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Se sul finire del ’500 Torquato Tasso, nella sua inquie tudine, ci offre ambientazioni celesti suggestive e dense

Nel documento Dizionario dei temi letterari, vol. II F-O (pagine 109-141)

H. James in Cosa sapeva Maisie (1897) rappresenta il contrasto tra due coniugi separati che usano, come

5. Se sul finire del ’500 Torquato Tasso, nella sua inquie tudine, ci offre ambientazioni celesti suggestive e dense

di significati simbolici (vedi il duello tra Tancredi e Clo- rinda o l’ascesa di Rinaldo sul Monte Oliveto, ma anche tanti madrigali), gia` all’inizio del secolo Nicolo` Coper- nico (De rivolutionibus orbium coelestium, 1536, ma pre- cedente sembra essere il Commentariolus) formula una teoria eliocentrica destinata a rivoluzionare il rapporto tra uomo e universo. Nel 1610 il Sidereus nuncius di Ga- lileo Galilei, frutto delle osservazioni fatte nei mesi pre- cedenti col telescopio, ha un impatto enorme sull’imma- ginario dell’epoca, infrangendo il mito dell’alterita` dei corpi celesti: la superficie della luna non appare diversa da quella della terra, la Via lattea risulta composta da una miriade di stelle, attorno a Giove ruotano dei satelliti, costituendo un sistema che contribuisce a confermare le tesi copernicane. L’opera ha una rapidissima diffusione, non solo nell’Europa occidentale: ne giunge presto noti- zia in Russia, Corea, Giappone, Cina; ne´ influenza solo l’ambiente scientifico: gia` nel 1609 (prima cioe` della pub- blicazione dell’opuscolo, a dimostrazione di come circo- lassero velocemente certe notizie!) Adam Elsheimer di- pinge a Roma, sede peraltro dell’Accademia dei Lincei, La fuga in Egitto, nella quale il vero protagonista e` il pae- saggio, raffigurato secondo le nuove scoperte galileiane; Giambattista Marino nell’Adone (1623) descrive la lu- na facendo esplicito riferimento allo scienziato che sa- luta come novello Colombo. Galileo, che nel Saggiatore (1623) affronta il discorso sulle comete in polemica col gesuita Orazio Grassi, dedica anche nel Dialogo sopra i due massimi sistemi del mondo (1632) pagine stupende alle questioni celesti, non escludendo l’ipotesi che pos- sano esservi forme di vita sulla luna. Giovanni Keplero, nella seconda parte del Sogno (1634, postumo), narrando il viaggio sulla luna, descrive con scrupolo la posizione e la geografia dell’astro; poi, pur rispondendo all’istanza scientifica di studiare l’influenza dell’ambiente su chi vi abita, lo immagina come un mondo dai forti contrasti, dove vivono esseri che in quelle condizioni eccessive si distinguono per il loro non essere umani; di tale raffigu- razione della luna si ricordera` John Milton per creare l’inferno del suo malinconico Satana nel Paradiso perduto (1667). Il ’600 conosce pure cieli tempestosi ed esaltanti paradisi quali quelli illusionisticamente resi da Pietro da Cortona (Trionfo della Divina Provvidenza, 1633, Pa- lazzo Barberini, Roma) o da Andrea Pozzo (Gloria di Sant’Ignazio, Chiesa di Sant’Ignazio, Roma 1685), ma an- che i sereni orizzonti di Claude Lorrain. Il ’700 ci da` con l’Arcadia albe e tramonti, meriggi e notti, spesso legati ai

cicli stagionali o diurni (vedi Manfredi, Savioli, de’ Giorgi Bertola), ma anche l’Aurora boreale (av. 1788) di Alfonso Varano, i cieli di Giovanni Battista Tiepolo, Ca- naletto e F. Guardi, e le pagine di Jean-Jacques Rous- seau o di Edwuard Young che preannunciano il sorgere d’una nuova sensibilita`.

