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CAPITOLO 4 HERMANN HESSE:

2. H ERMANN H ESSE E IL SUO TEMPO

3.1 Harry Haller: solitario ma cortese

Der Steppenwolf si apre con la prefazione del curatore, il nipote della signora che aveva affittato una camera della sua casa borghese a un “forestiero” che risponde al nome di Harry Haller. Come dichiara il curatore: “Dieses Buch enthält die uns gebliebenen Aufzeichnungen jenes Mannes, welchen wir mit einem Ausdruck, den er selbst mehrmals gebrauchte, den ‘Steppenwolf’ nannten” (Hesse,

Steppenwolf, 7) 152.

Come facilmente intuibile dalle iniziali del nome del protagonista, Harry Haller è lo stesso Hermann Hesse che in Haller rispecchia se stesso proprio negli anni precedenti e contemporanei al periodo in cui scrive il romanzo. Diversi passaggi di Der Steppenwolf, infatti, sono chiaramente riconducibili alla sua biografia, così come giustamente ricorda Ziolkowski quando afferma: “Der

Steppenwolf is more overtly autobiographical than any of Hesse’s fiction”

150 Come ricordato precedentemente, Das Glasperlenspiel fu dato per la prima volta alle stampe nel

1943 in Svizzera. Qui, come in Der Steppenwolf, il tema della musica è centrale in quanto elemento strutturale e formale fondamentale.

151 “la forma de Il lupo della steppa è la più elaborata e la più audace dei lavori di Hesse” (trad.

mia).

152 “Questo libro contiene le memorie lasciate da quell’uomo che, con una espressione usata sovente

da lui stesso, chiamavamo ‘Il Lupo della Steppa’” (Hesse, Il lupo della steppa, trad. it. Ervino Pocar, 35). Sarà questa l’edizione italiana cui si farà riferimento da questo momento in poi per la traduzione delle citazioni dal tedesco.

96 (Ziolkowski, 179)153.

Nel romanzo, Hesse si riferisce agli anni di crisi e della sua lotta, nel periodo da Demian (1919) a Siddharta (1922)154, per ricostruire, dal caos di quei tempi, un nuovo ideale in cui potesse credere. Del resto, sin dal 1924 Hesse amava definirsi “un animale della steppa”, a causa del suo sentimento di alienazione dalla società in cui era temporaneamente tornato dal suo esilio volontario fra le montagne della Svizzera del Sud. Qualche anno più tardi, intitola “Der Steppenwolf. Ein Stück Tagebuch in Versen” una serie di poesie autobiografiche pubblicate nel 1926 in «Neue Rundshau»155. Il termine “Steppenwolf”, in quel caso, era utilizzato dall’autore per descrivere la sua condizione di uomo tagliato fuori dal mondo della gente normale e che si sentiva, paradossalmente, come un lupo in mezzo agli agnelli della società borghese.

E non è un caso, quindi, se la prima descrizione del protagonista del romanzo è realizzata da un borghese, il Bürger, il quale decide di pubblicare le memorie dell’enigmatico Haller, un borghese ma controcorrente, isolato, di poche parole, dalla vita sregolata e per molti versi misteriosa.

Haller viene subito presentato come un uomo il cui passato e le cui origini sono ignoti: per il Bürger, egli non ha un passato e per questo il suo presente risulta ancora più oscuro e controverso156. Ciò che egli vede è un uomo ammalato, che fa fatica a camminare, immerso nella solitudine e che conduce una vita molto quieta e appartata. Ciononostante, durante gli sporadici incontri con il Bürger e sua zia, quell’uomo si era sempre dimostrato cortese:

153 “Il lupo della steppa è sicuramente il più autobiografico di tutte le opere di Hesse” (trad. mia). 154 Siddharta è, come Demian, un romanzo di formazione, forse il più conosciuto e amato (almeno

tra i giovani lettori) dei romanzi di Hesse. È la storia di una ricerca più che di una conquista, in cui l’arte dell’amore viene esaltata in quanto mezzo per avvicinarsi alla soglia dell’illuminazione.

