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FOCUS: IL PRIVATE EQUITY

FOCUS SUL PROCESSO DI ACQUISTO NEL B2B

FOCUS: IL PRIVATE EQUITY

Nell’ipotesi in cui l’imprenditore decida di costituire la nuova società con maggior capitale o aumentare il capitale sociale, con conseguente ingresso di nuovi soci, può tenere in considerazione l’ingresso, nella compagine, di società di investimento che non mirano però ad entrare con obiettivi imprenditoriali di lungo periodo, ma con obiettivi speculativi.

Infatti, dopo un periodo in cui prevedono una significativa crescita del business, tali investitori vendono la loro quota al fine di realizzare profitti consistenti (una volta che il valore dell’impresa in cui ha investito aumenta).

I principali investitori interessati ad una start up in fase di avvio (seed) possono essere:

-Business Angel: è un manager, un imprenditore o, più in generale un professionista, ancora in attività o in pensione, con un consistente patrimonio personale, una buona rete di contatti e una discreta propensione al rischio, disposto ad investire, in cambio di una partecipazione al capitale di rischio, nelle imprese seed al fine di ricavare un elevato ritorno sull’investimento.

- Venture Capitalist: sono soggetti che effettuano operazioni di finanziament, con la finalità di ricavare un ritorno dell’investimento, in aziende che, per natura dell’attività e stadio di sviluppo, non risultano finanziabili dai tradizionali intermediari finanziari (come ad esempio le banche).

Il Venture Capitalist investe in idee imprenditoriali particolarmente promettenti (seed financing) e società in start up nelle prime fasi di vita (venture financing) fin dalle fasi pre revenue, ovvero senza che siano ancora stati approntati i

prodotti/servizi da vendere e quindi nella fase di investimento in prodotto. -Incubatori: società che non erogano, in genere, un sostegno monetario ma

materiale, offrendo servizi come ad esempio ospitare la nuova attività nella propria struttura e offrire servizi professionali gratuiti o a tariffe molto ridotte.

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6.10.2 LE FONTI ESTERNE

Si individuano ora le principali fonti di finanziamento esterne.

Finanziamento commerciale. Fa riferimento alle dilazioni ottenute da parte dei propri fornitori con il vantaggio di posticipare le uscite monetarie, per il pagamento delle forniture, ad un periodo successivo.

Un’altra forma di finanziamento commerciale può derivare dai crediti verso i propri clienti. Premettendo che la dilazione concessa ai propri clienti comporta un costo per l’azienda89, può comunque rappresentare un finanziamento commerciale. L’utilizzo di

alcuni strumenti bancari e finanziari, infatti, consentono all’impresa di anticipare le entrate collegate ai crediti commerciali: un esempio sono lo sconto, l’anticipazione bancaria e il factoring.

Debiti verso banche e istituti finanziari. Tale debito può essere contratto attraverso i seguenti strumenti:

a. Scoperti di conto corrente; b. Mutui.

Il ricorso a tali fonti di finanziamento è tanto più alto quanto meno sviluppato è il mercato mobiliare (titoli, obbligazioni, e così via), come nel caso italiano.

Una componente fondamentare che l’imprenditore deve tenere in considerazione per il buon esito dell’operazione di finanziamento è il collaterale. Si tratta di una garanzia richiesta nelle istruttorie di fido che possono avere natura monetaria (come un conto corrente vincolato), mobiliare (un conto in titoli azionari o obbligazionari) o materiale (pegno su un macchinario).

Tale garanzia è richiesta proprio perché, essendo una azienda in fase di avvio, c’è un’elevata incertezza sul rimborso del finanziamento (che potrà avvenire solo se l’azienda produrrà degli utili).

Inoltre, anche se legalmente il destinatario del finanziamento è un’azienda, spesso la valutazione dell’istruttoria di fido è incentrata sulla valutazione della persona (imprenditore e il suo team), sulle sue qualità e sulla sua affidabilità (giudicata sulla base

89 La dilazione concessa ai clienti è un costo perché l’azienda riscuote le somme dovute in tempi

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del suo passato debitorio), piuttosto che sulle caratteristiche intrinseche del nuovo progetto imprenditoriale.

Leasing. Il leasing è già stato approfondito nel capitolo 6.3. In questa sezione ci limitiamo a dire che il leasing può essere visto a tutti gli effetti molto simile a una vendita di un’immobilizzazione materiale con pagamento rateale nel caso in cui, contrattualmente, si stabilisca il riscatto del bene in seguito al quale il bene diventa proprietà dell’azienda.

Le rate da corrispondere infatti includono, oltre alla quota di capitale legata al valore del bene, interessi che compensa il finanziamento ottenuto.

Fondi pubblici e agevolazioni finanziarie e/o fiscali da leggi speciali.90 È elevato

il numero di agevolazioni dirette (contributi a fondo perduto o a tasso agevolato) e indirette (incentivi fiscali) previsti dalla legislazione italiana.

