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Gli strumenti dell’inquadramento politico e culturale

2.3 La fascistizzazione della scuola

2.3.1. L’Opera Nazionale Balilla

Nell’ottica del regime, la scuola pubblica da sola non era in grado di garantire la trasmissione dell’ideologia politica; lo “stile fascista”, l’insieme di valori e di norme comportamentali propagandati come le qualità base dell’ “italiano nuovo” difficilmente potevano essere insegnati in classe. Per questo l’inquadramento dei giovani all’interno di organizzazioni giovanili, sia in patria che nelle colonie all’estero, fu uno dei pilasti del regime totalitario di Mussolini. Con questa finalità, e con la volontà di rompere con la tradizione liberale in campo educativo, nel 1926 venne creata l’Opera Nazionale Balilla per l’Assistenza e l’Educazione Fisica e Morale della Gioventù che nel 1937 confluirà nella Gioventù Italiana del Littorio (GIL).

L’ONB, definita come «la vera scuola del Fascismo»240 o «la pupilla del regime»241, organizzava i giovani di età compresa tra i sei e i diciotto anni con lo scopo di iniziarli al fascismo attraverso una fervente educazione al nazionalismo, al culto del duce e alla disciplina fisica e militare. Dopo un primo periodo sperimentale l’ONB venne stabilmente suddivisa in vari corpi, secondo l’età e il sesso: i principali erano i Figli della Lupa, dai sei agli otto anni, i Balilla, nelle sue varie suddivisioni per i ragazzi dagli otto ai 14 anni, e le Piccole Italiane per le ragazze della stessa età, ed infine gli Avanguardisti e le Giovani Italiane per i ragazzi e le ragazze dai 14 ai 18 anni. Superata la maggiore età e fino ai 21 anni gli uomini entravano a far parte dei Fasci giovanili di combattimento e le donne nelle Giovani Fasciste.

Nella vasta gamma di compiti dell’ONB, assumeva una posizione di primo piano l’irrobustimento fisico della gioventù. Per questo dal 1927, la formazione sportiva in tutti i tipi di scuola passò sotto la competenza dell’organizzazione. All’interno dell’ONB, i giovani dovevano essere inglobati in una precisa fascia psicologica: quella delle direttive fasciste, del clima mentale fascista e delle prospettive fascistiche di romanità e di guerra effettiva.

Il sistema mitico-liturgico edificato da Mussolini e dai fascisti si basò su molti simboli di grande impatto e la scuola fu uno dei centri dove ciò si sviluppò maggiormente. Già nel 1923 il ministero della Pubblica Istruzione aveva reso obbligatorio negli istituti scolastici il rito del saluto al tricolore, precisando che gli alunni dovevano rendere omaggio alla bandiera

240

C. Betti, L’opera nazionale balilla e l’educazione fascista, La Nuova Italia, Firenze 1984, p. 123

241

G. Bertone, I figli d’Italia si chiaman Balilla, Come e cosa insegnava la scuola fascista, Guaraldi Editore, Rimini-Firenze 1975, p. 182

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con il braccio teso nel il saluto romano. Inoltre, all’inizio di ogni anno scolastico, gli alunni dovevano prestare un giuramento di fedeltà al duce che veniva fatto sempre con il saluto romano e ripetuto in ogni occasione ritenuta importante242. Il saluto romano e quello alla bandiera diventarono obbligatori non solo nelle scuole, ma anche nelle cerimonie in memoria di eroi nazionali o di caduti fascisti, nelle commemorazioni solenni della vittoria di Vittorio Veneto, della fondazione dei Fasci di combattimento e della Marcia su Roma243.

Di anno in anno il carattere paramilitare delle manifestazioni realizzate dall’ONB diveniva sempre più evidente244. Il 31 dicembre 1934 il regime dichiarò l’istruzione militare quale elemento integrante dell’educazione nazionale; per questo l’ONB si incaricò dell’addestramento premilitare dei giovani dagli 8 ai 18 anni, addestramento che venne diviso in due fasi. Nella prima i Balilla dovevano appassionarsi alla vita militare attraverso frequenti contatti con le forze armate, rievocandone glorie e tradizioni belliche; nella seconda fase gli Avanguardisti acquisivano nozioni militari concrete, sia teoriche che pratiche. Secondo lo stesso Mussolini, il principio totalitario dell’educazione giovanile […] risponde(va) a questa suprema necessità della Rivoluzione fascista che intende durare, cioè essere continuata nel futuro»245. Il compito di continuare la rivoluzione fascista, nell’ottica del duce, spettava proprio alle nuove generazioni.

