2.6 EVIDENZE EMPIRICHE DEL FENOMENO A LIVELLO MONDIALE 127
3.2.1 EVIDENZE EMPIRICHE DEL FENOMENO A LIVELLO ITALIANO 141
Seppure nelle sezioni precedenti del capitolo siano già stati esaminati alcuni elementi del quadro numerico e statistico del reshoring italiano, per procedere ad un’analisi più approfondita, di fondamentale importanza risulteranno ancora una volta i dati forniti e le indagini svolte dal gruppo inter-‐universitario di ricerca italiano “Uni-‐CLUB MoRe Back-‐Reshoring”.
Nel Capitolo 2, in occasione dello studio del fenomeno a livello globale, si è potuto notare come in Italia fossero stati contati, al 31 dicembre 2015, ben 121 casi di rimpatrio, un numero la cui importanza risulta ancora più accentuata se si considera che al mondo solamente gli Stati Uniti hanno fatto registrare una quota maggiore (326 decisioni di rientro). Pertanto, le valutazioni che seguiranno, saranno basate sullo studio delle generalità e dei comportamenti di questo cluster di imprese.
Il primo elemento da considerare riguarda la loro dimensione. Le aziende che decidono di ri-‐localizzare sono prevalentemente di grande dimensione, quelle di media, piccola o micro, invece, sono in numero inferiore, ma in ogni caso non trascurabile.
Tabella 3.1 – RIPARTIZIONE DELLE DECISIONI PER DIMENSIONE AZIENDALE
DIMENSIONE AZIENDALE DECISIONI
Grande
79
Media 33
Piccola e micro 9
TOTALE 121
Le imprese reshored provengono principalmente dal Settentrione (localizzazione della sede legale) ed in maniera quasi omogenea dalle regioni situate nel Nord Est e Nord Ovest.
Tabella 3.2 – RIPARTIZIONE DELLE DECISIONI PER REGIONE ITALIANA D’ORIGINE
AREA GEOGRAFICA REGIONE DECISIONI
Nord Est
Veneto 36
Friuli Venezia Giulia 6 Trentino Alto Adige 3
TOTALE 45 Nord Ovest Emilia Romagna 21 Lombardia 18 Piemonte 7 Liguria 4 TOTALE 50 Centro Marche 9 Toscana 9 Umbria 2 Lazio 1 Abruzzo 1 TOTALE 22 Sud Campania 2 Puglia 2 TOTALE 4 TOTALE 121
Fonte: Uni-‐CLUB MoRe Back-‐Reshoring Research Group
Per quando riguarda le aree geografiche ed i Paesi esteri “abbandonati”, dalla tabella 3.3 è possibile notare che l’Asia – in particolare la Cina – sia il continente maggiormente interessato dal fenomeno, ma in ogni caso con un’incidenza minore per quanto si è invece potuto osservare per gli Stati Uniti. Ciò è spiegabile in virtù del fatto che le imprese italiane – specialmente quelle del Triveneto – negli anni abbiano delocalizzato la produzione, in maniera rilevante, anche in altre regioni geografiche (tra tutte quelle dell’Est Europa).
Tabella 3.3 – RIPARTIZIONE DELLE DECISIONI PER PAESE “ABBANDONATO”
AREA GEOGRAFICA ABBANDONATA DECISIONI % SUL TOTALE
Cina 41 33,9%
Asia (escluso la Cina) 15 12,4% Europa dell’Est ed ex URSS 29 24,0% Europa occidentale 27 22,3% Nord Africa e Medio Oriente 4 3,3% America del Nord 2 1,7% America centrale e meridionale 1 0,8%
n.a. 2 1,7%
TOTALE 121 100%
Fonte: Uni-‐CLUB MoRe Back-‐Reshoring Research Group
L’analisi dei settori industriali di appartenenza, condotta sui 121 casi aziendali considerati, conferma quanto già introdotto in una sezione precedente del capitolo (figura 3.5). Il settore “aggregato” del fashion rimane in testa alla classifica, a testimonianza del fatto che il reshoring italiano sia spinto principalmente da motivazioni di miglioramento dell’immagine aziendale e dalla ricerca di qualità. Particolare citazione per i settori dell’elettrico e dell’elettronico.
Tabella 3.4 – RIPARTIZIONE DELLE DECISIONI PER SETTORE MERCEOLOGICO
CODICE NACE DESCRIZIONE DEL SETTORE MERCEOLOGICO DECISIONI
14
Confezione di articoli di abbigliamento
29
15 Confezione di articoli in pelle e simili 21
26
Fabbricazione di computer e prodotti di elettronica ed ottica 15
27 Fabbricazione di apparecchiature elettriche 15
28 Fabbricazione di macchinari e apparecchiature n.c.a. 12
31 Fabbricazione di mobili 6
30 Fabbricazione di altri mezzi di trasporto 5
20 Fabbricazione di prodotti chimici 4
22 Fabbricazione di articoli di gomma e materie plastiche 3
25 Fabbricazione di prodotti in metallo (esclusi macchinari ed attrezzature) 3
32 Altre industrie manifatturiere 3
29 Fabbricazione di autoveicoli 2
10 Industrie alimentari 1
21 Fabbricazione di prodotti farmaceutici 1
24 Attività metallurgiche 1
TOTALE 121
Fonte: Uni-‐CLUB MoRe Back-‐Reshoring Research Group
Il peso rilevante del settore fashion nella formazione del fenomeno a livello italiano, ha avuto un’influenza decisiva circa le tipologie di motivazioni che hanno spinto le imprese a rientrare in Italia. Infatti, la prima causa di ri-‐localizzazione è legata all’importanza degli effetti del “Made in”, tipico dei settori con produzioni di alta fascia. Il miglioramento del servizio e della relazione con i clienti, e la ricerca di una migliore qualità dell’offerta, sono altre importanti motivazioni d’impatto.
