H. James in Cosa sapeva Maisie (1897) rappresenta il contrasto tra due coniugi separati che usano, come
4. In Plauto il rapporto padri/figli, fortemente schema tizzato, e` in genere conflittuale: i figli, per soddisfare
loro desideri, spesso ingannano i padri con l’aiuto d’un servo scaltro (Cistellaria, Mercator, Mostellaria, Trinum- mus, secc. III-II a.C.), ne´ mancano casi d’antagonismo amoroso tra padre e figlio (Casina). In Terenzio invece i genitori appaiono solleciti verso i figli (La suocera, 165), le scelte dei quali sono talora vissute con senso di colpa dai padri (Il punitore di se stesso, 163); nei Fratelli (160) il sistema educativo tradizionale, espresso da Demea, e` messo a confronto con quello moderno e liberale di Mi- cione, che sembra chiaramente prevalere. La societa` ro- mana in questo periodo sta vivendo profondi mutamenti, che impongono una revisione di modelli, anche sotto il crescente influsso della cultura greca, ma non mancano tenaci e autorevoli oppositori: Marco Porcio Catone detto il Censore nei Libri ad Marcum filium si fa precet- tore di suo figlio, secondo l’antico costume, contestando energicamente ogni concessione al nuovo. Virgilio, che trae auspici di pace dalla nascita del figlio di Asinio Pol- lione (Bucoliche, IV, 40 c.), rifacendosi alla leggenda di Enea che riconduce nel Lazio i penati di Troia, segue una linea genealogica e, scostandosi dall’originario epicurei- smo, abbraccia una prospettiva provvidenzialistica nel tentativo di dare un senso alla storia, per giustificarne le negativita` di fronte al dolore di padri e madri che vedono i figli morire ante diem; ne´ manca in lui il motivo del figlio immagine del padre nelle attenzioni rivolte da Didone a Iulo, sotto le cui sembianze si cela Cupido (Eneide, I). E` tradizione che Cesare, scorgendo il proprio figlio adot- tivo Bruto tra i congiurati, esclamasse: «Tu pure, figlio mio?» (Svetonio, Cesare, 82); e la figura di Bruto e` stata ripresa e variamente interpretata da diversi autori: Wil- liam Shakespeare ce lo presenta dominato dall’astrat- tezza del proprio ideale di giustizia, che spegne in lui la voce della riconoscenza e dell’affetto e lo spinge a com- piere un’azione fatale della quale e` poi incapace di gestire le conseguenze; in Voltaire Bruto e` nato da un matrimo- nio segreto tra Cesare e la sorella di Catone, Servilia, che lo ha educato ai rigidi principi repubblicani, e quando il dittatore, commosso, gli rivela le sue vere origini, egli sprezzante lo sfida ad ucciderlo immediatamente o a re- stituire a Roma la liberta`: al suo rifiuto condurra` contro di lui i congiurati (La morte di Cesare, 1796); anche per Vittorio Alfieri nel Bruto Secondo il protagonista e` figlio di Cesare: egli tenta di convincerlo a restaurare la repub- blica, e grande e` il suo turbamento alla rivelazione che questi e` suo padre naturale, ma, quando vede che insiste nel suo disegno di dominio e dichiara addirittura di vo- lerlo designare come proprio successore, rompe ogni in- dugio e aderisce alla congiura che dovrebbe liberare Roma dalla tirannide.
5. Nel medioevo la mentalita` feudale accentua il motivo della discendenza di sangue e della primogenitura, dei figli cadetti e degli illegittimi, spesso filo conduttore di complesse vicende non di rado costellate di agnizioni. Galaad, l’eroe puro tra i puri, che in piu` tratti presenta analogie con la figura di Cristo, e` riconosciuto come pro- prio figlio da Lancillotto, che precedentemente lo aveva ordinato giovanissimo cavaliere, e inizia tra avvenimenti prodigiosi la «queste» che lo portera` a rintracciare il sa- cro Graal (La ricerca del Graal, inizio sec. XIII). Hart- mann von Aue nel poemetto Gregorio sullo scoglio (inizio sec. XIII) narra la leggenda di papa Gregorio, cristianiz- zando il mito di Edipo, per mostrare come la provvi- denza sappia trarre secondo imperscrutabili disegni an- che dal male il bene. L’avvento del comune oppone alla nobilta` di schiatta le doti individuali, esaltate dalla teoria
FIGLIO
stilnovistica del «cuor gentile», e Dante Alighieri ante- pone alla «nostra poca nobilta` di sangue» una discen- denza ideale, che lo fa riconoscere come «figlio» dal tri- savolo Cacciaguida, testimone con la spada e col sangue di quella fede di cui egli vuol essere testimone col suo poema (Paradiso, XV-XVII). La materia cavalleresca le- gata al tema genealogico avra` pero` ancora vasto seguito tra i ceti popolari, come dimostra il Guerin Meschino di Andrea da Barberino, comparso quando ormai negli am- bienti colti era diffuso l’Umanesimo (inizi sec. XV, ma stampato nel 1473).