La fascistizzazione delle scuole e l’inquadramento dei piccoli italiani nelle organizzazioni giovanili non fu una prerogativa del sistema italiano, ma raggiunse anche le comunità all’estero e i centri scolastici situati al di là dei confini nazionali. Nel caso delle scuole di Barcellona il processo di fascistizzazione si articolò in tre fasi: la creazione di un istituto unico che inglobasse l’insegnamento primario e secondario, l’affidamento del nuovo organismo scolastico ad un’unica direzione e il passaggio da scuola sovvenzionata a governativa. Con il pareggiamento dell’istituto scolastico, ogni decisione spettava a Roma. La progressiva fascistizzazione delle scuole di Barcellona verrà dettagliata nel prossimo capitolo, in questa sede ci limitiamo a descrivere la composizione dell’ONB nella colonia italiana residente nel capoluogo catalano.

Le informazioni riguardanti la sezione di Barcellona dell’ONB non sono scarse come quelle dell’OND, ma nemmeno esaustive. Sappiamo che la sezione si chiamava Gruppo Giovanile Italiano ed era diviso in quattro gruppi: i Balilla, le Piccole Italiane, gli Avanguardisti e le Giovani Italiane. Le prime notizie a riguardo risalgono al 1928; quell’anno

242 Ibi, p. 183 243

J.Charnitzky, Fascismo e scuola, cit., p. 414.

244

Ibi, pp. 334

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il gruppo giovanile era composto da 29 Balilla, 30 Piccole Italiane, 18 Avanguardisti e 5 militanti246, ma i primi due gruppi si costituirono precedentemente. Orfeo Gallo - socio della Casa e membro del Fascio - era il supervisore di entrambi i gruppi ed educatore dei ragazzi Enrica Parodi - maestra della scuola elementare - provvedeva all’insegnamento delle ragazze. Successivamente la direzione dei gruppi fu affidata ad Antonio Campiani nel 1930 a Giuseppe Civitelli nel 1933, ed infine a Giulio Berni nel 1939 - segretario del Fascio e presidente della Casa degli Italiani. Sfortunatamente, non siamo riusciti a risalire all’anno in cui vennero istituiti gli altri due gruppi, ma sicuramente esistevano già nel 1934247.

I ragazzi si riunivano in base all’età: il giovedì pomeriggio si adunavano i Balilla e le Piccole Italiane, mentre gli Avanguardisti e le Giovani Italiane il sabato pomeriggio. Il compito degli educatori era quello di «creare nei giovani, attraverso l’educazione fisica il senso della forza e della serenità di spirito, […] plasmar l’animo attraverso un’attenta e vigile opera di educazione spirituale e culturale in modo da renderli degni della nuova norma di vita italiana»248. Nel campo ginnico si dava la priorità a quelle «manifestazioni che secondano le tendenze più sane della gioventù, come gite, escursioni, ciclismo, esercizi atletici, giochi sportivi collettivi, campeggi, gare»249, mentre, le attività culturali si centravano su «l’insegnamento del canto corale, […] la visione di pellicole patriottiche ed istruttive». Inoltre si organizzavano delle tavole rotonde con i ragazzi «per metter(li) […] di fronte all’epopea della guerra, che non hanno vissuto, alla tragedia della vittoria misconosciuta, al travaglio per la rivalutazione dei valori nazionali, al martirologio fascista, alla grande vittoria delle camicie nere, alle realizzazioni che il genio del Duce ha operato in tutti i campi»250. Oltre alle attività menzionate, per gli Avanguardisti si organizzò un corso per capi squadra, per «addestrare i migliori elementi alle funzioni di comando»251, mentre per le Giovani Italiane se ne predispose uno di economia domestica e di igiene «per la formazione di brave massaie e di buone mamme»252, che venne affidato alla Sig.na Giuseppina Galli.

Le escursioni, una delle principali preferite dell’ONB, venivano organizzate due volte al mese, di domenica, in località situate nei pressi di Barcellona. Tra queste sicuramente la più problematica fu quella del 23 marzo 1933, organizzata per commemorare la nascita dei Fasci di Combattimento, con un’escursione a Castellvì. Secondo il programma i ragazzi dovevano

246

IISH, CNT-FAI, p. 28, A1-B1 in A. Gonzàlez i Vilalta, Cataluña bajo vigilancia, cit., p. 64.

