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S CONTRO MUSICO DIALETTICO : I VIOLINI DI Z ENO E DI G UIDO

CAPITOLO 3 ITALO SVEVO:

4. S CONTRO MUSICO DIALETTICO : I VIOLINI DI Z ENO E DI G UIDO

Quando la famiglia Malfenti diventa il centro della sua vita, Zeno decide di attirare su di sé le attenzioni di Ada con la musica del suo violino. È in una di quelle occasioni che condivide anche qualche momento musicale con Augusta, unica musicista della famiglia, pianista dilettante e anche poco talentuosa (Svevo,

Coscienza, 81). Come Augusta, Zeno dimostra di possedere dei limiti come musicista, tanto che le sue esibizioni nel salotto Malfenti sono inframmezzate da ripetute bugie a proposito delle sue abilità musicali. Il protagonista dichiara più volte di aver dimenticato di portare il violino o di non poter suonare alcune

58 composizioni perché non si era esercitato abbastanza:

Portai talvolta con me il mio violino e passai qualche poco di musica con Augusta, la sola che in quella casa sonasse il piano. Era male che Ada non sonasse, poi era male che io sonassi tanto male il violino e malissimo che Augusta non fosse una grande musicista. Di ogni sonata io ero obbligato di eliminare qualche periodo perché troppo difficile, col pretesto non vero di non aver toccato il violino da troppo tempo. […] Augusta avrebbe volentieri ripetute le nostre sonate, ma io m’accorsi che Ada vi si annoiava e perciò finsi più volte di aver dimenticato il violino a casa. Augusta allora non ne parlò più (Svevo, Coscienza, 81)86.

Accade però che Zeno incontri il giovane Guido Speier, che suscita in lui subito un’irritante antipatia per la sua spavalderia e il suo innegabile fascino. La situazione si complica quando Zeno scopre che Guido è un violinista molto più virtuoso di lui, probabilmente consapevole del fatto che anch’egli avrebbe usato il violino nel salotto Malfenti come strumento di seduzione di una delle quattro ragazze. Zeno ammette, a posteriori, di aver commesso il primo di una serie di errori che lo metteranno in una condizione di netta inferiorità rispetto a Guido:

Un violinista! Se era vero ch’egli sonava tanto bene, io, semplicemente ero un uomo distrutto. Almeno non avessi sonato io quell’istrumento o non mi fossi lasciato indurre di sonarlo in casa Malfenti (Svevo, Coscienza, 116).

Zeno è infatti un violinista dilettante che si esibisce più volentieri nei semplici studi di Kreutzer87, che pure si illude di saper eseguire in modo decoroso, ma la sua illusione e il suo ottimismo sono di nuovo dettati dall’inettitudine e dall’inerzia che lo caratterizzano. “Per mettere al posto giusto le note”, dichiara

86 Corsivo mio.

87 Rodolphe Kreutzer (1766-1831) è stato un eccellente violinista di fine Settecento, uno dei più

rinomati d’Europa del suo tempo. È autore dei 40 Studi o Capricci per Violino Solo (1807) e compositore di opere per violino con funzione pedagogica e didattica.

59 Zeno, “io devo battermi il tempo coi piedi e con la testa” (Svevo, Coscienza, 116) e tale dichiarazione è la prova tangibile che egli è, e sa di essere, un principiante, e che durante un’esecuzione quei gesti gli negano qualsiasi disinvoltura e serenità. Vista la sua scarsa competenza nel muovere l’archetto, chiunque nel confronto con lui sarebbe stato capace di irretire il cuore di qualsiasi donna attraverso la musica del violino. E infatti Zeno comprende subito di aver perso Ada, anche se si augura che per la donna la scelta del marito non dipenda dal modo in cui viene suonato uno strumento musicale. Eppure, alla fine dell’esibizione della “Chaconne”, l’abile e astuto Guido offre proprio ad Ada il suo violino, simbolo dell’anima del suonatore, ed in quel momento Zeno non può che prendere coscienza del fatto che la sua storia con Ada non avrà mai inizio.

L’esecuzione di Guido della “Chaconne” di Bach costituisce il momento musicale più interessante dell’intero romanzo88. Guido fa a meno dell’accompagnamento del piano di Augusta, gesto che gli consente di essere l’assoluto protagonista del momento. Le note del violino di Giudo esprimono, attraverso Bach, tutto il loro fascino seducente. Così in quell’occasione Bach diventa per Zeno un nemico dispettoso, tanto che il suo animo è pervaso da un senso di rabbia e di inferiorità. Egli riconosce, infatti, con un pizzico di invidia, la bellezza della musica proveniente dal violino di Guido e ne è ammaliato, persino umiliato:

A un dato momento Guido domandò il violino. Faceva a meno per quella sera dell’accompagnamento del piano, eseguendo la “Chaconne”. […] contro di me, si mise il grande Bach in persona. Giammai, né prima né poi, arrivai a sentire a quel modo la bellezza di quella musica nata su

88 Nel corso di questo paragrafo si chiarirà cosa rappresenti la “Chaconne” di Bach nel romanzo e

60 quelle quattro corde come un angelo di Michelangelo in un

blocco di marmo. Solo il mio stato d’animo era nuovo per me e fu desso che m’indusse a guardare estatico in su, come a cosa novissima.[…] Fui assaltato da quella musica che mi prese. Mi parve dicesse la mia malattia e i miei dolori con indulgenza e mitigandoli con sorrisi e carezze. […] Io protestavo, ma Bach procedeva sicuro come il destino (Svevo, Coscienza, 128-129).

La sua umiliazione però non conosce limiti se, in quel salotto, egli si ostina a voler apparire protagonista di una scena che non gli appartiene più. È così che, alla fine dell’esibizione di Guido, nel silenzio estatico del salotto, dove nessuno osa esprimere un giudizio di alcun genere, Zeno, impavido, si cimenta in un commento tecnico sulle ultime battute della “Chaconne”:

– Benissimo! – dissi e aveva tutto il suono di una concessione più che di un applauso. – Ma però non capisco perché, verso la chiusa, abbiate voluto scandire quelle note che il Bach segnò legate (Svevo, Coscienza, 130).

È questo il secondo grande errore di Zeno, ormai irreparabile. Guido è convinto della correttezza della sua esibizione e, con la disinvoltura che gli è propria, dona il suo violino ad Ada, ponendo metaforicamente la sua anima nelle mani della futura consorte.

Zeno, a questo punto, decide di aprire la sua anima ad Ada ma lo fa saccentemente cercando di denigrare il suo sfidante. E Ada lo rifiuta, come pure Alberta, forse perché consapevoli dell’amore di Augusta per Zeno, forse perché Zeno dimostra di non saper amare. E d’altra parte non sarebbe potuto succedere altrimenti se Zeno aveva duettato musicalmente con Augusta e se, citando Tolstoj, la musica avvicina spiritualmente chi la fa, cioè chi la produce e la pratica insieme. Così, in quel salotto, tra Zeno e Guido è andato in scena uno scontro indiretto, diacronico, dove il primo a esibirsi è Zeno, coscienza in ascolto di se

61 stesso, consapevole della sua inettitudine e dei suoi limiti, e poi Guido, ottimo violinista, spavaldo e sicuro di sé. Anche in questo caso Zeno si pone in ascolto, ascolta l’esibizione di Guido e ne critica le scelte esecutive.

Allo stesso tempo, in quell’occasione, Guido è stato interprete di una pagina musicale altamente duttile e che non presenta, nello spartito originale, chiare indicazioni sulla dinamica89. Se si considera la pagina musicale un’opera d’arte, bisogna affermare che, essendo un’opera in potenza, per esistere essa ha bisogno di essere letta e interpretata da un esecutore. La composizione musicale non ha, come le altre arti, una forma tangibile e immutabile nel tempo ma tende a realizzarsi di nuovo a ogni esecuzione. Dunque ogni interprete è a suo modo ri-compositore dello spartito che tuttavia rimane immutato nell’altezza dei suoni ma è suscettibile a variazioni consistenti per ciò che riguarda il dinamismo, l’accentuazione ritmica, l’intensità. Così Guido, avendo interpretato in modo del tutto personale le ultime battute della “Chaconne”, si rivela a suo modo “ri- scrittore” della stessa.

È importante soffermarsi sulla citazione musicale da Bach che Italo Svevo inserisce in questo romanzo. Secondo le teorie di Carlo Majer90, uno dei protagonisti del dibattito musico-letterario del secondo Novecento, si potrebbe teorizzare che nella Coscienza è presente una descrizione di letteraria della musica e, se si dovesse inscrivere il romanzo in una categoria precisa tra quelle teorizzate da Majer, si potrebbe far riferimento al gruppo dei rapporti descrittivi. Nello stesso

89 Il termine “dinamica” si riferisce, in ambito musicale, all’intensità del suono, indipendentemente

dall’accentuazione ritmica. I segni dinamici sono posti sotto il pentagramma in corsivo e in neretto ed indicano le gradazioni di intensità che vanno dal pianissimo (pp) al fortissimo (ff). Dipendono dal contesto musicale e il loro valore non è mai determinabile con assoluta precisione.

90 Carlo Majer, musicologo contemporaneo, è l’autore dell’unico contributo teorico-normativo

italiano agli studi sui rapporti tra musica e letteratura con “Per una teoria dei rapporti fra musica e letteratura”, in Bologna, la cultura italiana e le letterature straniere moderne (1992).

