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L’automa, il testimone Io, il testimone spirituale

Il ternario umano. Secondo le tradizioni esoteriche occidentali365, l’essere umano presenta tre possibilità di coscienza: automa, Io-testimone (testimone coscienza dell’io), testimone spirituale.

364 P. D. Ouspensky, Frammenti di un insegnamento sconosciuto, Roma, Ed. Astrolabio, 1976, p. 166-168. 365 Crf. a I. Swaller De Lubicz, L’apertura del cammino, Faragliano (CN), Edizioni Riza, 2003.

195 L’automa è l’uomo mortale (fisico, emotivo e mentale). La coscienza innata, istintiva, si addormenta generalmente, vale a dire cessa di essere percepibile per lui, nel momento in cui si sviluppano le sue facoltà mentali. Egli subisce allora il gioco delle funzioni organiche e delle reazioni – nervose, emotive e cerebrali – che queste provocano con le loro esigenze, i loro “appetiti”. L’uomo mortale o il soggetto che vive in modo quotidiano, è considerato un automa perché subisce le mutue reazioni degli elementi che lo compongono, così come le influenze esteriori che agiscono su di lui durante tutti i momenti della sua esistenza: nazionalità, famiglia, relazioni, educazione, leggi e costumi, ecc. Queste forze ne modellano l’essenza, lo plasmano. Sono “leggi”, proprio come la forza di gravità esercita un’influenza indiscutibile sui corpi fisici. Normalmente, se l’uomo non si è esercitato attraverso un’applicazione metodica a divenire consapevole dei propri stati di coscienza, questi si sviluppano o si atrofizzano a sua insaputa, fatta eccezione per la coscienza cerebrale che, secondo la tradizione, sembra non lasciarsi mai spegnere. Il soggetto in questione subisce dunque le reazioni psichiche, emotive e mentali, senza avere altro controllo se non quello che gli viene offerto dai propri sensi e dalla propria mente.

Tuttavia, questa esistenza di automa intelligente ha due “testimoni”, che sono due stati di coscienza non mortali. Ognuno di questi testimoni registra (generalmente all’insaputa dell’automa) le impressioni che lo colpiscono e provocano nell’uomo delle reazioni di cui l’automa ignora il valore e la sorgente. Il loro dualismo è comprensibile grazie alla qualità (personale o impersonale) che differenzia le loro testimonianze e l’oggetto di queste testimonianze. Per questo la tradizione li definisce testimoni.

Il testimone io. Questa funzione ha l’aspetto della personalità, che è il nome del proprio ciclo e ritmo personale rafforzato dalle proprie caratteristiche ereditarie e astrali366. Questo testimone è l’elemento osirideo dell’uomo sottomesso al rinnovamento dei “cicli del divenire”. Come tale, esso vuole la continuazione delle esperienze personali.

Il testimone spirituale ha invece l’aspetto dell’essere incarnato – suo nome spirituale – sua più alta coscienza367. Questi due testimoni considerati immortali corrispondono nella tradizione cristiana ai due angeli che sono attribuiti all’uomo come consiglieri: L’angelo cattivo e quello buono o “angelo custode”.

Il primo è il testimone “personale”, coscienza permanente dell’Io, testimone delle sue reazioni alle esperienze vitali e delle proprie resistenze alla sua subordinazione; fisicamente opera (ovvero può essere situato all’interno dell’organismo umano) nella zona del fegato e il suo “posto d’ascolto” è nel cervello. Il secondo è il testimone spirituale; questo è considerato un testimone neutro perché totalmente indipendente dalla persona, non essendo essa che il supporto dell’incarnazione e l’oggetto della trasmutazione necessaria al compimento del suo ruolo368.

366 Si parla di caratteristiche astrali poiché le condizioni dell’incarnazione, secondo questo tipo di visione che nasce dall’antico Egitto, sono state determinate dall’affinità del ritmo e dalle necessità karmiche dell’evoluzione del soggetto.

367 È il testimone del suo Ka divino, o anima divina, attraverso le sue incarnazioni. È l’elemento Horusiano della sua evoluzione perché vuole la liberazione dell’essere, al di là dell’incatenamento karmico del divenire, mediante l’unificazione delle coscienze.

368 Un ruolo “Cristico-Horusiano” di redenzione. Infatti questa redenzione deve compiersi mediante l’unione del divino con l’umano. La sua sede fisica di reazione è la milza e il suo posto d’ascolto è il centro occulto del cuore spirituale.

