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Fabio Colonna: la musica lincea »

Nella formazione galileiana, oltre all’influenza paterna, svolge un ruolo di primaria importanza l’ambiente linceo nel quale Galilei conosce Fabio Colonna. Questi pubblica, un anno prima del Saggiatore, La Sambuca lincea, ovvero Dell’istrumento musico perfetto libri III567 contenente la descrizione di un

«istrumento musico perfetto» dedicato a Papa Paolo Farnese e dell’organo idraulico del matematico alessandrino Erone.

Fabio Colonna diviene membro dell’Accademia dei Lincei nel 1612 grazie alla presentazione di Giovan Battista Della Porta568 assumendo la carica di vice- principe del Liceo Napoletano. Erudito di lettere antiche, possiede una formazione giuridica e si dedica con assiduità allo studio dei testi antichi di medicina, botanica, storia naturale e musica: struttura erbari ricchi di illustrazioni e dettagliate descrizioni, affronta lo studio dei fossili abbandonando la tradizione aristotelica, che li considerava come una meraviglia della natura, per metterne in luce l’origine organica. Durante il periodo linceo cura pubblicazioni scientifiche quali l’Apiarium e il Rerum Medicarum Novae Hispaniae Thesaurus, sviluppa le brevi Notae del Terenzio con le Annotationes et Additiones e manifesta un vivo interesse per le innovazioni tecniche correlate all’osservazione scientifica, ambito nel quale intrattiene rapporti con Galilei e sviluppa i suoi studi su Erone d’Alessandria.

In seguito alla pubblicazione dell’Istoria e dimostrazioni intorno alle macchie solari, Colonna conduce le proprie osservazioni con il telescopio che sta cercando di perfezionare, come scrive a Galileo ringraziandolo di avergli inviato le sue opere569:

et me son posto di mia mano a farne [i.e. di telescopii] da tre giorni sono, per veder di trovar, se posso, lo convesso che rieschi buono, che facci chiaro senza quella nugoletta: et ritrovo molti difetti sì nei cristalli come nel lavoro, et sto

567 FABIO COLONNA, La Sambuca lincea, ovvero Dell’istrumento musico perfetto libri III: ne’ quali, oltre la descrizione e costruttione dell’istrumento, si tratta della divisione del monocordo, della proporzione dei tuoni, semituoni e lor minute parti, della differenza di tre generi di musica, de’ gradi enarmonici et chromatici et in che differiscano da quelli degli antichi osservati et descritti alla santità di n.s. papa Paolo V Borghese, così l’Organo hidraulico di Herone Alessandrino dichiarato dall’istesso autore, Napoli, Vitale, 1618, rist.

anast., Bologna, Forni 1980. Cfr. PATRIZIO BARBIERI, La «Sambuca Lincea» di Fabio

Colonna e il «Tricembalo» di Scipione Stella… , in La musica a Napoli durante il Seicento, a

cura di D. A. D’Alessandro e A. Ziino, Roma, Torre d’Orfeo, 1987, pp. 167-216

568 Il 17 marzo 1612 Federico Cesi si consulta con Galileo sui nomi proposti da Della

Porta come membri dell’Accademia: «[…] et conoscendo che primieramente detto Porta desiderava, alcuni suoi amici e compatrioti fossero ammessi tra di noi, scrissi a V.S. il tutto, et le proposi le persone ch’io intendevo et loro qualità, per sentirne il suo parere […]. il Sig.r Fabio Colonna, erudito anch’egli di belle lettere latine et greche, et d’esquisitissimo giudizio sopra le cose naturali e cognition d’esse, massime delle piante, come si vede per dei suoi libri stampati; possiede anco assai bene le meccaniche et spirituali, et è buon iurisconsulto, che questo anco pol giovar nella attiva […]» (Lettera 663, OG XI, pp. 282 e ss).

facendone lavorare alla grandezza di otto palmi di diametro et diece, per acquistar grandezza nelle cose et non troppo esser lungo il cannolo; et ritrovo che facendosi di maggior circonferenza il convesso, si acquistarà maggior grandezza nelle cose se guardaranno: ma la difficultà è di lavorarli che rieschino buoni, chè tutti riescono falsi et fan doppio o vero ombroso.