6. Centrale nell’Umanesimo e` il problema dell’educa- zione (si pensi a Vittorino da Feltre o a Guarino Vero- nese). Ampio spazio gli da` Leon Battista Alberti nel libro I del Della famiglia (1433). Ludovico Ariosto nella Satira VI (1525) chiede consigli al Bembo per l’educazione del figlio, in realta` e` un pretesto per esaltare la funzione for- matrice e civilizzatrice della poesia, ma e` significativo. Con ironia esilarante Franc¸ois Rabelais descrive in Gar- gantua e Pantagruel (1532-64) i percorsi educativi dei suoi eroi. Ricorrente e` il motivo dei rapporti padri/figli nella commedia del ’500, spesso sulla scia dei classici. Luigi Tansillo dedica un poemetto alla balia nel 1552. La propria condizione di figlio per Torquato Tasso oscilla tra rimpianto del padre e commiserazione di se stesso (Al Metauro, 1578). L’Amleto di William Shakespeare (1600-01) e` la tragedia di un figlio chiamato a vendicare la morte del padre, che la melanconia rende irresoluto, e solo un concorso di fatti, orditi alcuni a suo danno, gli consente al fine di compiere quanto dovuto e morire; ostile allo zio usurpatore e assassino, e` combattuto nei confronti della madre fedifraga e complice, e ambiguo con Ofelia. L’opera e` stata nel corso del tempo oggetto di svariate e talora contrastanti interpretazioni: vi si e` letta la tragedia della debolezza della volonta` (August Wilhelm von Schlegel), l’eccesso di pensiero che soffoca l’azione (Samuel Taylor Coleridge), o, addirittura, capo- volgendo la tradizionale polarita` di lettura, si e` visto nel protagonista con la sua irresolutezza un principio nega- tivo di morte e, di contro, nello zio, deciso ad andare avanti per la sua strada, un principio positivo di vita (George Wilson Knight). Sulla condizione di figlio di Amleto hanno concentrato l’attenzione le letture di tipo psicanalitico, che lo hanno ricondotto in vario modo al complesso di Edipo. James Joyce nell’Ulisse (1922) attri- buisce a Stephen una particolare interpretazione del- l’eroe shakespeariano, egli infatti immagina che l’autore interpreti la parte del fantasma del re padre: «A un figlio egli parla, al figlio dell’anima sua, il principe, il giovane Amleto, e al figlio del suo corpo, Hamlet Shakespeare che e` morto a Stratford affinche´ il suo omonimo potesse vivere per sempre. E` possibile (...), vorrei sapere, o pro- babile che egli non traesse o prevedesse la conclusione logica di quelle premesse: tu sei il figlio spodestato: io sono il padre assassinato: tua madre e` la regina colpevole. Ann Shakespeare, nata Hathaway?». Esperienza esisten- ziale dell’autore e creazione artistica si intrecciano e in- terferiscono, e l’esame si allarga ad altri drammi, con evi- dente parodia d’una procedura psicanalitica, ma po- nendo al tempo stesso una questione cruciale quale quella del rapporto tra il vissuto dell’autore e la sua opera. Un «bastardo» di Re Riccardo e` Faulconbridge, intrigante mestatore in Re Giovanni (1596-97); in Re Lear (1605-06) «bastardo» del conte di Gloucester e` Ed- mund, genio malefico, che per brama di potere con l’in- ganno fa bandire il fratello, causa la rovina di suo padre cui sottrae il feudo, ed e` responsabile della morte di Cor- delia e del vecchio re; a lui si contrappone il legittimo
Edgar, eroe positivo, che sotto mentite spoglie assiste il padre cieco, e sara` poi il vendicatore.
