• Non ci sono risultati.

Indagare le aspettative e i parametri normativi con cui la ricerca accademica ha va- lutato la qualità della CT significa avere a che fare con un oggetto di ricerca poliedrico e cangiante. La sua forte variabilità si rileva innanzitutto rispetto alla sostanza dei criteri chiamati in gioco, sui quali inevitabilmente si rispecchia la molteplicità di mediazioni storiche, socio-culturali e istituzionali che li hanno visti emergere. Soggetta a mutazione costante è anche la forma con cui si manifestano, ora sotterranea e implicita, altre volte evidente e pubblicamente dichiarata. Può accadere, infatti, che i principi di valutazione siano impliciti nella prospettiva di ricerca adottata, nella tipologia di interrogativi con cui si indaga la realtà empirica o anche nelle scelte metodologiche con cui li si sviluppa. In altre occasioni, al contrario, il contributo scientifico nasce con lo scopo preciso di definire o mappare la qualità dei prodotti mediali e della televisione per bambini; in questi casi, diventa possibile attingere a metariflessioni che mettono a fuoco non solo i criteri di va- lutazione, ma anche il processo di elaborazione da cui sono emersi.

Tale mutevolezza è inoltre ulteriormente accresciuta dalle radici multidisciplinari della ricerca accademica che ha studiato la CT. I contributi scientifici si trovano infatti dispersi in una molteplicità di approcci disciplinari che spaziano dalla psicologia alla media research, dalla sociologia dell’infanzia alle scienze pedagogiche. Un recente ten- tativo di classificazione messo a punto da Plenk (2009) ha individuato quattro princi- pali aree di tematizzazione della qualità della televisione per bambini, all’interno delle quali la coerenza è rinvenibile sia sul piano delle questioni messe a fuoco che su quello delle premesse disciplinari del discorso.

La prima area attinge a una filone particolare di media research attento ai processi di professionalizzazione della produzione e alla valutazione delle caratteristiche estetiche del prodotto. La qualità coincide, in questo caso, con l’ottimizzazione delle condizioni di realizzazione di un programma e della sua implementazione estetica, con particolare attenzione alle tecniche di produzione audiovisiva.

Il secondo filone si nutre prevalentemente delle acquisizioni proprie della psicologia dello sviluppo e connette la qualità alla gratificazione e al soddisfacimento dei bisogni psi- cologici del bambino. Da questa prospettiva, i programmi devono dunque essere adeguati

all’età e al relativo stadio di sviluppo e non è concesso alcun elemento che, sul piano forma- le o di contenuto, sovraccarichi di stimoli o tratti con accondiscendenza il giovane pubblico.

La terza area si avvale di riflessioni di natura prevalentemente sociologica e conduce l’attenzione verso il contesto di vista dei bambini e il modo in cui i contenuti mediali possono modellarlo e sono da esso modellati. La qualità televisiva in questo caso è strettamente legata alla qualità delle esperienze di vita dei bambini; i prodotti mediali devono offrire loro adeguate risorse simboliche per agire nel contesto che li circonda, devono aiutarli ad acquisire consapevolezza di sé rispetto alla propria identità sociale (variamente articolata nel genere, nelle appartenenze etniche, linguistiche e culturali) e devono promuovere la loro alfabetizzazione mediatica.

Il quarto approccio ha avuto uno sviluppo a cavallo tra l’ambito accademico e altre due tipologie di stakeholder: istituzioni pubbliche e associazioni della società civile che fanno pressione affinché la CT sia prodotta o regolamentata secondo specifici criteri. L’ambito disciplinare è più eterogeneo e comprende, tanto il filone sugli effetti della media research (si veda il Primo Rapporto sulla CT), quanto contributi di pediatri e psicologi. La qualità è definita in termini prevalentemente negativi, come protezione da contenuti mediali potenzialmente dannosi per il benessere psicofisico del bambino.

Nella stesura del capitolo qui introdotto, questa tassonomia è stata utilizzata come bussola di partenza, utile a identificare le macroaree in cui reperire le riflessioni sulla qualità della televisione per bambini. Nel corso del lavoro, è diventato via via sempre più importante muoversi con maggiore versatilità all’interno di tale schema, amplian- done i confini esterni o riscrivendone alcune differenziazioni interne.

Il primo ampliamento, a cui verrà dato ampio approfondimento nel paragrafo 4.1, dila- ta la cornice di riferimento al più ampio dibattito sui criteri di eccellenza e desiderabilità sociale applicati all’intera offerta mediale. Anziché limitarsi ai luoghi in cui la CT è stata oggetto di esplicita messa a fuoco, è parso utile estendere l’attenzione verso quella parte di media research che si è dedicata ad articolare un orizzonte normativo generale da cui valutare prodotti e processi mediali. Grazie a questa temporanea dilatazione della pro- spettiva, è stato possibile non solo ricostruire lo scenario di nozioni e modelli analitici che hanno ineluttabilmente impattato sugli studi sulla CT, ma anche mutuare alcune categorie concettuali che si sono poi rivelate utili a ordinare il dibattito scientifico qui ricostruito.

Il paragrafo 4.2 entra nel merito della questione della televisione per bambini, de- lineando e discutendo le due principali direttrici del dibattito accademico. La prima consiste in ricerche empiriche che, a partire dall’analisi dei consumi mediali, delle attitudini e delle pratiche simboliche dei giovani pubblici, hanno elaborato alcune in- dicazioni o criteri per valutare, individuare e produrre contenuti di qualità. La seconda include le ricerche empiriche che hanno indagato le culture produttive della televisione per bambini e si sono soffermate, in particolare, sugli orizzonti normativi e i parametri di giudizio che stanno all’origine delle loro specifiche concezioni di qualità.

La rassegna qui proposta non pretende di essere esaustiva; il dibattito è troppo vasto e complesso perché non suoni come eccessivamente ambiziosa qualsiasi pretesa di completezza della ricognizione. Il criterio di selezione è stato quindi ispirato dall’in-

tenzione di delineare uno scenario che fosse il più rappresentativo possibile delle po- sizioni scientifiche attualmente visibili. L’attenzione si è così soffermata soprattutto sulla letteratura più recente e ha privilegiato quei contributi che sembrano capaci di veicolare sguardi diversi ma complementari sul medesimo oggetto. La discussione ha provato a contestualizzarli nelle intenzioni scientifiche e nelle tradizioni di ricerca degli studiosi che li hanno sviluppati; contemporaneamente, ha tentato di mettere in luce sia le discontinuità e le fratture esistenti tra gli approcci messi in campo che le possibili risonanze reciproche o intersezioni discorsive.