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3. Il grano nell’alimentazione, nella società e nella politica 1 Cereali: tipologie, clima e terreni.

3.4. Politiche annonarie in età imperiale (da Augusto a Costantino).

3.4.9. Nerva e Traiano.

Con Nerva, il sogno di rivalsa del Senato sembra attuarsi nuovamente. In realtà, è proprio con la sua elezione che il potere dello stesso Senato cessa quasi di avere senso. Nerva chiarirà subito la linea autocratica che, da sempre, aveva segnato il Principato, soprattutto con la scelta di adottare Traiano, quale successore.

Nerva inaugura un periodo di buon governo che aprirà la strada all’operato traianeo; l’imperatore, infatti, non solo riprenderà la pratica delle distribuzioni gratuite di frumento, ma guarderà anche al lato sociale della questione, ponendosi sul solco già battuto da Augusto e da qualche altro successore, ossia quello di riprendere la colonizzazione, con la divisione in lotti da donare ai cittadini più poveri563.

Un suo congiarium, di 75 denarii, si ricorda nel 96, anno della sua salita al trono di Roma564.

Come nota D. Van Berchem, fino ad allora, il primo congiario di un imperatore era distribuito in virtù del testamento dell’imperatore precedente. Non così avvenne per Nerva, dato che tale donativo può essere considerato “le congiaire de joyeux avènement, qui remplacera dorénavant le congiaire

testamentaire”565

.

Dell’operato di Nerva si ricorda anche la costruzione dei cosiddetti horrea Nervae e una dedizione particolare alla cura degli acquedotti, così come si riconoscono suoi lavori di riparazione alle spiacevoli inondazioni causate dal Tevere. Frontino, nel suo De aquis urbis Romae, sottolinea infatti che566:

cum omnis res ab imperatore delegata intentiorem exigat curam, et me seu naturalis sollicitudo seu fides sedula non ad diligentiam modo verum ad amorem quoque commissae rei instigent sitque nunc mihi ab Nerva Augusto, nescio diligentiore an amantiore rei publicae imperatore, aquarum iniunctum officium ad usum, tum ad salubritatem atque etiam securitatem urbis pertinens, administratum per principes semper civitatis nostrae viros, primum ac potissimum existimo, sicut in ceteris negotiis institueram, nosse quod suscepi.

Pompeo Paolino non è annoverato quello della distribuzione di frumento che verosimilmente ricadeva ancora sotto i praefecti frumenti dandi.

563 Tale lex agraria prendeva in considerazione lotti di terra per 60.000.000 sesterzi ai poveri cittadini, sotto la direzione

di una commissione senatoriale in cambio di approvvigionamenti e di distribuzioni. Cfr., Dio., LXVIII, 2, 1.

564

Si tenga presente la legenda nei sesterzi: congiar. p. R. s. c. Cfr., RIC, II, p. 227, nr. 56 con tav. 7, 122= C. Br. M., III, London 1936, p. 14, nr. 87 con tav. 4, 2.

565 D. VAN BERCHEM, Les distributions de blé et d’argent, cit., 1939, p. 151. Il congiario è anche ricordato nel

Cronografo del 354.

566

Cfr., inoltre, Front., De aqu., II, 64, 87, 88, 102, 118. Su alcuni di questi passi, tuttavia, si riscontra una certa indeterminatezza sull’identificazione dell’imperatore in questione, ossia se si tratti, appunto, di Nerva o piuttosto di Traiano.

[Front., De aqu., I, 1]567.

La grande istituzione assistenziale, che sarà poi attribuita a Traiano, meglio nota come alimenta, andava a riprendere un progetto che era già stato di Nerva e che consisteva nel fornire ai municipi italici dei capitali, a loro volta distribuiti dalle città ai proprietari delle terre, ad un tasso di interesse molto basso (circa il 5%) e sulla garanzia costituita dai terreni di ciascuno. Con gli interessi che venivano ricavati, ogni città doveva mantenere, fino alla maggiore età, un certo numero di ragazzi e ragazze che avrebbero poi occupato i posti vacanti della burocrazia romana568.

Queste fondazioni alimentari sono ben più importanti di una semplice assistenza annonaria, trattandosi, in effetti, di una vera e propria opera di beneficienza statale, che in seguito troverà pieno sviluppo.

