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CAPITOLO 4 HERMANN HESSE:

2. H ERMANN H ESSE E IL SUO TEMPO

3.9 Il teatro magico

3.9.1 La discesa negli infer

Quando giunge alla festa, si è già dato il via alle danze. Ciò che risulta subito allo sguardo del lettore è come Haller, anche in questo caso, si riveli un

outsider, uno sradicato lontano dalla vita mondana fatta di musica frenetica e persone di diverse posizioni sociali. L’allegria e la vitalità del palazzo che ospita la

316 “[…] mi abbandonai alle memorie della vecchia osteria, al mio vecchio affetto per quelle antiche

scranne massicce, mi abbandonai all’odore di fumo e di vino, a quella patina di consuetudine, d’intimità che era stesa su tutte le cose. È bello prendere commiato, infonde dolcezza. […] Erano sentimentalismi borghesi, i miei, lievemente drogati di un sentore di romanticismo da locanda antica che avevo provato da ragazzo quando l’osteria, il vino e il sigaro erano per me ancora cose proibite e seducenti. Ma il lupo della steppa non si alzò per digrignare i denti e dilaniare la mia sentimentalità. Mangiavo tranquillamente ai bagliori del passato, al debole raggio d’un astro tramontato in quel frattempo” (Hesse, Il lupo della steppa, 143).

317 “uno stupendo duetto di Händel per due bassi dove quell’avvenimento è cantato in modo

stupendo” (Hesse, Steppenwolf, 144). Il riferimento ad Händel tornerà nella sezione finale del romanzo, quando la musica del Concerto grosso in fa maggiore verrà restituita attraverso il grammofono (strumento dei tempi moderni per niente amato da Haller) con grande sorpresa e disgusto del protagonista. Si veda il paragrafo 3.8.2 del presente capitolo.

149 festa, infatti, contrastano visibilmente con la depressione e l’angoscia del protagonista:

In allen Räumen des großen Gebäudes war Festbetrieb, in allen Sälen wurde getanzt, auch im Kellergeschoß, alle Korridore und Treppen waren von Masken, Tanz, Musik, Gelächter und Gejage überflutet. Beklommen schlich ich durch das Gewühl, von der Negerkapelle zur Bauernmusik, […] (Hesse, Steppenwolf, 209)318.

Non senza sorpresa, Haller nota che anche Pablo partecipa alla festa, che “un corridoio nel sotterraneo era stato addobbato a inferno e un’orchestra di diavoli vi stamburava pazzamente” (Hesse, Steppenwolf, 145). Haller, estraneo a un mondo che non gli appartiene, sente che non riesce ad essere allegro, si sente a disagio: “[e]s war nichts los mit mir”, afferma nelle sue memorie (Hesse,

Steppenwolf, 210)319. Uno dei diavoli presenti in quell’ambiente surreale porge ad Haller un gettone sul quale è impresso, a caratteri incerti, un messaggio misterioso:

Heut nacht von vier Uhr an magisches Theater −nur für Verrückte−

Eintritt kostet den Verstand.

Nicht für jedermann. Hermine ist in der Hölle. (Hesse, Steppenwolf, 211)320.

Quasi involontariamente, quindi, Haller torna in mezzo alla folla, come se fosse una marionetta trascinata e guidata con disinvoltura per mezzo di un filo magico. Si lascia trasportare dall’atmosfera festante della sala, “ der Wärme, von

318 “La festa tumultuava in tutti i locali del grande edificio, in tutte le sale si ballava anche nel

sotterraneo, tutti i corridoi e le scale erano invasi da una marea di maschere, di danze, di musiche, di risate e di gente in moto. Depresso attraversai la folla dall’orchestrina dei negri alla banda dei contadini […]” (Hesse, Il lupo della steppa, 145).

319 “non era un luogo per me” (Hesse, Il lupo della steppa, 145).

320 “Questa notte dalle quattro in poi teatro magico/«soltanto per pazzi»./Prezzo d’ingresso: il

cervello./Non per tutti. Erminia è nell’inferno” (Hesse, Il lupo della steppa, 146) In corsivo negli originali.

