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Tabella 4 L’attività benefica (1912-1916)

1.5 La Casa degli Italian

Come avvenne per la creazione della Scuola Italiana gratuita, anche la fondazione della Casa degli Italiani fu principalmente proposta e sostenuta da un unico membro del comitato direttivo. Nel primo caso, ricordiamo, era stato il Commendator Adolfo Folchi, in questo caso fu l’avvocato Amerigo Fadini. Oltre ad essere il promotore dell’iniziativa, egli fu anche il primo presidente della Casa degli Italiani ed il più longevo, con quattro mandati e 14 anni complessivi di presidenza, a cui si bisogna aggiungere l’anno a comando della Società di Beneficenza e Scuole nel 1907. Proprio in quell’anno, nella sua relazione presidenziale, Fadini espose il suo progetto di acquistare uno stabile di proprietà in cui poter riunire i due rami della società, Beneficenza e Scuole, alle quali aggiungeva la società di Mutuo Soccorso, il Consolato Generale e una Camera di Commercio italiana per la Spagna (che ancora doveva nascere):

«Il problema vitale per la nostra Società, la condizione a nostro avviso imprescindibile, perché la sua solidità, venga in un modo inconcusso perpetuamente garantita è quella di darle una sede modestamente acconcia, ma fissa e propria. […] Procurarci una sede nostra deve essere il programma dell’avvenire; dara alla Società di Beneficenza e Scuole una residenza degna della Colonia e degna dell’Italia che essa qui ci riavvicina, deve essere non più un sogno, un’aspirazione, ma bensì da questo momento l’oggetto costante del nostro lavoro e delle nostre cure. […] Abbiamo bisogno di un modesto locale in una buona località» 112

Il Presidente continuò, poi, presentando un preventivo molto dettagliato e fissando una data di scadenza del suo progetto, il 1911, coincidente con il cinquantesimo anniversario della proclamazione del Regno d’Italia. Stando alle parole di Fadini, una buona parte della comunità da lui coinvolta era interessata al progetto e a parteciparvi in termini economici.

112

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Nonostante questo presunto diffuso interesse e l’entusiasmo del presidente, in un primo periodo il progetto venne accantonato. Non siamo riusciti a risalire ad una motivazione precisa, ma riteniamo che il problema fosse essenzialmente economico. Sicuramente il progetto non colpì Antonio Calcagno, che nella sua relazione presidenziale del 1909 scriveva:

«Altro quesito che debbono risolvere i soci è quello dell’indirizzo sociale. Dobbiamo noi avere principalmente di mira lo accumulare fondi per la costruzione di un locale proprio o dobbiamo allentar maggiormente i cordoni della borsa sia per opere benefiche, sia perfezionando le Scuole ed istituendo un Asilo infantile che riuscirebbe così indicato per la nostra Colonia in sua maggior parte operaia? Io francamente propendo per questo secondo indirizzo. Ai soci lo studio, all’Assemblea la risposta»113.

L’avvocato Fadini, che non aveva mai abbandonato del tutto l’idea, molto probabilmente continuò a lavorarci nelle retrovie dell’associazione ed il 3 giugno 1911 in occasione della “Festa dello Statuto”, lesse alla colonia un patriottico discorso nel quale, con grande compiacimento, annunciava la riuscita del suo progetto114:

«La colonia italiana di Barcellona può e deve, colle sue modeste forze, segnare con doppio compiacimento la data del 1911, […]. Da molti anni si pensa e si desidera che le istituzioni filantropiche e patriottiche della colonia (Beneficenza, Scuole, Mutuo Soccorso, Dante Alighieri, Asilo, ecc.) siano dotate di una sede fissa, modesta ma sicura, la quale costituisca un vero centro, attorno a cui possano darsi raccolta tutte le attività individuali di quanti, per il bene comune, le sostengono e le fomentano. Gli scopi che quelle si propongono, i fini a cui tendono i comuni sforzi, il prestigio ed il decoro della colonia e del nome nostro italiano di fronte a noi stessi ed agli altri, giustificano pienamente che il desiderio ed il miraggio di un tempo siano dalla maggioranza oggi sentiti, e proclamati come bisogno vero»115.