155 Le poesie verranno raccolte e pubblicate nel 1928 come parte del volume “Krisis”. 156 Nel corso della narrazione, il passato di Haller riaffiorerà a sprazzi.

97 […] es war ein vielleicht etwas eigenartiges und auch

trauriges Gesicht, aber ein waches, sehr gedankenvolles, durchgearbeitetes und vergeistigtes. Und dann kam, um mich versöhnlicher zu stimmen, dazu, dass seine Art von Höflichkeit und Freundlichkeit, obwohl sie ihm etwas Mühe zu machen schien, doch ganz ohne Hochmut war […] (Hesse, Steppenwolf, 10)157.

In questa introduzione anteposta alle memorie di Haller, che Ziolkowski considera parte del materiale preliminare del romanzo158, il Bürger ha il duplice scopo di spiegare le circostanze riguardanti la pubblicazione del libro e ritrarre la figura centrale da una prospettiva esteriore, che potremmo definire sociale159. La data di arrivo di Harry Haller in città è anteriore di qualche anno rispetto alla stesura dell’introduzione, a sua volta realizzata dopo aver esaminato le memorie del protagonista160. Haller conduce gran parte della sua esistenza tra montagne di libri, bottiglie di vino vuote e disordine ma, come nota lo stesso Bürger, verso la fine del soggiorno subisce una graduale e sostanziale trasformazione nella condotta e nell’apparenza, seguita da una profonda depressione. Dopo qualche tempo, poi, il “lupo della steppa” scompare, fugge senza salutare, lasciando il manoscritto che il giovane borghese decide di pubblicare in quanto “ein Dokument der Zeit” (Hesse,

Steppenwolf, 30)161: solo leggendo le parole di Haller egli comprende che

157 “[…] era una faccia forse un po’ singolare e anche triste, ma vigile, piena di pensiero e di

tormento spirituale. A rendermi più conciliante s’aggiunse anche il tono di cordialità che pareva costargli qualche fatica, ma era del tutto privo di albagia: […]” (Hesse, Il lupo della steppa, 37).

158 Come verrà messo in evidenza nell’ultimo paragrafo del presente capitolo, Ziolkowski sostiene

che il romanzo sia composto da un materiale preliminare, dall’azione vera e propria e dal tetro magico. All’interno del materiale preliminare è possibile identificare tre sezioni: l’introduzione (che qui si sta analizzando), la prima parte del racconto di Haller e il trattato.

159 Il Bürger è, infatti, il membro della classe sociale più influente degli anni in cui il romanzo è

ambientato. Egli è una delle poche persone che è venuto a contatto con il protagonista, è colui che ha trovato le sue memorie dopo la sua scomparsa improvvisa, ed è anche colui che meglio può proporre un ritratto di Haller che in questo contesto rappresenta ciò che nella sua cerchia sociale borghese è considerato “diverso”.

160 Le memorie descrivono la vita di Haller nel corso dei nove o dieci mesi trascorsi nella casa della

signora borghese.

98 l’afflizione che lo caratterizza e lo disturba è sintomatica dell’epoca contemporanea e non è semplicemente la malattia di un individuo, come egli stesso aveva sempre ed erroneamente pensato.

L’arbitraria dicotomia tra Steppenwolf e Bürger, menzionata per la prima volta dal curatore, anticipa così un aspetto chiave delle tesi sostenute da Haller. Il curatore si servirà di questi concetti per definire i due aspetti polari della sua personalità: Haller è dunque un quieto inquilino che fa di tutto per adattarsi alla routine ordinata della casa, ma è anche un torturato outsider che sembra incapace di comprendere seriamente i veri valori della vita ordinaria.

L’introduzione, dunque, descrive Haller dall’esterno, dal punto di vista di un borghese. Di Haller, il Bürger tenta di tracciare un ritratto interiore, e lo ritrae così come, a suo avviso, lo rivelano le sue caratteristiche esteriori:

Er machte durchaus und gleich beim ersten Anblick den Eindruck eines bedeuten, eines seltenen und ungewöhnlich begabten Menschen, sein Gesicht war voll Geist, und das außerordentlich zarte und bewegliche Spiel seiner Züge spiegelte ein interessantes, höchst bewegtes, ungemein zartes und sensibles Seelenleben (Hesse, Steppenwolf, 13)162.