150 all der brausenden Musik” (Hesse, Steppenwolf, 211)321, dal calore della gente presente, finché non si imbatte casualmente in Marie, con la quale dà vita a un incontro fugace che altro non è che un addio, un commiato che Haller però ancora non coglie e dunque non comprende in pieno. Intraprende così il suo viaggio verso l’inferno, alla ricerca di Herminie. Le pareti delle stanze e dei corridoi, l’eleganza dei partecipanti, l’orchestrina di diavoli accentuano fortemente il riferimento a un mondo ultraterreno ma ancora sotterraneo, infernale, indispensabile passaggio verso il purgatorio e poi verso il regno degli immortali.

In questo ambiente così lontano dal suo, così diverso da tutti gli ambienti che Haller aveva frequentato fino al fatidico incontro con Herminie, è una musica assordante quella che lo investe, una musica coinvolgente ma caotica. Solo quando cessa, Haller riconosce, nelle fattezze di un uomo molto elegante, il suo amico di infanzia Hermann:

Während ich trank, sah ich das Profil des jungen Mannes, es sah so bekannt und reizend aus, wie ein Bild aus sehr ferner Zeit, kostbar durch den stillen Staubschleier der Vergangenheit. Oh, da durchzuckte es mich: es war ja Hermann, mein Jugendfreund! (Hesse, Steppenwolf, 213)322.

Tuttavia, nel momento in cui decide di chiamarlo per nome, quello stesso volto assume le sembianze di Herminie che, per l’occasione, veste in frac323 e che così, nella duplice veste di uomo e donna, di unione di due poli e di due istanze,

321 “dal caldo della musica rombante, dal ritmo del canto” (Hesse, Il lupo della steppa, 147).

322 “Mentre bevevo osservai il profilo del giovane che mi parve noto e delizioso come una visione di

tempi molto lontani attraverso il velo di polvere del passato. E un baleno mi attraversò la mente: era Ermanno, il mio amico di infanzia” (Hesse, Il lupo della steppa, 148).

323 Qui si chiarisce il dubbio di Haller sull’identità di Herminie, compenetrazione di maschile e

femminile, la cui natura androgina è sancita nell’assonanza dei nomi, Herminie-Hermann (Cfr. Mecocci, in Hermann Hesse e l’altro, 67). Nello stesso tempo le certezze di Haller si confondono. A questo punto della sua esperienza, però, Haller non si perde più in divagazioni filosofiche o nella ricerca di una motivazione valida sull’episodio e accetta incondizionatamente lo svolgersi degli eventi.

151 assurge anche a simbolo della fusione dell’adesso e dell’allora, del legame e della compenetrazione tra il passato e il presente, che si proietta verso un futuro che può esistere solo attraverso il recupero di una parte del passato, in questo caso suggerito proprio dal riferimento al compagno d’infanzia Hermann.

E con Herminie, nel corso della festa, Haller alterna le chiacchiere alla danza e all’esplorazione dello spazio di quello che si rivelerà essere il teatro magico, intraprendendo così un seducente gioco fatto di inseguimenti, complicità e piccoli tradimenti. In quella stessa serata, sconvolgente quanto misteriosa e razionalmente incomprensibile, Haller dichiara di invidiare il radioso sorriso di Pablo di cui egli non ha mai potuto beneficiare:

[…]in jüngster Zeit hatte ich dies Strahlen und Lächeln des glücklich Entrückten bewundert, geliebt, bespöttelt und beneidet an meinem Freunde Pablo, wenn er selig im Rausch des Musizierens im Orchester über seinem Saxophon hing oder dem Dirigenten, dem Trommler, dem Mann mit dem Banjo zuschaute, entzückt, ekstatisch Hesse, Steppenwolf, 216)324.

