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THE POOL OF TIME

2. TO THE LIGHTHOUSE DI VIRGINIA WOOLF

Quando nel 1927 pubblica To the Lighthouse, il suo quinto romanzo, Virginia Woolf era già conosciuta come autrice di saggi e racconti che rivelavano il suo interesse per la ricerca di una nuova forma di romanzo in grado di rispecchiare i cambiamenti della società e dell’uomo della prima metà del Novecento387. To the

Lighthouse rappresenta infatti la concretizzazione della ricerca della novità formale della scrittrice, a cui si unisce l’originalità con cui sono esposti e intrecciati i temi del tempo, della memoria e della musica.

La storia umana e professionale di Virginia Woolf ha un fascino che resiste all’usura del tempo, probabilmente perché qualsiasi lettore dell’opera della scrittrice percepisce l’influsso dei suoi umori altalenanti, delle sue sofferenze fisiche, delle sue vicende private, ma anche perché ha saputo resistere a lungo alla tragicità della vita e alle sue alte e basse maree di cui non sempre riusciva a cogliere pienamente l’essenza. Ma la capacità di sopportare tale fardello sfuma man

387 Prima di To the Lighthouse (trad. it. Gita al faro o Al faro), Virginia Woolf ha pubblicato i

romanzi The Voyage Out (trad. it. La crociera) nel 1915, Night and Day (trad. it. Notte e giorno) nel 1919, Jacob’s Room (trad. it La stanza di Jacob) nel 1922, Mr.s.. Dalloway (trad. it. La signora

Dalloway) nel 1925; i racconti “The Mark On The Wall” (trad. it. “Il segno sul muro”) nel 1917, “Kew Gardens” (trad. it. “I giardini di Kew”) nel 1919, “Monday or Tuesday” (trad. it. Lunedì o martedì” nel 1921; i saggi “Mr.. Bennett and Mr.s.. Brown” (trad. it. “Il signor Bennett e la signora Brown” nel 1924, “The Common Reader” (trad. it. “Il lettore comune”) nel 1925.

187 mano che il tempo passa e il mondo mette in opera le atrocità di cui la mente umana è capace. La guerra lentamente la logora, le sue forti emicranie e l’insonnia la debilitano; si sente perseguitata da insopportabili voci, la depressione la devasta; giunge al limite, si arrende. Compie un atto estremo: si abbandona alle acque del fiume Ouse in una mattina del marzo 1941, in piena guerra.

La sua vita, alla luce dei fatti, è stata letta come una storia di coraggio e stoicismo, oltre che come quella di una grande scrittrice che ha contribuito a “rivoluzionare” la forma del romanzo e ha offerto preziose recensioni e saggi di notevole importanza. Dopo Virginia Woolf la letteratura non poteva più essere la stessa.

Il ruolo centrale che il concetto di tempo ha nella vita e nella narrativa di Virginia Woolf derivava, per gran parte, da quei lunghi e forzati periodi di isolamento cui era stata costretta a causa della sua malattia, e durante i quali aveva preso coscienza del tormento della solitudine e della necessità di godere dei pochi momenti di felicità che il presente le offriva388.

Il ruolo della memoria, poi, costituisce un ulteriore e interessante elemento di riflessione, ed è strettamente connesso alla concezione che la scrittrice ha del tempo. Materia primaria di To the Lighthouse è il tempo soggettivo, ovvero i ricordi di Virginia Woolf. Il romanzo si basa, infatti, sulla memoria del passato, sul ricordo del periodo in cui la giovane Virginia si recava con la sua famiglia a St. Ives, in Cornovaglia, per le vacanze estive.

388 Quando Virginia, a ventinove anni, si trova a tirare le fila della propria vita è ancora single e

soffre di quello che, a posteriori, è stato definito “disturbo bipolare”, che provoca, in chi ne è colpito, dell’alternanza di episodi repressivi ed episodi maniacali, con varia frequenza. A questo punto della sua vita, piuttosto che una scrittrice, Virginia Woolf si considera una fallita ed è sempre più facile preda della depressione, combatte con quelle voci maschili che la tormentano, alternando momenti di euforia a momenti di smarrimento totale. Anche dopo il matrimonio con Leonard Woolf, avvenuto nel 1912, Woolf ha un violento crollo nervoso: viene ricoverata in una clinica e sottoposta alla terribile rest cure, una terapia che prevedeva l’isolamento completo e il riposo assoluto.

