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Tra psicologia e ipnosi: alcune tecniche di lavoro

Seppure l’allenamento ideomotorio come analizzato permetta al soggetto di lavorare sul piano fisico, emozionale e mentale, abbiamo preso in considerazione questa tecnica di addestramento nella categoria sport, perché di fatto, questa fornisce i migliori risultati proprio su performance di carattere sportivo, quindi principalmente fisiche. Ora analizziamo altre due tecniche, a nostro parere molto utili per fungere da riferimento per un possibile training psicofisico dell’attore danzatore (il nostro training neuroplastico per l’attore organico) che, seppure circoscrivibili nell’ambito della psicologia (dunque ascrivibili ad un allenamento prevalentemente mentale) lavorano anch’esse su tutti e tre i piani: il metodo Silva o la dinamica mentale e la tecnica sviluppata dal Prof. Stefano Benemeglio o ipnosi dinamica.

3.2.1. Il Metodo Silva: la dinamica mentale

La tecnica strutturata da José Silva268, il Metodo Silva o Mind Control, parte dal presupposto fisico che le capacità mentali aumentano tanto più si abbassano le frequenze

268 José Silva (Laredo, Texas, 1914 – Laredo, Texas, 1999) è considerato il creatore del Mind Control o metodo Silva, che oggi conta molte scuole in tutto il mondo.

154 cerebrali269. Prendendo come riferimento un circuito elettrico e sapendo (dai suoi precedenti studi di elettronica) che il circuito ideale è quello che presenta minore resistenza ed impedenza utilizzando al massimo l’energia elettrica che lo percorre, Silva ipotizza che le migliori prestazioni mentali siano associate ad un ritmo encefalico alfa (ovvero intorno ai dieci cicli al secondo), frequenza tipica della meditazione, del sonno leggero, dei sogni. Il nostro ritmo fisiologico quotidiano quando siamo svegli, ovvero il beta (dai 14 ai 30 hz), è riscontrabile non soltanto nel normale stato di veglia, ma anche in stato di ipnosi (motivo per il quale, dopo un primo approccio di Silva alle tecniche di ipnosi egli smette di utilizzare le sedute ipnotiche, concentrandosi sullo sviluppo del suo metodo) e maggiormente legato all’emisfero sinistro dell’encefalo, è una frequenza che non prevede abilità mentali altrettanto straordinarie. Primo obiettivo del metodo Silva, dunque, è quello di portare i soggetti ad un ritmo encefalico più lento (diminuendo la “dispersione”), senza cadere nel sonno. Si tratta naturalmente di un obiettivo che, come abbiamo visto, questo metodo ha in comune con tutte le tecniche di meditazione (orientali e non) a noi oggi note. A questo livello i soggetti, oltre ad essere più calmi, rilassati e “performanti” dal punto di vista fisico e mentale, sembrano in alcuni casi in grado di manifestare poteri psichici di chiaroveggenza270. Dopo questo abbassamento del ritmo cerebrale, la tecnica elaborata da Silva, incrementa al lavoro dell’emisfero cerebrale sinistro (quello maggiormente utilizzato nella vita quotidiana, attivato per problemi di tipo logico e razionale) quello dell’emisfero destro (più creativo e più in contatto con la parte inconscia ed irrazionale del soggetto) attraverso la tecnica della visualizzazione. Queste visualizzazioni sono utilizzate per modificare lati del carattere, cambiare abitudini, facilitare il percorso per raggiungere un obiettivo desiderato, e anche per ottenere cose considerabili “straordinarie” per chi non attua un allenamento mentale costante.

Secondo José Silva è dunque possibile modificare se stessi con una semplice tecnica di visualizzazione mentale. Sappiamo quanto sia difficile cambiare non solo il proprio carattere, gli schemi mentali che insistono in meccanismi di coazione a ripetere, persino i fonemi o i morfemi che utilizziamo nel quotidiano, la scelta delle parole ecc.

L'attore, il danzatore, ma anche l'atleta e il musicista sanno quanto sia ostico, soprattutto dopo una certa età, modificare anche solo la postura del proprio corpo. A livello vocale e cinesico siamo talmente cristallizzati da essere facilmente imitabili, per la nostra “banale” scelta di gesti e suoni che ci caratterizzano, come se il nostro corpo-mente non fosse in grado di produrre che un numero assai limitato di possibilità fisiche e vocali.

Secondo la teoria della dinamica mentale è possibile intervenire volontariamente sul proprio carattere, semplicemente utilizzando una forma di autosuggestione prodotta da visualizzazioni.