247 Nel bollettino d’Informazione ai Soci di quell’anno vengono menzionati tutti e quattro i gruppi. 248

AHC, Bollettino d’Informazione ai Soci, novembre-dicembre 1935 p. 13

249 Ibidem 250

Ibi, p. 14 251

AHC, Bollettino d’Informazione ai Soci, gennaio-febbraio-marzo 1936, p. 16

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incontrarsi alle 8.30 nella piazzetta di Sant’Anna, vicino plaça de Catalunya, per poi dirigersi a Castellví, «salutare la bandiera, commemorare la fondazione del Fascio, pranzare all’aperto, fare giochi, etc»253. Mentre il gruppo sfilava per le vie del centro, indossando l’uniforme fascista ed intonando urla a favore del regime fascista, fu attaccato da «una trentina di uomini, alcuni all’apparenza operai […] urlando: morte a Mussolini! Abbasso la Dittatura!»254

. Inoltre, nel pomeriggio si produsse alla Casa degli Italiani una manifestazione «di carattere repubblicano e di sinistra», durante la quale venne danneggiato l’edificio255. Il giorno dopo i quotidiani locali si schierarono apertamente contro l’escursione del Gruppo Giovanile, considerata come una chiara manifestazione politica, in contrasto alla Repubblica e per questo non poteva essere tollerata dal Governo della Generalità256.

La partecipazione agli eventi programmati era obbligatoria come il saluto fascista e la divisa che i giovani dovevano indossare257, anche solo per le esercitazioni ginniche:

«tutti gli Avanguardisti, Balilla e Piccole italiane dovranno portare ogni volta alla palestra: un paio di scarpette con suola di gomma, un paio di calzoncini con elastico al disopra del ginocchio ed una maglietta bianca. I calzoncini dovranno essere neri, di cotone e molto ampli per rendere libero qualsiasi movimento. Le giovani Italiane al disopra della detta divisa dovranno portare una sottanina nera a pieghe fino al ginocchio»258.

Si combinavano attività sportive come le escursioni con altre di tipo artistico, come disegno, poesia e recitazione, «per alternare l’amore allo sport e il sacro culto della patria»259

e la competitività dei ragazzi veniva stimolata ed incrementata attraverso gare di composizione, di canto e di recitazione. Anche in campo scolastico si cercava di fomentare l’impegno e la disciplina, premiando annualmente con una borsa di studio, l’alunno più meritevole e mensilmente quello più puntuale, con un libro. In ogni evento pubblico, soprattutto in caso di visite ufficiali, non poteva mancare un’esibizione artistica o ginnica dei

253

«La Publicitat», 23 marzo 1933, p. 1. Disponibile online:

http://mdc2.cbuc.cat/cdm/compoundobject/collection/publicat22/id/3734/rec/125

254 . L’attacco fu attribuito ad un gruppo di fuoriusciti italiani antifascisti. 255

«La Publicitat», 24 marzo 1933, p. 1. Disponibile online:

http://mdc2.cbuc.cat/cdm/compoundobject/collection/publicat22/id/3734/rec/125

256 Si vedano «La Publicitat», 24 marzo 1933, p. 1; «La Humanitat», 24 marzo 1933 e «La Vanguardia», 24 marzo 1933, p. 8.

Tra questi, sicuramente l’ultimo mantiene una posizione più distaccata.

257 Si veda Appendice fotografica. 258

ASMAE, As., 1929-1935, b. 834, Circolare IX del Gruppo Giovanile Italiano, ?/10/1932, in R. Domínguez Méndez, La

fascistización de las escuelas, cit., p.250. 259

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vari gruppi, a testimonianza del duro lavoro svolto e dei risultati raggiunti. Ad esempio, durante la Festa dei Balilla del 1935:

«La manifestazione si aprì con la celebrazione della Messa […] Al termine di essa una Piccola Italiana recitò con grazia e sentimento una bella preghiera per impetrare da Dio la vittoria delle nostre armi nell’Africa Orientale. Fu benedetto quindi il nuovo gagliardetto del nostro Gruppo Giovanile a cui ne fu fatta consegna da parte della madrina Signora Luisa Coppadoro. I nostri organizzati ricevettero in consegna il gagliardetto gridando con fierezza il loro “Presente” all’appello dell’eroe Luigi Avversari a cui è intitolato il nostro Gruppo. Come commemorazione del gesto eroico del ragazzo genovese fu recitata da un Balilla in modo veramente perfetto, la poesia “Balilla” di Giovanni Bertacchi. Ebbe luogo quindi un piccolo saggio ginnastico nel quale i nostri organizzati dimostrarono tutta la loro bravura eseguendo alla perfezione con accompagnamento musicale, alcune progressioni di esercizi con bandierine, clavette ed a corpo libero. I diversi numeri del programma si alternarono al canto degli inni della Patria fascista, eseguiti tutti in modo veramente mirabile»260.