Iste quicquid antea poenae nomine tributis accesserat, indulsit; afflictas civitates relevavit; puellas puerosque natos parentibus egestosis sumptu publico per Italiae oppida ali iussit.

[Aur. Vitt., Ep. de Caes., XII, 4]569.

Tuttavia, l’iscrizione presente in CIL, X, 5055, collocherebbe già in età augustea, almeno lo schema privato del sistema degli alimenta570.

In realtà lo studio sul sistema traianeo è stato ulteriormente consolidato, grazie soprattutto al ritrovamento di due placche di bronzo, piene di dettagli su tale istituzione; la prima proveniente da una città del Nord Italia (Veleia) e la seconda da una del Sud (Ligures Baebiani, poco a nord di

567

“Tutti gli incarichi dati dall’Imperatori esigono una cura particolarmente attenta e il mio naturale scrupolo o, se si vuole, la mia coscienziosa onestà m’invitano non soltanto a ricoprire con zelo la funzione che mi è stata affidata, ma anche ad amarla, ora che Nerva Augusto, questo imperatore di cui non si sa se posside più zelo o amore per lo Stato, mi ha incaricato dell’amministrazione delle acque, che interessa ugualmente l’utilità, l’igiene e la sicurezza della Città è sempre stato gestito dai primi cittadini dello Stato, io credo che il mio primo e principale dovere sia, come ciò è stata la mia regola in tutte le altre mie attività, di conoscere ciò che intraprendo” (traduzione di chi scrive).

568 Abbiamo qualche riferimento delle quantità di denaro spese, attraverso una lettera di Plinio a un certo Caninio: nam

pro quingentis milibus nummum, quae in alimenta ingenuorum ingenuarumque promiseram, agrum ex meis longe pluris actori publico mancipavi; eundem vectigali imposito recepi, tricena milia annua daturus, per hoc enim et rei publicae sors in tuto nec reditus incertus, et ager ipse propter id, quod vectigal large supercurrit, semper dominum, a quo exerceatur, inveniet. Nec ignoro me plus aliquanto, quam donasse videor, erogavisse, cum pulcherrimi agri pretium necessitas vectigalis infregerit. [Plinio, Ep., VIII, 18]. Si tenga presente che l’elargizione di Plinio figura anche nel suo epitaffio, in cui si legge: vivus dedit in alimenta puerorum et puellarum plebis urbanae HS D̄ (= 500.000). cfr., CIL, V, 5262.

569

“[Nerva] ha esentato tutto ciò precedentemente aumentato nelle imposte (detti fardelli); ha sollevato le città colpite; ha ordinato che i ragazzi e le ragazze nati da genitori indigenti fossero alimentati a spese pubbliche attraverso le città d’Italia” (traduzione di chi scrive).

570 CIL, X, 5055: L. Arruntius l. f./ cos. XV vir/ sacrieis faciundis/ viam semitas faciundum/ clouacam reficiundam/ d. s.

Benevento)571. Per Plino, gli alimenta furono un importante strumento di politica sociale e finanziaria insieme, creati anche per provvedere ad una sicurezza economica dello Stato, incoraggiando le nascite (e, quindi, le leve militari che ne sarebbero potute scaturire), assicurando così l’eternità dell’imperium.

I congiaria e questo nuovo provvedimento si presentano quali strumenti di larga distribuzione di benefici al popolo romano e anche Plinio li associa:

magnum quidem est educandi incitamentum tollere liberos in spem alimentorum, in spem congiariorum, maius tamen in spem libertatis, in spem securitatis.

[Plinio, Paneg., 27]572.

Questo provvedimento segnala ancora l’intreccio tra individui privati e Stato nell’assistenza, in generale, delle famiglie povere e, in particolare, dei loro figli. Per quanto, infatti, i campi appartenessero a privati, la loro gestione ricadeva nelle mani dell’imperatore che ne manteneva il controllo attraverso i locali quaestores alimentorum, supervisionati da senatori regionali, i cosiddetti curatores rei alimentariae.

La tavola dei Ligures Baebiani, che presenta una struttura più corta ma allo stesso modo dettagliata rispetto a quella di Veleia, è formata nel seguente modo. Si legge, all’inizio, il nome del proprietario del fondo, seguito dal nome del fondo, localizzato però in due modi: nome della città e del pagus in cui il fondo stesso è situato e/o il nome del proprietario delle terre confinanti.

