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Vittoria è una ragazza di 15, quasi 16 anni, è stata adottata all’età di 13 mesi dalla Russia, e frequenta la terza superiore dell’istituto per le scienze sociali, e, gentilmente, si è resa disponibile per questa intervista.

Prima parte: Cambiamenti e rapporto con i genitori

“Mi ricordo che andavo spesso in montagna con i miei e abbiamo delle foto dove io sono

su una coperta con il papà e la mamma” questo è il raccordo di Vittoria riguardo a uno dei

momenti passati con i genitori adottivi che ricorda con maggiore intensità. La ragazza afferma di essere stata adottata da piccola e il rapporto con i genitori è stato, fin dall’infanzia, bello, positivo e tranquillo. Parla positivamente anche del rapporto che ha con la sorella di 11 anni (ricordiamo figlia biologica della coppia, avuta circa tre anni dopo l’arrivo di Vittoria) afferma di riuscire a confidarsi con lei e di vivere la relazione con complicità e serenità. Vittoria, durante l’intervista, non mi ha parlato di un ricordo specifico negativo (nemmeno del periodo critico vissuto alle elementari) ma afferma che le dispiace quando litiga con il padre oppure anche per il fatto che a volte non si impegna molto a scuola e sa di procurare dispiacere ai suoi genitori. Forse Vittoria non ha voluto parlare di un preciso episodio negativo o comunque spiacevole per timidezza oppure perché ha ritenuto che fossero cose troppo intime e private. Per quanto riguardano i cambiamenti nel rapporto genitori-figlia, la ragazza ammette che, adesso che è adolescente, si verificano più litigi rispetto al passato e che, alle volte, ha voglia di avere i propri spazi, di isolarsi un po’ dai genitori, avere la propria privacy e autonomia. La risposta che Vittoria ha dato alla mia domanda “Secondo te tutti gli adolescenti vivono un periodo un po’ conflittuale con i loro genitori?” è davvero di grande rilievo, infatti, ha affermato che, secondo il suo parere tutti i ragazzi e le ragazze vivono questa conflittualità in famiglia, però, forse, quelli adottati un po’ di più: “Perché è diverso avere la mamma che ti ha

fatto nascere e vivere con i tuoi genitori” ha poi continuato dicendo “Io loro li sento come miei genitori però penso che ci sia qualcosa di emotivo diverso”. È molto interessante come

la ragazza abbia fatto subito una distinzione tra adolescenti adottati e non adottati pur non essendo esplicitato nella domanda, come se sapesse, e volesse sottolineare, in fondo, che qualcosa di diverso c’è.

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Seconda parte: La scuola e le relazioni con i coetanei

Successivamente abbiamo trattato il tema della scuola, Vittoria mi ha detto di frequentare la terza superiore dell’istituto per le scienze sociali, e fra le cose che ama di più della scuola ci sono: il fatto di incontrare tante persone, di entrare a contatto anche con culture diverse e potersi confrontare con i coetanei. Le cose che invece gradisce di meno sono lo studio e le materie troppo teoriche.

Per quanto riguarda gli episodi imbarazzanti e/o spiacevoli vissuti a scuola la ragazza mi ha confidato che, qualche volta, durante le lezioni di psicologia, vengono affrontati argomenti come l’adozione, la famiglia e l’attaccamento, temi ai quali dice di essere particolarmente sensibile, quindi non si sente a suo agio a leggerli ad alta voce in classe e preferisce che lo faccia qualcun altro.

Vittoria sembra una ragazza molto socievole, infatti, dice di avere molte amicizie in classe, anche se non tutti naturalmente le “vanno a genio”, e al contrario di quanto detto dai suoi genitori, afferma di frequentare i compagni di scuola anche, anzi soprattutto, nel tempo libero, e non solamente per lo studio. Inoltre dice di avere molte altre amicizie: vecchi compagni delle scuole medie e elementari, amici conosciuti nei gruppi parrocchiali e nell’attività sportiva che svolge. Vittoria mi confida di avere una migliore amica in classe, anche lei adottata e proveniente dalla Russia, alla quale è molto legata, dice inoltre di conoscere anche altri ragazzi adottati con i quali si trova bene.