7. Nel ’700 illuminista l’esuberante Tom Jones, nel ro- manzo omonimo di Henry Fielding (1749), e` un trova- tello (a foundling) che, calunniato, viene scacciato dal suo benefattore; dopo infinite peripezie e avventure (non sempre encomiabili!) grazie all’agnizione finale e` reinte- grato nel ruolo che gli spetta e puo` sposare l’amata Sophia, ma non mancheranno tra i critici coloro cui di- spiacque che fosse toccato un premio finale a quello sca- pestrato del protagonista. Essere figlio illegittimo e` un handicap, ma puo` essere anche un vantaggio: Candido di Voltaire (1759) lo e`, e per questo occupa una posizione non ben definita nella societa` del castello di Thunder- ten-tronckh, nobiliarmente strutturata in senso verticale; la sua condizione sara` causa non ultima della cacciata da quel «paradiso terrestre» ma, per cio` stesso, avvio ad un percorso di educazione, che consente alla fine nella Pro- pontide di dar vita ad una societa` strutturata orizzontal- mente di tipo borghese, dalla quale verra`, saggiamente, escluso un figlio legittimo eccellente: il fratello di Cune- gonde, nobile, gesuita e militare. Jean-Jacques Rousseau nell’Emilio (1762), dovendo immaginare un discepolo alla sua pedagogia, opportunamente lo vuole orfano. 8. Il rapporto con la madre e` ricorrente nelle opere di Ugo Foscolo, e la sua figura, spesso associata a quella della terra natia (Ortis, Sonetti, Sepolcri), si carica di forti valori ideali, ma anche d’una simbologia regressiva. In Giacomo Leopardi il rapporto col padre risulta impron- tato a volonta` di emancipazione e distinzione (Lettera a Monaldo del luglio 1819; «paterno ostello» di A Silvia, 1828). Ne Il rosso e il nero di Stendhal (1830) Julien So- rel, nella plumbea atmosfera della Restaurazione pro- getta il proprio futuro affascinato dal mito di Napoleone, ed e` in contrasto insanabile col padre rozzo, gretto ed avido, che lo tormentera` perfino alla vigilia della sua morte. Un trovatello deturpato da un’orrenda ferita e` il Gwynplaine de L’uomo che ride (1869) di Victor Hugo, riconosciuto nobile entrera` alla Camera` dei Lord, ma ne fuggira` disgustato, per tornare ormai troppo tardi alla vita di girovago. Tare ereditarie e condizionamenti so- ciali segnano la vita dei figli nel Ciclo dei Rougon-Mac- quart (1870-93) di Emile Zola che ci offre una galleria di quadri significativi della societa` francese sotto il Secondo Impero. In Cime tempestose (1847) Heathcliff, il perso- naggio creato con geniale ingenuita` da Emily Bronte¨, e` uno zingaro trovatello, di carattere violento e appassio- nato, che fugge dalla casa degli Earnshaw, dove era stato accolto, per sottrarsi alle angherie del figlio del suo be- nefattore; vi tornera` anni dopo ormai ricco per consu- mare la sua vendetta. Charles Dickens ci descrive con forte evidenza narrativa, non esente da cadute melo- drammatiche, ingiustizie e brutture della societa` inglese contemporanea, secondo l’ottica d’un riformismo filan- tropico che non mette in discussione le strutture sociali, solidale in cio` col suo pubblico borghese; in questo con- testo abbiamo la figura del trovatello Oliver Twist (1837- 38) che subisce il sadismo d’una educazione violenta e repressiva, passa attraverso l’inferno dei bassifondi di Londra, sperimenta la miseria, i tentativi di traviamento e corruzione di chi vuol indurlo a delinquere, e` percosso e ferito, ma trova anche persone generose, ed infine viene riconosciuto come figlio della sorella d’una sua benefat- trice, mentre i malvagi vengono puniti; David Copperfield (1849-50), orfano in tenera eta`, pur attraverso ingiustizie e colpi avversi della sorte, riesce a risalire la scala sociale raggiungendo una vita dignitosa e felice. La letteratura russa ci da` Padri e figli di Ivan Turgenev (1862); il ro-
