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Le figure pre-ruolo: i dati dal 2005 al

Nel documento Iniziative di public engagement (pagine 61-67)

Per cogliere le evoluzioni del variegato mondo del pre-ruolo universitario prenderemo in esame i dati dal 2005, anno di approvazione della Legge 230/2005, a tutto il 2016 laddove possibile5. In questo arco di tempo possia-

mo rilevare che:

1. nel 2005 i docenti di ruolo erano 60.235 e hanno raggiunto il loro massi- mo nel 2008 (62.768), per scendere nel 2016 a 48.856 unità (nel 2015 erano 50.354, cui si possono sommare 705 ricercatori di tipo b))6;

estensiva di questa norma, sono stati segnalati casi di studiosi abilitati cui, pur in presenza di abilitazione, è stato “prorogato” il contratto.

5 I dati sono quelli pubblicati dall’Ufficio Statistica e studi del Miur. La fonte dei dati rela- tivi alla docenza universitaria nel presente capitolo e nel saggio “Università nel mezzogiorno” sono costituiti dall’Ufficio Statistica e studi che, a febbraio 2017 (data di chiusura del volume), rende disponibili dati aggiornati al 3 agosto 2016. Considerati gli obiettivi di analisi parzial- mente diversi e, in particolare, la necessità di un aggiornamento al 31 dicembre 2016, nel sag- gio “Evoluzione della docenza universitaria (2006-2016)” la fonte impiegata è invece rappre- sentata dal sito di consultazione dell’archivio del ruolo dei professori di I fascia, II fascia e ri- cercatori del sistema accademico nazionale messo a disposizione dal Cineca. Come chiarito sul sito Cineca, infatti, quest’ultimo è «costantemente aggiornato per consentire esclusivamente ai docenti e ricercatori in servizio di prendere parte ai processi amministrativi nei quali sono coinvolti». Le minime differenze riscontrabili non incidono sulle tendenze.

6 La cifra è ricavata sommando i dati relativi ai professori ordinari, associati e ricercatori (Fonte: Miur, Ufficio Statistica e studi). Il dato non riporta, quindi, i ricercatori a tempo determinato di tipo b) che sono attualmente 1.850.

2. nel 2005 la somma delle diverse posizioni contrattuali attivate per attività di collaborazione nei nostri atenei, rilevabile dalla banca dati dell’Ufficio Statistica e studi del Miur, era di circa 67.696 unità. Nel 2015 queste po- sizioni sono aumentate a circa 83.7247, dato che non tiene conto dei ricer-

catori a tempo determinato di tipo b) (705 posizioni). a. I ricercatori a tempo determinato

Introdotta nel 2005, questa figura è passata dalle iniziali 23 posizioni da ricercatore a tempo determinato ex lege 230/2005 alle attuali 3.283 posizioni ex lege 240/2010 art. 24, comma a (dato 2016, somma delle figure ex lege 230/2005 e degli attuali ricercatori di tipo a)). Se a queste figure sommiamo anche i ricercatori di tipo b) le posizioni salgono, nel 2016, a 5.096 e mostra- no l’evoluzione presentata in Fig. 1.

Fig. 1 - Ricercatori a tempo determinato.

Fonte: nostre elaborazioni su dati Miur, Cineca e Miur, Ufficio Statistica e studi.

7 I dati riportano la somma di: professori a contratto con incarichi di insegnamento per le attività formative che consentono di acquisire crediti formativi; personale a contratto impe- gnato in attività di tutorato e/o in attività didattico-integrative, propedeutiche e di recupero; altre tipologie di collaborazione; ricercatori con contratto a tempo determinato ex lege 230/2005 e ex lege 240/2010 “tipo a)”. Nella rilevazione di questi dati, l’Ufficio Statistico del Miur richiede agli atenei di conteggiare le persone e non i contratti, in particolare di indicare il numero di individui con almeno un contratto attivo nell’anno solare (considerandoli nel computo una sola volta nel caso ne avessero più di uno nello stesso anno).

Da questi dati emerge un trend che vede aumentare le posizioni da ricer- catore a tempo determinato “di tipo a” fino alle circa 3.000 unità attuali. Solo il 2016 mostra un significativo aumento di ricercatori a tempo determinato ex lege 240/2010 “tipo b)”.

b. Gli assegnisti di ricerca.

Se le posizioni da ricercatore a tempo determinato mostrano un’evoluzio- ne positiva nell’ultimo triennio, più complesso è il dato relativo agli assegni- sti. Nel 2005 l’Ufficio Statistica e studi del Miur censiva 9.936 contratti. Nel 2015 il numero era salito a 20.6688. Poiché già nel 2012 i contratti erano di-

ventati 20.078, il dato sembra essersi assestato nell’ultimo quadriennio poco sopra le 20.000 unità9.