Tabella 3.5 – RIPARTIZIONE DELLE DECISIONI PER MOTIVAZIONE
MOTIVAZIONE DECISIONI % SU DECISIONE CON MOTIVAZIONE
Effetto “Made in”
42
41,6% Miglioramento dei servizi al cliente 25 24,8% Qualità delle produzioni delocalizzate 18 17,8% Riorganizzazione globale dell’azienda 15 14,9% Crisi economica globale 14 13,9% Focalizzazione sull’innovazione prodotto/processo e
vicinanza produzione/ricerca 13 12,9%
Costi logistici 13 12,9%
Costi totali 10 9,9%
Inadeguatezza RU locali 8 7,9% Pressioni sociali del Paese d’origine 8 7,9% Differenziale del costo del lavoro 6 5,9% Disponibilità di capacità produttiva nel Paese d’origine 6 5,9%
Decisioni senza motivazione dichiarata
20 % sul totale delle decisioni 16,5%
Fonte: Uni-‐CLUB MoRe Back-‐Reshoring Research Group
È possibile quindi affermare che, rispetto al quadro internazionale analizzato nel Capitolo 2 (tabella 2.9), elementi strettamente legati alla sfera economica (specialmente la ricerca di una riduzione dei costi logistici) non hanno avuto per le imprese italiane una particolare rilevanza nei processi decisionali finalizzati al rimpatrio produttivo. Bensì, il vero motore della ri-‐localizzazione è stato il perseguimento di obiettivi di eccellenza qualitativa e di riorganizzazione aziendale, legati al ripensamento della catena del valore aziendale, e di quali elementi realmente più tra tutti contribuiscano alla creazione di valore, sia per il cliente sia per l’impresa stessa.
3.3 ANALISI DEL SETTORE CALZATURIERO ITALIANO
Con la finalità di rendere più chiaro e descrivere al meglio il fenomeno del
reshoring italiano, in questa sezione del capitolo si procederà all’analisi di uno dei
settori maggiormente interessati dal rimpatrio industriale. Infatti, il settore del calzaturiero, facente parte del più vasto settore “aggregato” «fashion & luxury», in Italia è uno dei primi per numero di casi di rientro aziendale.
L’indagine, condotta dal gruppo di ricerca “Uni-‐CLUB MoRe Back-‐Reshoring”, in collaborazione con Assocalzaturifici, ha interessato venticinque imprese con l’obiettivo di raccogliere informazioni circa le alternative strategiche di localizzazione adottate, le motivazioni alla base e le caratteristiche delle imprese
stesse141.
Il campione di riferimento, nel particolare, è costituito da imprese di piccola (40%), media (36%) e grande (24%) dimensione, secondo differenti percentuali, e una maggiore numerosità di quelle di piccola dimensione.
Il posizionamento strategico nel settore, legato al segmento di mercato servito, – ovviamente – è altrettanto diverso. Sebbene alcune imprese ne abbiano più di uno, la maggior parte di queste si posiziona sulla fascia di mercato medio-‐alta. Solo il 16%, fornisce quella del “lusso”.
Figura 3.6 – RIPARTIZIONE PER POSIZIONAMENTO NEL SETTORE
Fonte: Uni-‐CLUB MoRe Back-‐Reshoring Research Group
141 cfr. Uni-‐CLUB MoRe Back-‐Reshoring (2014), Indagine Esplorativa sulle Strategie di (ri-‐)localizzazione
delle Attività Produttive nel Settore Calzaturiero Italiano, Uni-‐CLUB MoRe Back-‐Reshoring Research Group
12% 24% 60% 20% 16% 0% 10% 20% 30% 40% 50% 60% 70%
Un terzo delle imprese, inoltre, dichiara che il fatturato esportato si aggiri tra il 76% e il 100%. Solamente il meno del 4% di imprese, invece, afferma di effettuare attività di export per un fatturato inferiore al 10% del totale. In media, comunque, le aziende fatturano vendite su esportazioni per il 64,1% di quelle totali, a dimostrazione del fatto che ad oggi l’orientamento del mercato è sempre più su scala internazionale.
Figura 3.7 – RIPARTIZIONE PER PERCENTUALE DI ESPORTAZIONI SUL TOTALE DELLE VENDITE
Fonte: Uni-‐CLUB MoRe Back-‐Reshoring Research Group