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Fisiologia della presenza nella scienza, percorsi alternativi: dal magnetismo animale alle nuove teorie vibrazional

2.7.1. Il magnetismo animale

Cercando di spiegare alcuni successi terapeutici avvenuti in modo molto singolare, ovvero con l’uso di calamite, Franz Anton Mesmer213 sviluppa una teoria scientifica alquanto particolare: l’efficacia dell’uso delle calamite sarebbe dovuto al fatto che lo stato di salute dipenderebbe dalla circolazione nel corpo di una particolare energia paragonabile al magnetismo. Le calamite prima, e le mani stesse del curatore in un secondo tempo, sarebbero state in grado di sbloccare nel paziente gli ostacoli alla circolazione di questo fluido.

211 Ivi, p. 18-19.

212 Ivi, p. 322.

213 Franz Anton Mesmer (Iznag 1734, Meersburg 1815), credette di individuare la presenza di uno spirito o fluido “vitale” che si sprigiona da ogni essere e può determinare influenze profonde tra di essi: di qui gli studi sul “magnetismo” di minerali e viventi (mesmerismo); in particolare, essendo riuscito a provocare sonno profondo con l’uso di ferri magnetizzati, teorizzò la presenza di uno spirito vitale (magnetismo animale) che emanerebbe soprattutto dagli occhi e dalle dita e che sarebbe alla base dell’ipnosi. M. ritenne che attraverso l’influsso magnetico si potessero curare anche le malattie alla cui origine sarebbero disturbi di origine magnetica. Vedi: http://www.treccani.it/enciclopedia/franz-anton-mesmer/.

114 Questo particolare magnetismo, da Mesmer definito “magnetismo animale”, sarebbe una forza vitale che regola tutti i fenomeni biologici e sarebbe presente in tutti i corpi animati. In seguito, Mesmer penserà che il magnetismo animae sia di fatto una sorta di “energia vitale” che permea l’intero universo.

La sua scoperta si trova in un territorio di confine, di limen tra la teoria scientifica (dalla quale smargina ampiamente) per assumere i tratti di sistema filosofico di tipo naturalistico, fino a sfumature che consentono uno sfociare nella possibilità di determinare tanto un ordinamento sociale quanto una nuova pratica religiosa. Egli si sente di aver creato un vero e proprio nuovo “Vangelo della Natura”.

Di qualsiasi natura fosse il suo lavoro pratico (sia che fosse un autentico guaritore, sia che fosse un ciarlatano pronto a speculare sulla credulità delle persone), la figura di Mesmer è di fondamentale importanza in questo studio poiché il suo lavoro può essere considerato antesignano dell’ipnosi, della psicoterapia moderna e della psicologia del profondo. Situazioni di “sedute di gruppo con la formazione di una catena e l’alterazione della coscienza di alcuni partecipanti con fenomeni di chiaroveggenza anticipano le sedute spiritiche”214.

Recuperiamo sottoforma di suggestione, per il nostro lavoro pratico nella direzione dell’atttore organico, l’idea che a sostenere la rete invisibile di relazione che si instaura tra spetttatore e attore, alimentata da intezioni, emozioni e attenzione, stia una sorta di campo, simile al campo magnetico, attraverso il quale queste spinte organiche possano trasmettersi da un soggetto all’altro.

2.7.2. PNEI: equilibrio tra sistema oppiaceo e sistema endocanabinoide

Una disciplina di recente formazione, la psiconeuroendocrinoimmunologia (PNEI)215, prendendo le mosse proprio dagli studi che – come quello di Reich216 –

214 http://alleanzacattolica.org/franz-anton-mesmer-1734-1815-e-il-magnetismo-animale-da-teoria-medica- a-conoscenza-iniziatica/?pdf=4252.