Segue poi il valore del terreno e il versamento fatto dall’imperatore allo stesso proprietario; conclude la descrizione, la notazione sul montare degli interessi perpetui che il proprietario doveva pagare su questo versamento imperiale.

Un esempio di tale ordine è il seguente: M. Septicio Crescente, fund(i) Vettiani minor(is), in

Benevent(ano), pag(o) Meflano, adf(ine) Trebio Ampliato, aest(imati) hs L̄ (50.000) in hs MMMM

(4.000); item fund(i) Dominitiani, pag(o) Horticulano, adf(ine)Octavio Proculo, aest(imati) hs L̄ (50.000) in hs MM (2.000); f(iunt) hs C̄ (100.000) in V̄Ī (6.000).

La suddivisione dei campi nel Beneventano ci viene lasciata da Siculo Flacco, nella cui descrizione apprendiamo che i terreni erano creati in rettangoli di 887 metri su 568, con il kardo

571

Per i Ligures Baebiani, cfr., CIL, IX, 1455; per la tavola di Veleia, cfr., CIL, XI, 1147. Tra le trattazioni più importanti in materia, meritano di essere ricordati due articoli dello stesso autore: M. Paul VEYNE, La Table de Ligures Baebiani et l’institution alimentaire de Trayan, in MEFR 69 (1957), pp. 81-135; M. Paul VEYNE, La Table de Ligures Baebiani et l’institution alimentaire de Trayan, in MEFR 70 (1958), pp. 177- 241.

572

“E’ veramente grande sprone a divenir padre la speranza di alimenti e doni, e sprone anche maggiore la speranza che i figli siano un giorno liberi”[(a cura di) L. RUSCA, Plinio il Giovane, Carteggio con Traiano. Panegirico a Traiano, Milano 2011].

orientato da ovest ad est e il decumano da nord verso sud; la distanza, poi, dei due decumani era di 568 metri573.

Il provvedimento, tuttavia, si inserisce, a mio avviso, piuttosto con il decreto, proposto da Domiziano, di tagliare le viti sul suolo italico, con l’obbligo, per i senatori, di incentivare la cerealicoltura italica, in un periodo in cui non sempre le province frumentarie erano in grado di soddisfare i fabbisogni della popolazione di Roma574.

Infatti, anche Traiano impose a coloro che volevano candidarsi a Roma di trasferire parte delle loro fortune sul suolo italico; ciò comportò notevoli benefici, come registra lo stesso Plinio in una lettera a Nepote:

eosdem patrimonii tertiam partem conferre iussit in ea, quae solo continerentur, deforme arbitratus (et erat), honorem petituros urbem Italiamque non pro patria, sed pro hospitio aut stabulo quasi peregrinantes habere. Concursant ergo candidati: certatim, quidquid venale audiunt, emptitant, quoque sint plura venalia, efficiunt.

[Plinio, Ep., VI, 19, 4-5]575.

Sempre in questo periodo, si assiste, inoltre, ad “una tendenza spontanea delle famiglie ascese ai vertici politici dell’impero a rimanere a Roma, a spendervi reddito di provenienza provinciale e, ciò che importa, ad acquistare terre nelle regioni centro-meridionali e in Sicilia, vendendo spesso le proprietà possedute nelle regioni d’origine”576

.

Alla stessa stregua vanno ricondotti altri suoi provvedimenti: i maggiori diritti di cittadinanza per promuovere l’incremento dei panettieri a Roma; l’aumento di horrea e di diversi vani adibiti alla raccolta del grano; e sempre a Roma, sul Gianicolo, il potenziamento dell’acquedotto Aqua

Traiani577.

La continua preoccupazione di provvedere al rifornimento di grano di Roma, nell’interesse dei consumatori, aveva spinto lo Stato a salvaguardare non solo il mercato privato dello stesso grano, ma ad incentivare anche il servizio offerto dai panettieri.

573 Per una trattazione completa e schematica delle questioni relative alla scelta, alla suddivisione e ai proprietari di tali

campi, si rinvia ai due articoli di M. Paul Veyne, riportati precedentemente. Cfr., Sicul. Flacco, de cond. agr., p. 159 Lachmann; p. 124 Thulin; e ancora, Liber colon., 210 Lachmann.