manzo, scritto a ridosso dell’abolizione della servitu` della gleba e ambientato in quel cruciale momento di passag- gio, rappresenta un contrasto generazionale che si carica di tensioni radicali fino all’utopia, incarnate nel giovane Bazarov, per il quale e` coniato il termine «nichilista»; egli si oppone con irriverente aggressivita` ai valori tradizio- nali, ma vive al suo interno la contraddizione tra il pro- prio scientismo razionalistico e l’insorgere d’un senti- mento amoroso che sara` deluso, per poi morire a causa d’un incidente incorsogli nell’operare un contadino ma- lato. La critica dell’astrattismo dei «figli» (fonte di tante polemiche al di la` delle stesse intenzioni dell’autore) non e` disgiunta da un severo giudizio sui «padri», che alla fine del romanzo risultano comunque dei sopravvissuti, men- tre un alone di umana religiosita` avvolge gli inconsolabili genitori di Bazarov. I fratelli Karamazov (1879-80) di Fe¨- dor Dostoevskij e` incentrato sul rapporto conflittuale tra Fe¨odor Karamazov, vecchio cinico e libertino, e i suoi fi- gli: l’irruente Dimitrij, che si innamora della donna di cui il padre e` invaghito e lo minaccia di morte; Ivan, intellet- tuale scettico e tormentato, che nega Dio perche´ non ac- cetta il male del mondo e, al tempo stesso, ha ansia di fede, perche´ se Dio non c’e` tutto e` lecito; Smerdjakov, l’illegittimo reso schiavo, malato e subdolo; a nulla val- gono gli sforzi di Alesˇa, il figlio piu` giovane, in cui l’ori- ginaria sensualita` dei Karamazov appare dominata dalla paternita` spirituale dello starec Zosima; si giungera` al par- ricidio, di cui e` imputato Dimijtri; in realta` l’ha commesso Smerdjakov, ma questi, prima di suicidarsi, ne addossera` la responsabilita` morale ad Ivan, che se ne sentira` colpe- vole e ne rimarra` sconvolto, rivelandosi cosı` il piu` dostoe- vskiano dei personaggi del romanzo.
9. Il lutto per la perdita dei genitori genera in Giovanni Pascoli l’aspirazione all’impossibile ricostruzione di un «nido». Nel Piacere (1889) di Gabriele D’Annunzio An- drea Sperelli appare come il «capolavoro» della pedago- gia paterna; ne Le vergini delle rocce (1895) Claudio Can- telmo brama un figlio eccezionale, destinato a salvare l’Italia dalle miserie del presente; L’innocente (1891), ammantato di toni tolstoiani, e` incentrato su un infanti- cidio; la figura materna nel Poema paradisiaco (1893) e` simbolisticamente stilizzata, nel Notturno (1918) e` ri- tratta con un realismo crudo e violento. In Italo Svevo le figure genitoriali, reali o simboliche (si pensi ad Amalia di Senilita`, 1898) offrono ai figli un alibi per la loro inet- titudine. In Una vita (1892) la madre, idealizzata, e` al- l’inizio garante della raffigurazione idillica del paese na- tio, contrapposto alla citta` che Alfonso Nitti si illude di disprezzare non riuscendo ad inserirvisi organicamente; poi la malattia mortale della donna gli offre l’occasione di sottrarsi alla lotta per la vita, abbandonando Annetta in un momento cruciale. Nella Coscienza di Zeno (1923) il padre con la sua presenza consente al protagonista di rinviare ogni assunzione di responsabilita`; verso il geni- tore egli nutre un atteggiamento ambivalente di solleci- tudine ed aggressivita` che si intrecciano e si fondono in modo inestricabile, generando un senso di colpa che spiega come egli avverta inappellabile il gesto estremo del padre morente; un transfert negativo d’altro canto segna tutti i suoi rapporti coi personaggi che detengono autorita`, dal suocero allo psicanalista Dottor S. In Luigi Pirandello Mattia Pascal da giovane presenta i tratti ti- pici dello scapestrato, figlio d’un padre la cui fortuna ha origini dubbie, legatissimo alla madre, che pur fa soffrire, e la cui morte spinge alla fuga dalle angosce quotidiane e ad una singolare avventura (Il fu Mattia Pascal, 1904). Nei Sei personaggi in cerca d’autore (1921) netta e` la distinzione tra figlio legittimo e illegittimi, avvertita dal
