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Le fonti di finanziamento dei muse

IL PATRIMONIO DI UN MUSEO? APPROCCI CONTABILI NAZIONAL

Allegato 2: Piano dei cont

3. LE DINAMICHE FINANZIARIE DEI MUSEI TRA MISURAZIONE E VALUTAZIONE

3.3. Le fonti di finanziamento dei muse

Il primo elemento di indagine per la valutazione della dimensione finan- ziaria dei musei è rappresentato, come anticipato, dai flussi finanziari “in entrata” che ne possono sostenere le esigenze gestionali. In virtù di quanto precisato, l’analisi ad essi correlata sarà più utilmente basata sulla loro di- versa origine, distinguendo cioè le fonti interne (o auto-generate) da quelle di derivazione esterna al perimetro museale.

3.3.1. I finanziamenti ai musei provenienti da fonti interne

Si identificano con l’accezione di finanziamenti “interni” tutte le entrate finanziarie del museo che risultano “auto-generate” perché derivanti dall’e- sercizio delle attività museali caratteristiche. Si tratta principalmente di ri- scossioni ricevute a fronte di servizi direttamente erogati a favore dell’utenza finale, ma possono avere natura diversa in base ai particolari processi e sistemi di relazione che il singolo museo è riuscito col tempo a sviluppare all’interno del contesto economico-sociale in cui opera (Grossi, Guarini, 2001). In tal senso, variabili fondamentali risultano la particolare tipologia del soggetto proprietario del museo ed il livello di autonomia rag- giunto dallo stesso istituto.

In generale, i finanziamenti interni museali sono quelli derivanti dalla prestazione di servizi istituzionali cosiddetti “a reddito”, in quanto erogati a fronte del pagamento di un corrispettivo, seppur questo non risulta commi- 4

L’autofinanziamento è un processo che «non genera risorse finanziarie, ma […] impedisce che il valore economico generato con i processi attivati dall’azienda si trasformi in denaro e sorta dal perimetro aziendale, cosicché quel valore rimane disponibile all’azienda medesima e si trova diffuso nel sistema degli impieghi» (Catturi, 2003, p. 277).

surato ai costi sostenuti in virtù della natura no-profit delle istituzioni di cui trattasi (Baldassarre, 2009, p. 311). Essi possono riguardare non solo la ge- stione caratteristica del museo, ma anche quella complementare, inerente a servizi posti a sostegno della funzione formativa o sociale del museo, e quella accessoria, comprendente le attività museali che, pur non correlan- dosi strettamente alla collezione esposta, ne fanno da cornice, migliorando- ne la fruizione (Ciappei, Surchi, 2010, p. 149)5.

In sintesi, i finanziamenti delle attività museali provenienti da fonti in- terne si distinguono in (Ferretti, 2007; Baldassarre, 2009):

• entrate derivanti dalla vendita dei biglietti di ingresso (dove previsti), rispetto ai quali risulta incentivato il sistema degli abbonamenti per migliorare la pianificazione delle spese da sostenere6;

• contribuzioni volontarie dei visitatori, anche per il tramite di specifi- che forme di tesseramento che permettono un loro inquadramento quali soci ordinari, sostenitori o benefattori a seconda dello specifico interesse nutrito nel partecipare alla vita del museo;

• entrate derivanti da servizi accessori di assistenza culturale e di ospi- talità;

• entrate generate da altri servizi a gestione diretta connessi all’attività primaria (soprattutto caffetteria e ristorazione), il cui sviluppo è stato incentivato dai crescenti bisogni dei visitatori;

• entrate derivanti dalla vendita di prodotti, con l’apertura interna di più punti di vendita specializzati (per gadget, souvenir, pubblicazioni ecc.);

• entrate prodotte dalla cessione di diritti di riproduzione delle opere (ad esempio in poster, cartoline ecc.);

• entrate derivanti dalla riscossione di canoni di concessione per l’utilizzo di beni culturali (deaccessioning), da permettersi nei limiti 5

Il prodotto dell’industria museale, corrispondendo propriamente al momento di fruizione di beni a valenza culturale, presenta infatti un’elevata fungibilità, risultando certamente sosti- tuibile con altri beni e servizi destinati al soddisfacimento del medesimo bisogno della col- lettività. Da qui l’importanza di sviluppare la produzione culturale differenziandone i pro- dotti non solo mediante la mutevole combinazione dei numerosi elementi componenti (risor- se, territorio ecc.), ma anche tramite la sempre maggiore integrazione di servizi aggiuntivi, complementari e accessori (Bergamin Barbato, 1998, p. 54)