215 La neuroendocrinologia nasce virtualmente alla fine degli anni Venti del secolo scorso, quando una coppia di scienziati, i coniugi Ernst e Berta Scharrer, dimostrò che alcuni neuroni dell’ipotalamo producevano sostanze di tipo ormonale. Una ventina d’anni più tardi furono identificati gli stretti rapporti che l’ipotalamo ha con l’ipofisi, la ghiandola endocrina che svolge un ruolo centrale in tutto il sistema ormonale. Fu quindi identificato lo stretto legame tra cervello e quelle che ancora erano chiamate “ghiandole a secrezione interna”. Lo sviluppo delle tecniche di microscopia elettronica e l’applicazione ai tessuti cerebrali e nervosi in generale di particolari tecniche di visualizzazione (come la fluorescenza e la immunoistochimica), attorno ai primi anni Settanta, consentirono di identificare circa cinquanta sostanze denominate “peptidi” o “neuropeptidi”. I neuroni in generale, quindi – e non solo quelli speciali dell’ipotalamo – appaiono come cellule capaci di rilasciare neurotrasmettitori e neuro-peptidi. Ma il fatto più sconvolgente è di questi ultimi anni: i peptidi vengono prodotti non solo dai neuroni, ma anche dalle cellule endocrine e da quelle immunitarie.

216 Wilhelm Reich è stato un medico, un chirurgo e psicoanalista austriaco naturalizzato statunitense. Allievo di Sigmund Freud e noto per le sue ricerche sul ruolo sociale della sessualità, per i suoi studi sul rapporto fra autoritarismo e repressione sessuale, nonché per la sua teoria sulla cosiddetta "energia orgonica". Nell'ultima parte della sua vita alcune sue ricerche lo portarono ad affermare di avere scoperto una nuova presunta forma di energia, il cosiddetto "orgone". Queste tesi furono osteggiate dalla comunità scientifica in quanto mancanti di prove e di un apparato teorico solido e questo causò a Reich alcuni problemi psicologici e il sorgere di manie di persecuzione, sul vero o presunto

115 postulano una fortissima relazione tra corpo e mente, sostiene che sessualità ed “espansione spirituale della coscienza” abbiano lo stesso decorso psico-chimico. La PNEI è la scienza che studia il rapporto tra mente, emozioni, sistema endocrino, sistema immunitario e stati di coscienza e le loro mediazioni chimiche, al fine di dimostrare la loro interdipendenza psico-chimica. Questa nuova disciplina, come si evince dal lunghissimo nome, mette finalmente in relazione i vari sistemi del nostro corpo (psiche, sistema nervoso, apparato endocrino e sistema immunitario)217. Risulta chiaro – secondo le nuove intuizioni PNEI – il sillogismo per cui la gioia ed il piacere sessuale, fino all’orgasmo (anche se non necessario, come insegna la via tantrica), prodotti con un sentimento d’amore, inducano ad una sorta di espansione di coscienza fino al raggiungimento di una sensazione estatica. É interessante per noi l'intuizione, sicuramente stimolata da Reich, che piacere, amore e spiritualità abbiano un potere immunostimolante. Le sue idee rivoluzionarie erano considerate folli e pericolose soprattutto in America; una su tutte il suo tentativo di costruire una “macchina orgonica” in grado di stimolare nel corpo gli “orgoni”, mai completata che lo portò perfino a conoscere il carcere. Il suo maggior discepolo, Alexander Lowen, partendo dagli studi del suo predecessore, arriva come visto a postulare l'esistenza di un'energia vitale di base nel corpo dell'essere umano in vita, che chiama “bioenergia”218. Con il termine “bioenergia” Lowen si riferisce dunque ad un'energia vitale di base, comune a tutti gli esseri viventi, che sarebbe presente nel corpo fino a che questo è vivo, lasciandolo al momento della morte. L'Energia di Presenza si innesterebbe dunque su un'energia vitale di base senza la quale non esisterebbe la vita nell'organismo.