primo come discriminante assoluta che lo cristallizza in un rifiuto categorico, opponendolo al Padre e, soprat- tutto, alla Madre che tutti i figli ama dello stesso amore. Per Moscarda e` fondamentale nel suo itinerario etico- conoscitivo distruggere in se´ l’immagine introiettata del padre, connotata nella memoria dai simboli dell’opu- lenza e del possesso borghese, legge all’azione e modello verso il quale si e` sempre fatalmente in difetto; egli allora compie una trasgressione fondamentale e liberatoria ru- bando a se stesso, dissacrando l’immagine di quel padre del quale, mentre si accinge a compiere il furto, signifi- cativamente gli appaiono d’un tratto le mani (Uno, nes- suno e centomila, 1926). Michele negli Indifferenti (1929) di Alberto Moravia sperimenta la propria apatica inade- guatezza al modello di figlio e fratello offeso che cere- bralmente si impone con un atto mancato: il tentativo di vendetta con una pistola scarica. James Joyce con Ste- phen Dedalus (Ritratto dell’artista da giovane, 1916) nella cattolica Irlanda che aspira all’indipendenza rap- presenta il dramma della propria infanzia ed adole- scenza, segnate da famiglia e gesuiti, che gli inculcano una gerarchia di valori ed una disciplina mentale cui egli reagisce tra ribellione e rimorsi, mentre comincia ad emergere la sua vocazione artistica, senza riuscire tutta- via a rimuovere del tutto dal suo intimo il peso condizio- nante di quel mondo che pur ormai razionalmente ri- fiuta; ritroveremo nell’Ulisse (1922) Stephen, novello Te- lemaco, accanto a Mr. Bloom, figure complementari, che cercano nell’altro l’uno il padre di cui ha bisogno, l’altro il figlio che ha perso. Catalizzatore del dramma di Willy Loman, protagonista di Morte di un commesso viaggia- tore (1949) di Arthur Miller, e` proprio il rapporto con i figli, che ha deluso e ferito col suo comportamento e nel confronto dei quali per la sua incoerenza non puo` svol- gere il ruolo di guida che vorrebbe in una societa` carat- terizzata sempre piu` da efficienza, produttivita` e con- sumo: per loro potra` solo morire garantendogli del de- naro e acquistando cosı` finalmente un senso alla propria vita. Umberto Saba nel Canzoniere ci appare segnato dalla propria condizione di figlio sia per un padre as- sente, presentatogli come colpevole e ostile (Mio padre e` stato per me «l’assassino»), che per una duplice figura di madre: quella naturale, verso la quale si sentira` perenne- mente in colpa per il solo fatto di essere nato, e la balia «madre di gioia». Ruolo rilevante ha la madre, Annina, nella poesia di Giorgio Caproni. Nel Gattopardo (1957) di Giuseppe Tomasi di Lampedusa Tancredi, nipote del Principe di Salina, e` il figlio che questi si sceglie nel suo sogno d’onnipotenza come colui che avrebbe potuto condurre, «sotto mutate uniformi», il contrattacco della nobilta` al nuovo ordine politico («questi era il figlio suo vero», non quel «babbeo» di Paolo!); ma la prospettiva narcisistica impedisce ogni vero dialogo tra i due e, men- tre con lo svanire del sogno la figura di Tancredi scolora, Don Fabrizio non lascia dietro di se´ nessuna eredita`: e` «la fine di tutto»; solo superando il narcisismo ne La sirena tra il professor La Ciura e il giovane Corbera ci sara` un rapporto vero che va oltre la morte.
n Opere citate: Opere anonime: Genesi (fine sec. IV a.C.); La
ricerca del Santo Graal (La Queste del Saint Graal, inizio sec.
XIII); Libri di Samuele (secc. VIII-VII a.C.); Vangeli (sec. I d.C.).
