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L’andamento delle immatricolazioni e delle iscrizion

Nel documento Iniziative di public engagement (pagine 90-94)

Come si può notare nella Fig. 1, l’andamento delle immatricolazioni ai corsi triennali è andato decrescendo dall’a.a. 2005/2006 fino all’a.a. 2012/2013, per poi attestarsi su un valore di circa 1.400 unità inferiore nel- l’a.a. successivo e crescere di approssimativamente 3.000 casi nell’a.a. 2014/2015. Come noto (si veda, tra gli altri, Benvenuto, Decataldo e Fasa- nella 2012), i primi anni del cosiddetto 3+2 (2001/2002-2002/2003) sono stati caratterizzati da una forte crescita delle immatricolazioni per effetto della capacità attrattiva dei corsi triennali, più brevi e in teoria meno com- plessi rispetto ai precedenti corsi di laurea quadriennali o quinquennali, da parte sia di soggetti fino ad allora estranei al mondo universitario (special- mente lavoratori che hanno avuto con il nuovo ordinamento la possibilità di vedere riconosciute le proprie competenze professionali), sia di studenti del vecchio ordinamento che hanno visto nei nuovi corsi l’opportunità di con- cludere un percorso di studi spesso durato più del dovuto5. Ma già a partire

dall’a.a. 2003/2004 (cioè solo 2 anni dopo), il numero degli immatricolati 4 http://www.anagrafe.miur.it/index.php. Per ciascun anno solare i dati si riferiscono al 31 dicembre. La fonte dei dati relativi a iscritti, immatricolati e laureati, presentati nei saggi “Studenti”, “Dinamica laureati/iscritti” e “Università nel mezzogiorno” è rappresentata dall’Anagrafe Nazionale Studenti (Ans), ossia l’archivio amministrativo attraverso il quale vengono registrati gli iscritti al sistema universitario italiano. Come indicato sul sito Ans, i dati vengono inviati mensilmente dagli atenei, per cui possono variare ad ogni aggiornamen- to. Poiché i dati presentati in ciascun capitolo sono stati consultati in mesi diversi, in rela- zione a differenti esigenze e obiettivi di analisi, si registrano variazioni rispetto agli stessi anni accademici considerati. Tali variazioni non incidono sulle tendenze. In ogni saggio è inoltre specificata la data di aggiornamento.

5 In realtà, la crescita delle immatricolazioni è stata un processo continuo dal secondo dopoguerra, che ha visto la sua massima espressione nel corso degli anni ’90 del secolo scorso a seguito di una generalizzata maggiore richiesta di istruzione e conseguente satura- zione dei livelli di istruzione inferiori a quello universitario (Istat 2011; Decataldo e Gianco- la 2014).

cominciava a calare significativamente, determinando un’emorragia del 20% in 10 anni. La parte più consistente di questo calo si è verificata prima della crisi economica del 2008 e, pertanto, non può essere attribuita ad essa né come esito della valutazione costi/benefici delle potenziali matricole6

come effetto dei pesanti tagli al sistema universitario che hanno caratteriz- zato il periodo della crisi economica.

Fig. 1 - Andamento delle immatricolazioni ai corsi triennali e magistrali a ciclo unico (anni accademici 2005/2006-2014/2015, valori assoluti).

Fonte: nostre elaborazioni su dati Miur, Anagrafe Nazionale Studenti.

Diversamente da quanto registrato per i corsi triennali, il numero di im- matricolati a corsi di laurea magistrale a ciclo unico è cresciuto notevolmente a partire dall’a.a. 2006/2007 fino all’a.a. 2009/2010, per poi decrescere e sta- bilizzarsi intorno alle 40.000 unità. La crescita delle immatricolazioni a que- 6 Si fa qui riferimento alla relazione circolare tra macro-micro, micro-macro e al concetto di meccanismo (Boudon 1973; tr. it. 1980; Coleman, 1984; 1986a; 1986b) in base ai quali le scelte degli attori rappresentano risposte alle situazioni personali, ma anche ai contesti nei quali si trovano ad agire. In particolare, un contesto economico di crisi potrebbe risultare disincentivante rispetto agli studi soprattutto qualora la laurea non venisse percepita come un elemento in grado di garantire l’occupabilità.

Si ricorda come, in contrapposizione al decision-making process teorizzato da Boudon nell’ambito della teoria dell’attore razionale, un’altra corrente della sociologia dell’educazione fa riferimento al capitale familiare come fattore esplicativo delle differenti scelte di vita e degli esiti delle stesse; è nella famiglia che maturano i modelli culturali e gli atteggiamenti, nonché una specifica visione dell’istruzione (Bourdieu e Passeron 1964; tr. it. 1976).

sto tipo di corso di laurea è sostanzialmente dovuta all’istituzione, proprio nell’a.a. 2006/2007, del corso di laurea quinquennale in Giurisprudenza. Quest’ultimo ha raccolto storicamente circa il 10% del totale delle immatri- colazioni al sistema universitario italiano, ma negli ultimi anni ha iniziato a registrare un costante declino.