Tuttavia, proprio per le diverse tipologie di agevolazioni, non è facile individuarle e sfruttarle; inoltre online c’è molta confusione.

Per tale ragione si consiglia l’imprenditore di recarsi presso le camere di commercio, i centri sviluppo piccole imprese o società di consulenza specializzate che possano assisterlo nell’individuazione dell’agevolazione più adeguata e conveniente per la propria azienda e nel soddisfacimento dei requisiti ai fini dell’ammissione della domanda.

6.10.3 QUANTIFICAZIONE DEL CAPITALE DI DEBITO

In questa sede è importante fornire all’imprenditore delle linee guida per la stima della quantità di capitale di debito da richiedere a titolo di finanziamento.

Per avere quindi un’idea sulla quantità di debito da contrarre è importante analizzare la scheda 16 del modello Excel inerente al saldo finanziario.

I passaggi che l’imprenditore deve seguire sono i seguenti:

90 In sede di redazione del BP, nella definizione del capitale di debito a cui ricorrere si fa sempre

riferimento al prestito bancario (e/o leasing), facendo però riferimento all’intenzione di partecipare ad eventuali bandi di finanziamento pubblico a fondo perduto o agevolato. La motivazione risiede nel fatto che la concessione di finanziamenti pubblici è possibile solo in caso in cui l’azienda risulti vincitrice all’interno della graduatoria. È chiaro dunque che tale finanziamento ha un certo grado di incertezza che, per prudenza, è meglio non considerarla come una fonte sicura all’interno del BP.

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I. All’interno dello schema si omettono tutte le voci inerenti il capitale di debito (mutuo bancario e/o scoperti di c/c) e i relativi oneri finanziari;

II. A questo punto, per il primo anno di attività, è possibile notare quasi sicuramente un saldo negativo (determinando un fabbisogno di copertura finanziaria);

Il saldo negativo indica dunque il capitale mancante per arrivare al punto di pareggio tra entrate ed uscite attese determinando così l’ammontare di capitale necessario facendo leva a una fonte esterna.

Tuttavia, il saldo negativo rappresenta il capitale minimo da richiedere, ma l’imprenditore dovrà richiedere un capitale superiore al fine di creare un “cuscinetto di sicurezza” che consenta all’impresa di far fronte a situazioni peggiorative di liquidità legate a eventi imprevisti o errati calcoli nella previsione economica. Questo anche perché, nel caso in cui si richieda un capitale che, in piena attività, non è sufficiente difficilmente i finanziatori concederanno un secondo finanziamento dopo poco tempo rispetto al primo91. III. Infine si stima un importo sufficiente di capitale di debito (da inserire nella scheda 11 con tutti i parametri richiesti), tenendo ora in considerazione gli interessi da corrispondere per il finanziamento ottenuto e il rimborso delle quote di capitale finanziato, al fine di avere prova che la stima del capitale di debito complessivo sia ancora sufficiente. In caso contrario si provvederà ad aumentare l’importo del finanziamento necessario.

L’azienda in tale caso può optare anche per uno scoperto di c/c, ma essendo un debito a breve risulta più rischioso e più oneroso rispetto al mutuo bancario.

Un calcolo più intuitivo può essere anche quello di analizzare la scheda 17 sul fabbisogno finanziario, dal quale è possibile desumere il fabbisogno finanziario complessivo necessario per sostenere l’attività.92

91 La domanda di nuovi capitali presuppone un errore di valutazione iniziale che è segno di scarsa

professionalità e capacità revisionale dell’imprenditore.

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6.11 SCHEDA 18: IL FULL COST

In ogni politica di prezzo si parte sempre dal FULL COST 93.

In generale, il costo complessivo (full cost) è una configurazione di costo che tiene conto di tutte le componenti di spesa sostenute (costi diretti di produzione, costi generali, oneri finanziari, imposte) per la produzione di un bene o la realizzazione di un servizio. Tale configurazione permette di non trascurare alcun costo, ma necessita di un processo di attribuzione dei costi molto dettagliato e complesso.

La sua configurazione si determina nel modo seguente:

I. COSTO PRIMO. Costo che si sostiene per produrre il singolo componente o realizzare il singolo servizio. Riguarda i costi che sono direttamente imputabili al prodotto: materie prime, manodopera diretta e altri costi diretti (ore uomo e ore macchina per realizzare il prodotto).

Nel caso di impresa di servizi si terrà in considerazione solo la manodopera diretta.

93 Le politiche di pricing sono politiche differenziate per tipologie differenti di consumatori a seconda se

si tratti di consumatori finali, aziende, dettaglianti, grossisti ma che dipendono anche dalla posizione geografica. Per approfondimenti vedi capitolo 5.3.6