E ancora:

113

ACI, Memorie e Bilanci 1898-1910. Volume I. Relazione Presidenziale, 1909, pp. 5-6.

114

ACI, Libro d’Onore, Dati Cronologici, anno 1911.

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«Il gettare in quest’anno giubilare, le solide basi per tradurre in atto quel desiderio e quel bisogno, il dirigere un movimento organico e costante verso quel fine, il pensare e far pensare che, creandoci un centro proprio, ad esso convergeranno assai più compatti e produttivi gli slanci ed i sacrifici di tutti; che vi accorre, a guisa di fasci di calde irradiazioni, i benefici influssi dell’istruzione, dell’italianità e del soccorso; ecco l’opera grande, monumentale che il nostro modesto manipolo deve proporsi ed imporsi, per solennizzare il 1911! Quale onore per noi: quale onore per la patria; quale esempio per i figli! [...]. Ai maggiori abbienti, agli esperimenti filantropici, alle importanti case di commercio, corra primo e veloce questo grido di raccolta, ed a tutti indistintamente si ripercuota, perché tutti saranno indistinti e pari, meriti e premi. Ai connazionali di tutta Spagna, al governo patrio sia fatta giungere la nostra voce e certo nessuno mancherà di prestar mano a simile impresa. Coll’augurio fervido che, ispirati nei ben maggiori sacrifici compiuti da coloro che in quest’anno commemoriamo con solennità e gratitudine, possiamo veder presto sorgere, come incantevole realtà, la costituzione di un Ente per la fondazione della CASA DEGLI ITALIANI in Barcellona, sciogliamo voti sinceri per il bene e la prosperità della grande Italia, e della nostra colonia»116.

Ufficialmente, la costituzione dell’Ente per la fondazione della Casa degli Italiani avvenne con la riunione del 15 giugno 1911. Il verbale di costituzione117 era composto da 14 articoli in base ai quali l’ente si costituiva come una vera e propria società, dotata di un comitato esecutivo, con cinque commissari aventi autonomia amministrativa e gestionale rispetto alle altre associazioni. L’obiettivo principale dell’ente era quello di raccogliere fondi per «l’acquisto o l’edificazione di uno stabile, da trasferire in proprietà alla Società Italiana di Beneficenza e Scuole e destinato per dare sede alle istituzioni scolastiche, filantropiche o patriottiche della colonia»118. La suddetta società sarebbe stata «l’unica, perpetua ed assoluta proprietaria» dello stabile ma, mediante atto previo fra i due organismi coinvolti, si sarebbero stabilite alcune condizioni riguardo l’invariabilità dell’investimento, la possibilità di dare sede gratuita, o mediante compenso, ad altre istituzioni aventi carattere filantropico, patriottico o educativo, dando prevalenza ad eventuali scuole governative e l’esclusione di qualsiasi ente con carattere politico o ricreativo.

Circa due mesi dopo, in occasione dell’assemblea straordinaria del 19 Agosto 1911 venne discussa e successivamente approvata la Convenzione tra l’Ente per la fondazione della “Casa degli Italiani” e la Società Italiana di Beneficenza e Scuole. L’atto venne firmato dall’avvocato Amerigo Fadini - presidente del comitato fondatore dell’Ente - da Antonio Calcagno - presidente della Società Italiana di Beneficenza e Scuole - e da Vittorio Lebrecht -

116 Si veda Appendice 3 117

Si veda Appendice 4

118

ACI, Libro d’Onore, Atti di fondazione, Verbale di costituzione dell’Ente per la fondazione della “Casa degli Italiani” in Barcellona, art. 1.

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Console Generale d’Italia. In base a questa convenzione, composta da dieci articoli, veniva sancito l’acquisto dello stabile di Pasaje Méndez Vigo n. 8, e che detto stabile prenderà il nome di “Casa degli Italiani”. Infine venivano ribaditi pienamente tutti i concetti già esposti nel verbale di costituzione dell’ente.