188 A questo si unisce, poi, la “costruzione memoriale” del romanzo, che nelle intime maglie della scrittura attanaglia momenti di profonda riflessione sul passato dei protagonisti. Centrale è, in questa prospettiva, la figura di Mrs. Ramsay, che appare nella prima sezione in tutta la sua imponenza, muore nella seconda lasciando un vuoto incolmabile ed è ancora più protagonista nell’ultima sezione, dove il ricordo di lei è ancora vivo nei pensieri dei sopravvissuti della famiglia e soprattutto nella memoria dell’amica Lily, pittrice che, con la sua opera, cerca di far rivivere Mr.s.. Ramsay nel presente: la memoria e il ricordo della donna costituiscono, dunque, il cuore della sezione conclusiva del romanzo.

La sperimentazione formale di cui To the Lighthouse si fa portavoce contrasta visibilmente con i canoni del romanzo vittoriano, che prevedevano uno sviluppo lineare della storia, e propone, in alternativa, una suddivisione interna in tre parti tematicamente e simbolicamente connesse tra loro. Le tre sezioni, poi, affrontano il tema del tempo cronologico in modo diverso, così che la prima parte, “The Window”, copre poche ore, la seconda parte, “Time Passes”, si snoda lungo un periodo di dieci anni, e la terza parte, “The Lighthouse”, si abbraccia quasi due giorni. Molte delle azioni della prima e della terza sezione si svolgono nella mente dei protagonisti, si svelano attraverso la successione di lunghi monologhi interiori, mentre la prospettiva si sposta di personaggio in personaggio. Sebbene la parte centrale mantenga una certa continuità con la sezione precedente e quella successiva, presenta, rispetto ad esse, caratteri più peculiari e si rivela esemplare della rappresentazione dello scorrere del tempo cronologico.

Infine, il concetto di “tempo”, inteso come ritmo del testo narrativo, permette di individuare nelle tre sezioni di To the Lighthouse caratteristiche diverse seppur unificanti, così che nel complesso il romanzo si rivela multiritmico e ben

189 orchestrato.

2.1 “The Window”: la felicità effimera

“The Window” introduce i temi della memoria e del tempo in relazione a un gruppo di amici e familiari che si muovono all’interno della residenza estiva dei Ramsay, alle Ebridi. Il tempo, in questa prima sezione, è più connesso alla durata che al trascorrere degli eventi esteriori, mentre il “tempo” potrebbe essere paragonato a un “andante”. La memoria è presentata in relazione a Mr.s. Ramsay che, a sua volta, diventerà l’oggetto dei ricordi di Lily Briscoe nella sezione conclusiva. La musica, invece, si carica di significati evocativi se è posta in relazione alla memoria ed è proprio Mrs. Ramsay, personaggio centrale della sezione, “an extremely appealing character, the most seductive of all created by Virginia Woolf” (Ferrer, 42), che vive anche, in modo piuttosto insolito, la felicità di un ricordo e la malinconia per il passaggio del tempo e la fugacità della felicità.

Come suggerisce il titolo del romanzo, la storia prende il via dal desiderio del piccolo James di visitare il faro, simbolo della luce, dell’approdo, del rifugio, ma anche dell’intemittenza, dell’alternanza tra la luce e il buio, tra la vita e la morte. “‘Yes, of course, if it’s fine tomorrow’”389, è la risposta di Mrs. Ramsay ad una domanda del figlio che al lettore non è rivelta. Ma Mr. Ramsay, intelletto puro, personaggio contrapposto alla più sensibile e materna Mrs. Ramsay, riporta il bambino a una realtà triste, cruda, ma anche più verosimile e rivela che “[…] it

190 won’t be fine’” (Woolf, Lighthouse, 3)390. In relazione all’escursione al faro, dunque, i coniugi Ramsay rivelano sensibilità contrastanti, sebbene entrambi siano consapevoli della transitorietà della vita e del fatto che nulla può esistere per sempre. Il piccolo James rimarrà molto colpito da questa conversazione e se ne ricorderà qualche anno dopo, sulla barca, quando avrà potuto finalmente intraprendere quel viaggio che gli avrebbe permesso di raggiungere l’ambitissima meta391.

