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La fascistizzazione delle scuole italiane di Barcellona

La fascistizzazione del patronato della Casa degli Italian

3.2 La fascistizzazione delle scuole italiane di Barcellona

Ben presto il regime fascista comprese l’importanza delle scuole all’estero come veicoli di diffusione della propria ideologia. Così come per la Casa degli Italiani, anche le scuole di Barcellona subirono un processo di fascistizzazione con l’obiettivo di diventare il centro di formazione e di implementazione dei valori fascisti. Come abbiamo esposto nel secondo capitolo, la fascistizzazione delle scuole, in Italia e all’estero, si produsse su tre livelli: il controllo dei docenti, l’integrazione degli alunni nelle organizzazioni giovanili e l’ideologizzazione dei programma didattici394

. Da un punto di vista strutturale, la fascistizzazione si basò su un processo di centralizzazione del potere decisionale e di riduzione del numero di organismi coinvolti nel sistema educativo395.

La colonia italiana di Barcellona era dotata di un discreto sistema scolastico, composto da una scuola elementare e una scuola serale per adulti gestita dalla Casa degli Italiani; inoltre vi era il comitato locale della Società Dante Alighieri che nell’anno scolastico 1921/1922 istituì la prima scuola media. Ancor prima dell’ascesa del fascismo, entrambe le associazioni ricevevano un modesto contributo da parte del Governo italiano. Secondo Domínguez Méndez, il processo fascistizzazione delle scuole di Barcellona si articolò tra il 1922 e il 1929, diviso in tre fasi: in primo luogo venne creato un istituto unico che riunisse l’insegnamento primario e secondario e successivamente fu affidato alla dirigenza di un’unica persona, il professor Ettore De Zuani; infine, tra il 1926 ed il 1929 si avviarono, e completarono, le

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Jürgen Charnitzky, Fascismo e scuola. La politica scolastica del regime (1922-1943), La Nuova Italia, Firenze, 1996, p. 293.

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procedure per ottenere il pareggiamento della scuola, e quindi il passaggio da sovvenzionata a governativa396.

Per la fusione tra la scuola elementare e quella media, il regime contò sulla collaborazione dell’avvocato Fadini, al contrario incontrò l’opposizione del presidente del comitato locale della Dante, Benedetto Colarossi. Il primo, appellandosi ai postulati fascisti di unità d’azione per il bene della patria, presentò il progetto di fusione al Comitato Centrale della Dante Alighieri di Roma; il secondo tentò di bloccarlo attraverso un reclamo rivolto allo stesso comitato nel quale denunciava la pretesa del presidente Fadini di convertirsi “nel padrone assoluto della colonia»397. Tuttavia, la comunicazione di Colarossi arrivò alla sede centrale in un momento di identificazione istituzionale con il nuovo governo fascista, per questo, appena una settimana dopo il segretario generale del comitato di Roma, Zacagnini comunicò la sua approvazione al presidente della Casa degli Italiani:

«A nome della Presidenza la ringrazio dell’elaborato progetto per la fusione delle scuole esistenti nella colonia italiana di Barcellona Istituto unico […] non può discutersi l’utilità di raccogliere tutte le forze in un fascio per evitare che, in qualunque misura si disperdano in direzioni non sempre convergenti e qualche volta tra loro discordi. […] Si unifichi, si coordini, si consolidi, si faccia in buona armonia - come in altri luoghi è accaduto - quanto giova agli interessi della italianità nella colonia di Barcellona; ma si lasci alla “Dante” l’onore di presiedere alle istituzioni scolastiche che rappresentano una delle sue precipue funzioni»398.

A causa dell’incompatibilità tra i due incarichi, Colarossi fu costretto a dimettersi dalla presidenza della Dante Alighieri e fu sostituito da Pietro Ferla. Per “controbilanciare” questa situazione l’ex presidente fu assegnato alla direzione della scuola elementare che per quell’anno scolastico poteva contare ancora su un consiglio proprio e separato da quello della scuola media399, e fu nominato socio benemerito della Casa degli Italiani400. La soluzione adottata non calmò totalmente gli animi perché due anni dopo Colarossi venne allontanato definitivamente dalle scuole italiane a causa del «suo carattere e le sue idee poco conformi a

396

R. Domínguez Méndez, La fascistización de las escuelas italianas en el extranjero, cit., pp. 235-242.

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Ibi, p. 236

398

“Raccomandata, Segretario Generale della Dante al Presidente della Società Italiana di Beneficenza e Scuole, Zacagnini-Fadini, 04/04/1923, in Ibidem,

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Quell’anno il direttore della scuola media era Felice Mathieu, scelto personalmente dal presidente Fadini