269 Il paragrafo dedicato al metodo Silva è stato elaborato sulla base di due volumi ad esso dedicati: R. Favro, Evoluzione, un passo avanti, omaggio a José Silva reperibile on line http://www.ilmetodosilva.to.it/PDF/RobertoFavro-Evoluzione2015.pdf e J. Silva e P. Miele, Il metodo Silva Mind Control, manuale operativo per lo sviluppo della mente intuitiva, Torino, Omega Edizioni. 2001.

270 Se l’ipotesi dei campi mentali suggerita da Shaldrake fosse vera, abbassando la “dispersione” del cervello, dunque portando le frequenze a dieci cicli al secondo in stato di veglia, il soggetto sarebbe in grado di costruire “campi mentali volontari”, veicolando attenzione, emozione ed intenzioni nello spazio e nel tempo. In questo senso potrebbe non essere escluso che due cervelli “a bassa frequenza” possano comunicare tra loro “connettendosi” a livello elettromagnetico.

155 Semplificando la tecnica è richiesto innanzitutto, attraverso una sorta di training autogeno, di portare il proprio corpomente in stato alfa (cioè portare le frequenze del cervello ad oscillare tra i 14 e i 7 cicli al secondo), a mettere maggiormente in comunicazione i due emisferi cerebrali ed infine, in questo stato psicofisico, a condizionare positivamente la propria mente attraverso suggestioni prodotte da immagini mentali. In questo modo, lavorando a livello profondo (seppur cosciente, a differenza dell'ipnosi, tecnica precedentemente utilizzata da Silva), “l'ordine” che noi diamo alla nostra mente, viene percepito sia dall'emisfero sinistro che pertiene al razionale, sia da quello destro. Siccome il cervello non è in grado di distinguere una percezione immaginaria da una reale, (vedi l'esempio della cipolla che l'ipnotizzatore chiama mela), sarà la nostra parte razionale a scegliere il condizionamento che vogliamo operare su noi stessi, mentre sarà la parte destra del cervello, quella creativa, a fissarlo per sempre in noi attraverso le immagini.

Un’esperienza simile, seppur non guidata volontariamente dal soggetto suggestionato, si era già operata attraverso l'uso del messaggio subliminale.

Come detto, il primo obiettivo del metodo Silva è di rilassare il soggetto attraverso un rilassamento simile alla meditazione, per ottenere un abbassamento delle frequenze cerebrali. Gli esercizi proposti per abbassare le frequenze sono diversi. Si passa dalla meditazione guidata (ascoltare la voce del maestro) ad esercizi che possono essere praticati in modo autonomo. Si suggerisce ad esempio, al mattino di chiudere gli occhi portando lo sguardo in alto (sembra che questa posizione degli occhi sotto le palpebre favorisca l’abbassamento delle frequenze), contando mentalmente prima da cento ad uno per dieci giorni, poi da cinquanta ad uno, poi da dieci ad uno, poi da cinque ad uno, sempre per dieci volte. L’obiettivo è che con la pratica “andare a livello” (locuzione utilizzata per definire il soggetto le cui frequenze si abbassano a ritmo alfa) possa trasformarsi in un automatismo e non sia dunque più necessario dedicare tutto il tempo che si è investito inizialmente al rilassamento. Per terminare la pratica il soggetto si ripete mentalmente una frase che gli permette di uscire volontariamente dallo stato di rilassamento271. Una volta in grado di entrare ed uscire volontariamente ed automaticamente dal livello alfa il soggetto passa ad un addestramento successivo.

L’addestramento successivo consiste ad esempio nello stare seduti o comunque in una posizione comoda e rilassata concentrare la propria attenzione sulle singole parti del corpo (partendo dal basso, prima su un piede poi sull’altro e così, a salire, per tutto il corpo. Arrivati al cuoio capelluto, scegliere un punto davanti a noi e fissarlo (lo sguardo dovrebbe alzarsi a 45 gradi circa dall’orizzonte) finché le palpebre non si fanno pesanti. A questo punto il soggetto deve chiudere gli occhi, contare da cinquanta a uno per dieci giorni, poi da dieci ad uno ed infine da cinque ad uno, sempre per dieci giorni. È richiesto al soggetto che si sta allenando di utilizzare mediamente sempre lo stesso orario per praticare l’esercizio. A questo punto il soggetto dovrebbe avere ancorato272 il livello che la

271 “Verrò fuori lentamente mentre conto da 1 a 5, e mi sentirò completamente sveglio e meglio di prima. Uno... due... tra poco aprirò gli occhi... tre... quattro... cinque.., occhi aperti, sono completamente sveglio, mi sento bene, mi sento meglio di prima”.

