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La fascistizzazione della sezione Assistenza e della Società Operaia di Mutuo Soccorso

La fascistizzazione del patronato della Casa degli Italian

3.1 La fascistizzazione della Casa degli Italian

3.1.1. La fascistizzazione della sezione Assistenza e della Società Operaia di Mutuo Soccorso

Come abbiamo potuto evidenziare dall’analisi delle relazioni presidenziali e dei consigli direttivi della Casa degli Italiani, a partire dal 1928 veniva a costituirsi un patronato di organizzazioni assistenziali e culturali con a capo il Fascio di Barcellona. Da quell’anno, i componenti dei vari consigli di orientamento filo fascista aumentavano sempre più ma, ufficialmente le due organizzazioni dal punto di vista operativo erano ancora indipendenti dal Fascio. Guardando le tempistiche si può dire che le due organizzazioni riuscirono a mantenere la propria indipendenza per un discreto lasso di tempo.

Per quanto riguarda la sezione assistenza, solo nel 1933 avvenne la “fusione” tra quella della Casa degli Italiani e quella del Fascio e la sua gestione fu affidata alla direttrice del Fascio Femminile, la Sig.ra Annetta Ventura383. Una fusione un po’ curiosa dal momento che dell’assistenza dei connazionali bisognosi, residenti o di passaggio, se ne occupava esclusivamente il Fascio e la Casa contribuiva «versando […] una importante somma e

suffragando le spese del Gabinetto medico»384. Possiamo dire quindi che nel 1933 il Fascio assorbiva la sezione beneficenza. A seguito della “fusione”, l’organizzazione del servizio assistenza venne snellita e vennero predisposte delle schede personali per ciascun assistito385, in modo tale da riuscire ad inquadrare i membri più bisognosi della colonia italiana. Infine i sussidi in denaro, precedentemente concessi a titolo gratuito, venivano assoggettati al deposito di una garanzia (spesso gioielli).386

L’attività assistenziale negli anni seguenti fu molto intensa, a causa della fine della Guerra Civile e l’inizio della Seconda Guerra Mondiale, nel 1940 raggiunse «limiti sino ad ora mai toccati»387, anche a conseguenza della creazione di un «Ambulatorio e Consultorio quotidiano e gratuito» per i connazionali bisognosi. L’anno successivo la sezione assistenza fu affidata alle G.I.L.E. sempre sotto ferrea sorveglianza del Fascio di Barcellona388 mentre il consiglio della Casa degli Italiani contribuiva versando fondi.389

383

ACI, Memorie e Bilanci. 1931-1935. Volume V, Relazione Presidenziale, 1933, p. 8.

384

ACI, Memorie e Bilanci. 1936-1945. Volume VI, Relazione Presidenziale 1941, p. 5

385 ACI, Memorie e Bilanci. 1931-1935. Volume V, Relazione Presidenziale, 1935, p. 8 386

ACI, Memorie e Bilanci. 1931-1935. Volume V, Relazione Presidenziale, 1933, p. 7.

387 ACI, Memorie e Bilanci. 1936-1945. Volume VI, Relazione Presidenziale, 1940, p. 6 388

ACI, Memorie e Bilanci. 1936-1945. Volume VI, Relazione Presidenziale, 1941, p. 5

389

Quell’anno la Casa degli Italiani contribuì con 48.515,10 pesetas, ACI, Memorie e Bilanci. 1936-1945. Volume VI, Relazione Presidenziale, 1942, p. 5

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Con la caduta di Mussolini, ed il conseguente scioglimento del fascio locale, l’opera assistenziale tornò ad essere gestita esclusivamente dalla Casa degli Italiani e fu affidata al

gruppo signore, le quali si dedicavano a «confezioni di lavori o prestazioni personali di visite a famiglie bisognose, di cure ad ammalati»390. L’anno dopo, la sezione beneficenza non comparirà nella relazione presidenziale. Non sappiamo, poiché la nostra ricerca non si è avvalsa delle relazioni successive, se proprio nel 1945 la Casa degli Italiani cessò la propria opera assistenziale, che oggi si focalizza nella concessione di borse di studio agli alunni più bisognosi, alla devoluzione dei ricavati della annuale cena di gala e alla pesca di beneficenza organizzata nel periodo natalizio.

Se la Sezione Assistenza fu “assorbita” dal Fascio nel 1933, per la liquidazione della Società Italiana Operaia di Mutuo Soccorso ci vollero ancora sette anni, nonostante vi fossero già state presidenze filo fasciste nel 1921/24 con Mario Maragliano e nel 1933/34 con Angelo Bignotti391. Nel 1935, nonostante l’Articolo 3 della società ne sostenesse l’apoliticità, avveniva questa paradossale situazione: Emilio Carandini, già Segretario del Fascio e di diritto presidente della Casa degli Italiani, veniva eletto alla presidenza. Lo stesso anno nella sezione relativa alla Società di Mutuo Soccorso del Bollettino d’Informazione ai Soci, veniva pubblicato il seguente articolo:

«Con riferimento all’affermazione di principio espressa nell’art. 2 dello Statuto Sociale, relativa alla collaborazione con le altre istituzioni della comunità italiana, ed allo scopo di dargli applicazione, è allo studio una proposta delle Presidenze della Casa degli Italiani e della Società per l’unificazione delle quote dei soci e per l’immissione dei soci della Mutuo Soccorso fra i soci della Casa degli Italiani. Con la nuova sistemazione la Mutua vivrà nell’ambito della Casa degli Italiani accanto agli altri organismi senza perdere la propria individualità funzionale e patrimoniale»392.

Naturalmente essendo “le Presidenze” la stessa persona, il progetto andò a buon fine, ma ritardò quattro anni a causa dello scoppio della Guerra Civile e solo il 10 maggio 1940393 si svolse l’assemblea di liquidazione della Società Operaia di Mutuo Soccorso. Stando agli

390

ACI, Memorie e Bilanci. 1936-1945. Volume VI, Relazione Presidenziale, 1944, p. 11

391

Il primo firmava una lettera di protesta contro Aldo Zennaro, presidente apertamente antifascista della Società Reduci e Smobilitati, il secondo nel 1934 dichiarava: “Oggi, per molti nostri consoci, le feste delle scuole italiane sono feste di famiglia e nelle loro case echeggiano gioiosi i canti dei nostri balilla e tutto questo è dovuto a quel vero e profondo spirito di italianità e di affratellamento fra gli italiani all’estero che il regime, che oggi felicemente governa l’Italia, ha saputo con fermezza infondere pure nell’animo di tutta la nostra Colonia”

392

AHC, Bollettino d’Informazione ai Soci, novembre-dicembre 1935, p.18. Il corsivo è nostro

393

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accordi, i soci della ex società operaia sarebbero dovuti confluire in quelli della Casa degli Italiani. Una piccola osservazione che potremmo fare è che - pur riconoscendo che sicuramente negli anni della guerra molti soci saranno ritornati in Italia - nel 1935 i soci del Mutuo Soccorso erano ben 257, quelli della Casa 305. Nel 1939 sappiamo solo che i soci della Casa erano scesi a 225 e nel 1940, a seguito quindi di questa riunione, i membri salivano a 332; per cui, ci pare lecito supporre che qualche socio del Mutuo Soccorso non abbia gradito questa fusione.