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In seguito alle modifiche al Titolo V della Parte Seconda della Costituzione, l'adozione internazionale costituisce materia di competenza esclusiva dello Stato, poiché riguarda settor

2.2 I fattori di rischio

“Il bambino che arriva all'adozione ha avuto esperienze di abbandono e separazione

precoce e in molti casi viene da situazioni di grave trascuratezza ed ha alle spalle una dura storia di deprivazione fisica e/o affettiva” (Fischetti et al, 1999). Il fallimento del rapporto

primario, molto spesso, può condurre ad una mancante integrazione o mancato riconoscimento, che, conseguentemente, può portare all'organizzazione di una risposta somatica o a un'alterata organizzazione mentale di base che può causare future difficoltà.70 La letteratura, italiana e straniera, è concorde nell'affermare che i figli adottivi presentino, in media, maggiori difficoltà rispetto ai loro coetanei non adottati, causate dal fatto di aver vissuto l'esperienza di abbandono ed altre condizioni di crescita difficoltose e traumatiche, come ad esempio l'istituzionalizzazione, la trascuratezza, il maltrattamento o la violenza assistita, le quali comportano, ovviamente, delle conseguenze sul piano del funzionamento psichico, dell'immagine di sé, delle modalità relazionali con le persone e con l'ambiente circostante.

Alcuni autori, come David Kirschner e Linda S. Nagel, hanno iniziato a parlare di una vera e propria “adopted child syndrome” ovvero una sindrome vera e propria che caratterizza i bambini andati in adozione, tuttavia questa idea non ha trovato sufficienti riscontri per poter essere confermata. Altri autori invece, come Van Ijzendoorn e Juffer, hanno proposto di distinguere le difficoltà riconducibili in modo specifico all'esperienza adottiva (come la perdita del legame con i genitori biologici e l'inserimento in un nuovo contesto familiare), da quelle attribuibili specificamente alle vicende pre-adozione (come le esperienze traumatiche ed il contesto di crescita sfavorevole)71.

Nei paragrafi sottostanti descriverò le caratteristiche che possono emergere nei primi anni dall'inserimento nel nuovo nucleo familiare, che vengono definite “fattori di rischio” e possono afferire a diverse dimensioni, alcune proprie dell'adozione, altre invece relative a

70 C. Fischetti, F. Croce, G. Hassan, Un bambino da scoprire, Phoenix Editrice, Roma 1999, pag. 29.

49 esperienze specifiche che il bambino può aver vissuto.

2.2.1 Danni biologici

Con il termine “danni biologici” si fa riferimento agli effetti che possono riguardare la salute fisica del soggetto e/o il suo sviluppo neuro-psicologico. Molto spesso i bambini che vanno in adozione hanno vissuto in condizioni assai sfavorevoli: malattie dei genitori biologici o assunzione di sostanze dannose da parte della madre in gravidanza, parto in condizioni difficili, controlli scarsi o assenti, denutrizione e altro ancora possono determinare delle gravi condizioni di malattia, disabilità o disarmonie dello sviluppo del bambino.

Gli effetti negativi sull'organizzazione e sul funzionamento del sistema nervoso possono anche derivare da esperienze traumatiche vissute dal bambino nei primi mesi di vita e da condizioni di stress prolungato72.

2.2.2 Esperienza di abbandono

Il taglio netto del legame con i genitori biologici, numerosi cambiamenti relativi ai caregiver e all’ambiente di vita sono caratteristiche proprie di ogni adozione. Tutti i bambini hanno dovuto affrontare l'esperienza dell'abbandono, e ad essi viene richiesto di sviluppare, spesso anche in poco tempo, nuovi apprendimenti, cognitivi e relazionali, in un nuovo contesto di vita. Il bambino viene gravato di enormi impegni e ci si aspetta da lui un rapido adattamento alla nuova situazione. Il bambino è sottoposto a numerose prove, come apprendere una nuova lingua, comprendere nuove regole e abitudini, imparare a relazionarsi con i nuovi genitori ed altre figure significative, e per di più in un contesto a lui sconosciuto e privo di riferimenti. Spesso inoltre i genitori adottivi hanno aspettative troppo elevate ed il bambino non vuole deluderli73.

2.2.3 Esperienze sfavorevoli

Le esperienze sfavorevoli vissute dai bambini adottati, denominate anche ACE (“Adverse

Childhood Experience”), possono essere di diverso tipo: grave trascuratezza, maltrattamenti,

abusi sessuali, violenze assistite, e le conseguenze possono essere differenti e dipendere da

72M. Chistolini, La famiglia adottiva: come accompagnarla e sostenerla, Franco Angeli, Milano 2010, pag. 45. 73 ibidem

50 alcune variabili come la durata e l'intensità dell'esperienza, il rapporto con il soggetto che le provoca, l'età del bambino ed eventuali interventi riparativi. Va comunque detto che, nonostante le possibilità di incorrere in problemi nel futuro siano maggiori nei soggetti che hanno vissuto tali esperienze sfavorevoli, non significa che tutti coloro che hanno avuto esperienze negative nell'infanzia manifesteranno comportamenti devianti o psicopatologici74.