574

Cfr., Dio., LX, 11; A. SIRAGO, L’Italia agraria sotto Traiano, Liguori, Napoli 1991, pp. 250-274; R. MARTIN, Recherches sur les agronomes latins et leurs conceptions économiques et sociales, Les Belles Lettres, Paris 1971, pp. 257-310 e 370-375.

575

“inoltre ha ordinato che un terzo dei loro patrimoni fosse impiegato in beni immobili, ritenendo indegno (e lo era), che coloro i quali aspiravano a delle cariche, considerassero Roma l’Italia non la propria patria, ma, come dei <turisti>, un albergo o una locanda. Perciò i candidati si sbracciano: fanno a gara a comperare tutto ciò che sanno essere in vendita, e fanno sì che aumenti la quantità di terreni messi in vendita” [(a cura di) L. RUSCA, Plinio il Giovane, Lettere ai familiari, Milano 2011].

576 D. VERA, L’Italia agraria nell’età imperiale, in L’Italie d’Auguste à Dioclétien, Rome 1994, p. 243. 577 Cfr., J. BENNET, Trajan. Optimus Princeps, London 1997, pp. 210-211.

Traiano, per incoraggiarne l’attività, decise di concedere a coloro che esercitavano il mestiere da almeno tre anni e che producevano circa 100 modii di pane al giorno, ed erano latini, lo ius

Quiritium.

Denique Traianus constituit ut si Latinus in Urbe triennio pistrinum exercuerit, in quod in dies singulos non minus quam centenos modios frumenti transferret, ad ius Quiritium perveniat.

[Gai., Inst., I, 34]578.

I limiti posti per la concessione dei privilegi suppone, da parte dell’Imperatore, un modo di tutelare i propri interessi e quelli dello stesso Stato, facendo rispettare dei moniti, in modo tale da avere la certezza di un rifornimento continuo di pane per la città.

Allo stesso modo non vanno dimenticati i lavori di miglioria sul porto di Ostia, così come rilevante è l’aumento del personale subalterno, addetto alla gestione del servizio dell’annona.

Una delle più concrete espressioni della sua strategia politica e sociale fu la costruzione del nuovo porto commerciale, che prenderà poi il nome di Portus Traiani Felicis, situato a sud-est dell’installazione di Claudio e creato soprattutto per permettere l’ingresso delle grandi navi onerarie, alcune delle quali grandi come colossi579.

Il bacino presentava forma esagonale, con lati di 358 metri e profondo 5 metri, e una superficie di 32 ettari e 2000 metri di banchina.

All’esterno sorgevano magazzini per il deposito delle merci che, poi, risalivano la strada verso Roma via terra, o via mare, mediante il trasbordo con chiatte, per mezzo di un canale naturale, il quale collegava il bacino a 44 metri del largo canale, e da lì verso il Tevere.

Uno di questi vani presenta, inoltre, un pianterreno sopraelevato che autorizza a considerarlo un granaio; anche se bisogna comunque ricordare che il porto ospitava altri materiali, come i grandi blocchi di marmo provinciali580.

Il porto acquisì un’importanza tale da far eclissare quella del porto di Puteoli, anche se non riuscì a risolvere definitivamente il problema dell’insabbiamento causato dalle inondazioni del Tevere.

578

“Infine Traiano decretò che se un Latino avesse esercitato a Roma la professione di panettiere e vesse trasportato dal suo forno cento moggi di frumento al giorno, avrebbe acquisito il diritto quiritario” (traduzione di chi scrive).

579

Luciano ricorda che la grande nave Isis, di origine alessandrina, aveva una lunghezza di 54, 9 m, una larghezza di 13, 7 m e una stiva di 13, 4 per una capacità complessiva di 1200-1300 tonnellate. [Luc., Navigium, 5].

Oltre alla cura per i sistemi di trasporto fluviali, Traiano, come già il suo predecessore, ebbe un interesse notevole per la costruzione e il mantenimento di nuove strade: Traiana Nova, inaugurata nel 108, si snoda tra Volsinii fino al territorio di Clusium, e la Via Traiana, variante dell’Appia, che conduce da Benevento a Brindisi, passando per Canusio e Celia, invece di Venosa e Taranto, i cui lavori terminarono nel 109.