Fig. 2 - Assegnisti di ricerca.

Fonte: nostre elaborazioni su dati Miur, Cineca e Miur, Ufficio Statistica e studi.

8 Si segnala che fino al 2008 i dati erano rilevati al 31 dicembre di ogni anno e successivamente si è utilizzato come riferimento l’anno solare. Questo spiega parzialmente il notevole aumento osservato tra il punto iniziale e quello finale della serie.

9 Fino al 2013 una piccola percentuale di assegnisti è costituita anche da dottorandi. I dati indicano circa 900 unità dal 2005 al 2009, e 1200-1300 unità tra il 2010 e il 2013. Dal 2014 ad oggi l’Ufficio Statistica e studi del Miur non censisce più queste posizioni tenuto conto della nuova normativa introdotta dalla Legge 240/2010. Alla fine del 2016 il Miur riporta 13.164 assegnisti attivi: il dato differisce da quelli dell’Ufficio Statistica e studi che tengono conto di tutte le posizioni aperte nell’anno solare, anche quelle nel frattempo cessate.

Fino al 2010 gli assegni sono stati largamente utilizzati come uno stru- mento per il reclutamento a tempo definito di studiosi a inizio carriera, pur in assenza di un loro riconoscimento specifico come parte di un percorso pre- ruolo. Con la Legge 240/2010 gli assegni hanno assunto una più chiara rico- noscibilità quale requisito per l’accesso a posizioni di tipo b). In tal modo, nel contesto della messa ad esaurimento del ruolo dei ricercatori e del numero ancora ridotto di contratti da ricercatore a tempo determinato, l’assegno di ricerca è diventato lo strumento più utilizzato di “reclutamento a tempo defi- nito” di studiosi in molti casi già maturi (Anvur, 2016, p. 393)10. Nel Rappor-

to sullo stato del sistema universitario e della ricerca del 2016, l’Anvur mo- stra come in molti casi i beneficiari degli assegni di ricerca continuino la car- riera accademica con l’accesso ai ruoli della docenza: nel 2015 il 22,1% dei docenti in servizio risultavano ex assegnisti11.

c. Borsisti e collaboratori

Se i ricercatori a tempo determinato e gli assegnisti di ricerca rappresen- tano le forme più strutturate del percorso pre-ruolo, pur con caratteristiche profondamente diverse, la galassia delle forme di collaborazione con le uni- versità per le attività di ricerca resta ancora poco indagata. L’ufficio Statistica e studi del Miur censisce differentemente queste figure nei suoi database: nel 2005 all’assegno di ricerca erano affiancate le borse di studio post-Dottorato, i contratti di prestazione autonoma per programmi di ricerca e un generico “altro”; nel 2015 i dati riportano invece le tipologie delle borse di studio, di ricerca e per il perfezionamento all’estero, il numero di partecipanti a proget- ti/gruppi di ricerca e la dicitura “altro”12. Per il decennio di riferimento i dati

mostrano l’evoluzione presentata in Fig. 3.

I dati rivelano il complessivo incremento dei contratti di “collaborazione” e per borse di studio e di ricerca che passano dalle 7.632 posizioni totali del 2005 alle 20.421 del 2015. Se le borse di studio post-Dottorato sono rimaste relativamente stabili dal 2005 al 2011, oscillando tra le 700 e le 500 unità (con un picco a poco più di 900 nel 2007), le borse di studio e di ricerca per laureati sono raddoppiate, passando dalle 3.290 unità del 2008 alle 6.791 del 2015. Lo stesso andamento si registra per i contratti di collaborazione ai pro- getti di ricerca che passano dalle 5.950 unità del 2005 alle 10.568 del 2015.

10 Nel frattempo, però, l’età media degli assegnisti si è progressivamente innalzata e gli under 40 sono diminuiti passando dall’87% al 83,4% del totale (Anvur, 2016).

11 Ibidem.

12 In questo caso vengono indicate tutte quelle posizioni che, per le loro caratteristiche, non possono essere chiaramente inserite tra le figure esplicitamente previste dal modello di raccolta dei dati.

Fig. 3 - Borsisti e collaboratori a programmi di ricerca.

Fonte: nostre elaborazioni su dati Miur, Cineca e Miur, Ufficio Statistica e studi.

