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La Guerra Civile spagnola: Barcellona e la Casa degli Italian

Gli strumenti dell’inquadramento politico e culturale

2.5. La Guerra Civile spagnola: Barcellona e la Casa degli Italian

Tra le città sottratte ai generali golpisti figuravano Madrid, Valenza, Bilbao e Barcellona. La sconfitta che il popolo del capoluogo catalano inflisse all’esercito nazionalista il 19 luglio 1936 è uno dei simboli più radicati della storia della Guerra Civile spagnola. La

ciudad condal fu letteralmente assediata durante la Guerra Civile, tanto che solo lì si

contarono più di 2500 vittime civili. Durante i primi mesi di conflitto, le organizzazioni sindacali e di partito, gli operai divennero i veri padroni della città, occupando e collettivizzando tutte le grandi industrie della Catalogna; inoltre spinsero i contadini a coltivare in comune non solo le proprietà terriere che erano state espropriate ma anche i loro appezzamenti322. Le banche erano chiuse, le chiese o distrutte o trasformate in strutture collettive laiche, le caserme occupate dai rivoluzionari ospitavano i non molti militari rimasti fedeli alla Repubblica che insegnarono ai miliziani le tecniche di combattimento323. È questa la “fase sovietica»324 della Guerra Civile spagnola.

In questo periodo, la sede del Consolato d’Italia subì numerosi attacchi come risposta agli aiuti inviati da Mussolini ai generali ribelli. L’8 agosto 1936, di fronte ad un clima sempre più ostile nei confronti delle istituzioni e della popolazione italiana, il console Bossi decideva di procedere con l’evacuazione del consolato ed il suo trasferimento provvisorio sulla nave Tevere, attraccata al porto di Barcellona. Pochi giorni prima erano iniziati, sempre su iniziativa di Bossi, i lavori di rimpatrio dei cittadini italiani: il 24, il 27 luglio e il 2 agosto, con la collaborazione del Governo della Generalità, il console inviava messaggi radiofonici ai connazionali, invitandoli ad abbandonare Barcellona; tra il 25 luglio ed il 14 agosto325, 1900

321R. Domínguez Méndez, Note sulla politica culturale del fascismo, cit., p. 18. 322

A. Nin - G. Ranzato (a cura di), Guerra e rivoluzione in Spagna. 1931-1937. Feltrinelli Editore, Milano 1974, p. 147

323 C. Venza, Tra rivoluzione e guerra, cit., p. 262 324

A. Nin - G. Ranzato (a cura di), Guerra e rivoluzione in Spagna, cit., p. 301.

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Le operazioni di evacuazione vennero realizzate il 25-27-29-31 luglio e 2-7-14 agosto 1936, con le seguenti navi: Tevere, Fiume, Montecucculi, Attendolo, Pola, Principessa Giovanna, A. Gonzàlez i Vilalta, Cataluña bajo vigilancia, cit., p. 212

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persone furono trasportate in Italia, in sei operazioni differenti326. Tuttavia, nonostante gli appelli di Bossi, a metà agosto si contavano ancora circa 500 italiani nel capoluogo catalano. A questi individui vennero distribuiti dei formulari nei quali dovevano indicare le precise motivazioni del loro rifiuto a rimpatriare e, negli stessi volantini, si segnalavano quattro rifugi attrezzati, da poter usare in caso di pericolo immediato o nei momenti precedenti l’imbarco, che erano: il Regio Consolato Generale d’Italia, l’Istituto Italiano di Cultura, la Camera di Commercio e la Casa degli Italiani. Quest’ultima, secondo le parole del console, era il rifugio “più importante e meglio organizzato»327.

A partire dal novembre 1936, l’Italia fascista non contava nessun rappresentante diplomatico né a Barcellona, né nell’intera Catalogna e, naturalmente, le milizie antifasciste approfittarono della situazione. Vennero occupate tutte le installazioni italiane della città, tra cui la sede del Consolato, la Camera di Commercio, l’Istituto di Cultura e la Casa degli Italiani328. Probabilmente l’occupazione degli stabili menzionati non fu immediata; per quanto riguarda la Casa, soltanto il 16 febbraio 1937 il segretario del Fascio Giulio Berni, da Milano, scriveva alla Direzione degli Italiani all’Estero che “da un giornale rosso di Barcellona” aveva potuto constatare che la “Casa degli Italiani è stata occupata dal comitato antifascista italiano di quella città»329

. Durante l’occupazione l’edificio di Pasaje Méndez Vigo fu usato come

tipografia del periodico antifascista Il Garibaldino, come alloggio delle Brigate Internazionali, come centro per raccogliere vestiario per le milizie330. Inoltre, da alcuni articoli pubblicati ne La Vanguardia, sembra che fosse stato allestito un orfanotrofio e una mensa dal nome “Las Camelias»331. Dalla facciata dell’edificio vennero eliminati lo stemma dei Savoia e del Littorio e fu distrutta la lapide in onore dei caduti del primo conflitto mondiale.