“Gli effetti generali delle “Adverse Childhood Experience” sono riferibili all'instaurarsi nel soggetto di una “disregolazione” dei processi cognitivi ed emotivi, che può essere più o meno grave” (Chistolini, 2010)75.

Da cosa nascono questi effetti? Quali meccanismi li provocano?

L'essere umano nasce, cresce e si comporta all'interno di un contesto dove agiscono altri soggetti. Uno dei compiti in cui l'uomo deve impegnarsi è quello di sopravvivere. Ed è per questa ragione che la percezione di essere al sicuro costituisce una condizione fondamentale per lo sviluppo e per l'equilibrio di ciascun soggetto.

Quando un bambino è costretto a crescere in un contesto sfavorevole e sottoposto a numerosi stimoli spiacevoli e spesso pericolosi e dannosi, percepisce un alto livello di rischio per la propria sopravvivenza e può mettere in atto reazioni difensive a livello neuro-fisiologico, cognitivo ed emotivo, che diventano parte del suo modo usuale di relazionarsi agli altri. Vediamo ora quali sono i più frequenti aspetti di questa alterazione difensiva e come si manifestano:

1. Distorta immagine di sé, senso di colpa, permalosità: le esperienze di grave trascuratezza e

situazioni di maltrattamento vissute possono originare nel bambino un'idea di sé come soggetto sbagliato, imperfetto, incapace, non meritevole di amore e attenzione. Questi vissuti provocano pesanti sensi di colpa e rendono il bambino molto suscettibile alle critiche ed incapace di ammettere i propri errori. Da ciò si può comprendere la tendenza ad offendersi o ad avere reazioni spropositate a determinate situazioni76.

2. Bisogno di controllo: un altro aspetto che spesso contraddistingue i bambini adottati è la

necessità di tenere sotto controllo le relazioni e l'ambiente in cui vivono. Tale esigenza è direttamente collegata alla sensazione di essere continuamente in pericolo e può manifestarsi con difficoltà di attenzione/concentrazione e/o con comportamenti spesso oppositivi. Il bisogno di tenere sotto controllo tutto quanto lo circondi rende, infatti, assai difficoltoso

74 M. Chistolini, La famiglia adottiva: come accompagnarla e sostenerla, Franco Angeli, Milano 2010, pag. 48. 75 ibidem

51 fissare la propria mente su un compito specifico e mantenere quindi l'attenzione. Inoltre il bambino può rispondere spesso “No” ai genitori o ad altri adulti perché in tal modo ha la sensazione di avere il controllo della situazione e di essere lui a decidere su di sé77.

3. Agitazione motoria: esiste una stretta correlazione tra gli stati affettivi ed il corpo. Gli studi

dimostrano che di fronte ad un'emozione troppo grande e/o fastidiosa il nostro cervello reagisce attraverso comportamenti difensivi o di attacco in reazione allo stimolo esterno. Situazioni percepite come pericolose possono portare sia all'attivazione motoria sia al comportamento di “freezing” (congelamento, totale o parziale, dei movimenti da parte della persona che sta vivendo la situazione di emergenza). Queste condotte, specialmente la prima, rappresentano una delle componenti più frequenti e critiche da gestire nelle famiglie adottive78.

4. Aggressività: l'autrice Felicity de Zulueta ha individuato lo stretto rapporto che intercorre tra

sofferenza e aggressività. La rabbia è una conseguenza a una situazione di dolore o pericolo che ci porta a reagire attaccando quella che riteniamo essere la causa della nostra sofferenza oppure la persona che crediamo dovrebbe porvi rimedio. Questo spiega il motivo del fatto che i bambini adottati siano spesso aggressivi con i loro genitori adottivi, in quanto possono ritenerli colpevoli di non essere capaci di risolvere e porre fine alla loro sofferenza79.

5. Ritiro depressivo: le forme depressive, moderate o gravi, non sono molto diffuse tra i

bambini, ma si presentano più frequentemente negli adolescenti e nei giovani adulti. Bassi livelli di autostima, identità confusa, paura di non essere accettati dagli altri, sono sentimenti che possono portare a situazioni di ritiro impotente e a ridurre le interazioni allo stretto indispensabile. Possono manifestarsi inoltre fobie, ansia, disinteresse e comportamenti aggressivi o devianti. Questa auto-esclusione dà la sensazione di tenere sotto controllo le situazioni e le relazioni e può dare una parvenza di sicurezza da eventuali fallimenti.

