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A LCUNI RIFERIMENTI ALLA LETTERATURA PEDAGOGICA PIÙ RECENTE : MOTIVI KANTIANI IN J OHN D EWEY

III SUBLIME MATEMATICO E ASTRONOMIA.

F IGURA 3 V ISUALIZZAZIONE DELLA V IA L ATTEA DA DUE DI REZIO NI DIVERSE

IV. IL CIELO STELLATO COME PEDAGOGIA DEL SUBLIME

4.2. A LCUNI RIFERIMENTI ALLA LETTERATURA PEDAGOGICA PIÙ RECENTE : MOTIVI KANTIANI IN J OHN D EWEY

Dal punto di vista scientifico-pedagogico, val la pena evidenziare, in termini sintetici, su come sia possibile rintracciare, anche nella riflessione estetica del filosofo e pedagogista John Dewey (1859/1952), una straordinaria vicinanza con le analisi kantiane in precedenza esposte; e porre l’accento sulla specifica rilevanza pedagogica dell’esperienza estetica nel pensiero di Dewey.

Lo studioso americano, all’interno del suo specifico interesse per il progetto educativo, delinea un importante corollario di analisi del significato di esperienza estetica ai fini del processo di apprendimento. La funzione formativa di tale sperimentazione –intesa, nello specifico, come consapevolezza artistica- è sottolineata dal filosofo nei suoi studi sull’infanzia, nei contributi per la strutturazione delle scuole materne, ed è costantemente presente nel

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coinvolgimento con quel movimento di educazione progressiva -negli anni ‘20 del novecento- che pone l’arte al centro dell’impresa educativa.

Nel volume Art as Experience (1934), che costituisce il suo contributo più sistematico su queste tematiche, Dewey teorizza la sua concezione estetica e mette in luce come l’esperienza artistica- intesa come intensificazione e sublimazione dell’esperienza umana- costituisca un vissuto che, per profondità e complessità, è altamente significativo nel processo di formazione.98

La motivazione estetico-artistica - osserva Dewey- gioca un ruolo decisivo nel processo di acquisizione intellettuale o psicologica della realtà. Gli aspetti fisici e le percezioni spazio-temporali risultano determinanti nell’iter esperienziale dell’individuo, poiché questi interagisce sempre in modo dinamico con il suo ambiente. L’esperienza plasma continuamente la mente dell’individuo lasciando l’impronta delle varie relazioni tattili, cinestetiche, e temporali tra le cose del mondo.

E’ sulla base di queste riflessioni che vorrei mostrare una sorta di declinazione

pragmatica delle importanti implicazioni kantiane riferite alla osservazione del

mondo. L’attenzione con la quale l’uomo osserva e analizza gli elementi naturali, antropologici, psicologici, sociali, ha un carattere pragmatico, deve servire a vivere. Kant, nell’Analitica del bello, esamina il significato della categoria di gusto. Kant descrive il gusto come una sorta di sesto senso o sensus communis - un senso comune come lo aveva definito Giovanbattista Vico- che è un principio che mette in comunicazione gli uomini tra di loro in quanto sentono di condividere con gli altri soggetti di una comunità gli stessi apprezzamenti, gli stessi sentimenti. Il gusto è, dunque, un’esperienza attraverso la quale l’individuo si

sente appartenente ad una comunità.

Ed è proprio una comunità estetica quella prospettata anche da Dewey in Arte

come Esperienza «La sola forma di associazione che è veramente umana è la

98 Il testo di Dewey Art as Experience , New York 1934, trad. it. Arte come Esperienza, La Nuova Italia, Firenze 1951; è il lavoro in cui Dewey affronta in modo specifico la questione estetica in una prospettiva che mira a stabilire la continuità tra le forme di esperienza perfezionata -le opere d'arte- e tutto l'agire quotidiano che, con le sue ricchezze e contraddizioni, per universale riconoscimento, costituisce l'esperienza.

