comportò la ripresa del metodo delle requisizioni arbitrarie che porterà gravi colpi alle stesse province551.

548

“In un’annata in cui si era avuta una ricca produzione di vino e invece scarsità di frumento, ritenendo che i terreni coltivati potessero essere trascurati per troppa cura dei vigneti, ordinò che nessuno in Italia piantasse viti e che nelle province i vigneti venissero tagliati alla radice, lasciandone, al massimo, la metà: ma poi non insistette perché l’editto fosse applicato” [(a cura di) F. CASORATI-L. DE SALVO, Svetonio, Vite dei Cesari, Roma 2010].

549

Cfr., Svet., Dom., 7; A. OLIVA, La politica granaria di Roma, cit., 1930, p. 263

550 “Intraprese anche una spedizione in Gallia e nelle Germanie, benchè non fosse necessaria e benchè gli amici del

padre lo dissuadessero, soltanto allo scopo di uguagliare il fratello in potenza e fama” [(a cura di) F. CASORATI-L. DE SALVO, Svetonio, Vite dei Cesari, Roma 2010].

551 Spesso risulta difficile stabilire il confine tra quello che viene definito frumentum imperatum e gli acquisti effettuati

quippe non ut ex hostico raptae perituraeque in horreis messes nequiquam quiritantibus sociis auferuntur. devehunt ipsi, quod terra genuit, quod sidus aluit, quod annus tulit, nec novis indictionibus pressi ad vetera tributa deficiunt. emit fiscus, quidquid videtur emere. inde copiae, inde annona, de qua inter licentem vendentemque conveniat, inde hic satietatis nec fames usquam.

[Plinio, Paneg., 29, 3-5]552.

Al tempo di Domiziano è confermato il ruolo di primo piano che, nella gerarchia equestre, rivestì il prefetto del pretorio.

Tra il regno di Tito e quello di Domiziano, 80-81 d.C. circa, è da collocare il cursus honorum di L.

Laberius Maximus, il quale dopo aver ricoperto la prefettura dell’annona, fu promosso a quella

d’Egitto per raggiungere, infine, quella del pretorio; la stessa cosa avviene per un altro prefetto, da collocare nel 92, T. Petronius Secundus553.

Ai fini della successiva ricerca, merita di essere annoverato il prefetto dell’annona, e prefetto d’Egitto554

poi, M. Mettius Rufus, originario di Arles e appartenente alla tribù Teretina, come tutta la sua famiglia555.

Tuttavia, la stessa famiglia cadde in disgrazia, proprio sotto Domiziano, poiché uno dei figli fu accusato di aver preso parte alla congiura contro l’imperatore del 93556

.

ambigue, in quanto sembrerebbero contrapporre la “tirannia” di Domiziano e il “buon governo” di Traiano. Nel governo di quest’ultimo abbiamo però testimonianza di un funzionario dell’annona, T. Flavius Macer, il quale sarebbe stato inviato da Traiano, in missione in provincia, allo scopo di acquistare grano. Un ricordo di ciò, e del personaggio in questione in particolare, ci proviene da CIL, VIII, 5351, in cui leggiamo, tra le altre cose, che Macer fu curator frumenti comparandi in annonam Urbis. Non fu scelto a caso, in quanto possedeva una profonda conoscenza delle risorse del suolo africano e fu, infatti, ancora utilizzato con il conferimento della carica di procurator Aug(usti) praediorum saltu(u)m Hipponiensis et Thevestini e poi ancora in Sicilia, come procuratore centenario. Cfr., H. PAVIS D’ESCURAC, La préfecture de l’annone, cit., 1976, p. 126.

552

“Certo i raccolti non vengono più portati via ai nostri alleati, mentre levano inutili lamenti angosciosi, come se si trattasse di una preda strappata da un paese nemico, destinata poi ad andare a male nei nostri magazzini. Ci pensano loro a farci affluire le derrate prodotte dalla terra, fatte crescere dal clima, portate dall’annata: siccome non vengono sottomessi a pesanti imposte saltuarie sono più che in grado di far fronte ai vecchi tributi. Il fisco compera realmente quello che compera ufficialmente. Di qui le copiose provviste, di qui le vettovaglie il cui prezzo risulta dal punto d’incontro tra chi propone una cifra e chi offre la merce, di qui il fatto che da noi c’è da mangiare fin che si vuole e che da nessuna parte si soffre la fame”. [(a cura di) F.TRISOGLIO, Plinio il Giovane, Opere, vol. II, Torino 1979].

553 Fino al 70, la prefettura dell’annona occupava ancora il più alto grado della gerarchia equestre. A mano a mano,

però, come si è detto, sarà la prefettura del pretorio a prendere quel posto. Ufficialmente la prefettura dell’annona si colloca dietro quella d’Egitto, con la testimonianza della carriera di C. Tettius Africanus Cassianus Priscus (CIL, XI, 5382). Cfr., PAVIS D’ESCURAC, La préfecture de l’annone, cit., 1976, p. 65; 79-86.