1.2 LE TEORIE SULL’INTERNAZIONALIZZAZIONE D’IMPRESA 21
1.4.2 LA SCELTA DELLA MODALITÀ DI INGRESSO 54
Nonostante la scelta della modalità di ingresso in un mercato estero possa apparire complessa, e facente parte di un processo decisionale che richiede la valutazione di molteplici fattori di differente natura, nella letteratura economica si distinguono due principali approcci aventi la finalità di aiutare il management nella selezione della strategia di presenza estera ottimale.
Come visto nel paragrafo precedente, ogni tipologia di modalità di ingresso definisce un sistema di controllo ed un impegno economico differente, siano essi sulle esportazioni, sugli accordi di cooperazione o sugli investimenti diretti esteri. Il primo sistema d’analisi, pertanto, pone al centro delle riflessioni il tema del
“controllo”, accostandolo a quello di “investimento”53, e rilevando che un’impresa
sceglierà una modalità di ingresso piuttosto che un’altra in base a:
1. quanto essa abbia bisogno di esercitare un elevato grado di controllo; 2. quanto essa sia disposta ad investire nel processo di entrata.
Le due variabili sono senz’altro collegate, ed è intuibile comprendere come all’innalzamento di una corrisponda la crescita dell’altra. Ovvero, se l’impresa dovesse ritenere opportuno esercitare un controllo maggiore sulle proprie attività internazionali, magari per influire maggiormente nei processi decisionali aziendali, sicuramente dovrà propendere per la scelta di una forma di ingresso – contrattuale o IDE – che necessiterà di un fabbisogno economico altrettanto più elevato. E allo stesso modo, viceversa. Ovviamente l’inclinazione al controllo e alla spesa dipenderanno dalle motivazioni strategiche dell’impresa (figura 1.10). Va da sé comprendere come un’azienda che punti a raggiungere importanti vantaggi competitivi internazionali voglia sicuramente gestire in prima persona le proprie
attività, assumersi i rischi delle proprie decisioni, e quindi effettuare investimenti più consistenti. Al contrario, un’azienda intenta semplicemente ad esportare la propria produzione, senza l’esigenza di orientare e coordinare le proprie attività, potrà ritenere opportuno contenere le spese di internazionalizzazione.
Figura 1.10 – LA SCELTA DELLA MODALITÀ DI INGRESSO (1)
SFRUTTAMENTO DI OPPORTUNITÀ SPOT
PRESENZA COSTANTE PER FAR CRESCERE
IL MERCATO
CONSEGUIMENTO DI UNA POSIZIONE COMPETITIVA
IMPORTANTE
Basso coinvolgimento
finanziario
-‐ Esportazione indiretta -‐ Esportazione diretta -‐ Licensing (scelta non possibile)
Alto coinvolgimento
finanziario
(scelta non economica) -‐ Franchising -‐ Subcontracting -‐ Joint Venture -‐ Acquisizioni
-‐ IDE
Fonte: Demattè C., Marafioti E., Perretti F. (2013), Strategie di Internazionalizzazione, Egea
Il secondo approccio alla scelta della modalità di ingresso in un mercato estero prende in considerazione specifici periodi temporali di riferimento, e gli obiettivi di profitto e di non profitto dell’impresa in questo. Sembra evidente come ogni azienda debba perseguire contestualmente entrambi gli obiettivi, ma in particolari fasi della sua attività essa potrà propendere più o meno per alcune finalità piuttosto di altre, e quindi risulta necessario ricercare un trade-‐off che permetta di equilibrare sia scelte strategiche sia l’utilizzo di risorse.
Nel processo di analisi dei sistemi di ingresso nel mercato internazionale, innanzitutto i manager saranno chiamati a svolgere delle valutazioni comparative del profitto che genererebbe ogni alternativa. La metodologia finanziaria utilizzata
è quella classica, e parte dalla considerazione del cash flow54, ammontare poi
scontato in relazione al valore finanziario del periodo temporale di riferimento. A titolo d’esempio, nel breve periodo probabilmente risulterà più conveniente adottare un approccio via export, dove i profitti saranno maggiori quanto più
54 Il cash flow rappresenta il «flusso di cassa» , in entrata ed in uscita, di un’azienda. Trattasi di un calcolo finanziario principalmente utilizzato per il controllo della gestione operativa aziendale (operating cash flow) così come per la valutazione dell’ammontare di liquidità posseduto (free cash flow).
indiretta sarà la forma di esportazione scelta, rispetto ad un investimento diretto, i
cui flussi di cassa porterebbero al break-‐even point55 solamente nel medio periodo.
Nel caso contrario invece, l’IDE, che permette all’impresa di esercitare un controllo maggiore e di sfruttare al meglio le potenzialità del mercato obiettivo, risulterà plausibilmente la soluzione più adatta per perseguire flussi di reddito di ordine superiore.
Una volta effettuate le analisi di ordine finanziario, i manager dovranno considerare i propri obiettivi di non profitto e paragonarli con i risultati che ogni alternativa di entrata permetterebbe di raggiungere. In questo caso le valutazioni si baseranno su fattori di ordine più qualitativo, come ad esempio la crescita nel livello di reputazione o nel grado di controllo, così come sulla misurazione di dimensioni quali la quota di mercato o i volumi delle vendite.
Lo step finale, quindi, prevede che si mettano a paragone obiettivi di profitto e di non profitto con i risultati delle valutazioni fatte in merito, il tutto con la finalità ultima di arrivare a compiere la scelta della modalità di ingresso nel mercato estero in un modo cosciente e consapevole.
Figura 1.11 – LA SCELTA DELLA MODALITÀ DI INGRESSO (2)
55 In ambito economico, il break-‐even point (BEP) rappresenta il «punto di pareggio» ed indica la quantità, espressa in fatturato o in volume di vendite, di prodotto da vendere necessaria a coprire i costi sostenuti e risultare in una situazione né di perdita né di profitto.
Rosa ristretta delle modalità di ingresso possibili
Valutazione comparativa obiettivi di NON PROFITTO:
-‐ crescita volumi di vendita -‐ quota di mercato
-‐ grado di controllo dell’attività -‐ grado di reversibilità
-‐ reputazione -‐ costi di transazione
MODALITÀ DI PRESENZA OTTIMALE
Valutazione comparativa obiettivi di PROFITTO:
-‐ attualizzazione flussi di reddito attesi
C’è da dire, comunque, che il processo di selezione appena descritto raramente viene adottato dalle imprese, e la motivazione principale sta nel fatto che spesso esso richiede un dispendio economico e di tempo piuttosto consistente. Ed è per tale ragione che sovente le imprese affrontano il processo di internazionalizzazione senza un programma sufficientemente strutturato, adottando approcci più naif e con il rischio di potersi ritrovare in situazioni di difficoltà operativa, circostanze che, nella ricerca della strada più efficace, possono
anche condurre al fallimento e alla dispersione di risorse56.