Per quanto riguarda la diminuzione delle immatricolazioni ai corsi trien- nali, come riconosciuto anche dall’Anvur, gran parte del calo osservato è ri- conducibile agli studenti in età matura ed è chiaramente legato agli effetti temporanei della introduzione del 3+2 e al venire meno progressivo della possibilità di riconoscere crediti per l’esperienza lavorativa maturata, possibi- lità comunemente indicata con la formula “laureare l’esperienza”. In base al decreto ministeriale 3 novembre 1999, n. 509, era possibile riconoscere dei crediti formativi alle esperienze maturate in ambito professionale o culturale (Anvur, 2016: 75).

Tale riconoscimento è stato gradualmente ridotto fino a 12 cfu, determi- nando un drastico calo di immatricolazioni dal mondo del lavoro.

Recentemente la caratterizzazione per età delle matricole mostra, inoltre, come sia in atto anche una riduzione del tasso di passaggio dalle Scuole su- periori all’Università, in parte attribuibile alla crescente presenza straniera nel livello secondario dell’istruzione e alla più bassa propensione di questi di- plomati a proseguire gli studi (Ibidem). Questo dato è particolarmente preoc- cupante se si considera che l’Italia è agli ultimi posti (seguita solo da Messi- co, Sud Africa, Brasile, Cina e Indonesia) fra i 44 Paesi comparati dall’Oecd (2016) per presenza di cittadini tra i 25 e i 64 anni in possesso di un livello di istruzione terziario.

La Fig. 2 permette di osservare chiaramente come, rispetto al numero to- tale di immatricolati di ogni anno accademico, nonostante una diminuzione in valori assoluti degli immatricolati più giovani, la loro quota è andata au- mentando nel tempo fino ad assestarsi dall’a.a. 2010/2011 fra l’87% e l’88%. La percentuale di 21-24enni è rimasta sostanzialmente inalterata, con oscillazioni intorno a un punto percentuale. Mentre è proprio la quota di ma- tricole con 25 anni e oltre ad essersi ridotta in maniera drastica, passando ra- pidamente dal 16,3% dell’a.a. 2005/2006 a poco più del 4%. Questo risultato può essere letto come un primo fallimento sul lungo periodo della riforma del 3+2, quantomeno nel suo intento di attirare studenti dal mondo del lavoro.

Per quanto riguarda la composizione per sesso degli immatricolati, preva- le ormai stabilmente la componente femminile (circa il 55%, in lieve riduzio- ne rispetto ai massimi della fine dello scorso decennio: 56,7% nell’a.a. 2008/2009), seppur il quadro cambi in base all’area disciplinare. È noto, in- fatti, che le donne tendano a segregarsi non semplicemente lungo la tradizio- nale frattura tra discipline umanistiche (preferite dalle donne) e scientifiche

(privilegiate dagli uomini), ma all’interno delle discipline stesse tra corsi di laurea a contenuto tecnico (scelti dagli uomini) e corsi che preparano per i lavori qualificati di cura (favoriti dalle donne) (Barone 2010; Decataldo e Ri- cotta 2015).

Fig. 2 - Immatricolazioni ai corsi triennali e magistrali a ciclo unico (totale) per età (anni ac- cademici 2005/2006-2014/2015, valori percentuali).

Fonte: nostre elaborazioni su dati Miur, Anagrafe Nazionale Studenti.

Nell’a.a. 2014/2015 risultavano iscritti ad anni di corso successivi al pri- mo 1.652.588 studenti, di cui circa un milione iscritti a un corso di laurea triennale, 330.000 a un corso di laurea a ciclo unico, 283.000 a un corso di laurea magistrale e 31.000 a un corso del vecchio ordinamento, la cui quota si sta progressivamente riducendo (Anvur, 2016).

Coerentemente rispetto alle immatricolazioni, anche il numero di iscritti complessivi ai corsi di laurea triennali è andato decrescendo a partire dall’a.a. 2005/2006 (Fig. 3). Di contro, gli iscritti ai corsi magistrali a ciclo unico sono cresciuti costantemente nel periodo sotto osservazione (pur continuando a rappresentare una quota minoritaria degli iscritti all’Università italiana)7.

Ancora una volta la spiegazione di tale andamento è da trovare nell’e- sponenziale crescita di iscritti ai corsi triennali, soprattutto di età superiore ai 25 anni, nel primo periodo di introduzione della riforma. Si tratta di individui a cui sono stati riconosciuti numerosi crediti (e quindi sono stati direttamente iscritti ad anni di corso successivi al primo) o per una precedente carriera (so-

7 Anche il numero di iscritti a corsi magistrali risulta in costante crescita e conta 282.915 studenti nell’a.a. 2014/2015. Si registrano ancora iscritti (anche se in decremento) ai corsi di laurea di ordinamento precedente al d.m. 509/1999: nell’a.a. 2014/2015 risultano 31.632.

litamente non conclusa) nel vecchio ordinamento o per abilità professionali. Tale numero era destinato a ridursi per il naturale esaurimento del bacino di studenti del vecchio ordinamento e per la già citata riduzione dei crediti rico- nosciuti per abilità professionali.

Fig. 3 - Andamento delle iscrizioni ai corsi triennali e magistrali a ciclo unico (anni accade- mici 2005/2006-2014/2015, valori assoluti).

Fonte: nostre elaborazioni su dati Miur, Anagrafe Nazionale Studenti.

Nel documento Iniziative di public engagement (pagine 90-94)