272 Si tratta di un termine preso a prestito dalla PNL. “Ancorare”, secondo questa disciplina, sarebbe un meccanismo che permette di “legare” uno stato psicofisico ad un gesto, ad una pressione o ad una parte del corpo, in modo da poter rievocare automaticamente quello stato toccando quella parte del corpo, piuttosto che ripetendo quel gesto, ecc. In questo caso basterà rilassare velocemente tutte le parti del corpo e contare da cinque ad uno per “andare a livello”, ovvero riprodurre lo stato psicofisico nel quale la frequenza cerebrale è di circa dieci cicli al secondo.

156 tecnica richiede per iniziare il condizionamento mentale. Il conto alla rovescia è associato allo stato psicofisico ricercato dunque, anche senza la voce dell’istruttore che conta e provoca la suggestione il soggetto sarà in grado autonomamente di riportare se stesso in questo stato visualizzando i numeri e pronunciandoli nella mente. Il conto alla rovescia è a questo punto del condizionamento mentale associato al livello alfa. Il soggetto è ora pronto per una seconda fase di lavoro. Se la prima fase è finalizzata all’abbassamento delle frequenze cerebrali, la seconda ha come obiettivo quello di (ri)attivare l’emisfero cerebrale destro (quello definito più creativo, molto attivo nei bambini e lentamente sopraffatto dall’emisfero sinistro, i cui compiti più “razionali” meglio sembrano aderire alle esigenze della vita di un soggetto adulto). Per attivare l’emisfero destro, dopo la concentrazione o meditazione, si pratica una visualizzazione. Il soggetto dunque, raggiunto questo stato, dovrà visualizzare uno “schermo mentale”, come se fosse quello di un cinema, posto alla distanza di circa due metri da sé. A questo punto dovrebbe proiettare qualcosa di familiare come un’arancia o una mela. All’inizio occorrerà concentrarsi per qualche tempo sulla stessa immagine per renderla sempre più reale in ogni suo dettaglio. Durante la visualizzazione il soggetto proverà a far scivolare via pensieri che interferiscono su quell’unica immagine che sta visualizzando. Il conto alla rovescia non è l’unica tecnica che permette al soggetto di raggiungere il livello alfa: può accadere con un mantra273, con un suono ripetuto di tamburo, concentrandosi sul respiro, ecc. Utilizzare i numeri, secondo la tecnica proposta dalla dinamica mentale sembra permettere al soggetto una maggiore concentrazione. Dopo aver imparato a proiettare delle immagini sullo “schermo mentale” il soggetto prova a proiettare un episodio realmente vissuto nella propria giornata, cercando di rievocare nella mente suoni, colori, odori, sensazioni e provando a riviverlo in ogni dettaglio. Ripercorrere “in alfa” l’evento produrrà una maggiore ricchezza di dettagli e sensazioni rispetto ad un tentativo di rievocazione “in beta”, ovvero in uno stato ordinario di coscienza274. Ora il metodo Silva prevede che il soggetto “colleghi” questo evento reale (realmente vissuto), con un evento immaginato (immaginario) che egli desidera che si realizzi, andando di fatto a “sostituire” la pima visualizzazione con la seconda nel proprio schermo virtuale. La visualizzazione richiede di “spingere via” il “film” precedente facendolo scivolare sul lato destro dello schermo immaginario e far apparire un nuovo film (che proviene dal lato sinistro), altrettanto ricco di particolari visivi, uditivi e cinestesici e altrettanto realistico, ma più vicino a come si vorrebbe che la situazione si trasformasse. Questo genere di operazione può produrre, secondo la tecnica di Hosé Silva, una modificazione della realtà. L’ipotesi qui è molto simile a quella proposta con l’allenamento ideomotorio: una precisa visualizzazione produce delle modificazioni reali nel soggetto, andando a stimolare (grazie ai neuroni specchio) le aree cerebrali che si attiverebbero se questo realizzasse il movimento visualizzato sul piano fisico e mandando impulsi neurologici ai muscoli che egli si immagina di attivare ma – e questo è forse il diverso accento che distingue il metodo dall’allenamento ideomotorio – l’allenamento può evolvere anche su altri piani. Visualizzando una situazione immaginata riproduciamo

273 Termine di origine induista che definisce una formula ripetuta molte volte come pratica meditativa. 274 Questo spiega perché spesso nei riti spesso sia presente un suono ripetuto di un tamburo, un mantra o

qualcosa che viene continuamente reiterato insieme all’odore dell’incenso che funge da gancio per rievocare con più facilità quel preciso stato mentale. Questi fattori concorrono a produrre nei soggetti lo stato alfa, incrementando la loro possibilità di visualizzazione. Se i soggetti, pur abbandonandosi al rito riescono a rimanere coscienti di sé, possono probabilmente accedere ad una differente forma di comunicazione tra di loro di tipo non verbale (come nel caso della lettura del pensiero). Se invece nel soggetto si inducesse un aumento delle frequenze cerebrali con una conseguente suggestione, è possibile in alcuni casi che questo cada in uno stato di trance o, se accade a più soggetti contemporaneamente, in uno stato di ipnosi collettiva.

