Nel workshop dedicato agli strumenti per osservare e progettare, dal confronto tra i relatori è emerso come ciascun Corso di laurea organizzi il Tirocinio secondo priorità specifiche al contesto e alla singola istituzione.
In alcune realtà i percorsi di Tirocinio relativi alle diverse annualità so- no strutturati e impostati su progetti che l’università presenta alle scuole, in altre, al contrario, si basano su esperienze didattiche esistenti sul terri- torio e offerte come esperienze di formazione ai tirocinanti che ad esse si avvicinano avvalendosi di indicazioni e strumenti osservativi suggeriti dai Tutor universitari.
Tuttavia come elemento comune ai vari interventi – relativo al piano or- ganizzativo dei tirocini – è stato evidenziato il bisogno di confronto fra le diverse università del territorio nazionale, a tal proposito da alcuni relatori è stata ipotizzata, in un’ottica di cultura collaborativa, anche la predispo- sizione di una piattaforma comune che possa essere utilizzata dai Tutor universitari come spazio di confronto.
In particolare i rappresentanti dell’università della Basilicata hanno ma- nifestato il bisogno di collaborazione tra le diverse università a livello nazionale, attraverso la predisposizione di una piattaforma comune per la condivisione di esperienze e materiali riguardo a modalità di organizza- zione dei tirocini, nonché per il confronto sulle «buone pratiche, per una spinta propulsiva alla ricerca», è stata auspicata inoltre una formazione specifica sia per i Tutor universitari che per i Tutor accoglienti e un’apertu- ra a livello internazionale tramite la piattaforma eTwinning.
È emersa anche l’esigenza di una sempre maggiore collaborazione tra scuole e università, che possa essere attuata attraverso la mediazione dei Tutor universitari, il confronto con gli uffici degli USR, eventuali raccordi con agenzie del territorio (Udine).
È stata peraltro ribadita la necessità di un maggiore intreccio nel con- testo universitario tra insegnamenti-laboratori-tirocini, tale da permettere una continua sinergia fra i diversi attori della formazione iniziale dei futuri insegnanti.
Ciò è quanto viene già realizzato, ad esempio, nel Corso di laurea di Scienze della Formazione primaria di Modena e Reggio Emilia, dove diverse considerazioni – «forti espressioni di giudizi dei tirocinanti nei confronti delle attività e delle insegnanti», nonché una predilezione da parte degli studenti dell’agire immediato rispetto alle pratiche osservative pressoché inesistenti nella scuola – hanno contribuito ad un’organizzazione del T3 che prevede la connessione tra insegnamenti specifici, laboratori ad essi connessi e Tirocinio. Nel percorso di Tirocinio è stata prevista inoltre l’utilizzazione di strumenti osservativi già esistenti. Questi vengono usati per l’osservazione degli spazi nella scuola dell’infanzia; per l’osservazione di attività didattiche sia nella scuola dell’infanzia che nella primaria vengo- no invece utilizzate griglie appositamente predisposte. Tale organizzazione aiuta i tirocinanti a sperimentarsi in situazioni protette, in cui la riflessione viene sollecitata e sostenuta, in modo da rendere gli studenti «un tramite reale tra università e scuola».
Indipendentemente dalle diverse modalità illustrate dai relatori di rile- vare i dati e progettare, traspare una matrice comune in tutti gli interventi fatti sull’importanza dell’osservazione come fattore professionalizzante atto a evidenziare elementi che potrebbero sfuggire ad uno sguardo superficiale. La pratica dell’osservazione sistematica aiuta a focalizzare/superare pregiu- dizi e prime impressioni, stimola il confronto sui dati emersi e la riflessio- ne personale e condivisa.
Osservazione in un’ottica di rielaborazione riflessiva per migliorare il sé professionale, ma anche personale. Da obiettivi scolastici a obiettivi perso- nali.
Per l’università di Udine il senso del Tirocinio parte dalla tecnica didat- tica dell’apprendistato cognitivo e approda all’analisi riflessiva attraverso proposte specifiche di letture nel primo biennio – anche nelle biblioteche del territorio – per centrarsi poi maggiormente sull’ascolto significativo nel secondo biennio, ascolto che mette in primo piano «il bambino come individuo portatore di temperamento, affettività, capacità, esperienze e cul- tura». Osservazione consapevole che si avvale di strumenti semistrutturati, perseguendo un’ottica di modello d’integrazione fra istituzione universita- ria e istituzione scolastica.
Nel workshop è emersa dunque l’importanza – da tutti evidenziata – dell’osservazione come momento formativo, in merito a ciò non sono tutta- via mancate posizioni differenti.
Così, a differenza di quanto avviene in alcuni altri contesti accademici, nella realtà padovana l’osservazione non viene proposta quale pratica di apprendimento per imitazione, bensì come modalità sistematica di rileva- zione che si avvale di strumenti a carattere dialogico trasformativo.
Lo studente viene qui visto come parte integrante del contesto in cui opera, soggetto attivo, capace di interagire dialetticamente in una prospet-
tiva trasformativa e co-evolutiva. I due cardini del Tirocinio, osservazione e progettualità, aiutano il tirocinante a immaginarsi come futuro insegnan- te in un’ottica non imitativa. Viene pertanto indicato l’utilizzo di strumen- ti – come diario di bordo, descrizione narrativa, biografia – ad impronta qualitativa e non solo quantitativa, che aiutino ad indirizzare lo sguardo nel contesto in cui si opera. In tale prospettiva gli elementi raccolti diventano oggetto di discussione e confronto in gruppo con la mediazione del Tutor universitario che fin dall’inizio, tra gli strumenti, propone un patto forma-
tivo in cui i soggetti esplicitano e individuano obiettivi professionali che costituiranno la base della progettualità del Tirocinio.
Osservazione dunque come base per la formazione iniziale dell’inse- gnante riflessivo che problematizza eventi rilevati e ne discute in un con- fronto collegiale, in un dialogo metacognitivo che permetta di superare e ricomporre gli elementi, che permetta di passare dal che cosa al perché, che permetta di non isolare l’azione dal contesto che l’ha causata, avviata.
Osservazione come base per una riflessione co-costruttiva, non come ap- propriazione di buone prassi da imitare.
Il percorso di Tirocinio non può prescindere dalla pratica dell’osserva- zione come base della futura professionalità docente.