Gradualmente, però, l’idea che il Bürger sviluppa di Haller è quella di un uomo di “rätselhafte ‘Fremdheit’” (Hesse, Steppenwolf, 16)163,dall’aria estranea, di cui coglie negli sguardi tristi e nel pauroso isolamento, l’inizio di una malattia. Annota il curatore:

162 “Alla prima occhiata faceva l’impressione d’un uomo interessante, insolito e intelligente oltre il

comune, aveva un viso spirituale, e il gioco straordinariamente delicato e mobile dei lineamenti rispecchiava una vita interiore interessante, molto innamorata, insolitamente fine e sensibile” (Hesse, Il lupo della steppa, 39).

99 […] ich spürte, dass der Mann krank sei, auf irgendeine

Art geistes- oder gemüts- oder charakterkrank, […]; […] die Krankheit dieses Leidenden nicht auf irgendwelchen Mängeln seiner Natur zur Harmonie gelangten großen Reichtum seiner Gaben und Kräfte (Hesse, Steppenwolf, 16)164.

È con questa affermazione che il Bürger introduce il tema principale del romanzo: la dualità, la disarmonizzazione di Haller, la complessità dell’essere umano. La prima immagine del contrasto e della dualità è richiamata dalla contrapposizione tra Haller e il borghese, così come traspare dalle parole del curatore, la cui vita regolata, da buon borghese, fatta di lavoro, di astemia e di non fumo si contrappone a quella più disordinata, di bevitore e fumatore di Harry Haller, “wie mit Schlaf und Arbeit, so lebte der Fremde” (Hesse, Steppenwolf, 20)165. Il contrasto, infine, viene ulteriormente confermato dal curatore stesso, quando racconta il primo incontro familiare con Haller che, seduto sulle scale di un appartamento borghese, è attratto dall’odore delizioso dei fiori e proprio a lui confessa: “Auch bei Ihrer Frau Tante duftet es ja gut und herrscht Ordnung und höchste Sauberkeit” (Hesse, Steppenwolf, 22)166. È in quell’occasione che Haller rivela al nipote della signora che non intende deridere l’ordine borghese e che non sarebbe capace di resistere neanche un giorno in una casa e in una vita così perfette. Dalla loro conversazione emergono i primi tratti del passato del protagonista:

[…] wenn ich auch ein alter und etwas ruppiger Steppenwolf bin, so bin doch auch ich der Sohn einer Mutter, und auch meine Mutter war eine Bürgersfrau und zog Blumen und wachte über Stube und Treppe, Möbel

164 “[…] avvertii che doveva essere malato, malato di qualche malattia dello spirito o dell’anima o

del carattere”; […] “la malattia non era dovuta a difetti della sua natura, ma viceversa alla ricchezza di capacità e di energie non armonizzate tra loro” (Hesse, Il lupo della steppa, 40-41).

165 “sregolato e capriccioso” (Hesse, Il lupo della steppa, 43).

166 “Anche da sua zia regna il buon odore, c’è ordine e pulizia massima” (Hesse, Il lupo della

100 und Gardinen und bemühte sich, ihrer Wohnung und ihrem

Leben so viel Sauberkeit, Reinheit und Ordentlichkeit zu geben, als nur immer gehen wollte. Daran erinnert mich der Hauch von Terpentin, daran die Araukarie, und da sitze ich denn hie und da, sehe in diesen stillen kleinen Garten der Ordnung und freue mich, dass es das noch gibt (Hesse, Steppenwolf, 22-23)167.

Come in altre opere qui prese in considerazione, un’attività sensoriale, e in questo caso l’olfatto, catalizza l’attività memoriale del protagonista168: l’odore dell’araucaria, di ordine e pulito lo riporta indietro nel tempo, agli anni della sua infanzia borghese.