6. I primi voli aerostatici suscitarono entusiasmo e mera- viglia: gli artisti li rappresentano come una grande festa, uno straordinario evento mondano (vedi La corte di Carlo IV assiste al decollo di una mongolfiera di A. Carni- cero, 1764); Vincenzo Monti nell’Ode al Signor di Mon- golfier (1784) esalta la superiorita` della moderna impresa su quella degli Argonauti e preconizza da parte del- l’uomo la conquista del cielo e dell’immortalita`; ma ben altra immagine ci offre F. Goya ne La mongolfiera (1813- 16, periodo in cui peraltro vennero eseguite le incisioni dei Disastri della guerra e dipinti come Le fucilazioni del 3 di maggio): all’apparire dell’aerostato nella pianura sot- tostante tutti fuggono, quello che si presenta come una conquista strabiliante appare dunque al tempo stesso oscura minaccia. Il progresso della scienza e della tecnica abbatte antiche barriere e apre prospettive inusitate, ma toglie sicurezza; l’illuminismo ha messo in discussione l’idea di un Dio padre, che dall’alto volge lo sguardo verso i suoi figli, sostituendolo con un’entita` imperso- nale, garante dell’economia dell’universo ma insensibile alle sofferenze e alle preghiere delle creature, contro la quale si scaglia il Prometeo (1774) di Johann Wolfgang Goethe, proclamando la propria volonta` di costruire un mondo a dimensione d’uomo, mentre Jean Paul con Il discorso del Cristo morto (1789), poco dopo la rivolu- zione francese, scrive il racconto inaugurale di una morte di Dio che, in un’atmosfera d’apocalisse, lascia l’uomo solo davanti all’orbita forata dell’infinito; Friedrich Schil- ler nell’inno Gli dei della Grecia (1788) rimpiange gli an- tichi tempi, quando l’universo era popolato di divinita`: «Triste ora indago nel cielo stellato, / ma te, o Selene, non ritrovo piu`». Analogamente Giacomo Leopardi nella canzone Alla Primavera (1822) contrappone un passato animato dall’immaginazione, «la bella eta`, cui la sciagura e l’atra / face del ver consunse», al presente: «poscia che vote / son le stanze d’Olimpo, e cieco il tuono / per l’atre nubi e le montagne errando, / gli iniqui petti e gli innocenti a paro / in freddo orror dissolve»; il poeta, che adolescente aveva composto una Storia del- l’Astronomia (1813), avverte particolarmente il fascino del cielo, specie di quello notturno, coerente con la poe- tica che presiede a gran parte della sua produzione, e ce ne offre immagini indimenticabili dalla Sera del dı` di fe- sta (1820) a L’ultimo canto di Saffo (1822), da Alla luna (1819) alle Ricordanze (1829), al paesaggio essenziale del Canto notturno (1829-30) per giungere allo scenario po- deroso della Ginestra (1836), nel quale in un firmamento trapunto di stelle, capovolgendo il punto di vista, viene colta, da una prospettiva infinita, l’infinita piccolezza della terra e la totale insignificanza dei suoi presuntuosi abitatori. Il cielo nei suoi molteplici aspetti compare fre- quentemente nell’ambito della produzione romantica, colorandosi dei vari moti dell’animo in un’eta` densa di fermenti e votata alla poesia e all’arte; si pensi ai diversi aspetti del «cielo di Lombardia» in Alessandro Man- zoni, a certe immagini di Alphonse de Lamartine o di Franc¸ois-Rene´ de Chateaubriand; lo stesso Stendhal, nel suo stile da «codice civile», non manca talora di darcene rapidi scorci suggestivi, come l’alba sul lago di Como nella Certosa di Parma (1839). Il tema e` ricorrente in Percy Bysshe Shelley: tumultuoso nell’Ode al vento occi- dentale (1819), trascolora dall’alba al tramonto, ornan-

