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Molti dei contributi sul rapporto tra media e minori hanno come leitmotiv la neces- sità di tutelare i minori da possibili effetti dannosi. Alla base di queste azioni si possono riconoscere due assunti: il primo riguarda i media intesi come fattori potenzialmente nocivi per la crescita, in cui si annidano rischi e pericoli da cui occorre tutelarsi. Il secondo riguarda l’idea di infanzia a cui si fa riferimento: un target debole, da pro- teggere, su cui intervenire chiedendo la collaborazione degli adulti che devono essere dotati di strumenti di controllo (dal rating al parental control) o di spazi in cui trovare supporto per far valere la propria voce (le associazioni di advocacy). In questi termini, il bambino è – ci si perdonerà il paradosso – quasi dimenticato, o meglio assunto come polo finale di un processo che non lo vede attore, ma solo beneficiario di una serie di interventi virtuosi da parte di altri soggetti.

In Italia, a livello istituzionale, è questo il tipo di intervento di AGCOM (Autorità per le garanzie nelle Comunicazioni) che, nella relazione annuale sull’attività svolta nel 2013, dedica questa riflessione al tema di Tv e minori: “Il decreto legislativo 28 giugno 2012, n. 120 all’articolo 34 prevede il divieto di trasmissioni televisive che possono nuocere gravemente allo sviluppo fisico, mentale o morale dei minori, e in particolare proibisce di mandare in onda programmi che presentano scene di violenza gratuita,

insistita o efferata ovvero pornografiche nonché film ai quali, per la proiezione o rap- presentazione in pubblico, sia stato negato il nulla osta o che siano vietati ai minori di diciotto anni, in quanto da considerarsi gravemente nocivi per essi” (p. 260). Il legisla- tore predispone quindi l’istituzione di un tavolo tecnico per decidere sull’adozione di dispositivi tecnici di parental control per bloccare la visione e l’ascolto di programmi considerati nocivi”.

Un riferimento, tuttora valido, anche in nome dell’istituzionalità dell’ente che se ne fa promotore, è la Carta di Treviso (1990), stilata da Telefono Azzurro in collaborazio- ne con l’Ordine dei giornalisti, espressamente dedicata alla tutela dei Minori nell’in- formazione di cronaca16.

Anche sulla scorta della Carta di Treviso è stata redatta nel 2012 da Terres des Hommes la “Carta di Milano: per il rispetto delle bambine e dei bambini nella comuni- cazione”, che parte da un assunto molto forte: “L’immagine delle bambine e dei bam- bini oggi sembra prestarsi a un uso esclusivamente strumentale che, se da un lato ne sminuisce la dignità, dall’altro finisce, spesso, per rafforzare stereotipi discriminatori di genere o costruire stili di vita pericolosi”17.

L’intento della Carta ha un dichiarato intervento sul piano della protezione, come conferma anche la parte sui principi generali, che a più riprese sottolineano la respon- sabilità a “garantire il rispetto della dignità dei bambini e delle bambine”. Il fulcro del documento è l’utilizzo dell’immagine dei bambini nella comunicazione. Si esorta quin- di a rifuggire da rappresentazioni che a vario titolo e su livelli differenti possano ledere la dignità dei bambini: si chiede di evitare discriminazioni etniche e culturali, stereotipi di gender, atteggiamenti inappropriati all’età e “adultizzati”, ogni strumentalizzazione psicologica o fisica dei bambini, lo screditamento delle figure adulte di riferimento, lo sfruttamento di situazioni di malattia, handicap, disagio, la rappresentazione della vio- lenza così come le rappresentazioni edulcorate e “buoniste” della realtà.

In Francia, un contributo simile viene dal Ministero des Solidarités et de la cohesion sociale, che nel 2012 emette una Charte “Protection de l’enfant dans les médias”, che riguarda, però, in modo specifico la tutela dell’immagine dei minori nei media.