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Nei musei pubblici tali entrate risultano, peraltro, fortemente vincolate, in quanto, per ap- posite previsioni normative, esse possono essere utilizzate per finanziare solo l’acquisizione di nuovi beni culturali o le spese finalizzate alla conservazione dei locali adibiti ai musei stessi e alla messa in opera di un sistema di sicurezza a tutela dei beni esposti. Per approfon- dimenti, vedasi la legge n. 332/1985, la legge n. 78/1997, il d.lgs. n. 490/1999 e il d.lgs. n. 41/2004.

delle prescrizioni del d.lgs. n. 42/2004 (Codice dei beni culturali e del paesaggio, art. 106) e col divieto di destinarli ad attività a caratte- re pubblicitario e commerciale, nonché incompatibili con il decoro, la sicurezza del bene o l’incolumità delle persone.

3.3.2. I finanziamenti ai musei provenienti da fonti esterne

Posto che i finanziamenti di origine interna risultano sempre piuttosto esigui rispetto al fabbisogno finanziario totale di un museo, il raggiungi- mento di una situazione di equilibrio per la dimensione indagata necessita di ulteriori introiti provenienti da fonti “esterne” (espressione qui utilizzata, come premesso, per identificare i finanziamenti ottenuti a titolo di capitale sia di rischio, che di credito). In generale, volendo sorvolare su quelli con- feriti al museo a titolo di “mezzi propri” e corrispondenti ad eventuali ap- porti proprietari (ipotesi rilevante per lo più in presenza di una governance di natura privata), i finanziamenti ai musei provenienti da fonti esterne si distinguono principalmente in due categorie:

a) trasferimenti dal settore pubblico;

b) risorse derivanti da attività di fund-raising.

a) I trasferimenti di risorse pubbliche costituiscono una fonte di finan- ziamento fondamentale per le istituzioni culturali e possono essere erogati in modo sia diretto che indiretto (Baldassarre, 2009).

La modalità diretta consiste nel trasferimento di finanziamenti statali a fondo perduto e principalmente erogati in via “ordinaria”, cioè nell’ambito di una programmazione triennale effettuata dall’amministrazione7. Ad essi si possono associare ulteriori contributi finanziari di carattere “straordina- rio”, sempre erogati dal Mibact (Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo) a fronte di iniziative o programmi di ricerca particolarmente rilevanti in termini artistici o culturali8. Il loro ammontare complessivo ri- 7

L’erogazione di tali finanziamenti avviene a seguito di specifica domanda del museo e dell’inserimento dello stesso in un elenco di enti finanziabili, aggiornato ogni tre anni, a se- guito della verifica di alcuni requisiti (mancanza di scopo di lucro, possesso di personalità giuridica, disponibilità di un rilevante patrimonio museale fruibile dal pubblico in modo continuativo ecc.) (art. 1, legge n. 534/1996). Per approfondimenti, si vedano anche le di- sposizioni dell’art. 14, legge n. 109/1994 e successivi aggiornamenti.

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La sigla citata, Mibact, sintetizza la nuova denominazione assunta dal Ministero in oggetto nel 2013 per volere del Governo Letta, sostituendo la precedente di “Ministero per i Beni e le Attività Culturali”, tradizionalmente indicata con la sigla Mibac.

sulta, tuttavia, esiguo rispetto al fabbisogno finanziario delle istituzioni cul- turali, soprattutto a causa delle recenti decurtazioni effettuate a livello di bilancio statale. Per tale motivo, e sempre con modalità diretta, sono, quin- di, previsti ulteriori trasferimenti statali a titolo di finanziamenti “aggiunti- vi”, la cui assegnazione avviene in relazione ad un accordo programma quadro concluso su base triennale tra Stato e Regioni. Tra di essi assumono particolare rilevanza:

• i finanziamenti provenienti dall’iniziativa di Lottomatica di attribuire al Mibact una parte degli utili derivanti dal Gioco del Lotto;

• la destinazione, ad iniziativa dello stesso Mibact, di una piccola quo- ta del fondo per le infrastrutture gestita da una società appositamente costituita, la Arcus S.p.A. (Società per lo sviluppo dell’arte, della cultura e dello spettacolo), il cui obiettivo principale consiste nel va- lorizzare i centri culturali migliorandone il raggiungimento;

• i fondi derivanti dall’8 per mille delle imposte sul reddito;

• gli ulteriori stanziamenti definiti dal Cipe (Comitato Interministeriale per la Programmazione Economica) e dalla legge finanziaria.