In quella notte così magica e per certi versi miracolosa, anch’egli può gioire dell’emozione di regalare un sorriso a se stesso:

Aber heute, in dieser gesegneten Nacht, strahlte ich selbst, der Steppenwolf Harry, dies Lächeln, schwamm ich selbst in diesem tiefen, kindhaften, märchenhaften Glück, atmete ich selbst diesen süßen Traum und Rausch aus Gemeinschaft, Musik, Rhythmus, Wein und Geschlechtslust, dessen Lobpreis im Ballbericht irgendeines Studenten ich einst so oft mit Spott und armer Überlegenheit mit angehört hatte. Ich war nicht mehr ich, meine Persönlichkeit war aufgelöst im Festrausch wie Salz

324 “[…] recentemente avevo ammirato, amato, ironizzato e invidiato quella luce e quel sorriso

estatico nel mio amico Pablo quando nel turbine della musica si chinava beato sul saxofono o guardava estasiato il direttore dell’orchestra, il suonatore di tamburo o di banjo” (Hesse, Il lupo

152 im Wasser (Hesse, Steppenwolf, 216-217)325.

Il suo io è ormai disciolto, e Haller stenta quasi a riconoscersi in quel sorriso che ora scopre soddisfatto come parte di sé e che è sintomo del graduale cambiamento che lo porterà ad essere un uomo nuovo.

Haller danza quindi con molte donne a ritmo di Yearning326, è raggiante, si sente felice, anche se non conosce, perché non l’ha mai sentito, il suono della felicità327:

Libero e sciolto mi lasciavo trasportare dalle onde della danza, dai profumi, dai suoni, dai sospiri, […] sballottato ritmicamente dalla musica come da una mareggiata (Hesse, Steppenwolf, 151).

Il protagonista, confuso, spiazzato, smarrito in quell’ambiente per lui così nuovo, perde anche il senso del tempo, tanto che, piuttosto scettico e incredulo per ciò che egli stava vivendo, annota così nelle sue memorie: “Das Zeitgefühl war mir verlorengegangen, ich weiß nicht, wieviel Stunden oder Augenblicke dies Rauschglück dauerte” (Hesse, Steppenwolf, 218)328.

Quando le sale si svuotano e le musiche si spengono definitivamente, Haller si accorge che la festa sta continuando in un’altra stanza, dove nota “ eine schwarze Pierrette mit weiβgemaltem Gesicht” (Hesse, Steppenwolf, 219)329, che aveva il volto coperto da una maschera. Questa donna da cui Haller si sente attratto è

325 “Ora però, in quella notte felice, io stesso, Harry, il lupo della steppa, raggiavo di quel sorriso, io

stesso ero immerso in quella felicità profonda, puerile e favolosa, io stesso respiravo quel dolce sogno di ebbrezza dalla folla, dalla musica, dal ritmo, dal vino, dal piacere del sesso, quel sogno che avevo sentito elogiare tante da uno studente qualunque atteggiandomi a uomo superiore e beffardo, io non ero più io, la mia personalità era disciolta in quell’aria di festa come il sale nell’acqua” (Hesse, Il lupo della steppa, 150).

326 Yearning è una danza foxtrot in voga negli anni Venti. Per la definizione di foxtrot vedi p. … 327 Haller aveva già intrapreso una disquisizione sulla felicità e l’infelicità. Cfr. paragrafo 3.7 del

presente capitolo.

328 “Avevo perduto il senso del tempo e non saprei dire quanto durò quella felicità, se ore o

momenti” (Hesse, Il lupo della steppa, 151).

153 Herminie, libera dal frac e ora di nuovo simbolo della sensualità e della femminilità330. Haller ed Herminie si abbandonano a questo punto a una danza senza fine: “Lange dauerte dieser Hochzeitstanz” (Hesse, Steppenwolf, 220)331, afferma Haller, che qui pare si sia riappropriato del senso del tempo. A un certo punto, però, al selvaggio ripetersi della musica jazz si sostituisce un profondo silenzio. Lentamente anche quella stanza si svuota per lasciare spazio ai due commedianti, personaggi tragici che andranno insieme incontro al loro destino. Haller sembra ossessionato da una risata, proveniente “Irgendwo unten”, “[i]rgendwo, in einer unbestimmbaren Ferne un Höhe” (Hesse, Steppenwolf, 221)332. E mentre Haller si specchia in Herminie e in essa riconosce la sua anima, “lontano nell’alto si perdeva l’eco di quella strana risata nello spazio sconosciuto” (Hesse, Steppenwolf, 153).