Terza parte: Le origini

Per quanto riguarda il tema delle origini la ragazza afferma che capita alle volte che salti fuori l’argomento, soprattutto se a scuola, sia attualmente che in passato, assegnano dei lavori che riguardano la nascita e la storia degli studenti (ad esempio: Come mai i tuoi genitori hanno scelto questo nome per te?). Quando è capitato Vittoria non si è fatta problemi a chiedere informazioni ai suoi genitori, i quali le hanno sempre risposto e l’hanno aiutata a svolgere il compito. Quindi la ragazza parla delle sue origini con i genitori quasi esclusivamente se succede un fatto particolare o per necessità. Quando le chiedo qual è stata la reazione dei suoi genitori mi risponde: “Non erano sconvolti però, secondo me…ogni tanto

si tiravano un po’ indietro” questo per quanto riguarda il passato, poi ha continuato dicendo

che, adesso che è più grande, ogni tanto raccontano qualcosa di lei di quando era piccola, senza che sia necessariamente lei a chiederlo.

183 Vittoria dice di non aver mai provato a cercare in modo autonomo informazioni sulle proprie origini anche perché sa di essere minorenne e quindi di non poter accedere a determinate informazioni per ora, si è limitata solamente a ricercare in internet curiosità, notizie sulla geografia e la cultura del suo Paese, ma mai sull’istituto dal quale proviene.

La ragazza, al contrario di quanto pensano i suoi genitori, si dice, alle volte, confusa dalla sua doppia appartenenza, afferma che, quando si trova in presenza di ragazzi o persone che provengono da un altro Paese, si sente più russa che italiana: “Rimane quella parte di me”. Secondo lei, il fatto di vivere la doppia appartenenza serenamente o in modo confusionale, dipende anche dalle amicizie che uno frequenta.

Quarta parte: I servizi

Vittoria ha partecipato all’ultimo incontro del progetto rivolto anche ai ragazzi adottivi e non solo ai genitori. Dice di aver trovato interessante quanto detto dalla psicologa dell’équipe adozioni anche se, ammette, ogni tanto era un po’ distratta a guardare i coetanei per vedere se conosceva qualcuno. Per quanto riguarda la visione degli spezzoni di film confida di non averne capito molto bene il senso e, semmai vi fosse un’altra occasione, propone di vedere l’intero film per poi commentarlo. La ragazza afferma che è stato bello vedere tutti quei ragazzi adottati, alcuni dei quali già conosceva e che, anche per questo, ha deciso che parteciperà agli incontri di gruppo rivolti agli adolescenti adottivi, ma anche per parlare un po’ di sé, mettersi in gioco, affrontare tematiche interessanti.

Quinta parte: Sogno nel cassetto

Anche Vittoria, come già sostenuto dai genitori, conferma che, una volta raggiunta la

maggiore età, vuole intraprendere insieme alla sua migliore amica (ricordiamo anche lei adottata) un viaggio in Russia per conoscere e visitare i luoghi dai quali provengono e per, dice lei, “Avere un po’ le idee più chiare”. Per quanto riguarda i progetti a lungo termine la ragazza desidera sposarsi e andare a vivere in Russia oppure nel Paese del ragazzo che le piace (straniero). Afferma che di sicuro non sarà facile andare a vivere lì a causa dei problemi di comprensione della lingua, della differente cultura, del fatto di non conoscere nessuno, mentre rimanere in Italia sarebbe sicuramente più facile. Quindi fra dieci anni Vittoria si vede sposata e con una famiglia in Russia.

Questo desiderio mi ha fatto molto riflettere soprattutto per una frase detta dal padre durante l’intervista, riferita al fatto che, secondo lui, la figlia vuole rimanere in quella casa, non vuole

184 andarsene: “Pensi già che metta giù delle radici”. Quindi il fatto che lei si immagina, nel futuro, a vivere in Russia non concorda molto con la visione descritta dai genitori, ma questa non è la sede più adatta per indagare e fare delle ipotesi a riguardo, tuttavia questa discordanza va tenuta in considerazione anche se si tratta, per ora, solamente di un sogno adolescenziale.