dosi dell’arcobaleno, ne La nuvola (1820) «la figlia del- l’acqua e della terra / e la pupilla del cielo»; inquietante, ma non senza un finale raggio di speranza, appare a con- clusione di Sera: Ponte a mare, Pisa (1820) dove la bar- riera incombente di una «nube cinerea [...] perfora splendida la stella della sera», e segna lo stupendo inizio dei Versi scritti nel Golfo di Lerici (1822). Nella Ballata del vecchio marinaio (1798) di Samuel Taylor Coleridge i mutamenti del cielo, popolato talora d’arcane presenze, accompagnano e scandiscono la vicenda del protagoni- sta, mentre nell’Ode ad un usignolo (1819) di Keats un’apertura celeste segna il passaggio dalla opprimente condizione umana alla volonta` di librarsi con l’usignolo sulle ali del canto. Il cielo compare con squarci visionari sia nelle opere letterarie che in quelle figurative di Wil- liam Blake, e W. Turner crea con ardito cromatismo af- fascinanti e sconvolgenti mutamenti atmosferici. In C. Friedrich figure minuscole di fronte a cieli infiniti ci danno il brivido del sublime. Il Faust (1832) di Goethe raggiunge alfine il paradiso, ma negli Anni di pellegrinag- gio di Wilhelm Meister (1829) il narratore, considerando il turbamento di Wilhelm, che dal terrazzo di una spe- cola ha l’impressione di vedere «per la prima volta [...] in tutta la sua magnificenza la sfera celeste», commenta: «L’immenso cessa di essere sublime, sorpassa la nostra capacita` di comprensione, minaccia di sommergerci». Analoga sensazione riferisce Victor Hugo ne Il promon- torio del sogno (1864) di fronte alla luna e all’impalpabi- lita` della notte: «Questa sospensione dell’universo da` la vertigine [...]; questa presenza ti stringe il cuore [...] Il silenzio accresce l’orrore. Orrore sacro». La protagoni- sta del Condor (1841) di Adalbert Stifter, sconvolta da un volo aerostatico per la perdita dei riferimenti consueti, tornata a terra non sapra` riadattarsi ad una vita che le appare ormai priva di un qualsiasi appiglio sicuro. Char- les Baudelaire conosce le altitudini in cui si libra l’alba- tro, gli spazi infiniti di Elevazione (1857) le sere odorose di lidi esotici, ma anche il cielo piovoso, «basso [...] come un coperchio / sullo spirito che geme» di Spleen (1857). In Ste´phane Mallarme´ il poeta, prostrato dalla serena ironia dell’eterno azzurro, invoca le nebbie e pro- clama che «il Cielo e` morto», ma alfine «trionfa l’Az- zurro» che tutto lo invade, vanificando la «rivolta inutile e perversa» (L’azzurro, 1864).

7. Nell’ambito del realismo di secondo Ottocento al pae- saggio, e quindi anche al cielo, e` spesso affidato quel commento emotivo ai fatti, dal quale l’autore si astiene in ossequio al canone dell’impersonalita`: si pensi al ruolo che assume il firmamento in certe pagine di Gustave Flaubert, di Emile Zola o di Giovanni Verga: in Rosso Malpelo (1878) le stelle brillano nel cielo notturno, men- tre il protagonista, che aborrisce la luna perche´ con la sua tenue luce fa apparire la sciara piu` brulla e desolata, pensa che per coloro che sono «fatti per vivere sottoterra [...] dovrebbe essere buio sempre e dappertutto»; nei Malavoglia (1881) si spia il cielo per sapere come sara` il mare domani e «le stelle che ammiccavano piu` forte, quasi s’accendessero», sembrano triste presagio del nau- fragio della «Provvidenza». La fiducia positivistica nella scienza suscita in genere prospettive ardite ed ottimisti- che; opere divulgative come l’Astronomia popolare (1879) di C. Flammarion, illustrata da Gustave Dore´, hanno una diffusione enorme e influenzano scrittori come Giosue Carducci (vedi Su Monte Mario, 1882). Ju- les Verne piu` volte pone nei suoi romanzi l’uso dell’ae- rostato e immagina un viaggio Dalla Terra alla Luna (1865). Al cielo tende ormai a sostituirsi lo spazio, che col suo essere infinito puo` inebriare l’uomo, ma lo priva an-