Intanto, Pablo il musicante, creatura sorridente e misteriosa, lo invita a un “divertimento” e lo conduce, con Herminie, in “una stanza rotonda inondata di luce azzurra” (Hesse, Steppenwolf, 154). È questo il teatro magico, luogo all’apparenza infinito, con innumerevoli porte e svariati palchi.

A partire da quel momento, Herminie perde il suo ruolo di “narratrice” della vita di Haller333 e lo consegna a Pablo, il quale comincia a raccontargli del suo desiderio di fuga per sfuggire al tempo e intraprendere la ricerca della propria anima:

Sie sind oft Ihres Lebens sehr überdrüssig gewesen, Sie strebten fort von hier, nicht wahr? Sie sehnen sich danach,

330 Qualche ora prima Herminie era una figura ermafrodita, ora Hermann, ora Herminie. 331 “La danza nuziale durò a lungo” (Hesse, Il lupo della steppa, 152).

332 “da non so dove”, “da qualche parte, forse dall’alto, [d]a una distanza indefinibile” (Hesse, Il

lupo della steppa, 153).

333 In quanto alter ego di Haller, Herminie rileggeva attraverso i suoi occhi la vita di Haller e la

154 diese Zeit, diese Welt, diese Wirklichkeit zu verlassen und

in eine andre, Ihnen gemäßere Wirklichkeit einzugehen, in eine Welt ohne Zeit. […] Sie wissen ja, wo diese andre Welt verborgen liegt, daß es die Welt Ihrer eigenen Seele ist, die Sie suchen. Nur in Ihrem eigenen Innern lebt jene andre Wirklichkeit, nach der Sie sich sehnen. Ich kann Ihnen nichts geben, was nicht in Ihnen selbst schon existiert, […] (Hesse, Steppenwolf, 224)334.

Ed ecco che, in questa sala azzurra, Haller vede per la prima volta se stesso, uomo e lupo, in uno specchietto rotondo:

[…] mich selber, Harry Haller, und innen in diesem Harry den Steppenwolf, einen scheuen, schönen, aber verirrt und geängstigt blickenden Wolf, die Augen bald böse, bald traurig glimmend, […] (Hesse, Steppenwolf, 224)335.

Come più volte messo in evidenza nel corso dell’analisi di Der Steppenwolf, l’esperienza nel teatro magico aiuterà Haller a sbarazzarsi della propria personalità. Alla vista della sua interiorità divisa e dalla descrizione del teatro magico offerta da Pablo, Haller riconosce, nella risata dell’imperscrutabile jazzista latino, quella eco che lo aveva accompagnato nel corso della serata:

Dabei lachte er laut auf, nur ein paar Töne, aber sie durchführen mich heftig, es war wieder das helle, fremdartige Lachen, das ich schon vorher von oben gehört hatte (Hesse, Steppenwolf, 225)336.

334 “Lei è stato spesso disgustato della vita e ha cercato di scappare,non è vero? Ha una gran voglia

di abbandonare quest’epoca, questo mondo, questa realtà e di rifugiarsi in un’altra realtà più consona a lei, in un mondo senza tempo. […] Lei sa già dove si cela quell’altro mondo, sa che quello che cerca è il mondo della sua anima. Soltanto dentro di lei vive l’altra realtà, che lei va cercando. Io non posso darle nulla che non esista già dentro di lei, […]” (Hesse, Il lupo della steppa, 155). Herminie ha sempre dato del “tu” ad Haller, segno di vicinanza d’animo, mentre Pablo gli si rivolge dando del “lei” in segno di maggiore distacco.