Forme di collaborazione non riconducibili chiaramente alle precedenti fat- tispecie sono invece raccolte sotto la dicitura “Altro” che, pur con oscillazioni significative, mostra una varianza che va dalle poco più di 600 posizioni tra il 2011 e il 2014, alle circa 3.062 del 2015. Nel complesso, i dati rivelano il cre- scente ricorso a forme di collaborazione per attività di ricerca. Da un lato, questi numeri sono riconducibili all’incremento delle attività di ricerca “a pro- getto”, e quindi di collaborazioni finalizzate ad attività a esse strumentali e non immediatamente connesse a profili che perseguono una carriera accade- mica. Dall’altro lato, essi possono anche essere interpretati, almeno in parte, come il ricorso a fondi dedicati ad attività strumentali e di servizio per la ri- cerca al fine di sostenere giovani studiosi impegnati in vere e proprie attività di ricerca.

d. Docenti a contratto

Una parte significativa delle attività didattiche degli atenei italiani sono svolte da docenti a contratto. Questi dovrebbero rappresentare “un’eccezio- ne” nel sistema nazionale universitario, tuttavia la costante riduzione del per- sonale di ruolo e l’incremento dell’offerta formativa dovuto alle riforme degli ordinamenti didattici del 1999 e del 2004 ne hanno determinato il progressi- vo aumento fino al 2010. L’Ufficio Statistica e studi riporta il numero dei professori con incarichi di insegnamento «non già ricoperti dal personale do-

cente di ruolo»13; possiamo quindi far riferimento a dati relativi ai docenti e

non alle posizioni contrattuali o agli insegnamenti. L’Ufficio, tuttavia, fino al 2009 ha distinto tra: (a) professori a contratto titolari di insegnamenti ufficia- li; (b) personale a contratto impegnato in attività di tutorato e/o in attività di- dattico-integrative, propedeutiche e di recupero; (c) professori a contratto ti- tolari di insegnamenti ufficiali e/o attività didattiche integrative14. Dopo il

2009, invece, i dati riguardano: (d) professori a contratto con incarichi di in- segnamento per le attività formative che consentono di acquisire crediti for- mativi universitari; (e) personale a contratto impegnato in attività di tutorato e/o in attività didattico-integrative, propedeutiche e di recupero per Facoltà15.

Nella scheda che segue sono quindi conteggiati in un unico profilo i profes- sori a contratto titolari di insegnamenti ufficiali (fino al 2008) e quelli con incarichi di insegnamento per le attività formative che consentono di acquisi- re crediti formativi (dal 2009). Queste figure sono quindi distinte dal perso- nale a contratto impegnato in attività di tutorato e/o in attività didattico- integrative, propedeutiche e di recupero. I dati sono presentati in Fig. 4.

Il grafico in Fig.4 mostra la crescita del personale a contratto impiegato su insegnamenti ufficiali e che attribuiscono crediti dal 2005 al 2009 (dai 31.531 a 41.571 docenti). Questi contratti scendono ai 26.871 del 2015. Le ragioni di questa evoluzione sono molteplici. In una prima fase, come proseguimento di un trend avviato dalle riforme dei cicli universitari del 1999 e del 2004 e in ragione del numero crescente di pensionamenti, gli atenei hanno incrementa- to i contratti di docenza fino al massimo raggiunto nel 2009. Dal 2010 ad og- gi, i limiti posti ai contratti di docenza dalla Legge 240/2010, gli effetti dei piani straordinari di reclutamento, quindi i più recenti interventi sui requisiti minimi per l’accreditamento dei corsi di studio, hanno tamponato il fenome- no. Ciò nonostante il numero di questi docenti rimane ancora molto alto (pari a un terzo del corpo docente dei nostri atenei). Se si tiene conto anche della quantità di didattica integrativa, propedeutica, di recupero e di tutorato eroga- ta16, pur scorporando la quota coperta dagli studenti, il contributo allo svol-

13 Cfr. le Note tecniche predisposte dall’Ufficio Statistica e studi, testo disponibile al sito http://statistica.Miur.it/scripts/PERS_2016/PERS_Note2016.pdf.

14 Tra i dati delle tipologie (a) e (b) ci sono anche quelli relativi al personale già di ruolo che è possibile, quindi, scorporare. Allo stesso modo, nella tipologia (c) sono indicati i numeri di quelle attività “coperte” da studenti di cui non terremo conto.

15 Anche in questo caso è possibile scorporare i dati relativi al personale già di ruolo e quelle coperte da studenti.

16 In questo caso, i dati mostrano una lenta diminuzione dei docenti impiegati, diminu- zione tuttavia ridimensionata se si tiene conto del fatto che proprio dal 2005 al 2015 è aumentata la quota di studenti impegnati nelle attività di tutorato e propedeutiche.

gimento delle ordinarie attività didattiche dei nostri atenei da parte di perso- nale “precario” è rimasto decisamente rilevante.

Fig. 4 - Docenti a contratto.

Fonte: nostre elaborazioni su dati Miur, Ufficio Statistica e studi.

Nel documento Iniziative di public engagement (pagine 61-67)