• Non ci sono risultati.

La mobilità geografica sul territorio nazionale

Nel documento Iniziative di public engagement (pagine 94-98)

Come è possibile osservare dalla Fig. 4, il più ampio bacino di utenza del- le immatricolazioni nel decennio in analisi è rappresentato dal sud (tra il 29,5% e il 27% del totale degli immatricolati in ogni anno accademico del periodo considerato), seguito dal nord-ovest (tra il 21,4% e il 23,6%) e dal centro (tra il 20,5% e il 20,3%). Ma gli immatricolati meridionali sono anche quelli che hanno visto una considerevole contrazione, con un calo dall’a.a. 2005/2006 all’a.a. 2014/2015 del 22,3% (superata solo dal 25,5% di riduzio- ne delle immatricolazioni di soggetti residenti nelle isole), seguiti dagli stu- denti del centro con il 16,4%. Nel nord-ovest, invece, il calo è stato solo del 7,3% e nel nord-est del 7,9%.

Fig. 4 - Andamento delle immatricolazioni per area di residenza (anni accademici 2005/2006-2014/2015, valori assoluti).

Fonte: nostre elaborazioni su dati Miur, Anagrafe Nazionale Studenti.

Se si pensa a quanto affermato nel paragrafo precedente in merito alle principali cause del calo delle immatricolazioni, si può trovare una spiega- zione plausibile (oltre a quelle connesse ai mutamenti demografici citati in Anvur, 2016) della situazione per cui il calo maggiore si sia registrato al sud e nelle isole, seguiti dal centro. Infatti, in queste zone d’Italia si registra la maggiore presenza di dipendenti pubblici e, quindi, di soggetti che hanno usufruito di un riconoscimento di crediti per attività professionali. Si conside- ri, ad esempio, che secondo i dati del Ministero della Difesa, ben il 50,8% delle forze in servizio presso i Corpi armati proviene dal sud, il 20,7% dalle isole, il 16,5% dal centro, mentre solo il 9,4% dal nord e il 2,6% dall’estero (http://www.esercito.difesa.it/Rapporto-Esercito/Istantanea-EI/Personale/Pa- gine/Provenienza.aspx). Un quadro meno marcato, ma che mostra una pre- ponderanza di dipendenti pubblici nelle regioni centrali, meridionali e insula- ri emerge anche dalla mappa geografica della distribuzione dei dipendenti pubblici in Italia nel 2010 e 2011 (http://www.eticapa.it/eticapa/mappa-geo- grafica-della-distribuzione-dei-dipendenti-pubblici-in-italia-nel-2010/). Per- tanto, si può ipotizzare che queste aree abbiano risentito maggiormente prima di un aumento delle immatricolazioni connesso con la possibilità di un rico- noscimento consistente di cfu per le proprie competenze professionali e, suc- cessivamente, di un calo delle immatricolazioni connesso alla limitazione di questo riconoscimento a soli 12 cfu.

Un discorso a parte meritano gli immatricolati residenti all’estero, che rappresentano ancora una fetta troppo piccola della popolazione universitaria

italiana. Nonostante gli sforzi che a partire dal 1998 sono stati condotti per favorire l’attrazione e la permanenza di studenti stranieri (Emn Italia 2013), essi rappresentavano solo lo 0,8% degli immatricolati nell’a.a. 2005/2006 e sono diventati l’1,2% nell’a.a. 2014/2015.

L’andamento delle immatricolazioni per area geografica del corso di stu- dio (Fig. 5) mostra una netta preferenza degli immatricolati per gli atenei set- tentrionali e per quelli dell’Italia centrale.

Tale preferenza e il relativo andamento sono chiaramente evidenziati nella Fig. 6, che mette in confronto gli immatricolati in corsi di laurea delle cinque aree d’Italia con gli immatricolati residenti nelle medesime aree.