Sia dalla convenzione che dal verbale di costituzione si intende che inizialmente la Casa degli Italiani fosse un ente con carattere provvisorio e che avrebbe cessato di esistere una volta avvenuto l’acquisto dello stabile prescelto. Come già esposto in precedenza, l’edificio di Pasaje Méndez Vigo n.8 venne acquistato il 7 Novembre 1911. L’immobile venne valutato 126.250,00 pesetas e generò un passivo di oltre 150 mila pesetas119. Tuttavia, a grande sorpresa, il bilancio della sezione Casa venne pareggiato nel giro di qualche anno, grazie al fondo istituito dall’Ente, che portò un introito di più di 90 mila pesetas, ma soprattutto grazie al Commendator Pietro Pegorari ed alla sua generosa donazione di 63.000 pesetas che estinse il mutuo che gravava sull’edificio, contratto con il Banco hipotecario de

Madrid120.

In realtà, l’acquisto dell’immobile non avrebbe portato alla chiusura dell’Ente; anzi, pochi giorni prima della firma del contratto notarile, il 28 Ottobre 1911, veniva approvata una

Aggiunta alla Convenzione che ne stabiliva il carattere permanente «per coadiuvare la Società

nelle pratiche dirette a conservare la Casa e specialmente collo scopo di continuare la sua patriottica ed onorevole opera di procurare fondi»121. Dalla relazione annuale di Antonio Calcagno non è possibile scorgere una motivazione precisa oltre a quella economica, il presidente si limitava a descrivere la Casa degli Italiani come «un’antica aspirazione della Colonia, che giova al suo decoro, che sarà degno albergo delle nostre Società, utile e grato ritrovo dei connazionali qui residenti, speranza ed avviamento a maggiori fortune»122. Ad oggi il discorso di Fadini, la Convenzione e l’aggiunta alla Convenzione costituiscono i tre

Atti di fondazione della Casa degli Italiani presenti nell’omonima sezione del Libro d’Onore.

L’edificio venne inaugurato ufficialmente il 3 Giugno 1912123, in occasione della Festa dello Statuto. Anche la stampa locale dedicò un articolo a questo evento così rilevante per la colonia italiana di Barcellona; infatti, il giorno seguente sul giornale La Vanguardia venne pubblicato un resoconto dettagliato della celebrazione:

119

ACI, Libro d’Onore, Atti di fondazione, Bilancio della fondazione della “Casa degli Italiani”

120 S. Santagati, La Casa degli Italiani, cit. p. 254 121

ACI, Memorie e bilanci. 1911-1920. Volume II, Relazione Presidenziale, 1912, p. 7

122 Ibi, p. 8 123

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«Una hermosa fiesta fue celebrada para la inauguración oficial de la Casa de los Italianos, adquirida por suscripción entra la colonia de aquel país en Barcelona, y que inició el señor Fadini, habiendo contribuido á ella con una importante cantidad el rey de Italia y aquel ministerio de Estado. Dicho Señor Fadini, como presidente, hizo entrega de la Casa degli Italiani á sus compatriotas, augurando para todos una era de paz y progreso. En nombre del rey Víctor Manuel III, dio por inaugurada la Casa el cónsul general, Com. Motta, pronunciando seguidamente muy entusiastas frases de enaltecimiento para Barcelona. Terminó con un viva á Italia, contestado unánimemente por los presentes. [...] Resultó un acto muy importante»124

La Casa degli Italiani diventò il luogo di congregazione delle associazioni nate a beneficio della comunità italiana, ma anche il simbolo della comunità stessa. Subito dopo l’inaugurazione dell’edificio, i rappresentanti della Società di Beneficenza iniziarono le pratiche per ottenere il riconoscimento ufficiale da parte del governo spagnolo della sua funzione benefica; riconoscimento che avvenne l’11 Settembre 1912. Nella relazione presidenziale del 1912, scritta da Amerigo Fadini, si può leggere:

«Ci è grato informarvi che il Ministerio de Gobernación accogliendo favorevolmente l’istanza da noi presentata, ha riconosciuto con REAL ORDEN in data 11 settembre 1912, la nostra Società come istituto di beneficenza privata. Una specie di creazione in ente morale, di cui viene informato il Ministerio de Hacienda per effetti del fisco e che, se le previsioni non fallano, potrà apportarci non indifferenti vantaggi»125

Tale riconoscimento, però, non fu sufficiente per ridurre gli oneri fiscali della società verso lo Stato spagnolo. Solo dieci anni dopo, il 7 Marzo 1922, l’organizzazione ottenne l’esenzione perpetua dal pagamento delle tasse territoriali da parte del governo e nove giorni dopo, il 16 Marzo 1922, venne emanato il Real Orden126 di riconoscimento del carattere educativo della Casa degli Italiani.

Come possiamo evincere da questo riconoscimento, il ruolo della Casa non fu sempre quello di semplice edificio ospitante le varie associazioni della colonia italiani ma, nel corso degli anni, andò modificandosi con le varie modifiche statuarie. Nel 1921, infatti, veniva

124

La Vanguardia, martedì 4 giugno 1912, p. 3

Disponibile online: http://hemeroteca.lavanguardia.com/preview/1912/06/04/pagina-3/33361337/pdf.html

125 ACI, Memorie e Bilanci. 1911-1920. Volume II, Relazione Presidenziale, 1912, p.8 126

Una real orden era la disposición con fuerza de ley dictada por el soberano español, desde la época de Felipe II hasta Alfonso XIII. Tras la llegada de la Segunda República, la real orden perdió tal vigencia y durante la dictadura franquista y el periodo actual, toda disposición emanada del poder ejecutivo con fuerza de ley es denominada decreto ley.

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approvato un nuovo statuto in base al quale la vecchia Società di Beneficenza e Scuole assumeva la sotto-denominazione generica di “Casa degli Italiani” e continuava a svolgere le proprie attività divisa in tre sezioni: Beneficenza, Scuole e Casa127. La nuova denominazione veniva confermata con l’Articolo I dello Statuto del 1923:

«La Società Italiana di Beneficenza e Scuole di Barcellona, fondata nell’anno 1869 e riconosciuta dal governo spagnolo come istituzione benefico docente di carattere privato in forza dei RR Ordenes 11 settembre 1912 e 16 marzo 1921, dall’entrata in vigore del presente Statuto assume la denominazione di CASA DEGLI ITALIANI. La Casa degli Italiani è un’associazione di italiani residenti in Spagna per esercitare e sviluppare le funzioni filantropiche e didattiche nella colonia italiana di Barcellona»128.

Una modifica più che sostanziale: se nei primi anni di attività, la Casa degli Italiani era concepita semplicemente come un edificio, ospitante le varie organizzazioni benefico- culturali, con lo Statuto del 1923 diventò una sorta di patronato delle associazioni italiane di Barcellona. Secondo la relazione presidenziale di quell’anno:

«Il concetto che ispirò la riforma fu di dar anima ad una materia e di affermare col diritto di rappresentanza nell’amministrazione sociale alle associazioni consorelle, che il patrimonio materiale e morale della rinnovata entità, se pur deve essere amministrato dai cittadini che la compongono, appartiene per interesse a tutta la collettività, colonia, che ha un naturale e logico esponente nelle sue varie associazioni. […] L’associazione Casa degli Italiani, coltivata amorevolmente con tali intendimenti sarà, nei suoi frutti, un esempio di unità, di collaborazione, di fede e di volontà che conservate compatte garantiranno la più proficua continuità delle sue funzioni»129.

Con l’approvazione dello Statuto del 1923 la “Casa degli Italiani” diverrà la denominazione ufficiale della principale società italiana di Barcellona, denominazione che ancora oggi, a distanza di oltre 150 anni, la contraddistingue.

127

ACI, Memorie e bilanci. Volume III, 1921-1925, Relazione Presidenziale, 1921, Progetto di nuovo statuto della Società Italiana di Beneficenza e Scuole, p.31

128

ACI, Memorie e bilanci. Volume III, 1921-1925, Relazione Presidenziale 1923, Allegato A, Statuto Associazione Casa degli Italiani, p. 33

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