Se il tempo costituisce uno dei temi principali del romanzo, in “The Window” esso appare come tempo privato, soggettivo, personale. La sezione include diversi passi in cui il passato è visto come un luogo in cui cercare conforto rispetto a un presente più precario e disorientante. Non mancano però esempi che richiamano i concetti di temps e durée elaborati da Henri Bergson. Il tempo della vita, la durée, è pura durata, è un tempo qualitativo, fluido, privo di un inizio o di una fine ben definibili, è diverso dal tempo della scienza, il temps, che è oggettivo, reversibile, quantitativo e divisibile in unità tutte uguali, simili a quelle individuate dalle lancette di un orologio. In relazione al tempo della scienza, “The Window” contiene pochi ma significativi riferimenti al tempo cronologico. Sebbene sia abbastanza chiaro che la sezione si apra alle soglie della Prima Guerra Mondiale, a metà settembre (Moore, 62), il primo riferimento temporale appare dopo qualche pagina, molto dopo l’esposizione del tema della gita, quando la voce narrante afferma “[i]t was September after all, the middle of September, and past six in the evening” (Woolf, Lighthouse, 14)392, ad indicare come elemento centrale del

390 “‘non sarà bello” (Woolf, Al faro, trad. it. Nadia Fusini, Feltrinelli, Milano 2003, p. 34. Sarà

questa l’edizione italiana cui si farà riferimento nel corso del capitolo).

391 Questo costituisce uno dei tanti esempi che sostiene la teoria di To the Lighthouse quale romanzo

simile alla forma sonata. Un tema presentato nella prima sezione verrà “ripreso” nell’ultima parte del romanzo.

191 romanzo sia il tempo privato, soggettivo, di ogni personaggio, più che il tempo oggettivo, misurato dai calendari. Il secondo riferimento temporale compare in relazione a Lily Briscoe quando, nella sua mente, si staglia il pensiero dei suoi trentatré anni, un particolare importante poiché ripreso nella terza parte, dove l’età di Lily verrà di nuovo menzionata come simbolo del passaggio del tempo, per accrescere il senso di distanza tra gli eventi della prima parte e quelli dell’ultima sezione393. L’ultimo riferimento al tempo cronologico riguarda la cena a casa dei Ramsay: sta scendendo la sera, “daylight faded” (Woolf, Lighthouse, 47), e sono da poco passate le sette: “it was only just past seven” (Woolf, Lighthouse, 49)394.

Legata all’inesorabile scorrere del tempo, la transitorietà della vita diventa uno dei temi principali della sezione, richiamata da diverse immagini, molte delle quali connesse alla musica. Nel terzo capitolo, per esempio, dopo aver rassicurato James che il giorno dopo sarebbe stata una bellissima giornata di sole, Mrs. Ramsay è catturata dal suono delle onde che si infrangono sulla riva:

[…] so that the monotonous fall of the waves on the beach, which for the most part beat a measured and soothing tattoo to her thoughts seemed consolingly to repeat over and over again as she sat with the children the words of some old cradle song, murmured by nature, ‘I am guarding you – I am your support,’ but at other times suddenly and unexpectedly, especially when her mind raised itself slightly from the task actually in hand, had no such kindly meaning, but like a ghostly roll of drums remorselessly beat the measure of life, made one think of the destruction of the island and its engulfment in the sea, and warned her whose day had slipped past in one quick doing after another that it was all ephemeral as a rainbow – this sound which had been obscured and concealed under the other sounds suddenly thundered hollow in her ears and made her look up with an impulse of terror (Woolf, Lighthouse,

393 Quello dell’età di Lily costituisce uno dei tanti temi che verranno “ripresi” nella terza parte. 394 “il giorno finiva” […] “Erano appena passate le sette” (Woolf, Al faro, 86-87, 89).

192 12)395.

Quel riverbero la riporta indietro nel tempo, a quando quello stesso suono le aveva ricordato un tempo in cui canticchiava una ninna nanna ai suoi figli. Così, lo stesso suono che in passato l’aveva supportata, nel presente la pone improvvisamente di fronte a una verità inconfutabile, che è quella relativa allo trascorrere inesorabile del tempo, tanto che un giorno anche l’isola che la ospita si inabisserà, perché “è tutto effimero, come un arcobaleno”.