157 anche sul piano emozionale e mentale il comportamento che avremmo nei confronti di quella situazione, dunque attiviamo quei percorsi neuronali che realmente attiveremmo (o potremmo attivare se quella situazione accadesse nella realtà) quando quella situazione immaginata ci accadrà. Anticipando di fatto la fisiologia che si manifesterebbe in quella situazione (non solo quella fisica che prevede il perfezionamento del gesto) stimoliamo noi stessi ad un comportamento reale differente da quello che abbiamo sempre compiuto in modo ordinario. Questo accade anche nell’allenamento ideomotorio, dove però il peso maggiore è dato alla visualizzazione del gesto. In questo senso la situazione visualizzata “ci sta accadendo per davvero”, poiché ne riceviamo tutti i feedback a livello fisiologico e, come Matz ha intuito, la mente non distingue tra una situazione reale e una vividamente immaginata. Silva inoltre precisa alcune “regole” che occorre rispettare per allenarsi con il suo metodo: la visualizzazione deve essere mossa da un desiderio forte e reale che quella situazione accada per davvero; bisogna credere che succederà; occorre aspettarsi che il fatto avvenga ed infine scegliere qualcosa che non comporti un problema per un’altra persona. A corollario della tecnica brevemente esposta in questo paragrafo, il metodo Silva ci propone anche parole “gancio”275 o la tecnica delle tre dita276 per raggiungere più velocemente quello stato psicofisico eccezionale che si ottiene abbassando le frequenze cerebrali.

Un altro esercizio proposto nel metodo Silva, forse più rapido rispetto al precedente, consiste nel concentrare le varie fasi (raggiungere il livello alfa, visualizzare e orientare i propri pensieri, sentimenti e azioni in modo positivo) nei primi cinque numeri del conto alla rovescia. In questo caso, per “andare a livello”, si usa sempre il conto alla rovescia. Si comincia l’autosuggestione creando delle tensioni fisiche che poi si sciolgono volontariamente. Il soggetto visualizza e pronuncia mentalmente il numero cinque e lo associa alla rotazione in alto degli occhi (situazione fisica che produce uno stato di tensione). In questo stato egli si ripete mentalmente e visualizza il numero cinque per tre volte. Quando l’associazione è compiuta (intercettando entrambe gli emisferi, il sinistro con la ripetizione del numero e il destro con la visualizzazione del numero) e il soggetto si è abbondantemente stancato, egli può lasciare che i suoi occhi si chiudano ed associare alla sensazione di ritrovato rilassamento il numero quattro (sempre ripetuto mentalmente e visualizzato). Anche in questo caso è suggerito di visualizzare il numero in alto per tenere lo sguardo (seppure in questa fase gli occhi siano chiusi) a venti gradi rispetto all’orizzonte. Ciò accade anche concentrando lo sguardo al centro della fronte e poi sciogliendolo. Gli occhi andranno automaticamente leggermente verso l’alto. In questo stato il soggetto può memorizzare la sensazione psicofisica per richiamarla quando gli occorrerà lavorare con le immagini mentali. Ripetuto per tre volte il numero quattro passerà al tre. Al numero tre farà corrispondere la suggestione “corpo completamente rilassato”277, sciogliendo la tensione nelle varie parti del corpo (analogamente all’esercizio precedentemente descritto). Realizzata questa fase al numero due il soggetto associa la suggestione “mente rilassata” e infine arriva al numero uno, che senza essere associato ad

275 Termine preso in prestito dal linguaggio cinematografico che prevede di “seminare” nella sceneggiatura un concetto (o una situazione) che sarà poi rievocato in un secondo tempo. In questo lavoro utilizziamo il termine “gancio” per definire qualcosa che ha una funzione di “ancoraggio”.

