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di Enricomaria Corbi, Pascal Perillo, Daniela Manno*

1. L’indagine esplorativa

Recuperando il costrutto di Comunità di Pratica (Wenger, 2006), sul quale ci si soffermerà nel prossimo paragrafo dedicato alla progettazio- ne dell’intervento, è stata pianificata una prima indagine esplorativa con l’intento di raccogliere elementi che permettessero di comprendere se e in che modo il gruppo dei Tutor coordinatori funzionasse come una comunità e, in caso positivo, identificare le eventuali aree di criticità a partire dalle

quali costruire, in modo condiviso con gli attori coinvolti, le successive at- tività di ricerca-formazione.

Tale indagine è stata svolta attraverso la somministrazione a 15 Tutor coordinatori di un questionario composto da 30 domande a risposta preva- lentemente chiusa, costruito adattando e rielaborando due distinti strumen- ti: il Sense of Community Index (SCI) e il Community Assessment Toolkit (CAT).

La prima parte del questionario composta da 12 domande ha permesso di indagare il senso di comunità espresso dal gruppo nelle quattro dimen- sioni attraverso cui si articola lo SCI di McMillan e Chavis (1986): (1) la soddisfazione dei bisogni che un membro esperisce attraverso la partecipa- zione al gruppo; (2) il senso di appartenenza che lega ciascuno al gruppo; (3) l’influenza reciproca fra il gruppo nel suo insieme e i singoli membri; (4) la connessione emozionale, ossia la percezione dei membri del gruppo di aver avuto e di poter continuare ad avere una storia comune.

Come si può rilevare dal grafico 1, i risultati di questa prima parte sono stati molto incoraggianti in quanto in tutte le quattro dimensioni le risposte si sono concentrate nelle aree, qui definite, della positività. Ciò permette, se pur limitatamente alla lettura di un dato esclusivamente quantitativo, di affermare che il gruppo dei 15 Tutor coordinatori interessati dall’indagine esprimono un elevato senso di comunità.

Tale dato è stato confermato anche dalle risposte alle domande della se- conda parte del questionario attraverso cui si è inteso comprendere in che modo funzionasse la comunità dei Tutor coordinatori.

Graf. 1 - Analisi delle risposte fornite dai Tutor coordinatori nella prima parte del questionario

Le 18 domande proposte in questa sezione riprendono, in forma riela- borata e adattata allo specifico oggetto di ricerca, quelle del Community

Assessment Toolkit (CAT) che permette di indagare il funzionamento delle Comunità di Pratica in relazione a vari aspetti (Verburg e Andriessen, 2006).

Di seguito sono riassunti quelli su cui si è concentrata l’indagine:

1. gli obiettivi, il piano sul quale si rintracciano gli elementi per i quali i membri percepiscono l’utilità della comunità a cui partecipano;

2. le attività, ossia tutto ciò che i membri della comunità svolgono insieme; 3. la partecipazione, che ha a che fare con il modo in cui un membro par- tecipa alle attività della comunità e ne sostiene la costituzione e la so- pravvivenza;

4. il valore della comunità di pratica che rimanda al valore che i membri attribuiscono allo stare insieme ai fini dell’efficacia personale, professio- nale, del gruppo e dell’intera organizzazione;

5. il coordinamento, ossia quella funzione che, anche se non formalizzata, è presente in ogni comunità e che, in questo caso, è stata attribuita al gruppo dei Tutor organizzatori;

6. i risultati e le aspettative, un piano che in qualche modo richiama quello del valore della CdP perché è legato a ciò che, attraverso la partecipazio- ne alla comunità, ha raggiunto il singolo, la comunità stessa e l’istituzio- ne che, in questo caso, corrisponde all’Ateneo.

Dall’analisi delle risposte, che qui è possibile riportare solo sintetica- mente, emergono atteggiamenti di apertura, disponibilità e riconoscimento del ‘vantaggio’ derivante dal confronto e dalla collaborazione con gli altri membri della comunità.

I Tutor coordinatori sono, infatti, nella maggior parte dei casi, d’accordo nell’affermare che la ‘comunità’ offre occasioni importanti per raggiun- gere una molteplicità di obiettivi, personali e professionali, e dichiarano di svolgere numerose attività in comune, formali e informali, in presenza e online, suggerendo il potenziamento di alcune come quelle relative alla partecipazione a seminari e alla scrittura condivisa di pubblicazioni. Tutti si impegnano a far sì che la comunità esista e vada avanti, aiutandosi reci- procamente, condividendo informazioni ed esperienze e prestando atten- zione al miglioramento del clima relazionale. Il confronto con gli altri, ma anche la tendenza a rivolgersi all’interno dell’Ateneo a docenti e ricercatori piuttosto che a esperti esterni, è la fonte principale di apprendimento della comunità e ciò testimonia il riconoscimento del valore che questa riveste per i suoi membri nonché il legame di questi con l’organizzazione. Insieme si trovano soluzioni e si sviluppano idee innovative ed è per tale motivo che, in base a quanto dichiarano i Tutor coordinatori, non ci sono mai co- noscenze che si desidera non condividere con i colleghi. Quanto al coordi-

namento, se ne riconosce ampiamente lo sforzo organizzativo e di raccor- do, anche se in taluni casi si rileva la necessità di un maggiore supporto al miglioramento delle dinamiche relazionali. Sul piano dei risultati raggiunti, i Tutor coordinatori riconoscono che la comunità ha permesso ai singoli di apprendere cose che sono state trasferite anche in altri contesti lavorativi, di migliorare la propria capacità di risolvere problemi e di imparare di più sul tipo di lavoro da svolgere. Ha permesso, inoltre, al gruppo di crescere e ha rappresentato un vantaggio anche per l’istituzione perché, permettendo di sviluppare nuove idee e procedure, ne ha potenziato l’efficacia organiz- zativa e contribuito, così, al consolidamento della sua immagine positiva. La comunità potrebbe, però, ulteriormente crescere, ma avrebbe bisogno, secondo i suoi membri, di un maggiore contatto e sostegno da parte dell’i- stituzione; di attività formative legate alla riflessione sulla pratica e al potenziamento delle dinamiche relazionali. Tali aspettative rappresentano i punti di criticità a partire dai quali è stata avviata la progettazione dell’in- tervento di ricerca-formazione.