335 “[…] vidi me stesso, Harry Haller, e dentro a lui il lupo della steppa, un lupo timido, bello, ma

impaurito e sperduto con negli occhi un fuoco ora cattivo ora malinconico […]” (Hesse, Il lupo

della Steppa, 155).

336 “Così dicendo scoppiò in una risata breve, ma tale che mi scosse da capo a piedi: era quella

stessa risata squillante ed enigmatica che aveva udito prima dell’alto” (Hesse, Il lupo della Steppa, 156).

155 Pablo, che da questo momento in poi, assurge a simbolo di “guaritore” della malattia di Haller, ricorda quanto egli aspiri al superamento del tempo, come aveva dimostrato nei versi di “Die Unsterblichen”, che aveva composto qualche ora prima, e nei quali, forse inconsciamente, si era inscritto nella sfera degli immortali337:

Ohne Zweifel haben Sie ja längst erraten, daß die Überwindung der Zeit, die Erlösung von der Wirklichkeit, und was immer für Namen Sie Ihrer Sehnsucht geben mögen, nichts andres bedeuten als den Wunsch, Ihrer sogenannten Persönlichkeit ledig zu werden (Hesse, Steppenwolf, 156)338.

Poiché, dunque, il superamento del tempo è soggetto alla rinuncia della personalità, a sua volta realizzabile soltanto dopo aver conquistato l’ironia, Pablo confessa ad Haller che “Sie lachen zu lehren, ist der Zweck dieser ganzen Veranstaltung” (Hesse, Steppenwolf, 226)339. Bisognerà quindi inscenare un finto suicidio. Così, attraverso la proiezione, in uno specchietto, dell’immagine di Haller, che contiene all’interno di sé un lupo, lo stesso protagonista è attraversato da una serie di sentimenti nostalgici: “Einen Augenblick schien sie ganz in diesen Hermann verwandelt” (Hesse, Steppenwolf, 227)340. Ad essi si aggiunge un senso di sollievo che porta Haller alla compassione dell’immagine nello specchio, compassione che esprime attraverso una grande risata di liberazione. Ed è con questa risata che egli uccide definitivamente il lupo della steppa ed è pronto così a intraprendere la seconda fase del suo apprendistato.

337 Si veda il paragrafo 3.7 del presente capitolo.

338 “Senza dubbio avrà già capito che il superamento del tempo, la redenzione dalla realtà o quel

nome qualsiasi che voglia dare alla sua aspirazione non è altro che il desiderio di sbarazzarsi della sua così detta personalità” (Hesse, Il lupo della steppa, 156).

339 “insegnar[gli] a ridere è […] lo scopo di questa manifestazione” (Hesse, Steppenwolf, 156-157). 340 “Per un istante mi sentii sconvolgere profondamente, dolorosamente, come da un ricordo, una

156

3.9.2 Mondi paralleli e simbolici

Se Haller ha concluso la prima parte del suo percorso verso la conquista della consapevolezza della molteplicità dell’individuo, un altro entusiasmante viaggio in altri mondi paralleli lo aspetta. Il confronto con se stesso, intanto, sembra non essere ancora finito. Di fronte allo specchio della parete, Haller assiste adesso alla sua suddivisione in “infiniti Harry”:

Ich sah, einen winzigen Moment lang, den mir bekannten Harry, nur mit einem ungewöhnlich gutgelaunten, hellen, lachenden Gesicht. Aber kaum, daß ich ihn erkannt hatte, fiel er auseinander, löste sich eine zweite Figur von ihm ab, eine dritte, eine zehnte, eine zwanzigste, und der ganze Riesenspiegel war voll von lauter Harrys oder HarryStücken, zahllosen Harrys, deren jeden ich nur einen blitzhaften Moment erblickte und erkannte (Hesse, Steppenwolf, 229)341.