Insomma, quello che ci sembra chiaro da subito è che, per procedere nella direzione di un allenamento alla percezione dell' Edp, oltre ad indagare con precisione la nostra “macchina attoriale” a livello neurofisiologico, occorre non alimentare l'antichissimo dualismo corpo/anima o anche più semplicemente corpo/mente e, seppur continuando a separare i termini per motivi sia operativi sia concettuali, provare a capire in quale misura il piano fisico e quello mentale si influenzino reciprocamente. La scienza ci viene in soccorso su questo punto. L’ultimo colpo di maglio alle tradizionali separazioni tra i tre sistemi, il nervoso, l’endocrino e l’immunitario, è venuto nel 1989 da parte di J. Edwin Blalock, docente di fisiologia all’Università dell’Alabama, con la dimostrazione che non solo i tre sistemi comunicano, ma che la comunicazione è bidirezionale e cioé essa va dal cervello alle cellule deputate alla difesa immunitaria e da queste di nuovo al cervello, così come dal cervello alle cellule endocrine e a quelle immunitarie e viceversa. È nata anche così la psiconeuroendocrinoimmunologia.

accanimento ai suoi danni. Subì una condanna a due anni di reclusione per oltraggio alla corte durante il processo a suo carico, avviato a seguito delle indagini della FDA statunitense sulla validità della sua "terapia orgonica", con accuse di frode; Reich si difese da solo e sostenne che la Corte americana non era qualificata per giudicare le sue teorie. Morì in carcere per un infarto nel 1957, pochi giorni prima del programmato rilascio. http://www.treccani.it/enciclopedia/wilhelm-reich/.

217 “Si sono identificati i collegamenti tra cervello, sistema endocrino e sistema immunitario. Questo vuol dire che le relazioni tra mente e corpo hanno abbandonato il terreno della congettura, del puro psicologismo. Adesso, non solo i canali di collegamento tra psiche e soma ma anche tra le molecole che fungono da mediatrici di questo rapporto sono state identificate. No, per carità, non abbiamo tutto chiaro. Anzi, il cammino è solo agli inizi, ma la direzione è quella giusta”. Massimo Biondi – Medicina psicosomatica.

218 A. Lowen, L'evoluzione delle tecniche analitiche in Il linguaggio del corpo, Milano, Feltrinelli, 2003, pp. 14-21.

116 Esperimenti interessanti sono stati svolti dal Dott. Sutherland all'inizio del Novecento usando un elmetto di sua invenzione, con cui poteva variare e controllare la pressione sulle diverse parti del cranio. Si sviluppa il concetto di “sistema cranio-sacrale” basato sull'evidenza anatomica di un collegamento meccanico-strutturale fra cranio e osso sacro che appunto permette la trasmissione del movimento di entrambe le strutture. Infatti il cranio e l’osso sacro sono connessi dalle inserzioni della Dura Madre, la meninge più spessa delle tre e più esterna, che risulta adesa alle strutture ossee nel cranio e che si inserisce in maniera rilevante su C2, seconda vertebra cervicale e su S2, seconda vertebra sacrale. Si determina così un movimento che coinvolge il nostro corpo, attraverso la coppia base cranica e sacro, che produce movimenti di espansione o flessione cranica e di ritorno o di estensione con frequenza diversa da quella cardiaca e da quella respiratoria, pari a 8- 14 cicli al minuto.