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partecipazione di significati e di beni che si realizza attraverso la comunicazione. *…+ l’esperienza estetica è la forma di comunicazione più universale e libera *…+ rende consapevoli gli uomini della loro unione reciproca nell’origine e nel destino».99 Dewey riconosce la dimensione estetica come il luogo di crescita dello spirito dell’individuo in vista della sua necessaria partecipazione ad una vita comune e sociale, essa valorizza l’individualità per sé e come partecipazione alla vita comune. Il pedagogista americano mette in risalto il fatto che l’emozione estetica produce un tipo di esperienza completa e immediata, stimolando una risposta alle suggestioni offerte dai colori, dalle forme, dai suoni e producendo un incremento di conoscenza, attraverso immagini e idee relative al contesto in cui l’oggetto osservato si colloca.

Dewey sottolinea come non sia possibile cogliere o possedere in tutta la sua forza alcuna idea o mediazione del pensiero, sino a quando questa non è stata sentita o percepita proprio come se fosse un odore o un colore. Si sviluppa, così, la capacità di offrire immediatamente delle risposte estetiche agli eventi: grazie all’esercizio artistico e al piacere che esso genera, la mente è educata a godere- in modo unitario- della bellezza prodotta dalle percezioni sensoriali e del piacere provocato dall’accrescimento di sapere.100

Ora, provare un sentimento di piacere riguardo alle varie forme di esperienza, rinvia, in un certo modo, a quello che sosteneva Kant, e cioè che noi, nel godimento estetico, sentiamo l’accordo tra la forma degli oggetti dell’esperienza reale e le nostre facoltà conoscitive. Analogamente, Dewey parla dell’arte come di un aspetto essenziale dell’esperienza grazie al quale si colgono molti significati fondamentali che sfuggirebbero a un’analisi puramente intellettuale.

Egli fa rilevare che l’esperienza artistica è il luogo in cui l’individuo riconosce le relazioni spazio-temporali come valore espressivo e sostanziale del suo rapporto con le cose. Il “piacere estetico” consente, quindi, di cogliere le più profonde armonie e discordanze tra gli oggetti del pensiero: gli interessi, le attenzioni, gli impulsi, le considerazioni di ordine morale, la coerenza logica, il rigore teoretico

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J.Dewey, op.cit. p.312 100

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sono tutte combinazioni di linee, masse, colori e suoni. In ogni caso all’esperienza estetica si connette sempre la percezione di armonia e bellezza, una tensione a realizzare nel bello la perfezione, in un movimento infinito, perché anche la perfezione non sopporta il tedio di una ripetizione infinita. Verso la fine dell’800, Dewey, divenuto un personaggio di spicco negli studi sull’infanzia e un attivo sostenitore della realizzazione di scuole materne, pubblica il saggio The aesthetic element in education (1897) in cui espone la possibilità di estendere il carattere di produzione artistica a qualsiasi tipo di lavoro. Asserendo la prospettiva interpretativa che riconosce i benefici dell’attività artistica sull’azione congiunta di mente e corpo, egli sottolinea che il principio base nell’educazione guidata dall’arte deve essere quello della libera auto-espressione; introducendo così nell’idea di formazione una coppia di valori portanti: la libertà coniugata con l’impegno.

Coerente con questa impostazione è il contributo deweyano sull’approfondimento del ruolo dell’arte come qualità estetica immanente possibilmente a tutti gli aspetti della vita. Esaminando il concetto di “capacità come azione”, Dewey fa riferimento alle abilità artistiche dei fanciulli e alle attività ad esse collegate, notando come queste siano caratterizzate da una certa velocità, vividezza, agilità della mano, plasticità di visione, coordinazione motoria; abilità grazie alle quali la mano è sempre stimolata a lavorare in perfetta armonia con l’occhio. Quando l’esperienza estetica entra nel processo di apprendimento essa attiva complesse interazioni tra corpo, mente, obiettivi immaginativi, possibilità e idealità.

Dewey, dichiara che l’interesse per l’oggetto estetico non è un “lusso ozioso” bensì una fondamentale forza di sviluppo e che la funzione centrale dell’arte in ambito educativo è quella di preservare l’unione naturale tra ciò che è socialmente importante e ciò che rende forte il richiamo emozionale. C’è nell’arte, per Dewey, un significato ed un contenuto di “celebrazione” e di “consumazione” emotiva dell’esperienza, che rivela la profondità del legame tra la struttura materiale dell’esistenza e le sue proiezioni immaginative.

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4.3.I

L CONCETTO DI

ESPERIENZA

IN

D

EWEY E

M

ONTESSORI COME