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F IGURA 7 DISEGNO DELL ' ORIZZONTE FA TTO DALLO STESSO LUOGO

III SUBLIME MATEMATICO E ASTRONOMIA.

F IGURA 7 DISEGNO DELL ' ORIZZONTE FA TTO DALLO STESSO LUOGO

Sul disegno possiamo notare che, grazie a punti di riferimento abbastanza precisi, gli alunni hanno posizionato il Sole al suo sorgere, nei diversi periodi dell’anno: al solstizio invernale ed estivo e agli equinozi. Lo stesso lavoro si potrà fare con la Luna e con una stella oppure una costellazione ben visibile.

5.5.2 IL NOSTRO SATELLITE

Attivita n° 1: “L’illusione della luna”

Ad ognuno di noi è capitato, almeno una volta nella vita, d’osservare la Luna piena sull’orizzonte e trovarla notevolmente più grande di qualche ora dopo, quando è ormai alta nel cielo.

Per la verità lo stesso fenomeno si verifica osservando il Sole sull’orizzonte - anch’esso apparirà di dimensioni più grandi del momento in cui culmina.

A qualcuno di noi sarà anche capitato di fotografare il Sole al tramonto quando sembra rosso e grandissimo; e poi, qualche giorno dopo, esaminando la fotografia abbiamo provato una frustrante delusione.

Il fenomeno ha suscitato curiosità per almeno duemila anni; sicché nel corso dei secoli sono state fornite una pluralità di spiegazioni, la maggior parte delle quali non chiarisce assolutamente nulla. In effetti, si tratta di un’illusione ottica; se

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fosse una questione di fisica l’avremmo probabilmente risolta da tempo, ben prima che l’uomo mettesse il piede sulla Luna. Riguarda invece un problema della percezione umana; e la comprensione dei meccanismi fisiologici che strutturano la nostra psiche non è certo sviluppata quanto lo è la comprensione dell’Astronomia. Quello che è certo è che mentre la Luna orbita attorno alla Terra, le sue dimensioni rimangono invariate. Essa sorge e tramonta vicino all’orizzonte e le sue misure non mutano neanche di un millimetro rispetto a quando si trova sulle nostre teste; è quindi evidente che il fenomeno ha a che fare con il modo in cui i nostri occhi elaborano l’informazione visiva.

Per accertarsene è sufficiente, come già facevano gli astronomi antichi, misurare con un righello a braccio teso le “dimensioni” della Luna piena sull’orizzonte e poi, di nuovo qualche ora dopo, quando è ormai montata verso lo Zenit: la grandezza apparente della Luna sarà, a braccio teso, di circa dodici millimetri in entrambe le posizioni.

Quali sono, quindi, le spiegazioni propriamente psichiche del fenomeno? La più diffusa è quella che interpreta l’evento in base al principio della costanza del rapporto grandezza-distanza, vale a dire che, quando la Luna si trova bassa sull’orizzonte, la nostra mente, grazie al confronto con gli alberi o con le case sullo sfondo, coglie una certa idea sulla lontananza dell’oggetto osservato. Tale impressione è data, dunque, dal confronto con gli oggetti vicini o che fanno da sfondo all’oggetto osservato. Nel momento in cui gli indizi di distanza sono progressivamente eliminati, la costanza di grandezza tende a sparire; per questo, se osserviamo la Luna allo Zenit, quando non abbiamo alcun confronto ad indicarci la distanza, il suo diametro apparirà più piccolo.

È certo, però, che se si osserva la Luna su un orizzonte privo di riferimenti, come nel deserto o in riva al mare, il fenomeno si ripresenta comunque, smentendo il tentativo d’interpretazione in precedenza illustrato.

La spiegazione più plausibile ci sembra quella, confortata dalla storia dell’astronomia, secondo la quale il fenomeno ha a che fare con la percezione

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atavica del cielo come “cupola piuttosto bassa”, dove l’orizzonte appare più lontano di un punto della cupola a perpendicolo.