Dalle nostre ricerche nella stampa locale abbiamo potuto constatare che negli anni in cui la Casa degli Italiani fu occupata, vi si installarono il Club Internacional Antifascista e, a partire dal settembre 1938332 la Comisión de Auxilio Femenino. Entrambi i comitati

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Le operazioni di evacuazione non riguardarono soltanto cittadini italiani; secondo i dati pubblicati da Gonzàlez i Vilalta, solo nel primo mese di guerra, furono trasferiti 4462 stranieri, di cui quasi 1800 erano di nazionalità tedesca., Ibi, p. 215

327

Ibi, p. 213

328 A. Gonzàlez i Vilalta, Cataluña bajo vigilancia, cit.., p. 202 329

R. Domínguez Méndez, Asociacionismo y sociabilidad fascista, cit. p. 73

330

Ibidem. Dalle nostre ricerche ne La Vanguardia abbiamo rilevato che, in realtà, il commissariato delle Brigate Internazionali, almeno nell’ottobre 1938, si trovava nello stabile di fronte alla Casa degli Italiani, sempre di proprietà dell’associazione. Si veda La

Vanguardia, giovedì 13 ottobre 1938, p. 12

Disponibile online: http://hemeroteca.lavanguardia.com/preview/1938/10/13/pagina-12/33131374/pdf.html

331

Per “Las Camelias” si veda La Vanguardia, Venerdì 11 giugno 1938, p. 4

Disponibile online: http://hemeroteca.lavanguardia.com/preview/1938/06/11/pagina-4/33126970/pdf.html Per l’orfanotrofio si veda La Vanguardia, Mercoledì 14 settembre 1938, p. 5. Disponibile online:

http://hemeroteca.lavanguardia.com/preview/1936/08/30/pagina-5/33130171/pdf.html?search=auxilio%20femenino

332

La Vanguardia, Domenica 4 settembre 1938, p. 6

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continuarono ad organizzare conferenze, riunioni e commemorazioni: ad esempio l’11 settembre 1937333 il Club riceveva “un gruppo di eroici combattenti della brigata Garibaldi e un gruppo di volontari francesi delle brigate internazionali»334. Dallo stesso articolo siamo riusciti a risalire ad un nome, quello del camerata Saltirani, il quale sarebbe stato all’epoca il segretario del club. Il 23 marzo il comitato antifascista organizzava una conferenza sul tema “Il problema d’Italia comparato a quello di Spagna”335, l’oratore principale era Francesco

Ulivelli del Partito Socialista Italiano e domenica 13 giugno, in occasione del tredicesimo anniversario dell’assassinio di Giacomo Matteotti, il Partido Socialista Unificado de Cataluña celebrava un omaggio alle vittime del terrore fascista in Italia336. L’11 novembre 1938337 la

Comisión de Auxilio Femenino del Ministero della Difesa Nazionale inaugurava una Exposición de Auyda nella quale venivano presentate, attraverso conferenze e proiezioni

cinematografiche, le cifre dell’aiuto ricevuto dalla Repubblica spagnola dai vari paesi europei ed americani; il 15 dicembre338 l’Asociación Mujeres Universitarias de España invitava tutte le giovani universitarie a partecipare alla riunione del Comité Nacional de Mujeres

Antifascistas; il 19 febbraio339 veniva organizzato un festival letterario con la partecipazione di Erich Aretidt, Will Bredel, Ernst Busch, Peter Kast e Erich Weiuert340.

Nell’autunno dei 1938, anche su pressione della Società delle Nazioni e delle democrazie occidentali impegnate nella politica di “non intervento”, il governo repubblicano decise il ritiro dal fronte delle Brigate Internazionali341. Iniziarono così i lavori di rimpatrio delle truppe straniere coinvolte nel conflitto spagnolo. Le Brigate Internazionali sfilarono per l’ultima volta tra le strade di Barcellona il 29 ottobre 1938, accolti da un pubblico di quasi 250000 persone. Il capoluogo catalano si arrese ai nazionalisti pochi mesi dopo, il 26 gennaio 1939; le pesanti perdite subite durante la battaglia dell’Ebro, la lunga lotta tra la Generalitat catalana e il governo centrale, come la campagna dei comunisti contro il Partito operaio di

333 La Vanguardia, Sabato 11 settembre 1937, p. 3

Disponibile online: http://hemeroteca.lavanguardia.com/preview/1937/09/11/pagina-3/33126293/pdf.html

334

Ibidem. Traduzione mia.