196 Questo doppio elemento di coscienza non mortale costituisce la superiorità dell’uomo sull’animale e diversifica la qualità dell’individuo secondo il predominio dell’uno o dell’altro e secondo i loro rapporti con l’automa. Sfortunatamente, per la maggior parte degli umani, è l’automa ad avere il controllo sul soggetto, senza che questo possa fare esperienza dell’esistenza di un “filo diretto di comando”. Questo filo diretto è il testimone dell’Io non mortale.

Questa “coscienza-testimone” registra, con o senza la partecipazione dell’automa, i risultati delle esperienze vitali, in uno stato più sottile della coscienza cerebrale. Questo filo di comando, mediante le sensazioni che subisce l’automa attribuendosele, persegue uno scopo di realizzazione dello specifico che egli rappresenta nell’umanità (sviluppo di tutte le possibilità del proprio io). Durante questo tempo, ciò che è stato chiamato automa rimane nell’illusione di dirigere la propria esistenza, avendo coltivato la coscienza delle sue facoltà cerebrali, molte delle quali esistono già negli animali superiori. E questa coscienza cerebrale, attraverso la comparazione e l’associazione delle idee, dà a questo l’impressione di poter decidere, scegliere, giudicare. Così, l’automa mortale e l’io non mortale perseguono parallelamente il loro scopo personale, con questa differenza: l’automa ignora la presenza di un io, del quale è sia servitore e sia l’ostacolo per inerzia. È l’abdicazione della sovranità dell’uomo sull’animale e sulla natura, poiché la sua scienza razionale non gli donerà mai il segreto della vita, né l’accesso al regno sovrannaturale. Quanto all’animale, è naturale che subisca le tendenze della sua specie, con tutte le loro conseguenze nella sua esistenza; esso compie il proprio destino seguendo semplicemente la propria coscienza istintiva, poiché questa coscienza della specie è il solo filo ininterrotto che passa da un individuo all’altro attraverso il seme, e non vi è in lui altro testimone che voglia accrescere la qualità del proprio individuo. Potrà avere la qualità o proprietà – della sua specie, più o meno accentuate secondo la potenza della semenza che l’ha formato, ma non potrà aggiungere altre attitudini alla propria semenza. Tutto ciò che potrà acquisire attraverso un ammaestramento, al di fuori delle sue qualità specifiche, sarà artificiale e non passerà ai suoi discendenti. Al contrario, la vita naturale (selvaggia) e le difficoltà che sarà chiamato a superare, potranno sviluppare le qualità istintive della sua specie.

L’automa umano è menomato, riguardo a queste stesse possibilità, a causa della sua educazione artificiale e a causa delle resistenze mentali che distraggono la sua attenzione dalla coscienza istintiva; e questa, non esercitata, si atrofizza. Tuttavia se accade che l’automa si lasci dirigere dal suo “testimone personale”, la situazione del soggetto diviene superiore a quella dell’animale, a condizione che le sue facoltà cerebrali gli servano esclusivamente da specchio e come trascrizione, senza che queste intervengano con un’interpretazione razionale (ovvero senza giudizio). Allora la coscienza dell’io, che è innestata sulla coscienza istintiva, farà dell’automa un soggetto responsabile del proprio comportamento e capace di imparare a conoscere le proprie possibilità.

Questo sarà un primo passo nel regno umano sovrannaturale, poiché l’uomo naturale, illuminato da questa coscienza sovrannaturale, dunque non mentale, potrà per mezzo di essa identificarsi con le cose e gli esseri della Natura, conoscerli e divenirne il maestro.

Questo potere, con la conoscenza che ne deriva, sarà un incentivo sufficiente perché un uomo, avendolo anche solamente intravisto, possa accettare di sottomettere il proprio automa alla disciplina imposta dalla propria coscienza risvegliata. Si sta qui facendo riferimento non ai mezzi, ma soltanto alla possibilità, che ciò accada; possibilità sulla quale

197 è necessario meditare per provare a verificarne la realtà. L’altro aspetto di questa possibilità, che è necessario considerare per non cadere in un pericolo temibile è che, quale che sia l’interesse per il risveglio di questa coscienza nell’essere umano, lo scopo di questo testimone è ancora uno scopo egoistico, essendo l’accrescimento dell’aspetto “personale”. Questa “coscienza-io”, per immortale che sia, visto che serve all’esistenza attuale, non è altro che la coscienza di una specificazione e delle specificazioni della natura dualistica. Ammettendo che essa non si accresca fino a potersi identificare (quindi comandare) alle cose e agli esseri della natura, non potrà, a causa della sua stessa potenza, stabilire un contatto con gli stati che le sono superiori. L’uomo governato da essa, avendo acquisito tutti i poteri e la padronanza sul proprio automa, sarà stabilito nel ritmo Osirideo che è la continuazione del ciclo personale, nel suo ritmo personale, qualunque possano essere i suoi scopi di aiuto all’Umanità.

