Cesareo V. e Reguzzoni, M (1986)(a cura di), Tendenze di istruzione nei paesi occidentali,
5. La Formazione Professionale in Piemonte: un patrimonio di esperienza e di cultura.
La parola ai referenti regionali e provinciali.
di Piero Martina e Antonella Saracco
1. Premessa
Il principale presupposto socio-pedagogico che sostiene dalle origini il complesso della FP piemontese – per quanto oggetto dei numerosi cambiamenti resi neces- sari dalle incalzanti trasformazioni sociali e culturali della nostra epoca – sembra connotarsi nel principio secondo cui “l’allievo è l’elemento centrale attorno al quale devono ruotare tutte le componenti del sistema”1. L’atteggiamento di attenzione
alla persona, concretizzato nelle iniziative di promozione della cultura del lavoro attraverso la formazione, ha intessuto nel tempo, consegnandola al nostro presente, una comune, diffusa propensione a indirizzare intenti e risorse, disposizioni nor- mative e procedurali – e quindi motivazioni operative – alla piena valorizzazione delle capacità soggettive.
1 Gianna Pentenero, Istruzione e Formazione professionale regionale nell’obbligo di istruzione e nel diritto/dovere alla formazione:
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La tradizione formativa piemontese è infatti permeata da modelli etici e prag- matici, da schemi di pensiero e azione e da consuetudini e prassi condivise che convergono nella necessità imprescindibile di offrire all’individuo e al gruppo – a maggior ragione se in condizioni di disagio o di svantaggio socio-culturale – le migliori opportunità di crescita e di realizzazione, assecondando e incentivando le caratteristiche personali, innate o apprese, e le attitudini, intese come capacità globali di acquisire le competenze necessarie per svolgere una determinata categoria di compiti, in particolare quelli di natura professionale.La qualità dell’offerta formativa, apprezzata dalle istituzioni e dall’opinione pub- blica, ma anche la capacità di investire risorse in modo produttivo, monitorandone e valutandone gli esiti, insieme al coraggio di sperimentare e di innovare, sembrano caratterizzare l’intero impianto amministrativo e il sistema di rete, costituito dalle agenzie formative e da tutti gli enti e i centri coinvolti nell’erogazione dei corsi che, nel tempo, hanno saputo rinnovarsi, adeguando la propria attività ai mutevoli bisogni della popolazione. Anche sul versante dell’integrazione tra Scuola e Formazione le esperienze finora realizzate rappresentano un punto di forza del sistema piemontese. In linea con le indicazioni della Comunità Europea, che richiede a tutti i Pa- esi membri di rivedere l’architettura dei sistemi educativi in funzione di una vera riforma dell’organizzazione dei ‘nuovi saperi’, finalizzati a educare il pensiero a “contestualizzare e globalizzare informazioni e conoscenze”, l’orientamento gene- rale attuale e le tendenze per l’immediato futuro sembrano indurre a una maggiore personalizzazione dei percorsi scolastici e formativi attraverso efficaci strategie di insegnamento/apprendimento. Per far fronte alle sfide socio-economiche del terzo millennio, infatti, occorrerà sempre di più saper individuare differenti opzioni di trasferimento/acquisizione di conoscenze, abilità e competenze che, in base alla specifica realtà personale degli allievi e al sistema dei crediti, dovranno essere de- lineati in ‘piani formativi personalizzati’ anche rispetto a responsabilità e compiti, requisiti per l’accesso, risorse necessarie, modalità di orientamento, monitoraggio e valutazione degli esiti.
Una peculiare risorsa dell’intero complesso della FP consiste nella propria poten- za generativa, intesa come “forza motrice dell’organizzazione umana”, che richiede flessibilità e capacità di rinnovamento a chi si trova impegnato, sui diversi versanti, a creare spazi e prospettive per le nuove generazioni anche attraverso la condivisione di una progettualità realistica, concreta e compatibile con l’evoluzione di tempi e contesti.
in queste pagine, consentendo di cogliere i passaggi salienti che hanno connotato l’avventura formativa sul territorio regionale, può offrire opportunità di confronto e di riflessione rispetto alle prassi consolidate nel tempo e ai modelli impliciti che una realtà sempre più frammentata tende a relegare sullo sfondo.
Nel capitolo che segue vengono perciò presentate le testimonianze di alcuni referenti dell’Assessorato alla Formazione della Regione Piemonte e delle Ammini- strazioni Provinciali, i quali esprimono considerazioni di ampio respiro sul processo di costruzione e di potenziamento dell’apparato istituzionale cui afferiscono, riper- correndo le tracce evolutive di carattere amministrativo, alla luce delle premesse e delle conseguenti ricadute di natura socio-culturale che hanno sostenuto e motivato il lungo percorso di promozione e di espansione del settore.
A una breve presentazione del comparto di appartenenza, segue dunque la descri- zione – dal punto di vista istituzionale, ma anche soggettivo – delle trasformazioni intervenute negli ultimi decenni, dei relativi risvolti sul piano socio-educativo, degli indicatori utilizzati dal punto di vista organizzativo in funzione delle diverse tipolo- gie di utenza, delle ipotesi sui motivi di dispersione e di abbandono e dei dispositivi messi in atto per contenerli. Viene inoltre delineato il rapporto tra le variazioni del quadro normativo – i cosiddetti ‘cambiamenti di cornice’ – e la fruizione dell’of- ferta formativa, anche confrontando i vari modelli di pensiero che influenzano, ad esempio, il concetto e la rappresentazione di ‘lavoro’, di ‘formazione’ come mezzo per l’integrazione sociale o di ‘fasce deboli’, in relazione ai risultati attesi.
Attraverso l’interpretazione delle tracce di un’evoluzione socio-educativa che emerge da scelte economico-amministrative e, per converso, di eventi e processi che incentivano attività sperimentali e innovazioni soprattutto sul piano didattico- organizzativo, si configura così una particolare ricognizione del sistema formativo che intreccia linee programmatiche ed esperienza accumulata, convinzioni radicate e acquisizioni tecnico-metodologiche, panoramiche concettuali e codificazioni con- venzionali, vincoli e risorse.
Un’interpretazione trasversale dei diversi resoconti rivela un atteggiamento prevalente di ‘mutuo adattamento’, inteso come flessibile meccanismo di risposta a situazioni che presentano, ovviamente, elevate incertezze e contingenze critiche, a fronte di una forte motivazione a dedicare energie nel promuovere la formazione stessa come impresa, strategia che si auspica pienamente produttiva sul piano edu- cativo e altamente remunerativa dal punto di vista sociale.
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Dai vari interventi2 emerge una sinergia di scopi e intenti, di strategie e azioniche, attraverso l’attività progressivamente coordinata e razionalizzata per mezzo di indicazioni normative e procedurali, rese via via necessarie dalla crescente com- plessità del contesto socio-economico, rappresenta una forma di azione collettiva reiterata, basata su processi di differenziazione e di integrazione tendenzialmente stabili e intenzionali, sostenuti da modelli di pensiero e azione condivisi e orientati alla ricerca della “massima aderenza tra fabbisogno, espresso o implicito, proposta formativa ed esito occupazionale”.