FIRMAMENTO

che d’una rassicurante cupola protettiva. La pittura co- nosce non solo i cieli vibranti di C. Monet, ma anche quelli di Vincent Van Gogh, spesso inquietanti come in Notte stellata (1889) o nel Campo di grano con corvi (1890). Giovanni Pascoli, che tratta il tema con acuta sensibilita` (si pensi a Vespro, 1894; L’assiuolo, Tempo- rale, Gelsomino notturno, ...), in X agosto vede nelle stelle cadenti il pianto dell’universo su questo «atomo oscuro del male» e in Vertigine immagina il precipitare senza fine in un firmamento, popolato da costellazioni mo- struose, nella perenne e vana speranza dell’Assoluto. Nel Fu Mattia Pascal (1904) di Luigi Pirandello gia` all’inizio il protagonista se la prende con Nicolo` Copernico («Ma- ledetto sia Copernico!») che, negando la centralita` della terra, ha privato d’ogni certezza l’uomo, la cui condi- zione ormai e` come quella delle marionette di un teatrino nel quale si sia fatto uno strappo nel cielo di carte, donde piovono malefici influssi che inibiscono l’azione: la sua condizione e` ormai il dubbio e la sua immagine Amleto. 8. Il futurista Filippo Tommaso Marinetti, proprio nel- l’anno in cui l’aeroplano e` impiegato la prima volta in operazioni di guerra, si scaglia contro le immagini tradi- zionali del cielo (Uccidiamo il chiaro di Luna!, 1911). Se- guira` l’aeropittura e l’aeropoesia, coi relativi manifesti: G. Dottori dipinge A 300 km sulla citta` (1934), T. Crali la serie di Aerocaccia (1936), ma al contempo Alberto Savinio ci da` quadri come Melanthon (1928) e Sodoma (1928) o La caduta degli angeli (1929), dove enigmatiche figure navigano in cieli lattiginosi e Rene´ Magritte crea cieli nei quali reale e immaginario si confondono. Nel 1931 Antoine de Saint-Exupe´ry pubblica Volo di notte, in cui un pilota, nella quotidiana avventura del suo la- voro, lottando contro gli elementi e i limiti del suo mezzo, va incontro alla morte; nel Piccolo principe (1943) il protagonista bambino, che ama i tramonti, dal cielo viene e, dopo aver portato l’adulto narratore in giro per asteroidi abitati da personaggi singolari ed emblematici, al cielo ritorna. D’altro canto nell’Allegria di naufragi (1919) di Giuseppe Ungaretti troviamo il ricordo nostal- gico dei cieli d’Africa, l’inebriarsi dell’universo in una notte stellata (La notte bella, 1916) e la «campana fioca» che le «urla / feriscono» e «sprofondano / impaurite» (Solitudine, 1917), l’illuminazione di Mattina (1917) il limpido stupore dell’immensita` che improvvisa appare sulle macerie (Vanita`, 1917), lo svelarsi delle stelle ad una ad una dopo tanta nebbia e il riconoscersi «immagine / passeggera / Presa in un giro / immortale» (Sereno, 1918); ma il motivo ritorna, frequente e significativo, in Sentimento del tempo, 1933 (cfr. Nascita d’Aurora, 1925; Fine di Crono, 1919; Ultimo quarto, 1927; Stelle, 1927), in Dolore (1947), nel Taccuino del Vecchio (1960). Nel Cimitero marino (1922) di Paul Vale´ry il cielo meridiano col suo complesso simbolismo e` protagonista come il mare. Nel 1930 esce il poemetto di Samuel Beckett Who- roscope, dal titolo praticamente intraducibile (Wilcock vi ha provato con Puttanoroscopo), dedicato a Cartesio, che, sull’alone di un occultismo esasperato al limite del- l’ironia, attingendo a figure variamente significative della storia della cultura, rappresenta il dramma della condi- zione umana, in una prospettiva nichilistica dominata dall’incombere della morte, la cui ora e` senza oroscopo come quella della nascita. Nei suoi cieli Eugenio Montale ci da` meriggi sospesi, bagliori lontani, aperture improv- vise che, per un attimo, c’illudono di impossibili fughe: il crepuscolo sinistramente presago di Dora Markus, «in fondo al borro l’allucciolı`o / della Galassia» (Notizie dal- l’Amiata), le alte nebulose percorse da Clizia, angelo vi- sitatore, e gli orizzonti gelidi, che si animano ad un tratto

