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VALORE AGGIUNTO GLOBALE (A+B+C+D+E)

L’APPROCCIO CONTABILE

VALORE AGGIUNTO GLOBALE (A+B+C+D+E)

In aggiunta a quanto precedentemente osservato, il prospetto del riparto del Valore Aggiunto Globale del museo-azienda è formato da 5 macro- aggregati che rispondono alle quote-parti di quel Fondo (ossia VAG) che viene distribuito agli stakeholder apportatori dei patrimoni sopra menzionati. La prima voce contabile (A) è rappresentata dalla “remunerazione del personale” (dipendente) le cui competenze, esperienze ed abilità vengono a costituire, come anzidetto, il patrimonio delle conoscenze dell’azienda cul- turale in esame.

Segue la “remunerazione della pubblica amministrazione” (B) per i ser- vizi ambientali di cui ha beneficiato il museo-azienda nel corso dell’esercizio considerato.

La “remunerazione del Capitale di rischio” (C) risponde all’esigenza di compensare i soggetti che hanno apportato risorse finanziarie con vincolo di capitale proprio. Se il museo è un’azienda non profit è evidente che l’eventuale profitto va illustrato nel prospetto economico sopra riportato (Tab. 2), anche se esso sarà reinvestito nell’economia del medesimo.

Il macro-aggregato D “Remunerazione del patrimonio dell’azienda” è composto dalla remunerazione di quei patrimoni che esprimono le effettive po- tenzialità di creazione di valore del museo quali appunto: il patrimonio cultura- le (D1), il patrimonio finanziario (D2) e il patrimonio tecnico-fisso (D3).

La remunerazione del patrimonio culturale è identificata nelle voci con- tabili relative agli accantonamenti a fondi di manutenzione delle collezioni, di restauro ecc., riguardando appunto beni tecnicamente a fecondità ripetu- ta, ma con una vita utile indefinita17. L’eventuale eccedenza di VAG può essere oggetto di liberalità esterne. Esse configurano l’ultimo aggregato contabile (E) previsto nel prospetto di riparto esaminato.

4.4. Analisi empirica

L’efficacia del prospetto economico a valore aggiunto come strumento per misurare il grado di valorialità del museo è stata testata su un museo scientifico, avente forma giuridica di fondazione onlus, di cui uno dei soci fondatori è un Ateneo pubblico18.

La mappa delle relative attività museali sono di seguito indicate: • attività istituzionali tipiche:

a.1. cura e conservazione delle collezioni naturalistiche, zoologiche e naturalistiche;

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Sull’argomento rinviamo al dibattito contabile in materia di valutazione dei beni artistici e culturali (Carnegie, Wolnizer, 1996; Pozzoli, 2004). Ricordiamo che l’art. 72 del d.lgs. n. 77/1995, confluito integralmente nell’articolo 230 del TUEL prevede un duplice regime per la valutazione dei beni demaniali, a seconda che essi siano acquisiti prima del decreto citato o in tempi successivi. Nel primo caso si applica il criterio del residuo debito del mutuo contratto per tale acquisto, nel secondo il criterio del costo. Al riguardo, Mussari (1998, p. 369) solleva la questione relativa alla criticità di impiegare un criterio finanziario per assegnare un valore eco- nomico al bene demaniale; a ciò si aggiunge un’altra criticità: come valutare il bene demaniale che al momento dell’applicazione di quella norma il debito contratto per la costruzione o l’acquisto del medesimo fosse già stato restituito? Lo stesso dettato normativo prevede, altresì, l’ammortamento dei beni demaniali applicando una percentuale fissa (3%). Anche in relazione a tale scelta gli studiosi presentano pareri contrastanti. In merito Mussari (2005, p. 352) sottoli- nea che «l’individuazione nel TUEL di coefficienti fissi e costanti di ammortamento consente di ripartire il costo anticipato pluriennale in un dato periodo, ma non garantisce che la quota di ammortamento corrisponda alla perdita di valore subita dai beni demaniali né consente la costi- tuzione di fondi per il rinnovo assunta la non obbligatorietà dell’iscrizione delle quote di am- mortamento nel Bilancio di Previsione Annuale le quali in ogni caso, non è detto che siano par- ti della quota iscritta fra i costi nel Conto Economico».