400 La motivazione era la seguente. «Per ventisette anni di ottimi servigi nell’insegnamento e nella direzione della scuola pareggiata:

per venticinque anni di insegnamento nella scuola serale di lingua e letteratura italiane, di sua fondazione: promotore del monumento a Dante in Barcellona e della scuola media” cfr. ACI, Memorie e Bilanci. 1921-1925. Volume III, relazione presidenziale, 1923, p. 9

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quella dominante»401. Da queste parole possiamo intendere, chiaramente, che l’allontanamento del professore fosse collegato a fattori politici e alla sua avversione nei confronti dell’ideologia fascista. La destituzione di Colarossi portò alla creazione di una direzione unica che fu affidata al giovane Ettore De Zuani.

In questo caso, le relazioni presidenziali non forniscono ulteriori informazioni; anzi, nel 1922 la fusione veniva già preannunciata e giustificata dalla «comunanza di sede nella Casa degli Italiani»402 e degli insegnanti. Stando alle parole di Fadini, gli accordi sembravano

«raggiungibili e prossimi», grazie ad una «immediata azione di intesa fra i dirigenti delle associazioni consorelle interessate”403. Ancora una volta dai documenti ufficiali della Casa non emergono le opposizioni interne. Nella relazione dell’anno successivo l’accordo era già stato siglato404 e veniva descritto come un “fatto certo non frequente di cooperazione fra società coloniali”, ottenuto «facilmente per l’opera personale pacata e conciliatrice» dei consiglieri della Dante e «dell’allora presidente, Direttore didattico Signor Colarossi»405.

Anche sull’allontanamento del professore non vi è alcun accenno ed il suo nome tornerà a figurare solo nella relazione del 1931, in occasione della commemorazione della sua scomparsa406.

Tra il 1926 e il 1929, il governo italiano avviò le pratiche per il pareggiamento delle scuole sovvenzionate, ma a Barcellona il processo non fu semplice, soprattutto per l’istituto secondario. Già nel gennaio del 1925, il regime aveva emanato delle disposizioni volte all’equiparazione tra le scuole governative e quelle sovvenzionate. Con il R.D. n. 1259 del 20 maggio 1926 si impose che le rappresentazioni diplomatiche e consolari inviassero un’analisi dei centri situati nelle rispettive circoscrizioni, per procedere con l’omologazione407.L’analisi relativa all’Istituto Dante Alighieri fu inviata dal console Mazzini solo a gennaio del 1927: se dal punto di vista finanziario e strutturale le condizioni per accogliere la proposta erano buone, non si poteva dire lo stesso dell’aspetto didattico408. Il principale problema si riscontrava nell’insegnamento secondario dove si alternavano materie di tipo classico e tecnico. Il console giustificava questa scelta con il numero ridotto di alunni e dal fatto che

401

ASMAE, As., 1923-192, b. 656, f. 2, “Console di Barcellona al Direttore delle scuole all’Estero (Mazzini-Trabalza) in R. Domínguez Méndez, La fascistización de las escuelas italianas en el extranjero, cit., p. 237

402

ACI, Memorie e Bilanci. 1921-1925. Volume III, Relazione Presidenziale 1922, p. 7

403

Ibidem.

404

6 giugno 1923

405 ACI, Memorie e Bilanci. 1921-1925. Volume III, Relazione Presidenziale 1923, p. 9. Il corsivo è nostro. 406

«Ricordiamo inoltre il socio benemerito signor Benedetto Colarossi già direttore delle Scuole, da vari anni assente dalla Colonia e pur ancor vivo nella memoria di quanti poterono apprezzarne la nobile attività»

ACI, Memorie e Bilanci. 1931-1935. Volume V., Relazione Presidenziale, 1931, p. 7.

407

R. Domínguez Méndez, La fascistización de las escuelas italianas al extranjero, cit., p. 240.

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l’élite della colonia si dedicasse ad attività commerciali. La motivazione non fu accettata da Roma e mentre veniva concesso il pareggiamento alla scuola elementare, a quella media veniva imposto un nuovo ordinamento409. Ancora una volta i risultati non furono quelli aspettati, così il regime decise di inviare un funzionario statale, il Dottor Rimondini410, per cercare di risolvere definitivamente la questione. Il 6 giugno 1928 venne presentato il nuovo programma didattico che, secondo il nuovo console Romanelli, rispondeva “a tutte le esigenze della Colonia” e apriva “altre vie e nuove possibilità a quegli alunni che desiderassero continuare gli studi in Italia»411.

Tabella 5 - Programma presentato dall’istituto tecnico inferiore per l’anno