Fu quasi totalmente rifatta la via Appia, in prossimità delle paludi pontine e, nel 102, si conclusero anche i lavori della strada, iniziati da Nerva, che da Napoli giungeva a Pozzuoli581.

Tutto il suo operato, fin qui, si inserisce a pieno titolo in una politica volta ad assicurare alla città di Roma un continuo e proficuo apporto di grano, tutelando ogni singolo passaggio dell’intera gestione del sistema di rifornimento.

Rilevanti, a tal riguardo, le parole di Albino Garzetti: “L’annona raggiunse tale perfezione organizzativa, da poter rifornire di grano l’Egitto, in un momento nel quale la terra che ordinariamente nutriva Roma era stata colpita da una carestia conseguente ad una straordinaria siccità”582

.

Un’ulteriore trasformazione fu apportata all’organizzazione amministrativa del porto di Ostia, con l’introduzione di un procuratore equestre. Abbiamo visto con Claudio, infatti, che il procurator

portus Ostiensis fu sostituito al vecchio quaestor Ostiensis, ma il cavaliere di cui abbiamo la

testimonianza più certa è da collocarsi con Traiano: si tratta dell’africano M. Vettius Latro che ricoprì, più precisamente, la carica di proc. annonae et in portu.

Come sottolinea H. Pavis D’Escurac, la funzione di questo nuovo procuratore può evincersi dallo stesso nome, il quale dimostrerebbe che su M. Vettius Latro incombesse sia la sorveglianza generale delle installazioni portuali che la responsabilità dei cereali583.

Per quanto poi Puteoli abbia perso d’importanza, tuttavia attraverso il ritrovamento di due epigrafi, siamo a conoscenza di alcune mansioni ricoperte da affrancati imperiali, nel porto campano.

581 Le opere stradali iniziate da Nerva e da Traiano portate a termine furono molteplici e ne abbiamo testimonianza dal

ritrovamento di diverse epigrafi. Per la Via Aemilia, cfr., CIL, XI, 6813; per la via Puteoli, cfr., CIL, X, 6926-8 e 6931; per la Via Sublacensis, cfr., CIL, IX, 5971; per la Via Labicana, cfr., CIL, X, 6887-9; 6890; per la Via Salaria, cfr., CIL, IX, 5947. Cfr., inoltre, J. BENNET, Trajan, cit., 1997, p. 138; G. DI VITA-EURARD, La Via Appia, in Quad. centro di Studi per l’archeol. Etrusco-Ital., 18 (1990), pp. 73-93.

582

A. GARZETTI, L’Impero da Tiberio agli Antonini, Bologna 1960, p., 326.

583

Cfr., PAVIS D’ESCURAC, La préfecture de l’annone, cit., 1976, p. 108; CIL; VIII, 8369; An. Ép., 1939, 81; An. Ép., 1951, 52. Si tenga presente, altresì, che questi procuratori equestri addetti al porto di Ostia, dopo Vettius Latro, abbandoneranno quest’appellazione troppo esplicita, per essere designati con svariati e più imprecisi nomi. A titolo esplicativo, cfr., CIL, XIV, 4451, in cui abbiamo notizia del proc. annonae [Ostis], M. Flavius Marcianus Ilisus; CIL, VI, 1633= D. 1426, che offre notizia proc. ad annon. [O]stiae, C. Valerius Fuscus; CIL, XIV, 154= D1431, CIL, VIII, 1439 e 15255, in cui si parla di Q. Acilius Fuscus, proc. annonae Augg. nn. [O]stiensium.

Il primo testo restituisce memoria della funzione del prox(imus) comm(entariorum) ann(onae)584, il quale era preposto, probabilmente, agli archivi d’ufficio dell’annona; il secondo testo, invece, parla di un dispensator a fruminto (sic) Puteolis et Ostis585, il quale regolava i trasportatori e anche il personale dei collegia affiliati alla manutenzione dello stesso cereale586.

Con Traiano riprende ufficialmente la lista dei praefecti frumenti dandi ex s. c.587, ai quali, tuttavia, si aggiungerà un nuovo, sessantenne funzionario, sempre di rango equestre: il procurator

ad Miniciam, il cui titolo si trasformerà, in seguito, in procurator Miniciae, presente ancora con

Settimio Severo.