Del resto era per questa percezione, generalmente umana, che gli antichi astronomi rappresentavano il cielo come una cupola dove stelle e pianeti erano incastonati come pietre preziose; in altri termini la percezione visiva umana ha difficoltà con le distanze immani e quindi inconsapevolmente le immaginiamo in termini finiti. La nostra esperienza ci ha insegnato che gli orizzonti sono lontani, ma non abbiamo alcuna esperienza della “sommità” del cielo e di quanto essa sia lontana. Così quando la Luna è vicina all’orizzonte, inconsapevolmente la valutiamo più lontana di quando è sopra di noi. E poiché gli oggetti più lontani sembrano più piccoli, quando la Luna appare all’orizzonte con la sua normale dimensione, i nostri occhi elaborano l’informazione e concludono, erroneamente, che la Luna presenta una “grande faccia”.

Per smentire il fenomeno, dunque, basterebbe fotografare la Luna nelle due posizioni: noteremo che la grandezza è uguale.

Con i bambini, abbiamo fotografato il nostro satellite, dimostrando che sulla foto il fenomeno non appare. Di seguito ho utilizzato un metodo più semplice oltre che più divertente: su un foglio è stato fatto un foro con una di quegli attrezzi che servono per perforare la carta – il foro avrà circa 6 mm di diametro – e, in una notte di Luna piena, stendendo il braccio abbiamo osservato, attraverso il foro, la Luna che ne occupava perfettamente lo spazio.

Ciò avveniva sia quando l’astro si trovava sull’orizzonte, sia a distanza di qualche ora quando era piuttosto alto nel Cielo.

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Il paragone deve essere fatto, naturalmente, durante la stessa notte, questo per non avere variazioni della distanza della Luna dovuti alla traiettoria ellittica.

Attività 2: “La fuga della Luna”

L’esperimento sulla “fuga della Luna” è un richiamo a quello usato da Piaget, col suo metodo clinico. Il riferimento è nel capitolo IV par 4.4 di questa Tesi e riguarda, come abbiamo detto, la sensazione che la Luna segua l’osservatore su un mezzo in marcia.

La differenza col processo di sperimentazione piagettiano sta nel fatto che il criterio usato in questa ricerca non si basa solo su domande poste al bambino, al contrario, il riferimento a situazioni vissute in un determinato momento è sempre presente e questo proprio perché teniamo vivo quel concetto di esperienza di cui abbiamo ampiamente discusso.

L’occasione si è presentata una sera di maggio quando, di ritorno dal planetario di Reggio Calabria con una scolaresca di Taurianova (RC), gli alunni commentavano concitatamente la giornata appena trascorsa. C’è da dire che le giornate-studio a Reggio Calabria suscitano sempre molto interesse perché sono organizzate in modo da sfruttare ogni parte della giornata in un modo diverso. Il viaggio s’intraprende in pullman e il primo luogo da visitare è il museo della Magna Grecia, dove i bambini hanno modo di osservare antiche tracce della civiltà greca in Calabria, sempre tenendo fermo riferimento alla mitologia legata al Cielo.

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Esiste un legame particolare tra l’arte e il mito. Innanzitutto le forme dell’arte greca richiamano alla mente una perfezione fuori dal comune che educa l’animo al bello e suscitano sempre una grande emozione che deriva dalla sensazione particolare di un legame spazio-temporale prezioso. Senza tralasciare l’orgogliosa coscienza che nasce dalla presa di coscienza di vivere in luoghi che vantano illustri natali.

La pausa pic-nic avviene sul lungomare che mostra, oltre a una splendida statua di Atena, protettrice dell’antica città greca (prima la statua era rivolta verso la Sicilia per proteggere la Calabria dai visitatori indesiderati, in seguito fu rivolta all’interno ad indicare che la nostra terra cova in sé una serpe), una meridiana a tre facce. Nel pomeriggio la visita al planetario corona la nostra giornata di studio.

Ritorniamo nel pullman. Maria (V classe Primaria) sostiene di aver trovato interessanti delle pinax di Selene «Ma era Persefone!» la correzione della sua