276 Se quando il soggetto è “andato a livello” ha unito tre dita (pollice, indice e medio), egli ha ancorato lo stato psicofisico a quel particolare gesto. Dunque successivamente gli basterà unire queste tre dita durante la lettura di un testo o l’ascolto di una conferenza per riportare le frequenze cerebrali immediatamente in alfa ed essere più ricettivo all’evento, più attento, memorizzare più facilmente, ecc. 277 La stessa cosa che fa mentalmente il praticante esperto attraverso un’autosuggestione, può essere fatta

158 una particolare suggestione corrisponde ad un “corpo rilassato e una mente rilassata”. Anche in questo caso giunti a questo punto dell’auto-induzione (raggiunto cioè il livello alfa) è possibile cominciare la visualizzazione di un luogo ideale di rilassamento278. Il luogo immaginato o visualizzato deve essere sempre lo stesso. Se preoccupazioni quotidiane si affacciano in questa fase scegliere se aspettare che passino oppure liberarsene utilizzando sempre la visualizzazione. A questo punto del lavoro, nel luogo di rilassamento, il soggetto può immaginare di far comparire una lavagna sulla quale appariranno, o sulla quale egli immaginerà di scrivere, frasi benefiche che lo potranno aiutare nel raggiungimento del suo obiettivo. Anche in questo caso egli potrà contare da uno a cinque per uscire dallo stato e terminare la sessione di lavoro.

3.2.2. Stefano Benemeglio: l’ipnosi dinamica

L’ipnosi dinamica279, tecnica sviluppata dal Professor Stefano Benemeglio280, si propone di integrare i due sistemi espressivi dell’essere umano, la comunicazione verbale (CV) e quella non verbale (CNV), in modo efficace e organico. Se la CV si serve del veicolo della parola, indirizzando la comunicazione ai recettori logici del nostro interlocutore, la CNV – utilizzando per comunicare gesti, suoni, comportamenti, variazioni posturali, atteggiamenti mimico-emozionali (micro espressioni facciali, uso dello sguardo ecc.) – indirizza la comunicazione ai recettori emozionali dell’interlocutore.

L’esigenza di comunicare o di esprimere un’emozione si origina, secondo questa disciplina, da uno stato di tensione presente in quel momento nel soggetto. Attraverso la comunicazione avviene lo scarico della tensione già presente. Accade dunque che qualsiasi individuo, seppur inconsapevolmente, utilizzi la comunicazione come strumento di scarico tensionale. Ogni comportamento o decisione dell’individuo sembrerebbe dipendere dal bisogno di scaricare questa tensione. Le tensioni stabili nascono sempre dal confronto tra ciò che siamo e ciò che vorremmo essere, tra ciò che abbiamo e ciò che vorremmo avere. Più precisamente è la discrasia tra l’aspetto mentale e razionale dell’individuo (conscio) e il suo aspetto istintivo (o inconscio) che produce questa tensione, che la parte inconscia utilizza come “alimento” o “benzina”. Non importa se la “tensione” sia per la nostra parte razionale di segno positivo (tensione emozionale) o negativo (tensione ansiosa), il nostro inconscio (più precisamente, secondo gli operatori di ipnosi dinamica, il nostro istinto) percepirà questa tensione come un alimento, e per questo motivo ne andrà alla ricerca. Un evento “negativo”, come la visione di un incidente stradale spesso produce una risposta

278 Se non si è ancora totalmente rilassati si può nuovamente operare un conto alla rovescia da dieci ad uno o anche da cinquanta ad uno.

279 http://www.affaritaliani.it/culturaspettacoli/ipnosi_dinamica020210.html.

280 Stefano Benemeglio nasce a Roma il 26 settembre 1945. Psicologo, ipnologo e ricercatore, è autore di studi sul comportamento umano a partire dagli anni ‘60. Nel decennio tra il ‘68 e il ‘78 studia i meccanismi dell’ipnosi sotto il profilo del comportamento emotivo, definisce il modello pragmatico e operativo dell’Ipnosi Dinamica e codifica un proprio linguaggio di comunicazione analogica non verbale. Partito dall’ipnosi, si dedica successivamente alla ricerca psicologica, per affrontare da una diversa e rivoluzionaria angolazione le problematiche legate alla comunicazione. Definisce negli anni ‘80 i fondamenti della psicologia analogica, disciplina che studia le leggi e le regole che governano il comportamento emotivo dell’uomo, esplicitando attraverso modalità sempre più analitiche, entro la fine dello stesso decennio, sia le procedure che l’aspetto filosofico ed epistemologico della disciplina. Nel 2008, in suo onore, nasce A.I.D.A. - Accademia Internazionale delle Discipline Analogiche nella quale vi ricopre, inoltre, la carica di presidente onorario. L'11 giugno 2010 gli viene conferito il titolo di Accademico AEREC.