335

La Vanguardia, Martedì 23 marzo 1937, p. 4. Disponibile online:

http://hemeroteca.lavanguardia.com/preview/1938/11/10/pagina-4/33129180/pdf.html?search=pasaje%20mendez%20vigo%208

336

La Vanguardia, Venerdì 11 giugno 1937, p. 3. Disponibile online:

http://hemeroteca.lavanguardia.com/preview/1930/12/16/pagina-3/33123179/pdf.html?search=casa%20degli%20italiani

337 La Vanguardia, Giovedì 10 novembre 1938, p. 2. Disponibile online:

http://hemeroteca.lavanguardia.com/preview/1938/09/10/pagina-2/33130128/pdf.html

338

La Vanguardia, Giovedì 15 dicembre 1938, p. 2. Disponibile online:

http://hemeroteca.lavanguardia.com/preview/1938/12/16/pagina-2/33123504/pdf.html?search=pasaje%20mendez%20vigo%208

339

La Vanguardia, Giovedì 17 febbraio 1938, p. 4. Disponibile online:

http://hemeroteca.lavanguardia.com/preview/1938/12/16/pagina-4/33132482/pdf.html?search=pasaje%20mendez%20vigo%208

340

Tutti gli ospiti menzionati possono essere ricollegati alle azioni delle Brigate Internazionali

341 Il ritiro venne annunciato dal presidente del governo repubblicano Juan Negrín in occasione dell’Assemblea Generale della

Società delle Nazioni, tenutasi a Ginevra il 21 settembre 1938.

Anche il governo fascista procedette con il ritiro di circa 10000 uomini, un numero che potrebbe apparire irrisorio se paragonato ai più di 30000 volontari che rimasero in territorio spagnolo.

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unificazione marxista (POUM) e gli anarchici avevano reso impossibile chiamare a raccolta la popolazione per difendere la città.

Con Barcellona nelle mani dei nazionalisti, gli italiani rimpatriati iniziarono a ritornare nel capoluogo e a ripristinare le loro attività. La Casa degli Italiani venne reinaugurata - e riconsacrata dal Reverendo Miglietti - il 22 febbraio 1939 con una cerimonia in pieno stile fascista:

“Nel pomeriggio è stata riconsacrata la Casa degli Italiani di Barcellona profanata durante il periodo rosso dal comando delle Brigate Internazionali che vi si era installato. Erano presenti il gen. Gambara, comandante in capo delle forze legionarie con il suo Stato Maggiore, i generali Conticelli, Amico e Babini, l’ambasciatore d’Italia e l’ispettore dei Fasci per la Spagna. Fra le autorità spagnole erano il governatore militare di Barcellona, il sottosegretario di Stato per l’ordine pubblico gen. Arenas e molti generali spagnoli, fra cui il capo di Stato Maggiore del Generalissimo Franco, oltre all’alcalde di Barcellona. All’inizio della cerimonia un cappellano salesiano ha riconsacrato il luogo in nome di Dio. Hanno quindi parlato il Console Generale Bossi e l’on. Basile ispettore dei Fasci per la Spagna. La Casa degli Italiani ha deciso di ricostruire la patriottica lapide esistente all’ingresso, deteriorata a colpi di scalpello dai rossi, incidendovi i nomi di tutti i capi militari che hanno avuto comando di unità legionarie importanti in Spagna durante la guerra antibolscevica»342.

Ancora oggi, la storia della Casa degli Italiani durante gli anni della Guerra Civile rimane vaga e misteriosa e la relazione presidenziale del 1939 non ci aiuta a risolvere i nostri dubbi. Sappiamo solo che “la sistemazione della CASA ha richiesto spese notevoli»343 poiché fu necessario “rimettere in condizioni di uso quasi tutti i locali e sistemare nuovamente le Aule scolastiche»344, ma nonostante questi esborsi straordinari, “il patrimonio della Casa non ha

sofferto nella sua consistenza»345, grazie alla generosità dei “numerosi oblatori» che hanno risposto agli appelli del Consiglio di Amministrazione.

Capitolo III

342

«Corriere della Sera», 22 febbraio 1939, p.1 Disponibile online solo su abbonamento.

343

ACI, Memorie e Bilanci. 1936-1945. Volume VI, Relazione Presidenziale, 1939, p. 7.

344

Ibidem.

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La fascistizzazione del patronato