È questo il momento in cui la sua personalità già divisa si frantuma ulteriormente342. Con grande stupore, ma assalito dalla curiosità per ciò cui andrà incontro di lì a poco, Haller si riconosce in tutte queste figure e afferma:

[…] und alle waren ich, und jeder wurde blitzschnell von mir gesehen und erkannt und war verschwunden, nach allen Seiten liefen sie auseinander, nach links, nach rechts, in die Spiegeltiefe hinein, aus dem Spiegel heraus (Hesse, Steppenwolf, 229)343.

341 “Vidi per un solo istante quel Harry che conoscevo salvo che aveva il viso chiaro e ridente, di

buon umore. Ma appena l’ebbi riconosciuto si divise, una seconda persona si staccò da lui e una terza, una decima, una ventesima, e tutto l’enorme specchio fu pieno di Harry o pezzi di Harry, di infiniti Harry, ognuno dei quali mi appariva per la durata di un baleno” (Hesse, Il lupo della steppa, 158).

342 La scissione interiore e corporea di Harry Haller suggerisce inevitabilmente il parallelo con Uno,

Nessuno, Centomila di Luigi Pirandello (1867-1936).

343 “[…] tutti erano io e ciascuno era visto e riconosciuto per un istante prima di scomparire, e tutti

si dissipavano da ogni parte, verso sinistra, verso destra, nella profondità dello specchio e fuori di esso” (Hesse, Il lupo della steppa, 158).

157 Una serie di immagini, che sono variazioni temporali di Haller, si susseguono velocemente, si rincorrono, lo attraggono ma lo ingannano anche, scomparendo improvvisamente. Solo, completamente spaesato, Haller vaga per il teatro e, attratto da un’iscrizione che rimanda alla caccia alle automobili, apre la porta e si ritrova in “eine laute und aufgeregte Welt” (Hesse, Steppenwolf, 230)344, un mondo parallelo dove è in corso una lotta fra gli uomini e le macchine per la riconquista della purezza del mondo e dell’equilibrio ecologico del pianeta. A fare da sfondo alle ragioni dell’utilità delle macchine e di limitarne - per lo meno - l’utilizzo, è una guerra sui generis, in cui gli uomini possono esprimere la loro contrarietà e la volontà di distruzione del “blechernen zivilisietrten Welt” (Hesse,

Steppenwolf, 232)345. A questa lotta al presente prende parte anche Haller, che però vive un momento di intrusione del passato, rappresentato in questo caso dal compagno di scuola Gustavo, ora professore di teologia346:

Das Schönste von allem aber war, daß neben mir plötzlich mein Schulkamerad Gustav auftauchte, der seit Jahrzehnten mir Verschollene, einst der wildeste, kräftigste und lebensdurstigste von den Freunden meiner frühen Kindheit (Hesse, Steppenwolf, 232)347.

Con Gustavo, Haller intraprende un viaggio lungo e infinito su un’automobile che si muove ad altissima velocità, alla ricerca del lago azzurro tra alte montagne, presso il quale troveranno un grosso pino da cui i due apriranno il

344 “un mondo rumoroso e agitato” (Hesse, Il lupo della steppa, 159). 345 “volgare mondo civilizzato” (Hesse, Il lupo della steppa, 230).

346 Il passato aveva più volte fatto irruzione nella vita di Haller attraverso suoni, motivi, luoghi e

ricordi di vario genere ma il momento più significativo è quello in cui la figura di Herminie suggerisce l’immagine di un personaggio presente nella vita infantile di Haller, che solo la sera del fatidico ballo si confermerà definitivamente Hermann.

347 “Ma il bello fu che mi trovai improvvisamente a fianco di Gustavo, il mio compagno di scuola,

dimenticato ormai da decenni, mentre era stato il più scatenato. Il più ardente e robusto tra i miei amici di infanzia” (Hesse, Il lupo della steppa, 160).

158 fuoco sulle macchine che passano nelle vicinanze con il solo scopo di uccidere. Uccidere, in questo mondo parallelo e surreale, è l’unico modo per vendicarsi della disperazione che si prova nei confronti del mondo: “Nur töten wir nicht aus Pflicht,