Questo nostro avanzare in uno studio così ancorato al piano fisico, che ci ha portato verso la definizione di un training del corpo e della mente finalizzato a sviluppare in noi la capacità di “percepire” e dunque “essere permeati” da questa energia, non può prescindere da un procedere proporzionale anche nella direzione di una sempre maggiore propriocezione, sia fisica, sia mentale. Quando si parla di controllo delle funzioni neurovegetative (la capacità volontaria di modificare il ritmo e la frequenza cardiaca, la pressione arteriosa, l’acidità gastrica, i ritmi elettrici cerebrali, e così via), i medici sono normalmente scettici, oppure fanno riferimento a tecniche di meditazione orientali. Questa impostazione è tuttora vigente nelle nostre facoltà di medicina dove si studia su testi di fisiologia che, dopo la tradizionale distinzione tra sistema nervoso somatico e sistema nervoso autonomo, informano genericamente della possibilità di poter modificare, anche con tecniche occidentali, le tipiche funzioni vegetative. In realtà è dagli anni sessanta che si vanno accumulando dati sperimentali, prima su animali e poi su esseri umani, che dimostrano che quasi tutte le funzioni viscerali, che sono sotto il controllo neurovegetativo, possono essere, in certa misura, controllate volontariamente dopo opportuno addestramento.

La tecnica che in proposito è usata nei laboratori occidentali si chiama “biofeedback”. Il biofeedback (o retroazione biologica) è un processo in cui le persone imparano a migliorare la loro salute e le loro prestazioni osservando, attraverso apparecchiature elettroniche, i segnali generati dal proprio corpo.

Le neuroscienze e la PNEI dimostrano che il cervello, pur essendo ovviamente la sede delle funzioni intellettive umane, non è per nulla paragonabile ad un calcolatore nel suo modo di leggere la realtà esterna, ma è, al tempo stesso e a tutti gli effetti, una grande ghiandola endocrina, recuperando così una geniale intuizione dell’antica medicina occidentale (“Il cervello è una ghiandola, come la mammella” Ippocrate) e orientale (“Il cervello è il lago del midollo”, medicina tradizionale cinese). Così il sistema immunitario può essere definito un vero e proprio organo di senso, l’occhio interno, organizzato in network per sorvegliare sia l’esterno sia l’interno. L’esistenza di una serie di molecole attive sia a livello centrale (nel cervello) sia periferico (nel metabolismo di svariati organi e sistemi d’organo) unifica, per così dire, il corpo umano, getta un ponte tra cervello e resto del corpo, tra mente e corpo biologicamente fondato. Con i neuro-peptidi, per usare una felice espressione di P. Pancheri, si sono trovate “le parole e le frasi della comunicazione tra cervello e resto del corpo”. La PNEI segna la fine della vecchia medicina ottocentesca, ancora attardata sul sistema meccanicista, che vede la malattia come prodotto lineare di

117 un’aggressione esterna, batterica o virale. Ma con la vecchia medicina scompare anche il suo alter ego, la medicina psicosomatica con tutto il suo incerto armamentario a predominanza psicologica.

E’ ormai chiaro quanto sia determinante l’aspetto mentale su quello fisico e quanto questi due approcci siano in realtà da impossibili da scindere in un lavoro pratico su se stessi. Dunque, alla base della più importante modificazione extra-quotidiana dello stato psicofisico del corpo-mente dell'attore, l'Edp, sta un training fisico, mentale e spirituale che prende le mosse da una fortissima autosuggestione. Questa, quando nasce in modo autentico, genera un nuovo stato di consapevolezza non per un desiderio di auto- perfezionamento dettato dal nostro ego, ma per una continua volontà di somigliare il più possibile all'immagine che la nostra mente ha creato di noi stessi (del “Vero sé”, “Sé interiore” oppure “Super-conscio”, come volta per volta è stato definito dalle varie scuole o tradizioni). Questa sensazione auto-generata di “essere pienamente se stessi” e “sentirsi parte del tutto”, nella nostra ipotesi di lavoro, influisce e orienta realmente il nostro stato psicofisico. É proprio questa autocoscienza olistica di sé come corpo-mente-spirito in atto che viene allenata per percepire – rendendoci capaci di esserne permeati – l'Energia di Presenza.

2.7.3. Indagine su possibili funzioni di epifisi e neurotrasmettitori

Epitalamo (nel quale è situata l’epifisi o ghiandola pineale) e ipotalamo sono fondamentali per la nostra esistenza.