I citati trasferimenti pubblici possono, peraltro, utilmente caratterizzarsi anche in base alle motivazioni e alla frequenza che ne caratterizzano l’erogazione, distinguendo le ipotesi di finanziamento “su base storica”, “vincolato” o “a copertura di perdite” (Zangrandi, 2007, p. 95). Nel primo caso, il trasferimento di risorse pubbliche avviene in un continuum tempo- rale che non si correla a specifici progetti di investimento dell’istituzione museale, proponendosi esclusivamente di sostenere il loro fabbisogno fi- nanziario minimo. Il finanziamento “vincolato”, invece, è quello destinato a sostenere l’implementazione di nuovi progetti di investimento che siano pe- rò in linea con gli obiettivi strategici più dell’ente erogante che del museo finanziato. L’ultima ipotesi di finanziamento citata, quella “a copertura di perdite”, si correla infine ad un intervento “riparatore” dell’ente pubblico finanziante volto a coprire eventuali disavanzi di esercizio del museo, in- centivandone però la deresponsabilizzazione.

Come anticipato, il finanziamento statale può seguire anche una modali- tà di erogazione di tipo indiretto, consistente nella previsione di alcune agevolazioni di carattere fiscale di cui possono beneficiare istituzioni cultu- rali o soggetti privati ad esse correlati. Nel primo caso, ci si riferisce ai re- gimi di “detassazione” (esonero da imposte dirette e indirette) e di “de- commercializzazione” (esenzione dall’Iva) che sono appunto previsti nel nostro ordinamento per le istituzioni museali e, in generale, per i soggetti operanti nel settore dell’arte e della cultura. Nella seconda ipotesi rientra, invece, il regime tributario agevolato previsto per il cosiddetto “mecenati-

smo culturale”, cioè la deducibilità fiscale delle donazioni effettuate dai soggetti privati (sia persone fisiche che enti commerciali) a favore di inizia- tive inerenti a beni e attività culturali.

b) Tra i finanziamenti da fonti esterne si collocano poi, come premesso, anche le risorse finanziare raccolte mediante attività di fund-raising presso altri soggetti eroganti, principalmente di natura privata, sviluppate con poli- tiche di marketing volte a suscitare la condivisione della mission perseguita. Al fund-raising si correlano, peraltro, dei vantaggi specifici non solo per l’istituzione culturale beneficiante (ovviamente per il finanziamento ricevu- to) e il soggetto erogatore (tipicamente, per la soddisfazione morale procu- rata), ma anche per lo Stato (per i minori costi sostenuti) e l’intera colletti- vità (per i maggiori/migliori servizi forniti), consentendo così l’attivazione di un circolo virtuoso (vedasi Fig. 1) che può avere effetti di sviluppo per l’intero settore culturale.

Fig. 1 – Il circolo virtuoso del fund-raising

Fonte: riadattamento da Solima L., L’impresa culturale: processi e strumenti di gestione,

Carocci, Roma, 2004, p. 261.

Le principali forme di fund-raising sono:

• le sponsorizzazioni, che prevedono l’erogazione di una prestazione (solitamente in denaro, ma possono avere ad oggetto anche beni o servizi) da parte di un “benefattore” verso un’istituzione culturale beneficiaria, la quale, come contropartita, accetta di associare il

brand dello sponsor al proprio, comunicando così una condivisione

di valori che dovrebbe fornire un ritorno positivo d’immagine;

prestatori

Stato

collettività musei

Minori costi Minori oneri Soddisfazione morale

• le erogazioni liberali, che corrispondono ad una ipotesi di puro filan- tropismo o “mecenatismo culturale”, in cui, cioè, i trasferimenti fi- nanziari effettuati verso il museo sono a titolo di mera donazione, senza richiedere alcuna controprestazione se non la soddisfazione morale del contributo apportato.