La sezione è ricca di metafore musicali, prima fra tutte quella che descrive il rapporto dei coniugi Ramsay nel settimo capitolo:

Every throb of this pulse seemed, as he walked away, to enclose her husband, and to give to each that solace which two different notes, one high, one low, struck together, seem to give each other as they combine. Yet, as the resonance died, and she turned to the fairy tale again, Mrs. Ramsay felt not only exhausted in body (afterwards, not at the time, she always felt this) but also there tinged her physical fatigue some faintly disagreeable sensation with another origin (Woolf, Lighthouse, 28)396.

La debolezza di Mr. Ramsay e la sempre più crescente presa di coscienza del suo fallimento sono presentati in opposizione al potere di Mrs. Ramsay di

395 “E ora lo sciabordio monotono delle onde sulla spiaggia, che di solito accompagnava i suoi

pensieri con un rullio misurato e calmo, e sembrava – quando stava coi suoi figli – ripetere instancabile e consolante le parole di un’antica ninna nanna, che era la natura a sussurrare: ‘io vi proteggo e vi sorreggo’, e altre volte, specie quando si distoglieva un attimo dai compiti immediati, d’un tratto, all’improvviso, non aveva più quel significato buono, ma simile allo spettrale rullio di

tamburi che battesse spietato il ritmo della vita, faceva pensare alla distruzione dell’isola, al suo inabissarsi nel mare e l’avvertiva, mentre i giorni dileguavano in occupazioni veloci una dopo l’altra, che è tutto effimero come l’arcobaleno; questo suono soffocato, oscurato da altri suoni, improvvisamente le rintronò cavo nell’orecchio, e le fece alzare lo sguardo in un impeto di terrore” (Woolf, Al faro, 44). Corsivo mio.

396 “Appena lui si allontanò, ogni battito di quella vibrazione sembrò la stringesse al marito, e desse

a entrambi quel sollievo che due note differenti, una alta, una bassa, suonate insieme, si procurano l’un l’altra quando s’accordano. Ma appena la risonanza si spense, e tornò alle fiabe di Grimm, la signora Ramsay si sentì non solo esausta fisicamente (si sentiva sempre così, dopo – mai lì per lì); ma la stanchezza fisica sfumò in una sensazione leggera e insieme sgradevole, che aveva una differente origine” (Woolf, Al faro, 64). Corsivo mio.

193 rassicurare il marito del proprio genio e di restituirgli la fiducia persa. Oltre a ciò, Mrs. Ramsay pensa che la gente potrebbe insinuare che suo marito possa essere considerato un uomo troppo dipendente dalla moglie.

Alla fine del paragrafo, poi, pensando alle costrizioni che le impediscono di esprimere i suoi sentimenti al marito, Mrs. Ramsay afferma:

[…] and then, to hide small daily things, and the children seeing it, and the burden it laid on them−all this diminished the entire joy, the pure joy, of the two notes sounding together, and let the sound die on her ear now with a dismal flatness (Woolf, Lighthouse, 29)397.

In entrambe le citazioni, la coppia è paragonata a due note di differente altezza in procinto di perdere l’armonia iniziale, note che nel presente rivelano solo una risonanza che tende a sfumare, simbolo della freddezza del loro rapporto attuale.

Un ulteriore esempio dell’impiego della metafora musicale è quello che coinvolge ancora una volta Mrs. Ramsay, in un momento in cui è impegnata nella lettura di una favola al piccolo James. In questo caso l’azione non è soltanto accennata ma è anche descritta meticolosamente:

Mrs. Ramsay wondered, reading and thinking, quite easily, both at the same time; for the story of the Fischerman and his Wife was like the bass gently accompanying a tune, which now and then ran unexpectedly into the melody (Woolf, Lighthouse, 41)398.

397 “Doveva nascondergli anche altre piccole faccende quotidiane, e i ragazzi lo vedevano, e il peso

ricadeva su di loro – tutto ciò diminuiva la gioia intatta, pure, delle due note consonanti, e il suono

si spegneva all’orecchio di lei con una tonalità sinistra” (Woolf, Al faro, 65). Corsivo mio.