di cangianti colori, la` dove «Albe e notti [...] variano per pochi segni» (Il sogno del prigioniero). Il principe di Sa- lina, protagonista del Gattopardo (1957) di Giuseppe To- masi di Lampedusa, e` uno scrutatore del cielo, «in lui orgoglio e analisi matematica si erano a tal punto asso- ciati da dargli l’illusione che gli astri obbedissero ai suoi calcoli», e se sulle prime, contemplando dall’alto dell’os- servatorio il sole «violento e sfacciato» signoreggiare la Sicilia, commentava mentalmente «Ce ne vorranno di Vittori Emanueli per mutare questa pozione magica che sempre ci viene versata!», quando, vedendo svanire il suo sogno politico di onnipotenza, avra` constatato il pro- prio scacco esistenziale, chiedera` a Venere «un appunta- mento meno effimero [...] nella propria regione di pe- renne certezza». Nell’omonimo romanzo di Italo Cal- vino (1983) Palomar, ironica figura di intellettuale, ai margini dell’incongruo evolversi dell’odierna civilta` di massa, considera con scrupolosa attenzione spazi definiti nel tentativo di cogliere quelle regole che possano fargli intendere un ordine universale: esamina le onde del mare, i fili d’erba di un prato, guarda il cielo, ma «tro- vandosi davvero in presenza del cielo, tutto sembra che gli sfugga [...] Se i corpi luminosi sono carichi d’incer- tezza, non resta che affidarsi al buio, alle regioni deserte del cielo. Cosa puo` esserci di piu` stabile del nulla?». Si distacca ancor piu` dalle cose e da se stesso, impara ad essere morto e, mentre cerca di pensare alla propria morte, muore. In Rumore bianco (1985) di Don De Lillo dal cielo viene la minaccia della fine, come nell’Apolca- lisse, ma, questa volta, a portarla e` una nube tossica, frutto dell’improvvida «creativita`» umana.

n Opere citate: Opere anonime: Affreschi dei mesi, pittura (1467-70, Palazzo Schifanoia, Ferrara); Apocalisse (96); Efesto

con lo scudo di Achille, affresco (sec. I d.C., Casa degli Urbani,

Pompei); Genesi (fine sec. IV a.C.); Giobbe (secc. VI-IV a.C.). Agostino di Duccio, Formelle (ca. 1450, Tempio Malatestiano, Rimini); Albumasar, Libri introductorii maioris ad scientiam iu-

diciorum astrorum (sec. IX d.C.); Antonio da Varese, G., Sof- fitto della Sala del Mappamondo, affresco (1573); Arato di Soli, Fenomeni (Phaenomena, sec. III a.C.); Ariosto, L., Orlando fu- rioso (1516, 1532); Baudelaire, C., I fiori del male (Les fleurs du mal, 1857, 1861); Beckett, S., Whoroscope (1930); Caldero´n de

la Barca, La vita e` sogno (La vida es suen˜o, 1635); Calvino, I.,

Palomar (1983); Campanella, T., La citta` del Sole (1611); Car-

ducci, G., Su Monte Mario (1882); Carnicero, A., La corte di

Carlo IV assiste al decollo di una mongolfiera, pittura (Globo Montgolfier en Aranjuez, 1764); Cicerone, M.T., De re publica

(sec. I a.C.); Coleridge, S.T., La ballata del vecchio marinaio (Rime of the Ancient Mariner, 1798); Copernico, N., Commen-

tariolus (ca. 1510); Copernico, N., De rivolutionibus orbium coelestium (1536); Crali, T., Aerocaccia, pittura (1936); Dante

Alighieri, La divina commedia (1306-1321); De Lillo, D., Ru-

more bianco (White Noise, 1985); Dottori, G., A 300 km. sulla citta`, pittura (1934); Elsheimer, A., La fuga in Egitto, pittura

(1609); Esiodo, Teogonia (sec. VIII a.C.); Ficino, M., De vita (1489); Firmico Materno, Matheseos (sec. IV); Flammarion, C.,

Astronomia popolare (Astronomie popoulaire, 1879); Francesco

d’Assisi, Cantico delle creature (1224); Galilei, G., Dialogo sopra

i due massimi sistemi del mondo (1632); Galilei, G., Il Saggiatore

(1623); Galilei, G., Sidereus Nuncius (1610); Giotto, Giudizio

universale, pittura (ca. 1304); Goethe, J.W., Faust (1832); Goe-

the, J.W., Gli anni del pellegrinaggio di Wilhelm Meister (Wilhelm Meister Wanderjahre, 1829); Goethe, J.W., Prometeo (1774); Goya, F., Disastri della guerra, incisioni (Estragos de la

guerra, 1810-20); Goya, F., La mongolfiera, pittura (1813-16);