Nella prefazione, che riassume i temi che saranno poi sviluppati nelle memorie di Haller169, è presente anche il primo cenno alla musica di tutto il romanzo. Il riferimento è alla partecipazione di Harry Haller a un concerto sinfonico, durante il quale egli diventa oggetto di osservazione del Bürger, che offre una breve descrizione della sua reazione all’ascolto delle interpretazioni musicali di tre musicisti diversi.

Agli occhi del Bürger, Haller alterna momenti di estraneità alla musica a momenti di maggiore coinvolgimento. Sulle note di Händel170, per esempio, appare estraneo e preoccupato, e sembra anche disconnesso dal mondo esterno;

167 […] pur essendo un vecchio e un po’ sordido lupo della steppa, sono anch’io figlio di mamma, e

anche mia madre era buona borghese e coltivava i fiori e badava alle stanze e alle scale, ai mobili e alle tendine, e si sforzava di dare alla casa e alla vita la massima pulizia e accuratezza, il massimo ordine. Questo mi rammenta l’araucaria, e perciò mi metto qui a sedere e a guardare la piccola silenziosa oasi di ordine e sono felice che tali cose esistono ancora (Hesse, Il lupo della steppa, 44).

168 Si pensi a “The Dead” di James Joyce, dove la memoria è attivata dalla musica e quindi

dall’udito, a To the lighthouse di Virginia Woolf, dove il ricordo di Mrs. Ramsay è riportato al presente attraverso un quadro e dunque la vista, o allo stesso racconto di Hesse, “Erinnerungen”, in cui il ricordo di un momento dell’infanzia del protagonista è riacceso dal gusto, richiamando palesemente il più famoso episodio della petite madeleine di Marcel della Recherche proustiana.

169 Proprio i caratteri di presentazione e anticipazione di temi che verranno ripresi e sviluppati nelle

pagine successive del romanzo hanno suggerito a Ziolkowski la definizione del romanzo come forma-sonata. Questa prima parte, infatti, costituirebbe l’esposizione.

170 Georg Friedrich Händel (1685-1759) compie una sintesi di tutti gli stili della propria epoca, tanto

101 Erst wurde Händel gespielt, eine edle und schöne Musik,

aber der Steppenwolf saß in sich versunken und ohne Anschluss, weder an die Musik noch an seine Umgebung. Unzugehörig, einsam und fremd saß er, mit einem kühlen, aber sorgenvollen Gesicht vor sich nieder blickend171.

Friedemann Bach172, invece, pare offrirgli una sorta di felicità e addirittura strappa, al burbero Haller, un fugace sorriso173:

Dann kam ein anderes Stück, eine kleine Symphonie von Friedemann Bach, und da war ich ganz erstaunt zu sehen, wie nach wenigen Takten mein Fremdling anfing zu lächeln und sich hinzugeben, er sank ganz in sich hinein uns sah, wohl zehn Minuten lang, so glücklich versunken […]174.

È con la musica di Max Reger175 che il “lupo della steppa” ripiomba nella solitudine e in una tristezza che, al Bürger, appare “cattiva”176.

Als das Stück zu Ende war, erwachte er, setzte sich gerader, machte Miene aufzustehen und schien gehen zu wollen, blieb dann aber doch sitzen und hörte auch das letzte Stück noch an, es waren Variationen von Reger, eine Musik, die von vielen als etwas lang und ermüdend empfunden wurde. Und auch der Steppenwolf, der anfangs

171 “Il concerto incominciò con un pezzo di Händel, una musica bella e nobile, ma Il Lupo della

Steppa rimase assorto, senza collegamento né con la musica né con l’ambiente. Stava là, solitario,

estraneo, a capo chino con un’espressione fredda e preoccupata” (Hesse, Il lupo della steppa, 46). Sia nella versione in tedesco che nella traduzione italiana, il corsivo è mio.

172 Wilhelm Friedemann Bach (1710-1784), organista e figlio di Johann Sebastian, è considerato un

musicista minore. Fu autore di un numero relativamente esiguo di composizioni di considerevole originalità.