Siamo qui di fronte ad un’apparente antinomia fra i due testimoni. Il testimone del sé, vale a dire dell’essere spirituale, essendo di carattere totalmente impersonale, indifferente a tutte le contingenze terrestri, non può mettersi al servizio dell’uomo retto dal suo testimone personale. Non perché abbia uno scopo o una volontà differenti: ciò che qui si intende per scopo e volontà non può esistere per lo ciò che si definisce Spirito. Ma vi è una tale differenza di stato e di ritmo, che il “personale” non può né costringere, né modificare e neanche contattare l’aspetto spirituale.

In compenso, se esiste un uomo così semplice e privo di opposizione mentale da lasciarsi impregnare senza resistere, il suo testimone spirituale può incarnarsi in lui e agire in lui a tal punto che la sua coscienza-io sembrerà inesistente, salvo per delle manifestazioni di coscienza istintiva. È ciò che accade in certi esseri che si dicono “semplici di spirito” o “innocenti”, talvolta perfino “idioti”, perché la loro intelligenza razionale non interviene nel loro comportamento, mentre essi manifestano spesso degli stati d’intuizione sorprendente.

In realtà, i due testimoni sono i due aspetti di una Coscienza unica, come i due aspetti dell’“arcangelo decaduto”: satanica, ovvero di Natura concretizzante, fissatrice, possessiva e luciferica, la cui natura luminosa è attratta verso la propria fonte. La redenzione dell’aspetto satanico non può compiersi che mediante la “discesa del Cristo agli inferi”, vale a dire attraverso la discesa, o esperienza, della Coscienza spirituale nell’Umano, esperienza nella quale si uniscono i due aspetti, divenuti reciprocamente coscienti l’uno dell’altro369.

Per questo, qualunque sia la padronanza ottenuta isolatamente grazie ad uno dei due Testimoni – padronanza dell’Automa grazie all’Io cosciente o dominazione totale del corpo grazie alla Coscienza spirituale senza tenere in alcun conto il “Testimone-Io” – non vi sarà liberazione finale a causa dell’eliminazione di uno degli elementi di redenzione.

Nel primo caso, la Coscienza spirituale non sarà presente per attirare l’Io fuori dalla sua limitazione personale e impedire la sua “inflazione”.

Nel secondo caso, il rifiuto del tener conto dell’Io apre la porta a disordini fisici e soprattutto ad allucinazioni emotive, immaginative (astrali) e sentimentali che, sotto il

369 Questa unione di due aspetti della personalità umana, divenuti reciprocamente coscienti l’uno dell’altro, si definisce in astrologia l’aspetto evoluto del segno dei gemelli.

198 pretesto dell’amore divino, possono generare delle illusioni fenomeniche che sono degli ostacoli alla realizzazione spirituale.

In ogni caso, non vi è liberazione definitiva per l’essere umano senza la realizzazione della Coscienza unificata, nella quale il Testimone-Io riconosce e accetta l’impulso del Testimone spirituale. È evidente che questa accettazione modificherà gli obiettivi della Padronanza ricercati dall’Io, non potendo il Sé essere limitato da scopi egoistici, poiché è essenzialmente impersonale.

Il programma di questa realizzazione totale sarà quindi:

in primo luogo la padronanza sull’Automa grazie al Testimone-Io, padronanza che avrà come risultato finale un essere umano cosciente della fonte dei suoi impulsi, cosciente dei suoi organi e dei suoi istinti, potendo così cercarne le corrispondenze nella Natura. La condizione essenziale del successo sarà che l’intelligenza razionale si limiti rigorosamente alla constatazione dei risultati, senza interpretazione (senza giudizio?).

Il secondo obiettivo è l’allargamento di questa Coscienza dell’Io nella Coscienza del Sé, obiettivo per il quel la collaborazione dei due “Testimoni” è indispensabile.

Ora, il “Testimone spirituale” è presente e non aspetta che questa esperienza. Tutto lo sforzo deve venire dal “Testimone personale” per eliminare, attraverso un’attenzione continua, gli ostacoli che impediscono alla Coscienza spirituale di manifestarsi all’uomo, divenuto ora cosciente del suo “Io”.

Gli ostacoli da eliminare sono le motivazioni egoistiche e l’ostinazione a conservare i punti di vista personali. Secondo questa visione, la soppressione di questi ostacoli apre lo sguardo interiore su delle realtà di ordine universale.