Il rito della Leva fascista compare nelle note cronologiche annuali261 a partire dal 1928 e veniva celebrato il occasione delle ricorrenze per il Natale di Roma262. Secondo l’art. 9 dello

Statuto del PNF, la Leva Fascista consisteva nel passaggio dei figli della Lupa nelle file dei balilla e delle piccole italiane; dei balilla nelle file degli avanguardisti; degli avanguardisti nei Gruppi dei fasci universitari o nelle file dei giovani fascisti; dei fascisti universitari e dei giovani fascisti nel P.N.F e nella M.V.S.N; delle piccole italiane nelle file delle giovani italiane; delle giovani italiane nelle file delle giovani fasciste; delle giovani fasciste nei Fasci Femminili. Durante la cerimonia il «Il Fascista presta giuramento nelle mani del Segretario politico del Fascio» con la seguente formula:

«Nel nome di Dio e dell’Italia, giuro di eseguire gli ordini del Duce e di servire con tutte le mie

forze e, se necessario, col mio sangue, la causa della Rivoluzione Fascista».

260

AHC, Bollettino d’Informazione ai Soci, novembre-dicembre 1935, pp. 16-17

261

Nelle note cronologiche “ufficiali”, ovvero quelle inserite nel Libro d’Onore, il rito della Leva Fascista non viene riportato, al contrario della Befana fascista.

262

Il Natale di Roma veniva celebrato il 21 aprile, data della leggendaria fondazione della città, in ossequio a una millenaria tradizione. Per Mussolini festeggiare il Natale di Roma significava “celebrare il nostro tipo di civiltà, esaltare la nostra storia e la nostra razza, poggiare fermamente sul passato per meglio slanciarsi verso l’avvenire”. Proclamato festa nazionale pochi mesi dopo la Marcia su Roma, il Natale di Roma andò a sostituire la festività del 1° maggio e si impose come la giornata fascista per eccellenza, una festa della rinascita nazionale che assumeva un duplice valore simbolico: da un lato si caratterizzò come celebrazione della ritrovata romanità; dall’altro intese proporsi come un omaggio alle forze della produzione lavoro concepito in esplicita antitesi alle tradizioni del movimento operaio. In quella giornata, le legioni della Milizia volontaria per la sicurezza nazionale sfilavano ordinatamente per le vie della capitale, rendendo onore alla virtù romana per eccellenza, la disciplina, che il fascismo andava proponendo come modello a tutti gli italiani, cit. L. Scuccimarra, Natale di Roma, in V. De Grazia - S. Luzzato (a cura di) Dizionario

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Sicuramente il Gruppo Giovanile di Barcellona effettuò il rito fino al 1942, riteniamo molto plausibile che si sia celebrato anche nel 1943, in quanto nell’aprile di quell’anno la Casa degli Italiani era ancora sotto la guida del Segretario del Fascio Giulio Berni.

Oltre a questi dati, sappiamo che il numero dei partecipanti alle colonie estive realizzate in Italia. Stando alle note cronologiche, i ragazzi iniziano a frequentare le colonie estive in Italia dal 1927: il 4 settembre di quell’anno partivano 10 alunni per Imperia, con il fine di realizzare “cure balneari”263

. Nel 1928 il numero di partecipanti crebbe notevolmente: il 5 agosto partivano per la “colonia marina”264

un totale di 82 ragazzi (29 Balilla, 30 Piccole Italiane, 18 Avanguardisti e altri cinque militanti)265. Dall’anno successivo i numeri tornarono a scendere: 30 alunni nel 1930; 31 nel 1931, di cui 14 Balilla, 13 Giovani Italiane e 4 Piccole Italiane e 30 alunni nel 1932, di cui 12 Balilla, 10 Piccole Italiane e 8 Avanguardisti266.