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Per ragioni di privacy si è mantenuto l’anonimato. Ringraziamo, tuttavia, tale museo, nel- la figura del responsabile amministrativo, per aver reso possibile la sperimentazione decritta in queste pagine.

a.2. esposizione permanente e valorizzazione; • attività istituzionali collaterali:

b.1. attività editoriale;

b.2. convegni, celebrazioni, mostre;

• attività istituzionali accessorie con finalità culturali: c1. affitto locali

• attività trasversali: d.1. amministrazione; d.2. prevenzione e sicurezza; d.3. manutenzione;

d.4. altre attività di funzionamento.

Dopo aver ricostruito tale mappa cognitiva si è proceduto ad applicarla alla riclassificazione del bilancio di esercizio 2011 del museo considerato. In particolare, il documento contabile di sintesi oggetto di elaborazione è stato il Conto Economico articolato in Costi, Ricavi e Rimanenze.

Dal prospetto economico a Valore Aggiunto Globale redatto nella pro- spettiva di analisi che correla il museo-azienda con l’ambiente di riferimen- to si desumono le seguenti evidenze:

Fig. 1 – Valore Aggiunto Globale del museo scientifico analizzato

Il valore aggiunto globale raggiunto dal museo scientifico nel periodo amministrativo analizzato è positivo, dato il rilevante contributo apportato dalle attività di cura e conservazione e valorizzazione delle collezioni per ef- fetto delle cospicue elargizioni ricevute da enti pubblici. In effetti, il trade-off fra socialità ed economicità protende verso la prima, in quanto l’ingresso è gratuito. Ciò è dovuto non solo alla scelta di rendere fruibile ed accessibile a chiunque indistintamente il patrimonio culturale del museo, ma anche per aumentare il grado di attrattività delle collezioni considerata la concorrenza

delle altre istituzioni culturali localizzate nella stessa città e diffusamente più conosciute.

Le attività collaterali (per es. editoria) consumano più valore rispetto a quello che generano, mentre quelle accessorie contribuiscono a coprire anche i costi editoriali, rendendo fruibili i locali del museo con iniziative culturali promosse da soggetti privati.

La valorialità è espressa dal punto di vista economico da un VAG positi- vo, che esprime l’elevata socialità insita nelle attività di cura, conservazione e valorizzazione di collezioni scientifiche rese disponibili gratuitamente a chi ha interesse a conoscerle. A tal proposito riportiamo, di seguito, la composi- zione del valore della produzione legata alle attività istituzionali del museo.

Fig. 2 – Composizione del “Valore della produzione” museo scientifico analizzato

Il valore riconosciuto dall’ambiente rispetto a quello “creato” nell’u- tenza e “ricreato” nel bene culturale attraverso lo svolgimento della gestio- ne istituzionale del museo è legittimato dal cospicuo ammontare di elargi- zioni pubbliche che permettono di coprire tutti i consumi compresi quelli scaturenti dall’esercizio di attività trasversali. Al riguardo proponiamo la seguente analisi: Elargizioni enti privati 3% Altri contributi 5%

Utilizzo 5 per mille 3% Quote sociali 3% Convenzione 3% Elargizioni enti pubblici 83%

Fig. 3 – Costi delle attività trasversali del museo scientifico analizzato

L’ampio gap fra Valore Aggiunto Globale del museo considerato e quello derivante dalle attività istituzionali (Fig. 1) è dovuto ai costi delle attività di supporto, con particolare riguardo a quelli di prevenzione e sicurezza dei lo- cali.

Passando alla prospettiva interna al museo-azienda, l’analisi ha rilevato i seguenti risultati.

Tab. 3 – Valore aggiunto come “Fondo per la reintegrazione dei consumi di struttura”