• Non ci sono risultati.

CAPITOLO 4 HERMANN HESSE:

2. H ERMANN H ESSE E IL SUO TEMPO

3.8 L’eternità e gli immortal

Ad Herminie, Hesse affida anche una riflessione sui tempi moderni, sulla constatazione della differenza tra il mondo politico che si prepara alla guerra e il mondo sociale, quello della gente comune che, ignara di improbabili

302 “Non dico niente contro questa felicità, anzi la amo e le sono grato. E bella come un giorno di

sole in un’estate piovosa. Ma sento che non può durare. Anche questa felicità è sterile. Rende contenti ma la mia contentezza non è cibo per me. Assopisce il lupo della steppa e lo sazia. Ma non è quella felicità per cui metta in conto di morire” (Hesse, Il lupo della steppa, 134). Haller vorrebbe vivere più intensamente la propria vita per poi morire soddisfatto. Fino a questo punto aveva dimostrato di aver paura della morte e, in realtà, l’aveva anche desiderata ma non abbastanza da portarlo a compire un gesto suicida. Egli non sa ancora che la morte che tanto desidera e ha desiderato tarderà ad arrivare e che egli entrerà, piuttosto, nel mondo degli immortali, condannato a vivere la vita eterna.

303 Questa caratteristica era stata simbolicamente anticipata dal riferimento al foxtrot e in modo più

o meno esplicito durante le conversazioni di Haller ed Herminie.

304 Il contrappunto è una tecnica musicale in cui due voci sono indipendenti dal punto di vista

144 incomprensioni internazionali, si dedica alla socializzazione, al foxtrot e al denaro, alla sopravvivenza ma anche alla danza e ai divertimenti.

Herminie confessa ad Haller che per persone come loro, incapaci di trovare una dimensione soddisfacente nel mondo “normale”, esiste comunque una via di salvezza, che è l’eternità, il regno dell’autenticità, “jenseits der Zeit und des Scheins”, dove “ed gibt in der Ewigkeit keine Nachwelt, nur Mitwelt” (Hesse,

Steppenwolf, 197)305. L’eternità è “[d]as heilige Jenseits, das Zeitlose, die Welt des ewigen Wertes, der göttlichen Substanz” (Hesse, Steppenwolf, 198)306. È a partire da queste riflessioni che Haller ripensa al Goethe del sogno e al suo sorriso, “il riso degli immortali”, appunto, luce che splende in un’eternità che altro non è che il riscatto dal tempo:

Die Unsterblichen, wie sie im zeitlosen Räume leben, entrückt, Bild geworden und die kristallne Ewigkeit wie Äther um sie gegossen, und die kühle, sternhaft strahlende Heiterkeit dieser außerirdischen Welt − woher denn war dies alles mir so vertraut? (Hesse, Steppenwolf, 139)307.

E alla riflessione su questo tema, Haller aggiunge i riferimenti alle

Kassationen di Mozart308, al Das Wohltemperierte Clavier di Bach309 e alla luminosità eterea di quella musica:

[…] diese Musik war so etwas wie zu Raum gefrorene Zeit, und über ihr schwang unendlich eine

305 “al di là del tempo e della parvenza” […] “non esistono i posteri, esistono soltanto i

contemporanei” (Hesse, Il lupo della steppa, 137)

306 “il mondo sacro e senza tempo; il mondo del valore perpetuo, della divina sostanza” (Hesse, Il

lupo della steppa, 138)

307 “Gli immortali che vivono nello spazio senza tempo, lontani, diventati immagini, rivestiti

dell’eternità cristallina come di un etere, e la fresca radiosa serenità di quel mondo ultraterreno… come mai tutto mi era familiare?” (Hesse, Il lupo della steppa, 139).

308 La cassazione è una composizione strumentale composta da brani dal carattere leggero e

scorrevole. Mozart scrisse soltanto due Cassazioni, la prima nel 1769 e la seconda …

309 Das Wohltemperierte Clavier (trad. it. Clavicembalo ben temperato) si compone di due libri di

preludi e fughe scritte in tutte le 24 tonalità disponibili. Il primo libro è stato scritto nel 1722, il secondo nel 1744, anche se la prima edizione a stampa risale solo al 1801.

145 übermenschliche Heiterkeit, ein ewiges göttliches Lachen

(Hesse, Steppenwolf, 199)310.

Nel ripensare a Goethe, poi, avverte anche l’eco della risata degli immortali, proveniente da uno spazio non definito: “E a un tratto udii intorno a me quel riso imperscrutabile, udii ridere gli immortali” (Hesse, Steppenwolf, 139).Ed è in quel frangente che lo spirito dell’arte si trasferisce in Haller, e lo induce a comporre i versi di “Die Unsterblichen”311.

I primi versi della poesia, che si compone di due strofe asimmetriche. rivelano come Haller abbia intrapreso un percorso importante che lo avvicinerà agli immortali e, anzi, forse inconsciamente, si sente già parte di loro se pone il pronome di prima persona plurale “noi” già nel primo verso:

Immer wieder aus der Erde Tälern Dampft zu uns empor des Lebens Drang, […]

(Hesse, Steppenwolf, 200)312.

Si riverberano, fino al regno degli immortali, i suoni dei piaceri terreni e dei banchetti dell’“umano sciame”, insieme con l’“ansia selvaggia” e l’ebbrezza del mondo terreno:

[…]

Hebt für jeden neu sich aus den Wellen, Wie sie jedem einst zu Kot zerfällt. (Hesse, Steppenwolf, 200)313.

310 “Ecco dunque, quella musica era come un tempo congelatosi in spazio e sopra di essa di librava

all’infinito una serietà sovrumana, una perpetua risata divina” (Hesse, Il lupo della steppa, 139).

311 “Die Unsterblichen” è la seconda poesia che Hesse inserisce nel romanzo. Questa commistione

di poesia e prosa non è inusuale nelle sue opere, segno che per l’autore non esistono confini tra generi, né tantomeno tra le arti e le tecniche stilistiche, narrative, compositive. L’intera poesia è riportata in appendice.

312 “Continuamente a noi l’ansia vitale/Dalle terrene valli sale e sale,/[…]” (Hesse, Il lupo della

steppa, 139).

313 “[…] mondo infantil che per ognun dall’onda/Sorge e ognun nel fango risprofonda”(Hesse, Il

146 Per un mondo che crea e distrugge, però, ce n’è uno in cui il “gelo dell’etere” annulla il tempo e le differenze:

Wir dagegen haben uns gefunden In des Äthers sterndurchglänztem Eis, Kennen keine Tage, keine Stunden,

Sind nicht Mann noch Weib, nicht jung noch Greis. (Hesse, Steppenwolf, 200)314.

È un regno fuori dal tempo, al di sopra delle bassezze terrene, dal quale è possibile osservare l’operato umano, in silenzio, “muti”, al di sopra dei giudizi perché “affini del celeste fuoco” e quindi immortali e indistruttibili.

Come per la poesia “Der Steppenwolf”315, anche in questo momento di creazione artistica di cui Haller è protagonista, si anticipa ciò che sarà la sua nuova vita al cospetto e nel regno della categoria superiore degli artisti immortali. Per raggiungere questo mondo misterioso e atemporale è indispensabile però un viaggio dentro sé e al di fuori della realtà, ovvero l’esperienza all’interno del teatro magico.