6. Compiacenza e gratitudine: alcuni bambini, nel nuovo nucleo familiare, possono adottare

una strategia di eccessiva compiacenza e disponibilità nei confronti dei genitori adottivi per rispondere alle aspettative dei genitori. Questo comportamento è dovuto alla paura di essere rifiutato nuovamente e può portare il bambino a nascondere le proprie necessità al fine di

77 M. Chistolini, La famiglia adottiva: come accompagnarla e sostenerla, Franco Angeli, Milano 2010, pag. 50. 78 ibidem

52 aderire totalmente alle aspettative dei nuovi genitori. Sono bambini particolarmente adattivi che suscitano, di conseguenza, l'approvazione dei familiari, con l'effetto di rinforzare ulteriormente questa strategia, non tenendo conto dei reali bisogni dei bambini.

7. Difficoltà relazionali e di attaccamento: l'attaccamento fa riferimento, non solo alla

percezione di essere amati, ma anche, e soprattutto, ad un profondo sentimento di sicurezza. Questo sentimento si sviluppa quando il bambino trova risposte adeguate al suo sconforto. La presenza rassicurante di un genitore che lo protegge, fa sentire il bambino amato e importante. Attaccarsi ad un adulto significa, per il bambino, mettere la propria vita nelle sue mani e contare sul fatto che si prenderà cura di lui80. Se un bambino, nei primi mesi di vita, ha avuto l'opportunità di sviluppare una relazione di attaccamento con le figure primarie di accudimento (genitori biologici, in particolare con la madre) o con altri care- givers di riferimento, molto probabilmente avrà meno problemi, rispetto ad un bambino di 1-2 anni che non ha potuto sperimentare questa relazione e sentirsi accolto e protetto. Le probabilità che si presentino problematiche relative allo sviluppo di una positiva relazione con i genitori dipendono dalla tipologia, dalla forza e dalle caratteristiche dell'attaccamento che il bambino ha potuto sperimentare prima dell'adozione, ma anche dall'età del minore al momento della separazione, dalla natura della rottura e dalle relazioni successive. Due possono essere le principali conseguenze della mancanza di legami di attaccamento positivi, e si collocano ai due estremi: da un lato si può riscontrare la manifestazione di una fiducia indiscriminata in chiunque, dall'altro lato ci sono invece bambini che necessitano di una maggiore vicinanza e rassicurazione prima di potersi fidare degli adulti di riferimento, e quindi inizialmente mostreranno un attaccamento evitante e distaccato. Il bambino che non ha sperimentato un'adeguata relazione di attaccamento potrà reagire attraverso quella che viene definita “rabbia disfunzionale” indirizzata proprio verso coloro che, a suo avviso, avrebbero dovuto proteggerlo81.

Nel 2006 Groza e Demchuck hanno compiuto uno studio sulle diverse modalità di relazione presentate dai bambini adottati, proponendo un'interessante categorizzazione:

Resilient Children (bambini resilienti): sono bambini che non sviluppano particolari difficoltà

o problematiche psicologiche e/o comportamentali. Se presenti, le difficoltà non sono rilevanti e consentono comunque al bambino di adattarsi bene nel nuovo nucleo familiare e contesto di

80 J. Chicoine, P. Germain, J. Lemieux, Genitori adottivi e figli del mondo, Erikson 2003, pag. 189.

53 vita e raggiungere un funzionamento globale nella norma ed una positiva relazione con i genitori adottivi. Nonostante il buon adattamento necessitano di essere accompagnati e sostenuti dai nuovi genitori per elaborare l'esperienza dell'abbandono.

Wounded Wonders (bambini feriti e miracolati): si tratta di bambini che presentano alcune

problematiche ma possiedono anche le risorse per poter utilizzare in modo proficuo l'esperienza adottiva ed innescare un positivo processo di riduzione delle proprie difficoltà. Questi bambini raggiungono, in tempi non troppo brevi ma neanche eccessivamente lunghi, un livello di funzionamento accettabile. Le difficoltà che possono presentare riguardano spesso: il comportamento, le modalità relazionali e di attaccamento, il controllo emotivo, la stima di sé, lo sviluppo neuro-motorio. Le risorse che invece sviluppano concernono: l'accettazione del rapporto affettivo, l'umore complessivamente adeguato, l'empatia, la capacità di negoziazione, l'impegno nel raggiungere gli obiettivi.

Children with Challenges (bambini che pongono delle sfide): sono bambini caratterizzati da

problematiche più serie e che richiedono un maggior investimento di energie e sforzi da parte dei genitori adottivi, nonché, spesso, un maggior aiuto da parte dei servizi specialistici. Questi minori sviluppano, conseguentemente alle esperienze traumatiche vissute, un funzionamento post-traumatico grave che si ripercuote sulle modalità relazionali. Questi bambini sono caratterizzati da modelli operativi interni basati sull'insicurezza e l'auto-svalutazione che portano a sviluppare problematiche, anche gravi, nel controllo emotivo, nei processi di pensiero e nelle modalità relazionali e di attaccamento. Possono spesso manifestare iper- attività, iper-vigilanza, angoscia, ritiro depressivo, fobie, rigidità di comportamento (Groza e Demchuck, 2006)82.