Alberti, L.B., Della famiglia (1433); Alfieri, V., Bruto II (1789); Alfieri, V., Oreste (1788); Andrea da Barberino, Guerin Me-
schino (1473, postumo); Ariosto, L., Satira VI (1525); Bronte¨,
E., Cime tempestose (Wuthering Heights, 1847); Caproni, G., Il
seme del piangere (1959); Catone, M.P., Il Censore, Libri ad Marcum filium (sec. II a.C.); D’Annunzio, G., Il piacere (1889);
D’Annunzio, G., L’innocente (1891); D’Annunzio, G., Le Ver- FIGLIO
gini delle rocce (1896); D’Annunzio, G., Notturno (1918);
D’Annunzio, G., Poema paradisiaco (1893); Dante Alighieri, La
divina commedia (1306-21); Dickens, C., David Copperfield
(1849-50); Dickens, C., Oliver Twist (1837-38); Dostoevskij, F.M., I fratelli Karamazov (1880); Eschilo, Agamennone, in
Orestea (458 a.C.); Eschilo, Coefore, in Orestea (458 a.C.);
Eschilo, Eumenidi, in Orestea (458 a.C.); Eschilo, I sette a Tebe (467 a.C.); Eschilo, Orestea (458 a.C.); Euripide, Andromaca (415 a.C.); Euripide, Elettra (413 a.C.); Euripide, Ifigenia in
Tauride (ca. 413 a.C.) Euripide, Ippolito (428 a.C.); Euripide, Oreste (408 a.C.); Euripide, Troadi (415 a.C.); Fe´ne´lon, F. de
Salignac de la Mothe, Le avventure di Telemaco (Les aventures
de Te´le´maque, 1695); Fielding, H., Tom Jones (The History of Tom Jones, a Foundling, 1749); Foscolo, U., I sepolcri (1807);
Foscolo, U., Sonetti (1803); Foscolo, U., Ultime lettere di Jacopo
Ortis (1798; 1802; 1817); Hartmann von Aue, Gregorio sullo scoglio (Gregorius auf dem Steine oder der gute Suander, inizio
sec. XIII); Hugo, V., L’uomo che ride (L’homme qui rit, 1869); Joyce, J., Ulisse (Ulysses, 1922); Joyce, J., Dedalus: ritratto del-
l’artista da giovane (A Portrait of the Artist as a Young Man,
1916); Leopardi, G., A Silvia (1828); Leopardi, G., Lettera a
Monaldo (1819); Miller, A., Morte di un commesso viaggiatore
(Death of a Salesman, 1949); Moravia, A., Gli indifferenti (1929); Omero, Iliade (secc. IX-VIII a.C.); Omero, Odissea (secc. IX-VIII a.C.); Pausania il Periegeta, Guida della Grecia (ca. 135-150 d.C.); Pindaro, Le Odi Olimpiche (secc. VI-V a.C.); Pirandello, L., Il fu Mattia Pascal (1904); Pirandello, L.,
Sei personaggi in cerca d’autore (1921); Pirandello, L., Uno, nes- suno e centomila (1926); Plauto, T.M., Il mercante (Mercator,
secc. III-II a.C.); Plauto, T.M., La cesta (Cistellaria, secc. III-II a.C.); Plauto, T.M., La commedia degli spettri (Mostellaria, secc. III-II a.C.); Plauto, T.M., La fanciulla del caso (Casina, secc. III-II a.C.); Plauto, T.M., Le tre monete (Trinummus, secc. III-II a.C.); Rabelais, F., Gargantua e Pantagruele (Gargantua et
Pantagruel, 1532-64); Racine, J., Andromaca (Andromaque,
1667); Racine, J., Fedra (Phe`dre, 1677); Rousseau, J.J., Emilio o
dell’educazione (Emile ou De l’e´ducation, 1762); Saba, U., Can- zoniere (1948, 1957, 1961 postumo); Seneca, L.A., Fedra (sec.
I); Shakespeare, W., Amleto (Hamlet, 1600-01); Shakespeare, W., Re Giovanni (King John, 1596-97); Shakespeare, W., Re
Lear (King Lear, 1605-06); Sofocle, Edipo a Colono (ca. 406
a.C.); Sofocle, Edipo re (430-25 a.C.); Sofocle, Elettra (409 a.C.); Stendhal, Il rosso e il nero (Le rouge et le noir, 1830); Svetonio, Vita dei Cesari (De vita Caesarum, 121); Svevo, I., La
coscienza di Zeno (1923); Svevo, I., Senilita` (1898); Svevo, I., Una vita (1892); Tansillo, L., La balia (1552); Tasso, T., Al Metauro (1578); Terenzio, I fratelli (Adelphoe, 160 a.C.); Te-
renzio, Il punitore di se stesso (Heautontimorumenos, 163 a.C.); Terenzio, La suocera (Hecyra, 165 a.C.); Tomasi di Lampedusa,