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L’articolo 13 e la fascistizzazione delle scuole

3.3 La fascistizzazione attraverso gli statut

3.4.1. L’articolo 13 e la fascistizzazione delle scuole

Come per il processo di fascistizzazione della Casa degli Italiani, anche per le scuole abbiamo cercato di tracciare un percorso attraverso l’analisi degli statuti del 1921, 1923 e 1928. Nel 1921 ogni sezione componente la Casa degli Italiani - e quindi anche la sezione scuola - era dotata di una commissione composta da due consiglieri e da un capo sezione. Il capo sezione previsto per la scuola era l’intendente scolastico. Secondo l’Articolo 13:

«La commissione preposta alla sezione scuole sovraintende all’insegnamento e, con le

modalità di cui in appresso, costituisce la deputazione scolastica alla quale spetta di promuovere l’istruzione nella colonia e preporre tutti quei provvedimenti d’ordine didattico ed amministrativo che giovino all’incremento ed al retto funzionamento delle scuole. A tal fine la commissione sarà integrata dal direttore delle scuole, da un membro di nomina consolare e da altri due designati dalla commissione»474.

Dall’analisi del suddetto articolo si evince un sufficiente grado di autonomia delle scuole sia nella programmazione delle attività didattiche che nella gestione amministrativa. L’assemblea dei soci eleggeva l’intendente scolastico e cinque dei sette consiglieri. La figura dell’intendente scolastico veniva esplicata nell’Articolo 23, il suo compito era quello di

«sovraintende[re] al funzionamento delle scuole e presiede[re] la Deputazione scolastica»475. Il direttore delle scuole veniva nominato dal Consiglio fra gli insegnanti. Il suo ruolo era

474

ACI, Memorie e Bilanci. 1921-1925 Volume III. Relazione Presidenziale, 1921, Allegato A, Articolo 13, p. 36

475

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quello di coordinare e svolgere il programma di insegnamento, inoltre, doveva informare periodicamente il Consiglio per mezzo della deputazione scolastica476.

Con lo Statuto del 1923, la composizione del direttorio delle scuole si ampliava e tra le nuove figure incluse compariva una rappresentanza consolare. Sempre secondo l’Articolo 13:

«L’Istituto Dante Alighieri sarà retto da una Delegazione presieduta dal presidente del Comitato Dante Alighieri e composta di tre delegati del Consiglio Centrale, due del Comitato Dante Alighieri, due dei padri di famiglia, un delegato dell’autorità consolare, e dei rappresentanti del corpo insegnante, questi ultimi con voto consultivo. La delegazione così costituita avrà tutte le attribuzioni didattiche, disciplinari ed amministrative e si regolerà, il più compatibilmente possibile, in base alle disposizioni della Legge e Regolamento sulle scuole italiane all’estero»477

Nello stesso articolo veniva predisposta anche la distribuzione delle varie competenze:

«Sono di competenza del Consiglio Centrale e della Delegazione riuniti, le decisioni che riguardano l’indirizzo generale dell’insegnamento e la categoria delle varie scuole, l’approvazione dei bilanci preventivo e consuntivo dell’Istituto, lo stanziamento dei fondi, la nomina, revoca, attribuzioni e trattamento del personale insegnante e la designazione del Presidente dell’Istituto in caso di assenza o di mancanza del titolare»478

Veniva eliminata la figura dell’Intendente scolastico e le varie funzioni, didattiche ed amministrative venivano affidate alla Delegazione Scolastica che però doveva allinearsi, il più

possibile, alle disposizioni e ai regolamenti emanati da Roma per le scuole all’estero. Come per la Casa degli Italiani, il 1928 può essere considerato come l’anno di svolta

del processo di fascistizzazione delle scuole italiane di Barcellona. Naturalmente, la fascistizzazione si rifletteva anche nel nuovo statuto:

476

Ibi, art. 24.

477

ACI, Memorie e Bilanci. 1921-1925 Volume III. Relazione Presidenziale, 1923, Allegato A, p. 37, art. 13.

478 Ibidem.

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«Il Consiglio stesso, per quanto riguarda la gestione scuole, eserciterà sotto la presidenza del R° Agente, le funzioni affidate per legge ai Consigli Scolastici delle Scuole all’Estero ed a questo fine si aggregherà, con voto consultivo, i direttori delle Scuole, una rappresentanza dei padri di famiglia, l’incaricato dell’Opera Nazionale Balilla, e il Presidente del Comitato Dante Alighieri»479.

Come si può notare le modifiche sono più che sostanziali: veniva soppressa la Delegazione Scolastica ed i suoi compiti venivano affidati direttamente al direttorio della Casa degli Italiani presieduto dal Console Generale d’Italia. I direttori delle scuole, il presidente della Dante, i padri di famiglia, che nella precedente delegazione potevano contribuire al processo decisionale, ora potevano solo esprimere consigli. Ogni decisione spettava al console, quindi ogni decisione spettava a Roma. In realtà, questa norma si sarebbe dovuta applicare a partire dal 1923, in quanto con il R.D. 1481 del 17 giugno venivano soppresse nelle scuole all’estero le deputazioni scolastiche e sostituite da un Consiglio Scolastico presieduto dall’autorità consolare. Ad opporsi all’attuazione di questa disposizione fu proprio Fadini, che nella relazione presidenziale del 1928 giustificava questa modifica con «la intensificata partecipazione del governo»480 In effetti, poco prima dell’approvazione di questo statuto il governo italiano aveva emesso il decreto di pareggiamento per la scuola elementare di Barcellona, al contrario l’istituto secondario lo ottenne nel 1930/31, solo in seguito ad un riordinamento del programma didattico. Con il passaggio da sovvenzionate a governative, le scuole iniziarono a beneficiare dell’arrivo di insegnanti di ruolo, di direttori e di materiale scolastico. Gli esami finali erano presieduti da una commissione esterna formata dai membri del consiglio della Casa, dal presidente della Dante Alighieri e dal capo del Gruppo Giovanile481.

Il Consiglio Scolastico venne abolito con le modifiche statuarie approvate l’11 dicembre 1932. Poco dopo le scuole italiane di Barcellona subivano un ulteriore sdoppiamento: la Casa dei Bambini e l’istituto primario rimasero sotto la gestione della Casa degli Italiani, mentre la scuola media veniva affidata al direttorio dell’Istituto Italiano di Cultura.

479 ACI, Memorie e Bilanci. 1926-1930 Volume IV. Relazione Presidenziale, 1928, Proposta di modificazioni allo Statuto Sociale,

Articolo 13, p. 18

480

ACI, Memorie e Bilanci. 1926-1930 Volume IV. Relazione Presidenziale, 1928, p. 10

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