L’ipotalamo è una zona del cervello che esercita un controllo su importanti funzioni di sopravvivenza come l’equilibrio idrico, la temperatura del corpo, l’assunzione del cibo, i cicli sessuali e circadiani, la pressione arteriosa, l’increzione219 dell’ipofisi e molto altro. Purtroppo l’ipotalamo, sollecitato dalle emozioni, è capace di vivere di vita propria e, da collaboratore dell’epitalamo, diviene il “direttore d’orchestra”, con la complicità dell’ipofisi, nel meccanismo dell’H.P.A. (asse ipotalamico-ipofisario-surrenale).

Ricordiamo che secondo la PNEI l’asse HPA può divenire una sede di loop di dipendenze biochimiche che favoriscono sempre di più l’attività del sistema oppioide a discapito del sistema cannabinoide con il relativo prosperare degli automatismi. Il meccanismo stressatorio produce risposte automatiche gestite dal sistema HPA.

Il sistema HPA non è stato creato per essere usato in continuazione: nessun sistema biologico naturalmente si oppone ad esso. La vita dell’organismo non è ‘programmata’ per gestire disarmonie continue. Lo stress psichico prolungato genera sempre un deficit energetico a livello mitocondriale e lo fa producendo elettroni; quando il sistema è sotto stress l’organismo si intossica producendo elevati livelli di scarti metabolici220.

Bisognerebbe considerare il sistema immunitario non come un sistema di difesa, bensì come uno strumento utilizzato dall’energia psichica (quasi del tutto inconscia)

219 L’increzione è una secrezione interna.

220 A. M. King, A. Miranda, Life, i segreti della ghiandola pineale, IOSONO edizioni, Milano, 2010, p. 172.

118 prodotta dall’organismo per manifestare se stessa.

Lo stress ha effetti negativi innanzitutto sulla ghiandola pineale e, poiché l’epifisi può essere considerata l’estremità superiore del sistema simpatico, questo porta ad uno squilibrio del Sistema nervoso autonomo (SNA). L’attività dell’epifisi si riduce sempre di più fino a spegnersi. Questa riduzione delle funzioni dell’epifisi, che generalmente è imputata all’invecchiamento dell’organismo, è probabilmente dovuta al continuo utilizzo del meccanismo stressatorio emozionale (che attiva il sistema HPA, con una progressiva riduzione degli ormoni surrenali). In età avanzata un’analisi ai raggi x dell’encefalo rileva spesso la totale calcificazione dell’epifisi. Il soggetto, pur sembrando in salute, vive così una condizione permanente di stress. A questo punto, poiché la psico-neuromodulazione è inibita, l’organismo cerca di proseguire nella sua esistenza per mezzo del livello più basso di auto-regolazione, quello modulato dai neurotrasmettitori.

I neurotrasmettitori sono sostanze liberate anche dalle terminazioni nervose quando il segnale sta per esaurirsi al fine di consentire la sua continuità. Per la trasmissione dei segnali nervosi, il sistema si avvale, tra gli altri neurotrasmettitori, di acetilcolina, dopamina, adrenalina, noradrenalina, serotonina, istamina, endorfine, che agiscono sul sistema nervoso centrale (SNC) modificando lo stato elettrico delle cellule cerebrali. Le quali a loro volta modificano l’attività fisiologica degli organi.

Endorfine, enkefaline e dinorfine sono neurotrasmettitori oppioidi. L’endorfina è sempre stata fatta rientrare nella “chimica del piacere”; tutte queste sostanze sono in realtà semplicemente sostanze analgeiche in quanto morfino-simili.