Goya, F., Le fucilazioni del 3 di maggio, pittura (Fusilamientos

del 3 de mayo, 1814); Hugo, V., Il promontorio del sogno (Le promontoire du songe, 1864); Jean Paul, Il discorso del Cristo morto e altri sogni (Rede des toten Christus vom Weltgeba¨ude,

1796); Keats, J., A un usignolo (To a Nightingale, 1819); Ke- plero, G., Sogno (Somnium, 1634 postumo); Leone Ebreo, Dia-

loghi d’amore (1535); Leopardi, G., Alla luna (1819); Leopardi,

G., Alla Primavera (1822); Leopardi, G., Canto notturno di un

pastore errante per l’Asia (1829-30); Leopardi, G., La ginestra

(1836); Leopardi, G., L’ultimo canto di Saffo (1822); Leopardi, G., Ricordanze (1829); Leopardi, G., Sera del dı` di festa (1820); Leopardi, G., Storia dell’astronomia (1813); Livio, T., Storie.

Dalla Fondazione di Roma (Ab urbe condita, lib. VII, sec. I

a.C.); Luciano di Samosata, Storia vera (ca. 180); Macrobio, A.T., I Commentarii in somnium Scipionis (secc. IV-V); Mal- larme´, S., L’azzurro (L’azur, 1864); Manilio, M., Astronomica (secc. I a.C.-I d.C.); Marinetti, F.T., Uccidiamo il chiaro di luna! (1911); Marino, G.B., Adone (1623); Milton, J., Paradiso per-

duto (The Paradise Lost, 1667); Montale, E., Dora Markus

(1939); Montale, E., Il sogno del prigioniero (1954); Montale, E., Notizie dall’Amiata (1939); Monti, V., Ode al Signor di Mon-

tgolfier (1784); Muhammad, Il libro della scala (sec. XVI);

Omero, Odissea (secc. IX-VIII a.C.); Pascoli, G., Gelsomino

notturno (1901); Pascoli, G., Il temporale in Myricae (1891);

Pascoli, G., L’assiuolo (1897); Pascoli, G., Vertigine, in Nuovi

poemetti (1909); Pascoli, G., Vespro in Myricae (18943); Pa-

scoli, G., X agosto (1896); Peruzzi, B., Oroscopo di Agostino

Chigi (1511); Petrarca, F., Canzoniere (Rerum vulgarium frag- menta, 1374); Pico della Mirandola, Disputationes adversus astrologiam divinatricem (1494); Pietro da Cortona (Pietro Ber-

rettini), Trionfo della Divina Provvidenza, pittura (1633, Pa- lazzo Barberini, Roma); Pirandello, L., Il fu Mattia Pascal (1904); Platone, Fedro (sec. IV a.C.); Plutarco, Sertorio in Le

Vite parallele(105-115); Pontano, G., De rebus coelestibus (ca.

1494); Pontano, G., Urania (1476); Pozzo, A., Gloria di San-

t’Ignazio, pittura (1685, Chiesa di Sant’Ignazio, Roma); Saint-

Exupe´ry, A. de, Il piccolo principe (Le petit prince, 1943); Saint- Exupe´ry, A. de, Volo di notte (Vol de Nuit, 1931); Savinio, A.,

La caduta degli angeli, pittura (1929); Savinio, A., Melanthon,

pittura (1928); Savinio, A., Sodoma, pittura (1928); Schiller, F.,

Gli dei della Grecia (Die Go¨tter Griechenlands, 1788); Shake-

speare, W., Macbeth (1605-06); Shakespeare, W., Re Lear (King

Lear, 1605-06); Shakespeare, W., Troilo e Cressida (Troilus and Cressida, 1601-02); Shelley, P.B., La nuvola (The Cloud, 1820);

Shelley, P.B., Ode al vento dell’ovest (Ode to the West Wind, 1819); Shelley, P.B., Sera: Ponte a mare, Pisa (Evening: Ponte al

Mare, Pisa, 1820); Shelley, P.B., Versi scritti nel Golfo di Lerici

(Lines Written in the Bay of Lerici, 1822); Snorri Sturluson,

Edda (sec. XIII); Stendhal, La certosa di Parma (La Chartreuse de Parme, 1939); Stifter, A., Condor (1841); Swift, J., I viaggi di Gulliver (Gulliver’s Travels, 1726); Tomasi di Lampedusa, G., Il Gattopardo (1957); Ungaretti, G., Dolore (1947); Ungaretti,