Le scoperte galileiane rappresentano per Colonna l’occasione per intraprendere le proprie osservazioni, senza trascurare gli aspetti tecnici di costruzione e di miglioramento delle prestazioni degli strumenti di osservazione come di quelli musicali.

La corrispondenza tra Galilei e Fabio Colonna si svolge negli anni che vanno dal 1612 (data d’ingresso di Colonna nell’Accademia) al 1622570. Galileo invia al suo corrispondente le proprie opere, le lenti del suo telescopio571, e lo ringrazia per le accurate osservazioni delle macchie solari riportate dallo studioso napoletano. Colonna, infatti, esprimendo sempre la sua più profonda ammirazione per le scoperte galileiane572 e auspicando che questi riesca fornire la «vera constituzione della fabrica mundiale già tanto controversa»573, compie osservazioni sulle ‘stelle’ di Giove574 e sulle macchie lunari575 e solari, inviando a Galilei ben cinquanta osservazioni con relativi disegni testimonianti lo spostamento di tali macchie576. Sin dal 3 agosto 1613 Colonna parla dei suoi studi su Erone: con «Herone ho familiarità, e ci ho fatto molte annotationi nelli suoi Spiritali»577. Il 3 febbraio 1617, egli accenna indirettamente alla Sambuca lincea segnalando gli studi sulle macchine di Erone d’Alessandria: «Io sto intorno alli Spiritali di Herone, perché se possano mandar fuori, havendo riformate quasi tutte le machine, mancandovi proportioni e raggioni, quali dichiaro come ho saputo trovar per experienza»578. In appendice al terzo libro della Sambuca lincea Colonna dedica sei pagine all’organo idraulico descritto da Erone che viene qui «dichiarato et sperimentato da Fabio Colonna Linceo». Nel 1592 era stata pubblicata

570 Ci sono giunte le quindici lettere inviate da Colonna ma nessuna risposta di

Galilei.

571 Lettera 953, OG XI, p. 601: «Carissima è stata per me la lettera di V.S., con la

quale non solo me dimostra con le parole la sua benevolenza, ma ancora con l’opera, havendo con ella ricevuti li cristalli per il telescopio».

572 Lettera 752, OG XI, p. 385. 573 Lettera 1035, OG XI, p. 92. 574 Lettera 1134, OG XII, p. 196.

575 Lettera 927, OG XI, p. 568. Lettera 1045, OG XII, pp. 102 e ss. 576 Lettera 927, OG XI, p. 567. Lettera 929, OG XI, p. 570 e ss. 577 Lettera 908, OG XI, p. 547.

578 Lettera 1245, OG XII, p. 305. La Sambuca è presente nell’inventario dei beni

ereditati da Vincenzo Galilei jr.: cfr. A. FAVARO, La libreria di Galileo Galilei, cit., pp. 72- 73. L’opera di Colonna è nota anche al circolo mersenniano, come testimoniano le lettere di Bredeau del 1625, di Fabri de Peiresc e di Doni: Lettera 29, CM I, p. 218; Lettera 230, CM III, p. 351; Lettera 693, CM VIII, p. 8.

una traduzione italiana a cura di Alessandro Giorgi degli Spiritali di Herone alessandrino579, opera che presentava descrizioni di macchine e meccanismi per l’uso pubblico e del culto che, in modo autonomo da cantori o suonatori, erano in grado di produrre suoni e movimenti. Gli strumenti musicali di Erone erano vere e proprie macchine sonore e, come tali, consone allo spirito linceo e alla scienza meccanica che applica la precisione dell’indagine scientifica anche agli strumenti musicali. Tale impostazione emerge principalmente nei tre libri dedicati alla sambuca, clavicembalo enarmonico a trentuno tasti per ottava costruito sulla base del modello dell’archicembalo di Nicola Vicentino580 e di un progetto di Scipione Stella.