Secondo la PNEI, occorre distinguere tra il piacere che nasce dal raggiungimento di uno scopo personale il cui obiettivo è la gratificazione della personalità – che si avverte a seguito di un picco emozionale derivante da una gratificazione egoica – e il piacere che deriva da un obiettivo il quale – pur arrecando un beneficio anche alla persona che lo realizza – è dettato da uno scopo non di natura egocentrica ma di benessere collettivo, condivisione e gioia: in una parola mosso da un sentimento di amore. Questo secondo tipo di piacere trova quale suo modulatore la molecola dell’anandamide (dal termine sanscrito “ananda”, beatitudine). Questa molecola si produce nell’organismo quando il sistema oppioide e cannabinoide (rispettivamente regolati dall’ipotalamo e dall’epitalamo) sono in equilibrio tra loro. Le endorfine (che producono sensazioni di euforia prodotte da sesso, gioco d’azzardo, ma anche sport e attività del “branco”) sono rintracciabili prevalentemente nell’ipofisi e nell’ipotalamo. Qualsiasi tipo di dipendenza, farmacologica o meno, produce la proteina delta-FosB, si tratta di una sostanza molto stabile che può rimanere nel cervello mesi dopo la cessazione dell’esposizione; la sua persistenza risiede nella sua particolare stabilità molecolare. Questa particolare proteina sembra creare danni al sistema di trascrizione dell’RNA. Gli errori di trascrizione sono alla base di alterazione dei tessuti dell’organismo, dello sviluppo di malattie, di cambiamenti comportamentali e della distruzione della chimica del piacere a livello dopaminergico e del glutammato. Il risultato che deriva dal secondo tipo di piacere descritto, ossia raggiunto per mezzo di una spinta interiore piuttosto che sviluppato per la soddisfazione di un bisogno esteriore produrrà un risultato non analgesico ma rigenerante, riportando, con la produzione dell’anandamide, i due sistemi (quello oppioide e quello cannabinoide) in equilibrio tra loro. La mente tende a produrre una serie di “stratagemmi autogratificanti” che si traducono fisiologicamente con la produzione delle endorfine. Finché il nostro meccanismo

119 gratificatorio sarà alimentato dalle endorfine, la piena attività regolatrice dell’epifisi ci sarà preclusa.

La ghiandola pineale. L’epifisi, o ghiandola pineale è un corpuscolo grande come una lenticchia, a forma di cono (ricorda anche una piccola pigna, oppure una coppa), situata alla base del nostro cervello. Fu scoperta più di 2300 anni fa dai medici greci Erofilo ed Erasistrato, fondatori della grande scuola medica di Alessandria d’Egitto. Dopo di loro Galeno la considerò una ghiandola linfatica e solo alla fine del ‘600 Cartesio le fornisce una migliore e nuova collocazione. Nella sua opera “Discorso sul metodo” Descartes divide la realtà in “res extensa” e “res cogitans”: la prima rappresenta la realtà fisica che è estesa, limitata e inconsapevole, la seconda la realtà psichica a cui Cartesio attribuisce le qualità di inestensione, libertà e consapevolezza. Queste due realtà sono molto eterogenee e fondamentalmente non possono interagire creando così un dualismo. Come può infatti l’uomo agire fisicamente (res extensa) secondo libera volontà (res cogitans)? Esiste un punto fisico nell’uomo nel quale questi due aspetti si incontrano e sono in grado di interagire? Cartesio individua questo punto nell’epifisi, unica parte dell’encefalo ad essere singola e non doppiata in entrambe gli emisferi221.

La ghiandola pineale non ha mai ricevuto grande attenzione dalla medicina occidentale che l’ha per lungo tempo relegata a struttura endocrina dall’incerta e non prevalente funzione, che si atrofizza lentamente dopo la pubertà. Esiste la possibilità che le funzioni di questa piccola ghiandola endocrina, seppur trascurate dalla letteratura scientifica che liquida l’epifisi definendola una struttura minimale e priva di importanza, siano state indagate privatamente da fondazioni ed università che ne immaginavano un ben diverso potenziale.

La sostanza più nota secreta dall’epifisi è la melatonina: questo ormone è un prodotto