Questo avrebbe potuto ricoprire, verosimilmente, la stessa funzione dei praefecti frumenti dandi e quindi, data l’allusione alla porta Minucia, quella di sovrintendere, o comunque affiancare un

praefectus, nelle distribuzioni gratuite di grano al popolo588.

Conosciamo un solo funzionario per l’età di Traiano, mentre altri due si registrano rispettivamente nel 190 e nel 193589.

In CIL, XI, 5669 leggiamo: C. Camurio C. f./ Lem. Clementi praef./ fabr. IĪĪI praef. i. d. imper./

Caes. Traiani Aug. praef. coh./ V̄ĪĪ raet. equit. trib. mil. coh./ ĪĪ Ulpiae petraeor. milliar./ equit. praef. alae petrianae/ milliar. c. r. bis Torquatae/ proc. Aug. ad Miniciam/ proc. Aug. epistrategiae/ septem nomor et arsi/ noitae treienses patron./ ob merita eius decr. dec./ publice/ l. d. d. d.

584 Cfr., CIL, IX, 1729. 585

Cfr., CIL, XI, 562 = D. 344.

586 Per la questione appena trattata e un’attenta analisi della cronologia di tali epigrafi, cfr., PAVIS D’ESCURAC, La

préfecture de l’annone, cit., 1976, pp. 103-104; M. G. BOULVERT, Esclaves et affranchis impériaux sous le Haut- Empire romain, rôle politique et administratif, Naples 1970, p. 151.

587

Sulle motivazioni che causarono prima la sospensione e poi la ripresa, sembrerebbe con Nerva, di questi funzionari, non c’è unanimità da parte degli studiosi che hanno affrontato tale questione. La soppressione della mansione sarebbe, per lo più, spiegabile sotto il regno di Claudio, poiché questi apportò notevoli interventi di miglioria nel servizio dell’annona, in un periodo di profonda crisi; così come una sua ripresa sembra difficilmente spiegabile ad una distanza di quasi cinquanta anni, a meno che, sostenendo la spiegazione della Pavis D’Escurac, la funzione non sia stata ripristinata per evitare ai senatori, l’umiliazione di essere totalmente esclusi da un atto di assoluta sovranità, estremamente apprezzato dal popolo: appunto, le frumentationes. Cfr., nello specifico, PAVIS D’ESCURAC, La préfecture de l’annone, cit., 1976, pp. 37-39; G. VITUCCI, Plebei urbanae frumento constituto, In Archeol. classica, X (1958), pp. 310-314; H. G. PFLAUM, La chronologie de la carrière de L. Caesennius Sospes, Historia II (1954), pp. 441-442; G. CARDINALI, in Diz. ep., III, Frumentatio, pp. 246-268.

588 Su questo stesso versante si colloca la spiegazione più convincente, a mio avviso, di tale questione: D. Van Berchem,

infatti, ritiene che sia verosimile un ripristino di tale carica con Nerva e una parallela presenza di due funzionari addetti alla stessa mansione, se la si raffronta con i cambiamenti da lui stesso introdotti alla gestione dell’acqua pubblica: qui, infatti, si denota, attraverso le parole di Frontino, la compresenza di un curator aquarum, magistrato di rango senatorio, pagato dall’aerarium, e di un procurator, funzionario imperiale, il quale disponendo anche delle maggiori risorse finanziarie, si presentava, di fatto, il vero capo di tale servizio. Cfr., D. VAN BERCHEM, Les distributions de blé et d’argent, cit., 1939, pp. 77-78.

In genere, appartengono alla prefettura dell’annona tutti gli impiegati del fiscus frumentarius, cassa diretta dallo stesso praefectus annonae.

Anche per l’età di Traiano,ci viene in soccorso l’epigrafia:

Tabularii del fiscus frumentarius, incaricati degli archivi di tale cassa, come leggiamo in

CIL, VI, 8476 = D. 1544; CIL, VI, 8477 = D. 1543;

Libellis fisci frumentur590, i quali potrebbero benissimo essere paragonati agli attuali impiegati di un ufficio reclami;

Un altro affrancato che si ricorda sotto Traiano è il dispensator fisci frumentarius, una sorta