1.2 LE TEORIE SULL’INTERNAZIONALIZZAZIONE D’IMPRESA 21
1.5.2 LE MODALITÀ DI DELOCALIZZAZIONE 64
Il trasferimento della produzione ha luogo attraverso investimenti diretti esteri.
Come evidenziato in materia di entrata nei mercati stranieri70, un IDE è
un’operazione che prevede un impiego di risorse il cui ammontare varia principalmente in base all’obiettivo perseguito (resource seeking, market seeking,
knowledge seeking) e al particolare sistema di investimento scelto. Allo stesso
modo, delocalizzare la produzione fa parte di un processo che deve necessariamente prendere in considerazione le modalità attraverso le quali intraprendere il percorso di trasferimento. Da qui l’impresa sarà in grado, pertanto, di poter gestire il processo basandosi su linee guida predeterminate, e
70 Vedi par. 1.4.1 (pag. 47).
4% 8% 22% 29% 37% Altro America Latina Europa Occidentale Europa Orientale Asia
conseguentemente calcolare l’ammontare di risorse richiesto per portarlo poi a termine.
Una acquisizione di tipo «convenzionale» o un investimento di tipo «greenfield» rappresentano le strategie di trasferimento che in maniera diametralmente opposta prevedono differenti entità di impiego di risorse, e ciò in base agli interessi di un’impresa nel voler acquistare un impianto estero già esistente e operativo oppure nel volerlo costruire da zero. La prima delle due opzioni solitamente è preferita in situazioni in cui l’impresa acquisitrice abbia la necessità di internazionalizzare solamente alcune fase del ciclo produttivo, per la produzione di semilavorati che poi saranno reimportati presso il Paese di casamadre, oppure per il completamento della lavorazione di componenti che poi dovranno essere vendute nel mercato estero. La seconda alternativa, invece, è maggiormente adottata in contesti in cui ancora non esistono impianti idonei né per specializzazione produttiva né per dimensione, e in casi in cui l’impresa investitrice abbia l’esigenza di introdurre nuove linee di prodotto price-‐oriented da
vendere in modo esclusivo nel Paese-‐mercato estero71. Una soluzione intermedia è
rappresentata dall’investimento di tipo «brownfield», prevedendo da parte dell’impresa internazionale un impiego di risorse economiche medio: solitamente trattasi di fusioni aziendali in cui l’impresa internazionale si accorda con quella locale per accedere a quote di mercato, marchio e fornitori locali, contribuendo però al rinnovamento degli impianti fisici, dei macchinari, dei sistemi produttivi, così come delle competenze manageriali e delle strutture organizzative.
La scelta di una modalità rispetto ad un’altra, comunque, non dipende solamente dall’entità di risorse possibili da impiegare e dagli obiettivi strategici perseguiti, esistono altre motivazioni che concorrono nella scelta: si citino, ad esempio, l’influenza dei costi di transazione del mercato, la provenienza delle fonti di finanziamento, o ancora gli eventuali costi di adattamento e integrazione delle risorse trasferite. In virtù della volontà diffusa di voler minimizzare l’entità di tali costi addizionali, l’IDE risulta essere la soluzione internazionale più adatta, anche più di altri approcci, come quelli dell’exporting o dell’outsourcing, che solitamente prevedono costi di transazione e di coordinamento tra l’impresa domestica e
quella estera di un ammontare direttamente proporzionale al rischio di eventuali comportamenti opportunistici del partner estero.
Figura 1.15 – LE MODALITÀ DI PRODUZIONE INTERNAZIONALE
Fonte: Meyer K., Estrin S. (1998), Entry Mode Choice in Emerging Markets: Greenfield, Acquisition, and
Brownfield, Copenaghen Business School
È anche per tali ragioni pertanto – assieme alle molteplici menzionate nel corso del paragrafo – che nel tempo il numero degli IDE e dei casi di internazionalizzazione della produzione è aumentato sensibilmente, specialmente con l’inizio del nuovo millennio.
Come è possibile notare dalla figura 1.16, infatti, negli ultimi anni lo stock di IDE mondiali ha superato in dimensione quello del commercio mondiale. Nel 2013, per l’esattezza, l’ammontare di investimenti diretti esteri valeva 25 trilioni di dollari e con un’incidenza sul prodotto interno lordo (PIL) del 34%, dato che se confrontato con quello del 1990 (9%) fa comprendere lo sviluppo sostanziale del fenomeno, e come nel corso del tempo l’internazionalizzazione dei capitali sia diventata un’opzione concreta a supporto e in alternativa a quella dello scambio di merci. Brownfield Greenfield
Risorse impresa internazionale
Ri so rs e im pr es a lo ca le 0% 0% 50% 100% 50% 100% Acquisizione convenzionale
Figura 1.16 – STOCK DI IDE GLOBALI E COMMERCIO MONDIALE (in % del PIL)
Fonte: rielaborazione dati United Nations Conference on Trade and Development (UNCTAD)
Se si considerano i flussi di IDE in base alle aree di destinazione, invece, è possibile notare come essi vengano effettuati in misura superiore in economie emergenti e Paesi in via di sviluppo, a testimonianza di quanto già descritto in tema di motivazioni e benefici alla base dei processi di internazionalizzazione produttiva.
Figura 1.17 – FLUSSI DI IDE GLOBALI PER AREA DI DESTINAZIONE (in milioni di dollari)
Fonte: rielaborazione dati United Nations Conference on Trade and Development (UNCTAD) 2.000.000 -‐ 2.500.000 -‐ 1.500.000 -‐ 1.000.000 -‐ 500.000 -‐ 1990 1995 2000 2005 2010 2013
•
Economie avanzate•
Economie emergenti 30% -‐ 20% -‐ 0% -‐ 1990 1995 2000 2005 2010 2013 10% -‐ 40% -‐•
Stock di IDEL’andamento è altalenante. Dal 1990 senza dubbio è registrabile un incremento, che ovviamente cambia quantitativamente in base a che si tratti di economie avanzate o emergenti. In entrambi i casi, comunque, i trend si presentano simili, mostrando come il flusso di IDE negli anni abbia sì subito significanti cali – l’ultimo in corrispondenza della crisi economica del 2008 – ma anche come nell’ultimo lustro abbia manifestato un buon equilibrio, con un ammontare pari a 1.5 trilioni di dollari di media.
In ogni caso, le economie emergenti non si presentano solamente come terre di conquista, ma dalla figura 1.18 è possibile notare come sia aumentata anche la loro ricchezza interna, elemento che conta particolarmente nelle scelte di investimento globali attuali e che ultimamente sta portando ad una diminuzione degli IDE
greenfield a favore di quelli di tipologia M&A.
Figura 1.18 – DISTRIBUZIONE PER AREA GEOGRAFICA DEGLI STOCK DI IDE GLOBALI IN ENTRATA
Fonte: rielaborazione dati United Nations Conference on Trade and Development (UNCTAD)