62 tempo, seguendo le teorie di Werner Wolf91, nel romanzo di Svevo siamo di fronte alla cosiddetta explicit thematization, di pertinenza della letteratura, poiché un

medium, ed in questo caso la musica, è citato, discusso o rappresentato nel testo92. Nello specifico, Svevo propone una descrizione letteraria degli effetti che la musica ha sull’ascoltatore Zeno e dell’esecuzione da parte di Guido Speier di una particolare partitura, la “Chaconne” appunto, esecuzione filtrata esclusivamente dal punto di vista di Zeno.

Nella Coscienza non ci sono citazioni musicali in senso stretto, non è presente, cioè, la rappresentazione iconica dello sparito della “Chaconne”. Ma se si ascolta questa danza e se si analizza alla luce dello stato emotivo di Zeno, è facile riscontrare delle interessanti analogie tra la musica e la coscienza del protagonista.

La “Chaconne” non è un’opera a se stante ma è un movimento interno alla

Partita n. 2 per Violino Solo, composta da Bach nel 1720 e soggetta, nel tempo, a molteplici trascrizioni per altri strumenti93. È una variazione su tema94, in Re minore, tonalità cupa dai tratti drammatici, che si esprime in un tempo ternario, di solito vivace e virtuosistico. Non è un caso che sia proprio Guido a interpretare la “Chaconne” e non Zeno, poiché essa richiede una particolare tecnica esecutiva che il protagonista del romanzo non possiede95.

Il tema di questa danza presenta un inizio intenso ed altamente emotivo. Nella prima variazione viene confermato con vigore il carattere drammatico del

91 Werner Wolf è un critico tedesco, anch’egli protagonista del dibattito musico-letterario degli

ultimi anni.

92 Su questo argomento e sulla comparazione della presenza musicale con i testi di Drudi Demby,

Kafka e Ghislanzoni si veda il paragrafo 6 di questo capitolo.

93 La “Chaconne” ha subito, nel corso dei secoli, diverse rivisitazioni, tra cui quelle di Busoni per

pianoforte. Si veda, a questo proposito, il paragrafo … di questo capitolo.

94 La variazione su tema è una forma musicale basata sulla trasformazione, con innumerevoli

artifici, di un elemento tematico di base.

95 Zeno appunto si può limitare solo ad eseguire gli studi per violino di Kreutzer, come

63 tema:

Fig. 1. Tema, battute 1-8 – Prima variazione battute 8-15

Come si nota dallo spartito, Bach sceglie un ritmo costituito dall’alternanza spasmodica di semiminime, semiminime col punto e crome, opportunamente variate con cadenze e fioriture tipiche del suo stile compositivo. Nel momento in cui la composizione si avvia a presentare le altre variazioni sul tema iniziale, il carattere, che rimane fortemente drammatico, viene arricchito da ritmi vari e si assiste all’alternanza di frasi ritmicamente regolari, composte da un flusso di arpeggi con semicrome e biscrome (battute 84-88), e frasi che invece richiamano il ritmo iniziale, più lento, con minime, semiminime e crome (battute 89-98).

Fig. 2. Battute 84-98

64 rimanere a un livello ermeneutico che si avvale della centralità del testo letterario, dove la musica diventa metafora di certe condizioni esistenziali, si può semplicemente affermare che Svevo, come quasi tutti gli scrittori, abbia guardato alla propria vicenda personale e utilizzato le proprie conoscenze in ambito musicale e musicologico per creare una situazione che fosse il riflesso della vita musicale della Trieste degli anni Venti. D’altra parte, lo stesso Svevo era un violinista e Villa Veneziani aveva più volte accolto i migliori musicisti triestini dell’epoca e con essi un ampio repertorio di musica classica (Favaro, 206-7).

Con Zeno, quindi, Svevo crea un personaggio particolarmente interessante dal punto di vista musicale, critico e criticabile, pessimo esecutore e tuttavia ottimo ascoltatore. Zeno è il protagonista musicalmente passivo del salotto Malfenti perché non è lui ad eseguire materialmente la “Chaconne”; ma è, nello stesso tempo, un attivo e privilegiato ascoltatore di due personaggi a lui antagonisti: il primo è il musicista-interprete Guido, il secondo il musicista-compositore Bach. Il lettore recepisce così un Bach distorto rispetto all’originale poiché lo spartito è interpretato dall’archetto di Guido, ma raccontato e giudicato da Zeno, e soprattutto dalla sua coscienza che in quel momento sta subendo un’avvilente umiliazione. La coscienza di Zeno filtra, dunque, quella musica, e la restituisce al lettore in tutta la sua drammatica bellezza.

Da questo episodio Zeno emerge come una caricatura di se stesso e si rende protagonista del triste epilogo che lo porterà ad accettare la corte silenziosa di Augusta dopo il rifiuto delle altre sorelle.

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