398 “Perché la storia del Pescatore e della moglie era come il contrabbasso che accompagna

194 Mrs. Ramsay è presentata con la particolare abilità di pensare e leggere contemporaneamente, “quite easily, both at the same time” (Woolf, Lighthouse, 41)399. Durante la lettura, dunque, pensa che quella storia possa essere paragonata all’accompagnamento di un contrabbasso che di tanto in tanto si inserisce con decisione e prepotenza all’interno della melodia. L’affermazione sembra chiarire come, nell’intera storia, le stesse azioni esterne fungano da accompagnamento a ciò che costituisce la vera melodia, ovvero i pensieri, le azioni della mente dei protagonisti, idea che ritorna in occasione della festa, quando la cena è presentata come un dettaglio di secondaria importanza rispetto all’azione principale che è quella che si svolge nella mente di ciascun ospite.

Secondo quanto messo in luce da Alex Aronson, la scena della madre che legge una favola al proprio figlio pensando nello stesso momento a qualcos’altro “is an interesting instance of [the] interplay of two voices singing in counterpoint” e, proprio in quel momento Mrs. Ramsay scopre che “the two, the narrative and her own thought, complement each other” (55)400.

Il tempo è anche presente nel romanzo nelle vesti di forza distruttiva che tenta di eliminare dalla scena qualsiasi traccia del presente e del passato. Mrs. Ramsay accenna ai visibili effetti del passaggio del tempo inerenti alla propria casa, dove “things got shabbier and got shabbier summer after summer” (Woolf,

Lighthouse, 20)401. Nel contempo rivela la sua preoccupazione per il tema della transitorietà della felicità, perché Mrs. Ramsay vorrebbe mantenere viva la felicità presente dei suoi otto figli e, invano, tenta di spiegare al marito la sua ansia e il suo desiderio, che lui però non riesce a comprendere: “[t]hey had all their little

399 “[…] leggeva e pensava insieme” (Woolf, Al faro, 79).

400 “è un’interessante istanza dell’interrelazione di due voci che cantano come in un contrappunto”

[…] “le due [voci], la narrativa e i suoi pensieri, si completano” (trad. mia).

195 treasures … [w]hy must they grow up and lose it all? Never will they be so happy again” (Woolf, Lighthouse, 43)402.

Il momento inteso come unità contenente un sentimento unico nella sua intensità, che potrebbe essere richiamato alla mente in un indeterminato futuro a partire da un evento inaspettato, costituisce il nucleo centrale della poetica di Virginia Woolf403. Mrs. Ramsay sa che la felicità non dura, “no happiness lasted” (Woolf, Lighthouse, 46)404 afferma, ma sa anche di aver conosciuto intensi attimi di felicità che, se potesse, cercherebbe di preservare.

Anche durante la cena Mrs. Ramsay è investita dall’ansia dell’attimo fuggente, della transitorietà del presente e la sicurezza del passato come periodo felice della sua vita:

But what have I done with my life? thought Mr.s. Ramsay, taking her place at the head of the table and looking at the plates making white circles on it. […] She had a sense of being past everything, through everything, out of everything, as she helped the soup, as if there was an eddy – there – and one could be in it, or one could be out of it, and she was out of it. It’s all come to an end, she thought, while they came in one after another, Charles Tansley – ‘Sit there, please,’ she said – Augustus Carmichael – and sat down. And meanwhile she waited, passively, for someone to answer her, for something to happen. But this is not a thing, she thought, ladling out soup, that one says (Woolf, Lighthouse, 60)405.

402 “Avevano i loro piccoli tesori…[…] perché dovevano crescere e perdere tutto questo? Non

saranno più così felici” (Woolf, Al faro, 82).

403 La stessa idea di cogliere il momento e godere dei pochi attimi di felicità che la vita offre è uno

dei temi principali di , Mrs. Dalloway, il romanzo precedente di Virginia Woolf.

404 “La felicità non durava” (Woolf, Al faro, 86).

405 “Ma che ho fatto io della mia vita? Pensò la signora Ramsay, prendendo posto a capotavola e

guardando i piatti che vi disegnavano sopra dei cerchi bianchi. […] Mentre serviva la minestra,