G., Fine di Crono (1919), in Sentimento del tempo (1933); Un- garetti, G., La notte bella (1916), in Allegria di naufragi (1919); Ungaretti, G., Mattina (1917), in Allegria di naufragi (1919); Ungaretti, G., Nascita d’aurora (1925), in Sentimento del tempo (1933); Ungaretti, G., Sereno (1918), in Allegria di naufragi (1919); Ungaretti, G., Solitudine (1917), in Allegria di naufragi (1919); Ungaretti, G., Stelle (1927), in Sentimento del tempo (1933); Ungaretti, G., Taccuino del vecchio (1960); Ungaretti, G., Ultimo quarto (1927), in Sentimento del tempo (1933); Un- garetti, G., Vanita` (1917), in Allegria di naufragi (1919); Vale´ry, P., Il cimitero marino (Le Cimetie`re marin, 1922); Van Gogh, V., Campo di grano con corvi, pittura (1890); Van Gogh, V.,

Notte stellata, pittura (1889); Varano, A., Aurola boreale (av.

1788); Varrone, M.T., De lingua latina (sec. I a.C.); Verga, G.,

I Malavoglia (1881); Verga, G., Rosso Malpelo (1878); Verne, J., Dalla terra alla luna (De la terre a` la lune, 1865); Virgilio Ma-

rone, P., Eneide (Aeneis, 29-19 a.C.); Voltaire, Il sogno di Pla-

tone (Songe de Platon, 1756); Voltaire, Micromegas (1752).

n Altre opere: Alfieri, V., Rime (1789, 1804 postumo); Al- fieri, V., Vita scritta da esso (1803); Aristofane, Gli uccelli (414); Bernardin de Saint-Pierre, Paolo e Virginia (Paul et Virgine, 1788); Blake, W., La scala di Giacobbe, pittura (1808, British Museum, Londra); Blake, W., Libri profetici (The Prophetic

Writings, 1790-1804); Blake, W., Visioni delle figlie di Albione

(Visions of the Daughters of Albion, 1793); Bonvesin de la Riva,

Libro delle tre scritture (De scriptura nigra; De scriptura rubra; De scriptura aurea, 1270-74, 1901 postumo); Camus, A., La pe- ste (La peste, 1947); Camus, A., Lo straniero (L’e´tranger, 1942);

Canaletto (G.A. Canal), Bacino di San Marco, pittura (1754-57, Museum of Fine Arts, Boston); Chagall, M., Nel cielo, pittura (1983, Coll. dell’artista, Saint-Paul-de-Vence); Chagall, M., So-

pra la citta`, pittura (1917, Galleria Tretjakov, Mosca); Chateau-

briand, F.-R. de, Atala (Atala, 1801); Chateaubriand, F.-R. de,

Rene´ (1802); Dickinson, E., Poesie (Poems, 1955, postumo);

Ficino, M., Teologia platonica (Theologia platonica de immorta-

litate animorum, 1482); Flaubert, G., Madame Bovary (1857);

Foscolo, U., Le ultime lettere di Jacopo Ortis (1802); Friedrich, C., Paesaggio al tramonto con due figure, pittura (1830-35, Mu- seo dell’Ermitage, San Pietroburgo); Friedrich, C., Viaggiatore

al di sopra del mare di nuvole, pittura (1818, Kunsthalle, Am-

burgo); Giacomino da Verona, La Babilonia infernale (De Ba-

bilonia civitate infernali, sec. XIII); Giacomino da Verona, La Gerusalemme celeste (De Jerusalem celesti, sec. XIII); Goethe,

J.W., Le affinita` elettive (Die Wahlverwandtschaften, 1809); Guardi, F., Gondola sulla laguna, pittura (1760-70, Museo Poldi Pezzoli, Milano); Ho¨lderlin, J.C.F., Iperione (Hyperion, 1797-98); Klein, Y., Rilievo planetario, pittura (1961); Loi, F., I

Nel documento Dizionario dei temi letterari, vol. II F-O (pagine 109-141)

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