In senso essenzialmente tutelativo si muove in Francia il CSA, Conseil Superieur de l’Audiovisuel, che si pone come obiettivi della propria azione:

• La protezione del minore contro contenuti dannosi

• La protezione del giovane spettatore contro la pressione pubblicitaria • La protezione del giovane che partecipa a un programma

• Garantire un’offerta di programmi adatta per il pubblico dei giovani • La protezione della salute dei minori

• L’educazione ai media

In particolare, il CSA ha promosso una campagna per la tutela dei piccolissimi, 16 Si ritornerà sulla Carta di Treviso più avanti.

disincentivando la visione della Tv al di sotto dei 3 anni e ottenendo che quelle emit- tenti che mettono in onda prodotti annunciati come adatti al pubblico dei più piccoli accompagnino l’emissione con messaggi di avvertimento circa i pericoli di ritardo nello sviluppo.

La segnaletica proposta dal CSA è basata sui programmi sconsigliati per ogni fascia di età, a partire dal loro contenuto.

L’intento del CSA è chiaramente normativo, volto a tutelare i minori indirizzandosi ai loro genitori come custodi e garanti di un uso corretto della TV. La definizione della CT è costruita dunque in un’ottica di sottrazione, identificando per ogni fascia di età ciò che un programma NON deve contenere. La definizione dei programmi per bambi- ni è riportata in modo sintetico in una diversa parte della sezione in esame, laddove si ricorda che i criteri che individuano i testi adatti al pubblico infantile sono il concept (la presenza di personaggi giovani, tematiche che riguardino bambini e adolescenti, linguaggio impiegato), gli orari di messa in onda, la scenografia specifica che lo iden-

La segnaletica proposta dal CSA è basata sui programmi sconsigliati per ogni fascia di età, a partire dal loro contenuto.

L’intento del CSA è chiaramente normativo, volto a tutelare i minori indirizzandosi ai loro genitori come custodi e garanti di un uso corretto della TV. La definizione della CT è costruita dunque in un’ottica di sottrazione, identificando per ogni fascia di età ciò che un programma NON deve contenere. La definizione dei programmi per bambini è riportata in modo sintetico in una diversa parte della sezione in esame, laddove si ricorda che i criteri che individuano i testi adatti al pubblico infantile sono il concept (la presenza di personaggi giovani, tematiche che riguardino bambini e adolescenti, linguaggio impiegato), gli orari di messa in onda, la scenografia specifica che lo identifichi come rivolto a un pubblico giovane .18

Un contributo simile è quello del Moige, che con “Un anno di zapping” propone edizioni periodiche (la quinta è del 2011-2012) del monitoraggio della programmazione televisiva. I prodotti analizzati non

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http://csa.fr/csajeunesse/Espace-jeunesse/Les-conseils-du-CSA/Les-programmes-jeunesse

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tifichi come rivolto a un pubblico giovane18.

Un contributo simile è quello del Moige, che con “Un anno di zapping” propone edizioni periodiche (la quinta è del 2011-2012) del monitoraggio della programma- zione televisiva. I prodotti analizzati non appartengono specificamente alla Children’s Television: si tratta dei programmi trasmessi in fascia protetta e segnalati dalle famiglie all’Osservatorio del Moige per la proposta di modelli, “in positivo o in negativo, o per il valore del prodotto stesso”19. I programmi analizzati sono contrassegnati da alcuni

simboli: il bidoncino per il trash, la stella per la qualità, la Conchiglia del Moige per il riconoscimento più alto. Nell’ultima edizione 8 i premiati, da Ballando con le stelle a TgR Montagne. Le motivazioni di conferimento del riconoscimento sono piuttosto generali o viceversa fanno riferimento allo specifico contenuto del testo analizzato: si spazia da “la valenza didattica e sociale del format, esaltata dall’utilizzo di modalità di comunicazione innovative che mantengono vivo sino alla fine l’interesse dello spetta- tore” per Mukkopallino, a “un programma lodevole, che intrattiene trasmettendo non tanto un’edonistica passione per il cibo, ma la bellezza di curare i pasti preparati per i membri della famiglia con professionalità e amore” per La prova del cuoco.

Rientrano poi in questo ambito gli interventi che sostengono le forme di monitorag- gio della programmazione televisiva, utilizzando la sollecitazione delle segnalazioni dei contenuti giudicati dai genitori inadatti al pubblico più giovane, fino all’incentiva- zione all’utilizzo di sistemi di parental control.

Il riferimento è al contributo di associazioni che sono state citate nel paragrafo pre- cedente: The TV Parental Guidelines Monitoring Board, Pause Parent Play, Televi- sionWatch, il Parents Television Council.