Questo ‘strumento perfetto’ viene studiato e progettato da un autore con competenze non solo nella teoria musicale ma anche in quella meccanica. Il divario tra l’approccio degli antichi, l’uso della matematica e quello dei moderni mediante osservazioni ed esperimenti sul monocordo, privi di richiami all’autorità, è netto: «et però noi altra divisione habbiamo ritrovata con l’osservatione del Monacordo, credendo più alla Natura delle cose, et loro osservation, che alli pareri d’altri; mentre che non corrispondono à quella»581.

La superiorità della teoria sulla pratica viene definitivamente respinta da Colonna in quanto la prima è viziata da un procedimento a priori che le impedisce di partire dall’esperienza e di seguire le osservazioni del mondo naturale. Colonna fonde le istanze zarliniane e quelle galileiane: la riproduzione artificiale, come nel caso dell’intonazione temperata e della teoria di Vincenzo Galilei, non è contrapposta alla natura; egli si propone però di comprendere e riprodurre i fenomeni osservati in natura nella loro perfezione ed esattezza originaria. Colonna tralascia la polemica circa la superiorità di arte e natura e la trascende proponendo un artificio fedele alla natura, ma trascurando una difficoltà di esecuzione quasi insormontabile, alla quale si era invece proposto di ovviare Vincenzo Galilei con il suo temperamento. Galilei aveva negato che un genere d’intonazione fosse più naturale di un altro e che il canto lo fosse più della musica strumentale, ribadendo la generale artificiosità dei vari sistemi proposti; aveva poi rifiutato la contrapposizione di arte e natura e il ruolo subordinato della prima come imitatrice della seconda. Colonna fa un passo indietro e, al contempo, sviluppa, sulla via di Mei e Galilei, l’impiego dello strumento musicale come strumento scientifico su cui riprodurre i fenomeni osservati in natura e

579 Spiritali di Herone alessandrino ridotti in lingua volgar da Alessandro Giorgi,

Urbino, per Bartholomeo e Simone Ragusi, 1592.

580 N

ICOLA VICENTINO, L’Antica musica ridotta alla moderna prattica, con la

dichiaratione, et con gli essempi de i tre generi, con le loro spetie. Et con l’inventione di uno nuovo stromento, nel quale si contiene tutta la perfetta musica, con molti segreti musicali,

Roma, Antonio Barre, 1555. Si vedano gli studi di OSCAR CHILESOTTI, Di Nicola Vicentino e

dei generi greci secondo Vincenzio Galilei, Torino, Fratelli Bocca, 1912; HENRY WILLIAM

KAUFMANN, The life and works of Nicola Vicentino (1511-c. 1576), Roma, American

Institute of Musicology, 1966.

studiarli. La presentazione di strumenti non più contrapposti o inferiori alla natura facilita il percorso di comprensione della realtà fisica mediante una riproduzione artificiale.

Ma se non c’inganniamo, ne persuademo, che essendo stata questa materia scritta da Mathematici Arithmetici, et non Musici prattici, che per darle un certo methodo, et dottrina; l’habbino più tosto fundata in proportione de numeri, da loro tenuti methodici dalla sola partitione della Corda, una sol volta esperimentata con la Sesquiottava, che faceva Tuono in qualsivoglia corda fusse stata, lunga o brieve, divisa in nove parti. Dalla quale esperienza et proportione di sesquiottava, subalternando, et mancando poi per metà il Tuono, et supportando con tal credenza ogni tuono, se siano persuasi, che l’Ottava, Quinta, Quarta, Tuoni et Semituoni si dividessero à lor modo, conforme hanno insegnato, non havendone fatta altra esperienza particolare per tutta la corda come noi, et si vedrà nel nostro Monacordo582.