173 Il sorriso qui semplicemente accennato, che richiama, tra l’altro, il sorriso finale di Siddharta,

assumerà un significato più profondo verso la fine della narrazione. Il sorriso di Siddharta proietta una tanto agognata tranquillità e contiene in sé le immagini dell’essere ma anche del divenire, e in fondo richiama il sorriso del Buddha, dolce e pieno di benevolenza, cui più volte si è accennato nel romanzo.

174 “Seguì una breve sinfonia di Friedemann Bach e allora mi meravigliai di vederlo sorridere dopo

poche battute e abbandonarsi totalmente alla musica, e per buoni dieci minuti mi parve felice […]”(Hesse, Il lupo della steppa, 47). Sia nella versione in tedesco che nella traduzione italiana, il corsivo è mio.

175 Johann Baptist Joseph Maximilian Reger (1873-1916), compositore eclettico e fecondo, incarna

l’ideale del ritorno a una concezione pura della musica, ricercando allo stesso tempo la suggestione del formalismo classicista e il contrappuntismo barocco.

176 Questo stesso episodio sarà descritto soggettivamente da Haller nelle sue memorie. Cfr. il

102 noch aufmerksam und gutwillig zugehört hatte, fiel wieder

ab, er steckte die Hände in die Taschen und sank wieder in sich hinein, diesmal aber nicht glücklich und träumerisch, sondern traurig und schließlich böse, sein Gesicht war wieder fern, grau und erloschen, er sah alt und krank und unzufrieden aus (Hesse, Steppenwolf, 25-26)177.

Il Bürger poi, dopo l’improvvisa scomparsa dell’eremita che, come anticipato, lascia dietro di sé un manoscritto, è portato a sostenere che, nonostante “ein trostloses, verlorenes und wehrloses Leben” (Hesse, Steppenwolf, 28)178, Haller non si sia tolto la vita, ma anzi continui a portarsi dentro “dies böse Leiden in seinem Herzen” (Hesse, Steppenwolf, 30)179. Il manoscritto costituisce dunque la testimonianza della vita di Haller, ma è anche una testimonianza sociale, perché “Hallers Seelenkrankheit ist […] nicht die Schrulle eines einzelnen, sondern die Krankheit der Zeit selbst, die Neurose jener Generation, welcher Haller angehört […]” (Hesse, Steppenwolf, 30)180. Il manoscritto, rappresenta quindi “ein Versuch, die große Zeitkrankheit nicht durch Umgehen und Beschönigen zu überwinden, sondern durch den Versuch, die Krankheit selber zum Gegenstand der Darstellung zu machen” (Hesse, Steppenwolf, 31)181, è un utile documento per spiegare come vivono gli uomini a cavallo tra due epoche, con profondi dissidi interiori, a seguito dei quali la loro vita si trasforma in un inferno. Sono propri questi i motivi che spingono il Bürger a pubblicare le memorie di Haller, affinché si prenda coscienza

177 “Terminato il pezzo si destò, si raddrizzò sulla sedia, fece l’atto di alzarsi come per andarsene ma

restò seduto e stette a sentire anche l’ultimo pezzo: variazioni di Reger, una musica che a molti parve troppo lunga e faticosa. Anche il “lupo della steppa” che da principio aveva ascoltato attentamente e volentieri ridivenne estraneo, mise le mani in tasca e rimase assorto, ma questa volta non dentro un sogno felice bensì in una tristezza cattiva che lo fece sembrare col viso grigio, opaco, vecchio e malato e scontento” (Hesse, Il lupo della steppa, 46-47). Sia nella versione in tedesco che nella traduzione italiana, il corsivo è mio.

178 “la vita sconfortata, sperduta e senza difese” (Hesse, Il lupo della steppa, 48). 179 “l’atroce sofferenza che ha nel cuore” (Hesse, Il lupo della steppa, 49).

180 “la malattia psichica di Haller […] non è l’ubbia di un individuo, bensì il male del nostro tempo,

la nevrosi della generazione alla quale […] appartiene […]” (Hesse, Il lupo della steppa, 49).

181 “un tentativo di vincere la malattia dell’epoca non aggirandola o mascherandola, bensì facendo

103 del presente e della crisi interiore dell’uomo dell’età contemporanea.