La Fig. 6 permette, inoltre, rispetto alla precedente Fig. 5 di evidenziare come solo gli atenei del nord-ovest abbiano aumentato nel decennio in analisi il loro potere attrattivo, passando da uno scarto positivo di poco meno di 1.000 casi nell’a.a. 2004/2005 ad uno di oltre 8.000 nell’a.a. 2014/2015. Gli atenei del nord-est hanno, invece, mantenuto uno scarto positivo e costante (sempre superiore alle 6.000 unità).

Di contro, il forte potere attrattivo delle sedi del centro si è decisamente ridotto, perdendo nel corso del decennio oltre 5.000 unità rispetto allo scarto positivo di +15.685 casi nell’a.a. 2004/2005.

Fig. 5 - Andamento delle immatricolazioni per area geografica del corso di laurea (anni acca- demici 2005/2006-2014/2015, valori assoluti).

Fig. 6 - Andamento degli scarti tra immatricolati in corsi di laurea delle cinque aree e immatri- colati residenti nelle medesime aree (anni accademici 2005/2006-2014/2015, valori assoluti). Fonte: nostre elaborazioni su dati Miur, Anagrafe Nazionale Studenti.

Anche le aree con scarto negativo, protagoniste di emigrazioni per motivi di studio, mostrano andamenti differenziati tra di loro. Gli atenei del sud, in- fatti, registrano un consistente scarto negativo, ma esso appare in lieve dimi- nuzione nel periodo in esame. Di contro, gli atenei delle isole evidenziano uno scarto più contenuto, ma in crescita, essendo passati da -5.094 nell’a.a. 2004/2005 a -7.029 nell’a.a. 2014/2015.

La mobilità degli studenti è cresciuta in tutte le aree del Paese: la quota di quanti studiano fuori regione è salita dal 18% dell’a.a. 2007/2008 al 22% dell’a.a. 2015/2016; anche tra gli studenti che proseguono dopo la laurea triennale è aumentata la quota di quanti scelgono corsi magistrali di altra re- gione, soprattutto nel sud e nelle isole, dove gli studenti preferiscono spostar- si lungo la direttrice centro-nord (Anvur, 2016). Si tratta di un successo della riforma degli ordinamenti, che puntava proprio ad un aumento della mobilità degli studenti. Questo successo, però, è solo parziale, riguardando quasi esclusivamente spostamenti da sud verso il centro-nord e potrebbe, almeno in parte e a partire dall’a.a. 2011/2012, essere un effetto non voluto della Vqr- Valutazione della Qualità della Ricerca 2004-2010, il cui bando è stato pub- blicato nel 2011. Questa valutazione ad opera dell’Anvur, infatti, ha prodotto una classifica delle università sulla base della qualità dei prodotti della ricer- ca che ha visto ai primi posti le università del nord e, invece, in fondo alla classifica quelle del sud. Tali risultati, oltre a essere stati utilizzati per l’attri- buzione della quota di riequilibrio del Ffo da parte del Miur, potrebbero aver

avvalorato nell’opinione pubblica – soprattutto perché di tale classifica si è molto e non sempre correttamente parlato sui media – l’idea di una migliore qualità delle università settentrionali. Negli ultimi decenni, infatti, la valuta- zione dei sistemi educativi è sempre più stata vittima di un’interpretazione distorta (che incorpora la logica dei ranking and rating, che interpreta lo stu- dente come consumatore) (Decataldo e Fiore 2018).

Evidentemente la mobilità geografica lungo la direttrice sud-nord e la perdita di attrattività degli atenei del centro dipendono anche dalle condizioni del mercato del lavoro e del livello della qualità della vita. Le differenze strutturali tra il mercato del lavoro del nord e quello del sud caratterizzano da sempre il nostro Paese e si sono ulteriormente acuite in concomitanza della crisi economica che ha investito l’Italia (e non solo) a partire dal 2008 (Rey- neri e Pintaldi 2013; Istat 2016).

Nel documento Iniziative di public engagement (pagine 94-98)