Colonna ripropone la distinzione tra musica come parte della matematica speculativa e parte della scienza sperimentale, condividendo gli esiti ai quali pervengono i due Galilei e Mersenne. Una maggior quantità d’aria genera un suono più grave e una corda lunga muove più aria della breve583.

[…] non già da supposti Methodi, ma dalla stessa Natura cosi create, che non possono essere altrimente, ancorche l’arte volesse contrariarle. Et però habbiamo tenuto che si debba credere più alla osservatione delle cose naturali, che alle cose imaginate, et supposte da un sol principio osservato, senza il mezzo et il fine della cosa stessa, dalla quale si deve poi cavar regola, essendo che la cosa osservata

perfettamente dà il methodo, et non il methodo farà che la cosa sia conforme il suo

presupposto methodo: non potendo la Natura delle cose mutarsi nel capriccio

582 C

OLONNA, Sambuca lincea, cit., pp. 15-16.

583 Ivi, p. 31: «Hor che farà se siano due corde di varia grossezza, et medesimamente

egualmente tese, certo è che la corda più grossa ancorche sia nel medesimo modo tesa, farà più acuto suono. Così farà anco una circolar piastra di rame, di egual diametro, ma di differente grossezza, che farà più acuto suono la piastra grossa che la sottile, così la Campana di egual grandezza ma più grossa, tutto perché la grossezza resistendo alla egual percossa, et anco maggiore; non trema ne vibra l’aere, come fa la sottile, et ne move minor quantità, et però più acuto il suono. Così avviene alla corda del Monacordo, che quanto è lunga, è di differente proportione con se stessa, che non è quando è più breve: poiché si ben si scema della lunghezza, la quale è causa della gravità, vi concorre di più, che oltre esser divenuta più breve, resta nella medesima grossezza, la quale aggiungo durezza et tensità alla corda, viene à dar più acuto il suono, che se nella proportione di Sesquiottava di lunghezza, si scemasse anco di grossezza. Et per questo le Sesquiottave non rispondono secondo l’intentione de gli Arithmetici, li quali in questo non han fatto esperienza, et però errato. L’istesso aviene se una stessa lamina lunga, se divida ò scemi di lunghezza, che havendo differente proportione di grossezza quando è diminuita, che non ha quando è come prima, farà il suono acuto, più del dovere, cioè se fusse anco diminuta di grossezza con la lunghezza».

dell’huomo à farsi conoscere come egli pensa, ma ben dovendo l’uomo formar il suo capriccio dalla cosa naturale esattamente osservata et cavarne se può Methodo584.

Egli ricorre qui ad un principio simile a quello presente nelle lettere del 1611 inviate da Galilei a Gallinzoni e a Grienberger, e già esposto da Vincenzo Galilei nella critica alla numerologia e al senarius zarliniano585. La ricerca scientifica deve essere condotta non anteponendo modelli a priori o convinzioni metafisiche legate alla semplicità e all’ordine ma attenendosi all’osservazione poiché, una volta riconosciuti i limiti epistemologici dell’uomo – che rendono la presunta superiorità delle sue asserzioni meri «capricci» –, solo dall’esperienza e dalla «cosa naturale esattamente osservata» è possibile rinvenire una regola e pervenire all’enunciazione di un metodo.

L’Autore della Sambuca applica questo metodo di ricerca in primo luogo agli studi di botanica e, in queste pagine, alla musica, proseguendo in tal modo la critica al neoplatonismo della Camerata de’ Bardi586:

quelli [i.e. gli Antichi] delli quali se ne ritrovano scritti, et memoria; non siano stati Musici di prattica di Canto, come altre volte habbiamo detto, ma solamente Mathematici; et che volendone à successori dar methodo et regola in tal professione, ò per dimostrar d’averne havuto scientia, havvino solamente toccato le cime, et non la radice della professione; la qual consiste in saper la varietà delle consonanze, et passar da una in un’altra, con gratia et melodia, et non in saper i numeri delle loro proportioni.